ANNO DELL’EUCARESTIA
OTTOBRE 2004 - OTTOBRE 2005
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Beato Angelico, l’Eucarestia, 1438-42 |
Anno
dell'Eucarestia: indulgenza plenaria
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+ Arcivescovo Angelo Comastri |
Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine del
Sommo Pontefice Giovanni Paolo II all'Episcopato, al clero e ai fedeli per
l'Anno dell'Eucaristia INTRODUZIONE 1. «Rimani con noi, Signore, perché si fa sera» (cfr Lc 24,29). Fu questo
l'invito accorato che i due discepoli, incamminati verso Emmaus
la sera stessa del giorno della risurrezione, rivolsero al Viandante che si
era ad essi unito lungo il cammino. Carichi di tristi pensieri, non
immaginavano che quello sconosciuto fosse proprio il loro Maestro, ormai
risorto. Sperimentavano tuttavia un intimo «ardore» (cfr
ivi, 32), mentre Egli parlava con loro «spiegando» le Scritture. La luce
della Parola scioglieva la durezza del loro cuore e «apriva loro gli occhi» (cfr ivi, 31). Tra le ombre del giorno in declino e
l'oscurità che incombeva nell'animo, quel Viandante era un raggio di luce che
risvegliava la speranza ed apriva i loro animi al desiderio della luce piena.
«Rimani con noi», supplicarono. Ed egli accettò. Di lì a poco, il volto di
Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe «rimasto» sotto i veli del
«pane spezzato», davanti al quale i loro occhi si erano aperti. 2. L'icona dei discepoli di Emmaus
ben si presta ad orientare un Anno che vedrà la Chiesa particolarmente
impegnata a vivere il mistero della Santa Eucaristia. Sulla strada dei nostri
interrogativi e delle nostre inquietudini, talvolta delle nostre cocenti
delusioni, il divino Viandante continua a farsi nostro compagno per
introdurci, con l'interpretazione delle Scritture, alla comprensione dei
misteri di Dio. Quando l'incontro diventa pieno, alla luce della Parola
subentra quella che scaturisce dal «Pane di vita», con cui Cristo adempie in
modo sommo la sua promessa di «stare con noi tutti i giorni fino alla fine
del mondo» (cfr Mt
28,20). 3. La «frazione del pane» — come agli inizi
veniva chiamata l'Eucaristia — è da sempre al centro della vita della Chiesa.
Per mezzo di essa Cristo rende presente, nello scorrere del tempo, il suo
mistero di morte e di risurrezione. In essa Egli in persona è ricevuto quale
«pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), e con Lui
ci è dato il pegno della vita eterna, grazie al quale si pregusta l'eterno
convito della Gerusalemme celeste. Più volte, e di recente nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia,
ponendomi nel solco dell'insegnamento dei Padri, dei Concili Ecumenici e
degli stessi miei Predecessori, ho invitato la Chiesa a riflettere
sull'Eucaristia. Non intendo perciò, in questo scritto, riproporre
l'insegnamento già offerto, al quale rinvio perché venga approfondito e
assimilato. Ho ritenuto tuttavia che, proprio a tale scopo, potesse essere di
grande aiuto un Anno interamente dedicato a questo mirabile Sacramento. 4. Com'è noto, l'Anno
dell'Eucaristia andrà dall'ottobre 2004 all'ottobre 2005. L'occasione
propizia per tale iniziativa mi è stata offerta da due eventi, che ne
scandiranno opportunamente l'inizio e la fine: il Congresso Eucaristico
Internazionale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a Guadalajara
(Messico), e l'Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in
Vaticano dal 2 al 29ottobre 2005 sul tema: «L'Eucaristia fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa». Ad orientarmi in questo passo non
è mancata, poi, un'altra considerazione: cade in questo anno la Giornata
Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005.
L'Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si
raccolgano per alimentare la loro fede ed il loro entusiasmo. Il pensiero di
una simile iniziativa eucaristica era già da tempo nel mio animo: essa
costituisce infatti il naturale sviluppo dell'indirizzo pastorale che ho
inteso imprimere alla Chiesa, specialmente a partire dagli anni di
preparazione del Giubileo, e che ho poi ripreso in quelli che l'hanno seguito. 5. Nella presente Lettera
apostolica mi propongo di sottolineare tale continuità di indirizzo, perché a
tutti risulti più facile coglierne la portata spirituale. Quanto alla
realizzazione concreta dell'Anno dell'Eucaristia, conto sulla personale
sollecitudine dei Pastori delle Chiese particolari, ai quali la devozione
verso così grande Mistero non mancherà di suggerire gli opportuni interventi.
Ai miei Fratelli Vescovi, peraltro, non sarà difficile percepire come
l'iniziativa, che segue a breve distanza la conclusione dell'Anno del
Rosario, si ponga ad un livello spirituale così profondo da non venire ad
intralciare in alcun modo i programmi pastorali delle singole Chiese. Essa,
anzi, li può efficacemente illuminare, ancorandoli, per così dire, al Mistero
che costituisce la radice e il segreto della vita spirituale dei fedeli come
anche di ogni iniziativa della Chiesa locale. Non chiedo pertanto di
interrompere i «cammini» pastorali che le singole Chiese vanno facendo, ma di
accentuare in essi la dimensione eucaristica, che è propria dell'intera vita
cristiana. Per conto mio, con questa Lettera voglio offrire alcuni
orientamenti di fondo, nella fiducia che il Popolo di Dio, nelle sue diverse
componenti, voglia accogliere la mia proposta con pronta docilità e fervido
amore. |
I NEL SOLCO DEL CONCILIO E DEL GIUBILEO Con lo sguardo rivolto
a Cristo Cristo infatti è al centro non solo della storia
della Chiesa, ma anche della storia dell'umanità. In Lui tutto si ricapitola
(cfr Ef 1,10; Col 1,15-
20). Come non ricordare lo slancio con cui il Concilio Ecumenico Vaticano II,
citando il Papa Paolo VI, confessò che Cristo «è il fine della storia umana,
il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del
genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni»?
L'insegnamento del Concilio apportò nuovi approfondimenti alla conoscenza
della natura della Chiesa, aprendo gli animi dei credenti ad una comprensione
più attenta dei misteri della fede e delle stesse realtà terrestri nella luce
di Cristo. In Lui, Verbo fatto carne, è infatti rivelato non solo il mistero
di Dio, ma il mistero stesso dell'uomo. In Lui l'uomo trova redenzione e
pienezza. 7. Nell'Enciclica Redemptor
hominis, agli inizi del mio Pontificato, sviluppai
ampiamente questa tematica, che ho poi ripreso in varie altre circostanze. Il
Giubileo fu il momento propizio per convogliare l'attenzione dei credenti su
questa verità fondamentale. La preparazione del grande evento fu tutta
trinitaria e cristocentrica. In questa
impostazione, non poteva certo essere dimenticata l'Eucaristia. Se oggi ci
avviamo a celebrare un Anno dell'Eucaristia, ricordo volentieri che già nella
Tertio millennio adveniente
scrivevo: «Il Duemila sarà un anno intensamente eucaristico: nel sacramento
dell'Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli
fa, continua ad offrirsi all'umanità come sorgente di vita divina». Il
Congresso Eucaristico Internazionale, celebrato a Roma, diede concretezza a
questa connotazione del Grande Giubileo. Mette conto anche ricordare che, in
piena preparazione del Giubileo, nella Lettera apostolica Dies
Domini proposi alla meditazione dei credenti il tema della «Domenica» come
giorno del Signore risorto e giorno speciale della Chiesa. Invitai allora
tutti a riscoprire la Celebrazione eucaristica come cuore della Domenica. Contemplare con Maria
il volto di Cristo 9. Successivamente, con l'indizione dell'Anno del
Rosario e con la pubblicazione della Lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae, ripresi
il discorso della contemplazione del volto di Cristo a partire dalla
prospettiva mariana, attraverso la riproposta del Rosario. In effetti, questa
preghiera tradizionale, tanto raccomandata dal Magistero e tanto cara al
Popolo di Dio, ha una fisionomia spiccatamente biblica ed evangelica,
prevalentemente centrata sul nome e sul volto di Gesù, fissato nella
contemplazione dei misteri e nel ripetersi dell'Ave Maria. Il suo andamento
ripetitivo costituisce una sorta di pedagogia dell'amore, fatta per accendere
l'animo dell'amore stesso che Maria nutre verso il Figlio suo. Per questo,
portando a ulteriore maturazione un itinerario plurisecolare, ho voluto che
questa forma privilegiata di contemplazione completasse i suoi lineamenti di
vero «compendio del Vangelo» integrandovi i misteri della luce. E come non
porre, al vertice dei misteri della luce, la Santa Eucaristia? Dall'Anno del Rosario
all'Anno dell'Eucaristia L'Anno dell'Eucaristia
si pone dunque su uno sfondo che si è andato di anno in anno arricchendo, pur
restando sempre ben incardinato sul tema di Cristo e della contemplazione del
suo Volto. In certo senso, esso si propone come un anno di sintesi, una sorta
di vertice di tutto il cammino percorso. Tante cose si potrebbero dire per
vivere bene questo Anno. Io mi limiterò ad indicare alcune prospettive che
possano aiutare tutti a convergere verso atteggiamenti illuminati e fecondi. |
II L'EUCARISTIA MISTERO DI LUCE «Spiegò loro in tutte
le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27) Gesù ha qualificato se stesso come «luce del
mondo» (Gv 8,12), e questa sua proprietà è ben
posta in evidenza da quei momenti della sua vita, come la Trasfigurazione e
la Risurrezione, nei quali la sua gloria divina chiaramente rifulge.
Nell'Eucaristia invece la gloria di Cristo è velata. Il Sacramento
eucaristico è «mysterium fidei»
per eccellenza. Tuttavia, proprio attraverso il mistero del suo totale
nascondimento, Cristo si fa mistero di luce, grazie al quale il credente è
introdotto nelle profondità della vita divina. Non è senza una felice
intuizione che la celebre icona della Trinità di Rublëv
pone in modo significativo l'Eucaristia al centro della vita trinitaria. 12. L'Eucaristia è luce innanzitutto perché in
ogni Messa la liturgia della Parola di Dio precede la liturgia eucaristica,
nell'unità delle due «mense», quella della Parola e quella del Pane. Questa
continuità emerge nel discorso eucaristico del Vangelo di Giovanni, dove
l'annuncio di Gesù passa dalla presentazione fondamentale del suo mistero
all'illustrazione della dimensione propriamente eucaristica: «La mia carne è
vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,55).
Sappiamo che fu questa a mettere in crisi gran parte degli ascoltatori,
inducendo Pietro a farsi portavoce della fede degli altri Apostoli e della
Chiesa di tutti i tempi: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna» (Gv 6,68). Nel racconto dei discepoli di Emmaus Cristo stesso interviene per mostrare,
«cominciando da Mosé e da tutti i profeti», come
«tutte le Scritture» portassero al mistero della sua persona (cfr Lc 24, 27). Le sue parole
fanno «ardere» i cuori dei discepoli, li sottraggono all'oscurità della
tristezza e della disperazione, suscitano in essi il desiderio di rimanere
con Lui: «Resta con noi, Signore» (cfr Lc 24,29). 13. I Padri del Concilio Vaticano II, nella
Costituzione Sacrosanctum Concilium,
hanno voluto che la «mensa della Parola» aprisse abbondantemente ai fedeli i
tesori della Scrittura. Per questo hanno consentito che, nella Celebrazione
liturgica, specialmente le letture bibliche venissero offerte nella lingua a
tutti comprensibile. È Cristo stesso che parla quando nella Chiesa si legge
la Sacra Scrittura. Al tempo stesso hanno raccomandato al celebrante l'omelia
quale parte della stessa Liturgia, destinata ad illustrare la Parola di Dio e
ad attualizzarla per la vita cristiana. A quarant'anni
dal Concilio, l'Anno dell'Eucaristia può costituire un'importante occasione
perché le comunità cristiane facciano una verifica su questo punto. Non basta
infatti che i brani biblici siano proclamati in una lingua comprensibile, se
la proclamazione non avviene con quella cura, quella preparazione previa, quell'ascolto devoto, quel silenzio meditativo, che sono
necessari perché la Parola di Dio tocchi la vita e la illumini. «Lo riconobbero nello
spezzare il pane» (Lc 24,35)
Come ho sottolineato nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, è
importante che nessuna dimensione di questo Sacramento venga trascurata. È
infatti sempre presente nell'uomo la tentazione di ridurre l'Eucaristia alle
proprie dimensioni, mentre in realtà è lui a doversi aprire alle dimensioni
del Mistero. «L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità
e diminuzioni». 15. Non c'è dubbio che la dimensione più evidente
dell'Eucaristia sia quella del convito. L'Eucaristia è nata, la sera del
Giovedì Santo, nel contesto della cena pasquale. Essa pertanto porta
inscritto nella sua struttura il senso della convivialità:
«Prendete e mangiate... Poi prese il calice e... lo diede loro dicendo: Bevetene tutti...» (Mt 26,
26.27). Questo aspetto ben esprime il rapporto di comunione che Dio vuole
stabilire con noi e che noi stessi dobbiamo sviluppare vicendevolmente. Non si può tuttavia dimenticare che il convito
eucaristico ha anche un senso profondamente e primariamente sacrificale. In
esso Cristo ripresenta a noi il sacrificio attuato una volta per tutte sul Golgota. Pur essendo presente in esso da risorto, Egli
porta i segni della sua passione, di cui ogni Santa Messa è «memoriale», come
la Liturgia ci ricorda con l'acclamazione dopo la consacrazione: «Annunciamo
la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione...». Al tempo stesso,
mentre attualizza il passato, l'Eucaristia ci proietta verso il futuro
dell'ultima venuta di Cristo, al termine della storia. Questo aspetto
«escatologico» dà al Sacramento eucaristico un dinamismo coinvolgente, che
infonde al cammino cristiano il passo della speranza. «Io sono con voi tutti
i giorni...» (Mt 28,20)
Celebrare, adorare,
contemplare 18. Occorre, in particolare, coltivare, sia nella
celebrazione della Messa che nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva
consapevolezza della presenza reale di Cristo, avendo cura di testimoniarla
con il tono della voce, con i gesti, con i movimenti, con tutto l'insieme del
comportamento. A questo proposito, le norme ricordano — e io stesso ho avuto
modo recentemente di ribadirlo — il rilievo che deve essere dato ai momenti
di silenzio sia nella celebrazione che nell'adorazione eucaristica. È
necessario, in una parola, che tutto il modo di trattare l'Eucaristia da
parte dei ministri e dei fedeli sia improntato a un estremo rispetto. La
presenza di Gesù nel tabernacolo deve costituire come un polo di attrazione
per un numero sempre più grande di anime innamorate di Lui, capaci di stare a
lungo ad ascoltarne la voce e quasi a sentirne i palpiti del cuore. «Gustate
e vedete quanto è buono il Signore!» (Sal 33
[34],9). L'adorazione eucaristica fuori della Messa
diventi, durante questo anno, un impegno speciale per le singole comunità
parrocchiali e religiose. Restiamo prostrati a lungo davanti a Gesù presente
nell'Eucaristia, riparando con la nostra fede e il nostro amore le
trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il nostro Salvatore
deve subire in tante parti del mondo. Approfondiamo nell'adorazione la nostra
contemplazione personale e comunitaria, servendoci anche di sussidi di
preghiera sempre improntati alla Parola di Dio e all'esperienza di tanti
mistici antichi e recenti. Lo stesso Rosario, compreso nel suo senso
profondo, biblico e cristocentrico, che ho
raccomandato nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, potrà essere
una via particolarmente adatta alla contemplazione eucaristica, attuata in
compagnia e alla scuola di Maria. Si viva, quest'anno, con particolare fervore la solennità del
Corpus Domini con la tradizionale processione. La fede nel Dio che,
incarnandosi, si è fatto nostro compagno di viaggio sia proclamata dovunque e
particolarmente per le nostre strade e fra le nostre case, quale espressione
del nostro grato amore e fonte di inesauribile benedizione. |
III L'EUCARISTIA SORGENTE ED EPIFANIA DI
COMUNIONE «Rimanete in me e io
in voi» (Gv 15,4) Un solo pane, un solo
corpo 21. Se l'Eucaristia è sorgente dell'unità
ecclesiale, essa ne è anche la massima manifestazione. L'Eucaristia è
epifania di comunione. È per questo che la Chiesa pone delle condizioni
perché si possa prendere parte in modo pieno alla Celebrazione eucaristica.
Le varie limitazioni devono indurci a prendere sempre maggior coscienza di
quanto sia esigente la comunione che Gesù ci chiede. È comunione gerarchica,
fondata sulla coscienza dei diversi ruoli e ministeri, continuamente ribadita
anche nella preghiera eucaristica attraverso la menzione del Papa e del
Vescovo diocesano. È comunione fraterna, coltivata con una «spiritualità di
comunione» che ci induce a sentimenti di reciproca apertura, di affetto, di
comprensione e di perdono. «Un cuor solo e
un'anima sola» (At 4,32) Il Giorno del
Signore |
IV L'EUCARISTIA PRINCIPIO E PROGETTO DI
«MISSIONE» «Partirono senza
indugio» (Lc 24,33) 25. Per tale missione l'Eucaristia non fornisce
solo la forza interiore, ma anche — in certo senso — il progetto. Essa
infatti è un modo di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la
sua testimonianza, mira ad irradiarsi nella società e nella cultura. Perché
ciò avvenga, è necessario che ogni fedele assimili, nella meditazione
personale e comunitaria, i valori che l'Eucaristia esprime, gli atteggiamenti
che essa ispira, i propositi di vita che suscita. Perché non vedere in questo
la speciale consegna che potrebbe scaturire dall'Anno dell'Eucaristia? Rendere grazie In questo Anno dell'Eucaristia ci si impegni, da
parte dei cristiani, a testimoniare con più forza la presenza di Dio nel
mondo. Non abbiamo paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni
della fede. La «cultura dell'Eucaristia» promuove una cultura del dialogo,
che trova in essa forza e alimento. Ci si sbaglia a ritenere che il
riferimento pubblico alla fede possa intaccare la giusta autonomia dello
Stato e delle istituzioni civili, o che addirittura possa incoraggiare
atteggiamenti di intolleranza. Se storicamente non sono mancati errori in
questa materia anche nei credenti, come ebbi a riconoscere in occasione del
Giubileo, ciò va addebitato non alle «radici cristiane», ma all'incoerenza
dei cristiani nei confronti delle loro radici. Chi impara a dire «grazie»
alla maniera del Cristo crocifisso, potrà essere un martire, ma non sarà mai
un aguzzino. La via della
solidarietà A servizio degli ultimi 28. C'è ancora un punto sul quale vorrei
richiamare l'attenzione, perché su di esso si gioca in notevole misura
l'autenticità della partecipazione all'Eucaristia, celebrata nella comunità:
è la spinta che essa ne trae per un impegno fattivo nell'edificazione di una
società più equa e fraterna. Nell'Eucaristia il nostro Dio ha manifestato la
forma estrema dell'amore, rovesciando tutti i criteri di dominio che reggono
troppo spesso i rapporti umani ed affermando in modo radicale il criterio del
servizio: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di
tutti» (Mc 9,35). Non a caso, nel Vangelo di
Giovanni non troviamo il racconto dell'istituzione eucaristica, ma quello
della «lavanda dei piedi» (cfr Gv
13,1-20): chinandosi a lavare i piedi dei suoi discepoli, Gesù spiega in modo
inequivocabile il senso dell'Eucaristia. San Paolo, a sua volta, ribadisce
con vigore che non è lecita una celebrazione eucaristica nella quale non
risplenda la carità testimoniata dalla concreta condivisione con i più poveri
(cfr 1Cor 11,17- 22.27-34). Perché dunque non fare di questo Anno
dell'Eucaristia un periodo in cui le comunità diocesane e parrocchiali si
impegnano in modo speciale ad andare incontro con fraterna operosità a
qualcuna delle tante povertà del nostro mondo? Penso al dramma della fame che
tormenta centinaia di milioni di esseri umani, penso alle malattie che
flagellano i Paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, ai
disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati. Sono mali, questi,
che segnano — seppur in misura diversa — anche le regioni più opulente. Non
possiamo illuderci: dall'amore vicendevole e, in particolare, dalla
sollecitudine per chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli
di Cristo (cfr Gv 13,35; Mt 25,31-46). È questo il criterio in base al quale sarà
comprovata l'autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche. CONCLUSIONE Tante iniziative potranno essere realizzate in
questa prospettiva, a giudizio dei Pastori delle Chiese particolari. La
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti non mancherà
di offrire, al riguardo, utili suggerimenti e proposte. Non chiedo tuttavia
che si facciano cose straordinarie, ma che tutte le iniziative siano
improntate a profonda interiorità. Se il frutto di questo Anno fosse anche
soltanto quello di ravvivare in tutte le comunità cristiane la celebrazione
della Messa domenicale e di incrementare l'adorazione eucaristica fuori della
Messa, questo Anno di grazia avrebbe conseguito un risultato significativo.
Buona cosa tuttavia è mirare in alto, non accontentandoci di misure mediocri,
perché sappiamo di poter contare sempre sull'aiuto di Dio. 30. A voi, cari Confratelli nell'Episcopato,
affido questo Anno, sicuro che accoglierete il mio invito con tutto il vostro
ardore apostolico. Voi, sacerdoti, che ogni giorno ripetete le
parole della consacrazione e siete testimoni e annunciatori del grande
miracolo di amore che avviene tra le vostre mani, lasciatevi interpellare
dalla grazia di quest'Anno speciale, celebrando
ogni giorno la Santa Messa con la gioia ed il fervore della prima volta e
sostando volentieri in preghiera davanti al Tabernacolo. Sia un Anno di grazia per voi, diaconi, che siete
da vicino coinvolti nel ministero della Parola e nel servizio dell'Altare.
Anche voi, lettori, accoliti, ministri straordinari della comunione, abbiate
coscienza viva del dono che vi viene fatto con i compiti a voi affidati in
vista di una degna celebrazione dell'Eucaristia. In particolare, mi rivolgo a voi, futuri
sacerdoti: nella vita di Seminario cercate di fare esperienza di quanto è
dolce non solo partecipare ogni giorno alla Santa Messa, ma anche indugiare a
lungo nel dialogo con Gesù Eucaristia. Voi, consacrati e consacrate, chiamati dalla
vostra stessa consacrazione a una contemplazione più prolungata, ricordate
che Gesù nel Tabernacolo vi aspetta accanto a sé, per riversare nei vostri
cuori quell'intima esperienza della sua amicizia
che sola può dare senso e pienezza alla vostra vita. Voi tutti, fedeli, riscoprite il dono
dell'Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo,
nell'esercizio delle rispettive professioni e a contatto con le più diverse
situazioni. Riscopritelo soprattutto per vivere pienamente la bellezza e la
missione della famiglia. Molto infine mi aspetto da voi, giovani, mentre
vi rinnovo l'appuntamento per la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia.
Il tema prescelto — «Siamo venuti per adorarlo (Mt
2,2)» — si presta in modo particolare a suggerirvi il giusto atteggiamento in
cui vivere quest'anno eucaristico. Portate
all'incontro con Gesù nascosto sotto i veli eucaristici tutto l'entusiasmo
della vostra età, della vostra speranza, della vostra capacità di amare. 31. Stanno davanti ai nostri occhi gli esempi dei
Santi, che nell'Eucaristia hanno trovato l'alimento per il loro cammino di
perfezione. Quante volte essi hanno versato lacrime di commozione
nell'esperienza di così grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di
gioia «sponsale» davanti al Sacramento dell'altare. Ci aiuti soprattutto la
Vergine Santa, che incarnò con l'intera sua esistenza la logica
dell'Eucaristia. «La Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata
ad imitarla anche nel suo rapporto con questo Mistero santissimo». Il Pane eucaristico
che riceviamo è la carne immacolata del Figlio: «Ave verum
corpus natum de Maria Virgine».
In questo Anno di grazia, sostenuta da Maria, la Chiesa trovi nuovo slancio
per la sua missione e riconosca sempre di più nell'Eucaristia la fonte e il
vertice di tutta la sua vita. A tutti giunga, apportatrice di grazia e di
gioia, la mia Benedizione. Dal Vaticano, il 7 ottobre,
memoria della B. Maria Vergine del Rosario, dell'anno 2004, ventiseiesimo di
Pontificato. IOANNES
PAULUS PP.II |
Anno dell'Eucarestia: indulgenza plenaria
Il Vaticano: sono queste le regole da seguire
Articolo pubblicato
il: 2005-01-15 Buone notizie per i peccatori:
in occasione dell'anno dell'Eucaristia indetto dal Papa, il Vaticano ha
disposto l'indulgenza plenaria per tutti i fedeli che partecipino a una messa
o all'adorazione eucaristica o a una processione. Chiunque parteciperà a un
rito o funzione con questo spirito avrà quindi cancellata la pena da espiare.
L'indulgenza, ricorda un decreto della Penitenzieria
apostolica firmato dal penitenziere maggiore cardinale Francis
James Stafford, sarà
applicata alle condizioni stabilite dalla Chiesa, e cioè se il fedele si sarà
confessato, avrà fatto la comunione e avrà pregato «secondo l'intenzione del
sommo pontefice». Dell'indulgenza potranno avvalersi anche i malati impediti
a seguire materialmente un rito, purché abbiano l'intenzione di adempiere il
prima possibile alle tre condizioni «se si uniranno con desiderio interiore»
a un rito o una «sacra funzione o a un pio esercizio svolti in onore del
santissimo sacramento». |