FERRARA:

IL MIRACOLO DEL SANGUE PREZIOSISSIMO

 

 

 

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Santa Maria in Vado è un importante santuario, purtroppo poco noto, ma di grande rilevanza nella storia religiosa del nostro popolo. Qui avvenne un fatto straordinario che alloca questo tempio in una posizione rilevante nell'itinerario della storia religiosa del secondo secolo dopo l'Anno Mille:
il
Miracolo del Sangue preziosissimo, scaturito dall'ostia spezzata, che ha intriso, durante la celebrazione eucaristica, la piccola volta entro la quale era collocato l'altare del sacrificio

Santa Maria in Vado (transetto)

 

Correva l'anno 1171.
Il giorno di Pasqua che in quell'anno cadeva il 28 marzo, mentre P. Pietro da Verona priore dei Canonici Regolari Portuensi che officiavano la chiesa, celebrava solennemente la messa assistito da tre confratelli Bono, Leonardo e Aimone, al momento della frazione dell'ostia consacrata, si sprigionò sangue che andò a posarsi in larghe gocce sulla volta della cappella. Le storie raccontano del "sacro terrore del celebrante e della immensa meraviglia del popolo che stipava la chiesina
".

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Miracolo del Sangue (Carlo Bononi)

Questo avvenimento miracoloso ha una ricca documentazione a supporto della sua autenticità. Documentazione che, attraverso una testimonianza recentissimamente ritrovata, è addirittura contemporanea all'evento.
E' infatti di Giraldo Cambrense, che scrive nel Galles nel 1197, il testo che è una fedele ricostruzione dei fatti: la "Gemma Ecclesiastica" che testimonia come i miracolo fosse già noto in Francia, Normandia, Galles, Irlanda: praticamente, per quel tempo, in tutto il mondo.
Prima di questo ritrovamento l'autenticità di esso era stabilita dalla bolla del cardinale Migliorati del marzo del 1404 e successivamente dalla bolla di papa Eugenio IV dell'aprile del 1442 documenti importantissimi come si vede ma molto posteriori rispetto all'anno 1171

 

 

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Volticina del Preziosissimo Sangue

Noi oggi vediamo nel transetto della basilica il santuario rappresentato dalla volta in cui sono ancora visibili le tracce del Sangue.
Questo reperto murario della chiesa primitiva fu qui collocato con grandi celebrazioni dopo la edificazione della attuale basilica ad opera della scuola di Biagio Rossetti.

La data della sua edificazione è quella a partire dal 1492 quando si aprono gli anni straordinari del rinascimento architettonico ferrarese.
La chiesa è attribuita ad Ercole Grandi che è il nome da architetto del pittore Ercole de' Roberti, uno dei grandi maestri della Officina ferrarese, insieme a Cosmè Tura e Pietro del Cossa.
Il magistero che compare però è quello di Biagio Rossetti: ma è noto il legame molto stretto con cui operavano in quegli anni, gli artisti che gravitavano attorno alla casata estense.

 

 

 

Santa Maria in Vado

Di origini antichissime, sorgeva nei pressi di un guado (vado) che permetteva l'attraversamento di uno dei numerosi canali che intersecavano la zona. La sua importanza religiosa è legata al miracolo eucaristico avvenuto nel giorno di Pasqua 1171, quando il sangue sgorgò dall'ostia al momento della consacrazione e andò a bagnare il catino absidale sopra l'altare. Divenuta immediatamente luogo di pellegrinaggio, venne ingrandita per ordine del duca Ercole I d'Este a partire dal 1495. Si ignora il nome dell'architetto, sebbene prevalga l'attribuzione a Ercole de' Roberti, con importanti interventi di Biagio Rossetti.
Per la sua dislocazione e la sua disposizione interna, l'edificio può essere considerato come l'incrocio di due chiese indipendenti e pure strettamente connesse. La facciata in laterizio è divisa in due parti da un cornicione aggettante, è decorata con leggere lesene in laterizio e cotto, termina in una cuspide triangolare. Sono pochi gli elementi in marmo (il portale, tre statue di coronamento). La facciata secondaria presenta caratteristiche assai simili. La facciata del transetto (via Scandiana) non è inferiore per stile e imponenza a quella principale.
A destra della facciata principale si accede al piccolo chiostro di Biagio Rossetti. Nella Cappella Varano si trova il ritratto di Filippa Guarnieri, sulla cornice del quadro è incisa una scritta in latino: "Quae sunt pro his quae non sunt, quae si essent pro his quae cum sint non sunt, quae videntur esse pro his quae clam sunt, in causa sunt, ut quod estis sitis". Sono numerosi gli studiosi che nei secoli hanno cercato di risolvere il rompicapo, molti hanno voluto vedervi un messaggio relativo alle idee religiose eterodosse della principessa, criptato per motivi di sicurezza.

 

 

 

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