Il mondo si dispera perché non
vuole vedere la Verità
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FRATERNE |
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Tema anno 2004/2005
Cristiani:
Popolo sacerdotale
Alla
scuola di Dio, due
incontri con Don Roberto Santa
Maria a Travalle Ore
14,30 |
A) L’antico
sacerdozio levitino e le sue funzioni; B) il
Sacerdozio di Cristo nella lettera agli Ebrei. |
A) Il
Sacerdozio di Cristo in San Giovanni; B) Il
sacerdozio di Cristo in San Paolo |
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A ) il sacerdozio Levitico e le sue funzioni. La funzione centrale dell'antico sacerdozio fin
nel suo sorgere ( Es 29,1-9 ) è quella cultuale ( cf Es 40,1-15; Lv 1,5; 22,2.9 ...). Fondamentale è la relazione con il "sacro" il quale è distinto
dal profano per una particolare appartenenza a Dio, sia esso costituito dal
tempo (cf Gen 2,3; Dt 12,1; Lv 23,1s..), dal luogo
( cf Es 19,12...), da
persone ( cf Es
13.1.12...), da offerte (cf Es
13,13...), da arredi ( cf Lv
8,10-12...), ecc. , attraverso la mediazione
profetica di Mosè e in seguito anche di altri profeti (cf 1Sam 10,1; 16,12-13; 1lRe 19,14-16... ). Nel forte e marcato senso della sacralità ( cf Nm 18,1-7; 2 Sam 6,5-8; Ez 40-41-42; 43,5-9;
44,4-9.15-22 ) si può leggervi come una necessaria pedagogia al senso della
Trascendenza propria del monoteismo assoluto, specie nel contesto di un
politeismo degradato. B) Il
Sacerdozio di Cristo nella lettera agli Ebrei La posizione di Gesù riguardo all'antico
sacerdozio ( cf M t8,4; Lc
17,11-14 ) e al rispetto del sacro (cf Gv 2,13-16;Mt 13,20-21). L'antico culto giudaico serve da sfondo
all'autore per descrivere il sacerdozio di Cristo, il quale viene posto però
in totale novità rispetto al primo: non dinastico e non fondato sulla
mediazione profetica ( cf 8,4; 7,14 ), ma
ontologico, cioè nell'essere stesso del Figlio ( 5,5-6 ). Interessante
presentazione nel cap. 9 della supremazia del Sacerdozio di Cristo rispetto a
quello levitico e della dipendenza di quest'ultimo dal primo: le realtà sacre terrestri sono
tali e hanno una efficacia grazie alla mediazione profetica di Mosè e in
quanto sono figura di quelle celesti
( 9,1-12.19-23 ) le quali, a loro volta, sono efficaci per la
mediazione del Figlio nel suo unico e sommo Sacrificio ( cap
10 ). E' quindi questa mediazione - sacrifìcio
del Figlio la nuova sorgente da cui scaturisce ogni forma di santità (10,14;
13,16-24). |
Il sacerdozio di Cristo
in San Giovanni ( breve traccia di riflessione ) Possiamo leggere in S. Giovanni l'Opera salvifica
del Figlio, rivelatore del Padre e redentore del mondo, come sullo sfondo
ordinato e unitario di un grande atto
di culto del Figlio al Padre, atto che si consuma specialmente nell'ora
suprema della croce, e per il quale il Padre
è glorificato dal Figlio e il Figlio dal Padre ( cf
12,27-28; 13,31-32; 17,1-4). L'essenza di questo atto consiste nella
donazione della vita da parte del Figlio perché il mondo si salvi pel"
mezzo di Lui ( cf 3,14-18 ).In questo senso il
Cristo è ad un tempo il vero Agnello pasquale, immolato come vittima
sacrificale ( lGv4,10, Ap5,4-10 ) sull'altare
della Croce per togliere il peccato del mondo ( cf
1,29.36; 19,36 ), e il vero Sacerdote
che si consacra ( offre se stesso ) in sacrificio al Padre ( 17,19 ) per la
vita del suo gregge ( 10,15-18 ). La Croce poi, per quanto
detto prima, non è solo altare ma
anche il trono della gloria sul
quale il Figlio riceve l'investitura
regale. Ma la missione del Figlio non si esaurisce nell'atto redentivo supremo. In dipendenza di questo, e a sua
completezza, la missione salvifica del Figlio si compie anche attraverso la
rivelazione del Padre. In questo senso Egli è il vero e perfetto Profeta in quanto dice e fa tutto e
solo quello che vede dire e fare dal Padre (5,19; 8,28-29,12,49-50, Sal110,4
), anzi è l'unico che Lo conosce e quindi Lo può rivelare perfettamente (
1,18; 6,45; 7,29 ), tant' è che vedendo Lui si vede
il Padre ( 14,8-11 ) e la conoscenza del Padre e del Figlio è proprio la vita
eterna ( 17,3 ). Appunto per questo aspetto della sua missione ha già
ricevuto la consacrazione dal Padre
prima di entrare nel mondo (10,36 ). Così attraverso di Lui il discepolo può
già aver parte alla vita eterna partecipando all'Opera del Figlio. Infatti il
Figlio, che ha la vita in se stesso
( 5,26 ), la dà e la dà in abbondanza ( 10,10 ) attraverso le sue parole -
che sono Spirito e vita ( 6,63 ) – e ogni altra forma espressiva della sua
Persona ( 6,40; 1Gv1.1-2 ); per questo nel prologo si dice che la Vita è la luce degli uomini ( 1,4 ) .
Infatti è proprio attraverso l'accoglienza della luce della conoscenza di
Dio, mediante la fede nel Cristo, che l'uomo passa dalla morte alla vita (
5,24-26; 11,25-26) . Si noti l'azione congiunta della visibilità ( parole,
segni,... ) e dello Spirito, che solo può dare la vita nell'intimo dell'uomo
( 6,63 ), Spirito che Gesù da senza misura ( 3,34 ). La sua stessa umanità,
come si è visto prima consacrata a questa missione, ha in sé il potere di
comunicare la vita ( cf discorso eucaristico ). Ma la Vita, per sopravanzare
sulla morte, deve liberare dalla schiavitù del peccato, dell'ignoranza e
dell'errore e questo avviene attraverso la conoscenza della Verità ( 8,32-36
). In questo senso Gesù è la Luce del
mondo ( 8,12 ) che viene nel mondo per ridare la vista ai ciechi ( 9,39;
12,46 ), e rendere testimonianza alla
Verità ( 18,27 ) perché Egli è la Verità. La luce, nel contempo, è anche
necessaria per camminare sulla via del ritorno al Padre ( 8,12 ) senza
inciampare ( 11,9 ) e in questo senso
Egli è la Via, anzi l'unica Via ( 14,8 ). Se l'Opera del Figlio è come un grande atto di
culto al Padre, cioè un'Opera
sacerdotale, la partecipazione dell'uomo è intrinsecamente prevista e
voluta come parte integrante dì tale Opera e il culmine è annunciato da
Gesù stesso: l'uomo compartecipe della gloria del Cristo ( 14,2-3; 17,22.24;
5.44b; 12.43 ). Di fatto, in questo mondo, l'uomo può e deve glorificare Dio
facendo frutto in unione a Cristo ( 15,4-8 ), adorandoLo
nel nuovo Tempio (2,19-21 ) in Spirito e verità ( 4,23-24 ). Il sacerdozio di Cristo in San Paolo ( breve
traccia per riflessione ) Anche per S. Paolo l'Opera salvifica di Cristo ha
carattere eminentemente sacerdotale
nel senso più pieno della parola. Infatti Egli è l'unico mediatore ( 1Tm2,5 ) che con il suo sacrificio ha riconciliato a Dio tutte le cose ( Col 1,20 )
reintegrandole nell'armonia del Regno da sottomettere al Padre ( 1 Cor
15,24-28 ). Tutto ciò è avvenuto secondo il prestabilito e grandioso disegno
( mistero ) divino di ricapitolare in
Cristo tutte le cose ( Ef 1,10 ). Questa
"riconsegna" al Padre dell'intero ordine creato avviene attraverso
la redenzione dell'uomo ed è come una "riconsacrazione" dell'intero Cosmo. Questo "mistero nascosto nei secoli"
( Ef 3,8-11 ) dunque sottostà e comprende
addirittura la creazione e la redenzione stessa.. Questa magnifica e profonda
intuizione attraversa tutta la teologia dell'Apostolo. Con la disobbedienza
del peccato non solo l'uomo ma anche tutta la creazione fu
"desacralizzata" ( Rm 8,19-22 ), cioè fu
come staccata da Dio nel senso che perse in una qualche misura il fine per
cui Egli l'aveva creata, ossia la lode riconoscente della sua gloria da parte
della creatura umana ( Rm 1,20-21 ). Il Figlio,
mediante il quale sono state fatte tutte le cose ( Col 1,16 ), redimendo
l'uomo lo ha riportato alla ragione integrale della sua esistenza ( Ef 1,12 ) rifinalizzando
( ricapitolando ) a pieno anche il significato della stessa creazione. Anche per Paolo, come per Giovanni, si tratta
dell'immenso e perfetto atto di culto del Cristo, vero e unico sacerdote, mediante il quale Egli, "offrendosi a Dio in sacrificio di
soave odore ", ( Ef 5,2; Rm 3,25 ) ha redento il mondo. Ed ancora per Paolo, come per Giovanni, il
discepolo può partecipare della sacerdotalità del
Cristo glorificando Dio con tutto se stesso cf Rm 6,12-18; 12,1-2 , specie con la carità cf 1Cor 12,31-13,1 e con ogni forma di preghiera cf Ef 6,18; 1Ts 5,16-18;...,e
così essere da Lui glorificato
( Rm.8,17-18.30; 2Ts 1,12). Questa partecipazione diretta personale al
sacerdozio di Cristo non si oppone ma è complementare a quella
"organica" affidata da Gesù stesso alla Comunità dei credenti che è
la Chiesa. Quest'ultima è funzionale alla
precedente ma essenziale sia nello spirito di servizio da un lato, sia nello
spirito di obbedienza dall'altro. |