OSEA Eb.Hosea(“egli (Dio) ha aiutato/salvato”) |
Osea regge il cartiglio con una profezia (miniatura medievale) |
Negli
ultimi anni del regno di Geroboamo II di
Israele (786-746 a.C.), si presentò in quei luoghi il profeta Osea per
mettere in guardia contro la minaccia dell'Assiria. Egli
predisse anche che la nazione sarebbe caduta nell'anarchia, denunciando che
tutti quei castighi imminenti erano il risultato del tradimento dell'alleanza
con Dio da parte di Israele. Il libro che contiene la curiosa biografia di
Osea e i suoi oracoli è il primo della sezione dell'Antico Testamento
conosciuta come Profeti Minori, vale a dire i 12 profeti i cui scritti sono
più brevi rispetto a quelli degli altri. I
primi tre capitoli del libro di Osea ci offrono l'unica informazione
biografica che conosciamo sul profeta; gli altri 11 capitoli contengono una
serie di discorsi, scritti forse dopo la morte di Geroboamo,
nel periodo in cui, come proclamava Osea, «come un'aquila [l'Assiria è] sulla casa del Signore... perché [gli
Israeliti] hanno trasgredito la mia alleanza e rigettato la mia legge» (Os 8,1). Osea
paragona Israele a una moglie infedele, che potrebbe essere ripudiata e scacciata.
Le immagini del matrimonio e del divorzio, di una moglie adultera e di un
marito ingannato hanno un ruolo importante nella predicazione del profeta.
Gli Israeliti, egli proclama, hanno giurato di essere fedeli a Yahweh, fedeli come una sposa; e hanno sigillato il loro
voto con l'alleanza mediante la quale hanno accettato di adorare soltanto
lui. Tuttavia, all'epoca di Osea, il popolo ha invece abbandonato il suo
voto, prendendo i generosi doni di Dio e prostituendoli con il dio cananeo Baal; gli Israeliti sono realmente colpevoli di adulterio. Il
tema dell'adulterio viene introdotto subito nel primo capitolo, nel quale Dio
fa del matrimonio del profeta uno specchio della trasgressione di Israele.
Egli ordina a Osea: «Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di
prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi, allontanandosi dal
Signore» (Os 1,2). Osea,
obbediente al Signore, trova e sposa una prostituta, una donna di nome Gomer, che
partorisce tre figli: solo il primo è detto specificamente figlio del
profeta. Seguendo
un'antica tradizione, in base alla quale i figli ricevevano un nome legato
alle circostanze della loro nascita, ai tre bambini furono imposti nomi che
simboleggiavano il rifiuto da parte di Dio degli Israeliti, dopo che essi
avevano rifiutato lui. Il primogenito era maschio e venne chiamato Izreel
("Dio semina") a ricordo delle imprese di Ieu, il fondatore della dinastia che
stava per finire con il breve regno di Zaccaria,
figlio di Geroboamo II. Il secondogenito, una femmina,
ricevette il nome di Non-amata, che rifletteva
l'atteggiamento punitivo di Dio verso il popolo infedele. Da ultimo, il terzo
figlio, un altro maschio, fu chiamato Non-mio-popolo,
«perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi»(Os
1,9). Come applicazione delle modalità del divorzio, il nome del terzo figlio
sottolinea ancora di più la rottura tra il Signore e il popolo eletto. Ma
il Signore è un Dio misericordioso; la punizione di Israele non era
necessariamente definitiva. Come un marito tradito può perdonare la moglie
infedele, Dio avrebbe potuto attirare di nuovo a sé la nazione traviata.
«Amerò Non-amata e a Non-mio-popolo
dirò: Popolo mio» (Os 2,23). Così, nel terzo
capitolo, Osea riceve l'ordine di riscattare la moglie adultera dal suo protettore,
di punirla e quindi di offrirle di nuovo il suo amore e la sua protezione. Il
ministero di Osea venne subito dopo quello di Amos, un uomo del Sud, che era giunto in Israele per mettere in
guardia contro l'incombente minaccia di disastro il prospero, ma
profondamente corrotto, regno del Nord. Allorché
Osea pronunciava i suoi oracoli, la catastrofe era ormai alle porte. In un
periodo relativamente breve, Zaccaria e tre dei suoi quattro successori sul
trono di Israele furono assassinati: Osea,
messo sul trono come vassallo del monarca assiro Tiglat-Pilezer,
fu l'ultimo re del regno del Nord. Il Signore
proclamava per bocca del suo fedele servo Osea: «Hanno creato dei re che io
non ho designati [...] E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta»
(Os 8,4;7). Quando Osea terminò la sua predizione
di catastrofe, Israele conservava ancora una parvenza di indipendenza. Nel
721 a.C., però, gli Assiri
conquistarono la capitale di Samaria, dopo tre anni di assedio: il regno del
Nord era finito per sempre. Nel
corso dei secoli, i commentatori biblici hanno dedicato molti studi al libro
di Osea. Parte
dell'attenzione è dovuta alla complessità del linguaggio con cui ci è stato
trasmesso: era infatti scritto in un dialetto settentrionale non familiare ai
traduttori di epoca più tarda, e ci è cosi pervenuto in una versione parziale
e confusa. La ragione più seria di dibattito tra gli studiosi è però il
disgustoso ordine dato dal Signore al profeta di prendere in moglie una
prostituta. I
rabbini dei tempi antichi non ebbero alcuna difficoltà ad accettare tale
comando come vero in senso letterale, mentre i commentatori ebrei medievali
lo ritenevano deplorevole. Cercarono di aggirare l'ostacolo, affermando che
il matrimonio non aveva mai avuto luogo; i versetti nei quali Osea lo
descrive, aggiungevano, erano espressione di un sogno o di una visione
profetica. Anche gli studiosi cristiani hanno avuto qualche difficoltà ad
ammettere il matrimonio con una prostituta. Tommaso d'Aquino,
santo e dottore della Chiesa, cercò di risolvere il problema del
comportamento immorale di Gomer suggerendo che non
fosse la moglie, ma solo la concubina di Osea. Lutero avanzò l'ipotesi che la
moglie e i figli di Osea non fossero realmente legati alla prostituzione e
che quella non fosse la vera attività della donna, ma che il profeta volesse
solo presentare il problema della
fedeltà a Dio. Indipendentemente dalla spiegazione fornita ai primi tre
capitoli, tutti i commentatori biblici sono d'accordo nel dire che essi
provano che l'amore di Dio è talmente grande da perdonare perfino
l'infedeltà. |