Il mondo si dispera perché non
vuole vedere la Verità
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CONDIVISIONI
FRATERNE |
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Tema anno 2003/2004
Comunione
e
Missione
Alla
scuola di Dio, quattro
incontri con Don Roberto Locali
della Parrocchia Ore 14,30 |
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CONSIDERAZIONI GENERALI E MOTIVAZIONI DI FONDO DELLA
MISSIONE Considerazioni
generali
Rapido sguardo sulla
situazione della nostra società e sullo stato di "sopore" dello
spirito missionario della Chiesa del "primo mondo". Alla radice del
problema
"Credere con il
cuore per poter professare con la bocca" cf Rm 10,9. Necessità della interiorizzazione
e personalizzazione del kerigma (cf At 2,36-37; 10,37-44) per una tesaurizazione
della esperienza di fede cf Mt
13,44-45; Ef 1,15-18 . Tutto ciò è dono divino, ma che va saputo
accogliere, valorizzare e conservare come sommo bene cf
Fil 3,7-11 ricordando che portiamo questo tesoro
pur sempre in "vasi di creta" ( 2Cor 5,14 ) e per di più in
controcorrente con la mentalità mondana che tende, con ogni mezzo, a ridurre
l'uomo alla sola dimensione terrena cf Fil 3,17-21;2Pt 2,17-22. Motivazioni di fondo
La carità missionaria non è
solo un dovere per gli Apostoli Mt 28,18-20;
lCor 9,15-18 (che essi svolsero spinti dalla carità
2Cor 5,14 ) e dei loro successori ( cf 2Tm 4 ), ma
anche una esigenza dello Spirito nel fedele che ama davvero il fratello cf Fil 1,14; Ef 6,15 e vuoi co-gioire con
lui della gioia del suo Signore Lc 15,1-10; Fil 4,4 . Certo anche
nell'ambiente cristiano poté svilupparsi fin dall'inizio il proselitismo
ideologico più o meno impuro cf
2Cor 11,4-15; Gal 1,7-8; Fil 1,15-18, ma questo è
facilmente riconoscibile e sconfessato dalle modalità e dai frutti (plagio,
settarismo,... ). Lo specifico cristiano è la testimonianza della
vita (fatti e parole) cf Mt
5,13-16; l'unità concorde nella docilità allo Spirito ( che non distrugge la personalità ma la valorizza nella diversità ) cf Gv 17,21; At 4,32-33.5,12s;
soprattutto la testimonianza della forte speranza proprio nella difficoltà e sofferenza 1Pt 3,13-14;
At 16,22-34. |
-
Introduzione Ripresa del tema e tentativo di formarci un'idea
del vastissimo problema storico della visione cristiana del mondo, cioè di come il cristiano ha cercato di guardare al mondo,
attraverso i secoli, a partire dalla Chiesa apostolica fino al Concilio Vt". Il cristiano è inviato in questo mondo come
"agnello in mezzo ai lupi" ( cf Mt l0,16 ) e anche se non dovrà temerlo ( cf Mt 10,26-28; Gv l6,33 ) tuttavia, come abbiamo visto nella prima
parte, deve "guardarsi" da questo mondo. Con questi presupposti,
che valore dovrà dare alle realtà creaturali
(matrimonio, lavoro, organizzazione e conduzione della vita pubblica, arte, filosofìa, scienza, sviluppo tecnologico economico, tempo
libero, ecc. ) così come gli si presentano nel cammino della loro evoluzione
storica ? Quale modello di vita vi è sullo sfondo
del suo anelito missionario ? - Non posiamo fare troppe domande alla Chiesa di
questo periodo perché il mondo è visto sotto il segno di una forte
precarietà. Infatti, anche se non si può parlare di imminenza
del ritorno del Signore, cf 2Ts 2,l-2, è pur vero che dagli Scritti si
percepisce netto il senso della prossimità della Parusia
cf lCor 7,26.29; lPt 4,7; 2Pt 3,ll-15; lGv
2,18-19; Ap 22,10-12. Si tenga inoltre presente che
il clima nel quale si vive è spesso quello di ostilità,
se non di aperta persecuzione cf Ebr 10,32-36, Ap 1,19-3,22. Tuttavia :
- Penso sia difficile avere una visione uniforme e
chiara del pensiero della Chiesa dei primi secoli anche per la diversità
culturale e per il protrarsi dello stato di persecuzione, più
o meno latente o conclamata, fino al IV secolo. Inoltre è forte
l'influsso delle filosofia platonica. Uno scorcio della idea del tempo riguardo al mondo lo possiamo avere
dalla "Lettera a Diogneto " del terzo secolo. Comunque entreremmo in un enorme
lavoro da specialisti. A noi bastano solo pochi cenni per capire come sia forte in quel tempo il senso della precarietà della
vita terrena. Un segnale di ciò è dato dal fatto che è in questo clima che
nasce l'idea di "fuga dal
mondo". Teorizzata già da Tertulliano (150-220), viene
ripresa e avallata da Origene ( III sec. ) e trova di fatto una forma di
attuazione concreta nei primi anacoreti del terzo secolo (Paolo, Antonio, Pacomio). Queste forme di vita anacoretiche si
svilupperanno poi in senso cenobitico dando vita
alle prime comunità di monaci. Già per S. Ambrogio e S. Agostino ( IV - V
sec. ) il monastero viene visto un po' come il
rifugio ideale dal mondo. La vita cenobitica intanto riceve una forma
"regolare" con S. Basilio ( IV sec: ) in oriente e S. Benedetto ( V
sec. ) in occidente. E' bene chiarire però che, almeno nell'ambiente
ortodosso, lo sviluppo della vita contemplativa non avviene in opposizione
alla vita nel mondo, ma piuttosto come ricerca di maggior perfezione. - Dalla
Chiesa de i primi secoli a quella de XX secolo Addentrare la nostra riflessione in questo lasso di tempo sarebbe un lavoro enorme e arduo anche per
uno specialista! Contentiamoci di alcune
considerazioni molto semplicistiche che vorrebbero solo
"traghettare" il nostro pensiero su questo tema fino ai nostri
giorni. Allo scopo forse sarebbe opportuno considerare separatamente i vari
aspetti della visione cristiana del mondo così come sono leggibili nella sua
ricaduta nei rapporti che Sappiamo che ragioni storiche, e anche di autentica e onesta ricerca teologica, portarono al
tentativo, caratteristico del periodo medievale, di integrazione tra fede e
cultura. Ciò si tradusse di fatto con il primato
assoluto della teologia su tutte le espressioni di vita. Il fallimento di
tale visione, che si inizia a delineare storicamente
con il rinascimento e l'umanesimo, non è tanto nel principio, in sé buono e
riconducibile all'Opera del Cristo mediatore e redentore di tutto il creato,
quanto nelle modalità di applicazione di tale principio alla libertà della
coscienza umana. Quando la filosofia e le scienze rivendicano
progressivamente una libertà di metodo dalla soggezione teologica
inaugurarono un giusto ambito di laicità. Ancora più complesso è il travaglio
che vede il distacco a livello politico dell'inferenza teologica. Credo che
per i nostri fini sarebbe però più interessante
vedere quale fosse il rapporto tra la fede e le espressioni della vita
comune: la devozione, la famiglia, il lavoro, lo svago,.... Ma anche qui non
abbiamo ne mezzi ne tempo per cui ci contentiamo di semplici considerazioni.
Per esempio vediamo facilmente che l'unica linea che mantiene una perfetta
costanza nella visione riconciliante tra fede e mondo è quella contemplativa
e trova nei grandi Santi di tutti i tempi, come Benedetto, Francesco,... la sua massima espressione. Per il resto prevale,
almeno a livello di indirizzo spirituale, la
tendenza a marcare la fugacità e la vanità delle cose di questo mondo (
Vanità delle vanità, tutto è vanità recita l'imitazione di Cristo). Tanto per
avere un'idea di quanto questa visione fosse
presente a tutti i livelli basta pensare che per avere un pronunciamento del
Magistero su temi della vita sociale bisogna aspettare la fine del XIX secolo
( Leone XIII: Immortale Dei, Rerum novarum ). Però,
come sempre, non sono mancati i Santi che con la loro sensibilità caritativa
hanno precorso i tempi, ad esempio: S. Francesco di Sales
( XVII sec. ), S. Vincenzo de Paoli (XVIII sec.),
S. Giovanni Bosco (tanto per citarne alcuni ), hanno
gettato i prodromi di una visione rinnovata dell'uomo anche nel suo rapporto
con il mondo e di come questo nuovo rapporto fosse necessario, o comunque
importante, per lo sviluppo della piena maturità umana in risposta alla
vocazione cristiana. I capisaldi di queste attese hanno trovato risposta e
luce magisteriale massimamente nel Concilio Vt", specialmente nella costituzione pastorale su
" |
Piccolo gioiello di
questa primissima
produzione letteraria, Il destinatario della Lettera doveva senza dubbio
essere un pagano colto interessato al Cristianesimo e alle sue dottrine:
l'autore dello scritto si rivolge a lui con una certa familiarità,
sforzandosi innanzitutto di mostrare la superiorità
etica dei cristiani sui pagani, e in secondo luogo di distinguere i cristiani
dagli ebrei, la fede e i riti "cosmopoliti" dei primi da quelli
"etnici" dei secondi. Scarica |
Introduzione La vocazione cristiana alla santità nell'Amore cf Ef Riaffermazione della priorità del valore
comunitario della missione e superamento della prospettiva individualistica cf 1Gv 1,1-4 Ripresa del
tema - Dinamica della missione. L'origine divina della missione è nella
Vita di comunione d'Amore Trinitaria. Il Padre invia il Figlio cf Gv 3,16-17;...;
17,3-25 perché operi nello Spirito Lc 3,21-22;
4,1.16-21 la salvezza del mondo- II Figlio termina la sua missione tornando
al Padre perché possa scendere lo Spirito Santo Gv
16,7 il Quale ha il compito di continuare l'Opera del Figlio nello spazio e
nel tempo Gv 16,8-15; 20,21-23 servendosi della
Chiesa che Egli battezzerà At1,3-8; 2,1-3. Così il "mandato
missionario" passa dalla Comunione trinitaria delle Persone divine alla
Comunità dei "chiamati": - Responsabilità
personale e comunitaria. Ognuno sa che pur essendo "servo
inutile Lc 17,10 " è chiamato a
lavorare nella vigna cf Mt
20,1 s per fare molto frutto Gv15,1-8. Il carattere specifico della
missione cristiana scaturisce dal Vangelo. No al quietismo ( ved. prima cond. ) perché
dovremo render conto anche del bene non fatto Mt
25,26-30; Gv 15,2, ma no anche al proselitismo
fanatico che ha sempre una radice ideologica, la quale mira ad attirare a sé
o ad un "noi" settario cf At 20,29-31. Due espressioni d'impegno: a ) diretto, fondato sulla
testimonianza personale; b ) indiretto, fondato
sull'impegno nell'edificazione della comunità in comunione. a ) Testimonianza
personale.
Il Signore vuole che i suoi discepoli siano "sale della terra e luce del
mondo" Mt 5,13- b ) Cooperare
nell'edificazione della comunità che viva la comunione. Il cristiano deve essere
consapevole che la testimonianza personale, pur essendo importante, non è
assolutamente sufficiente perché il centro visibile dell'evangelizzazione è
l'unità dei discepoli in Cristo cf Gv 17,20-23; At 2,42-48; 4,32-35. Tanto più ciò si attua,
tanto più Dio stesso opera la crescite sia
quantitativa cf At2,48; 5,14; Ap
3,9-10 che qualitativa cf Fil
1,1-11; Ef 4,11-16. Naturalmente le priorità dello impegno devono essere modellate e commisurate con il
proprio stato di vita vocazionale. |