Cari parrocchiani, cittadini di Bologna,
care famiglie, lavoratori, pensionati, studenti, persone in qualche modo in
ricerca…
permettetemi di raggiungervi, attraverso queste righe, e di entrare nelle
vostre case esprimendo vicinanza.
Cosa dice questo periodo segnato dalla pandemia? Cosa insegna? Come
leggere e vivere gli eventi tutti, compreso questo, in una prospettiva
diversa dal solo sconforto?
Se è vero che molti, e sono milioni, da anni sono colpiti dai virus della
guerra, da fame e sete, da ingiustizie, povertà, malattie, la pandemia
attuale può offrire - come ogni fatto - un’opportunità di ascolto, silenzio,
riflessione, di crescita umana, di nascita o rinascita spirituale, di
condivisione e di apertura, di rispetto e attenzione reciproche.
Se la situazione ci fa sentire fragili, non per forza ciò vuol dire cadere
nella sfiducia. Nulla infatti può essere avviato e costruito se non scavando
a fondo per conoscersi, fino a permettere alla Luce di illuminare tutto di
noi, paure comprese, oltre a ferite, desideri, frustrazioni ed illusioni.
Vi ricordo il brano del Vangelo in cui si parla della casa costruita sulla
roccia.
"Vennero i venti… e la casa non cadde…" (Matteo 7,24-25).
Riscoprirsi fragili si può tradurre in riconoscerci figli, certi dell’aiuto di
un Padre. Siamo fragili ma in buone mani. Dio non ci abbandona e noi ci
fidiamo di Lui: questa è la nostra fede, la nostra salute! Viviamo la fede
nelle nostre case con la preghiera, il servizio, l’ascolto, la pazienza, il
perdono, la cura reciproca… Ritroviamoci in chiesa. Ricordiamoci che è
nel Suo Nome che abbiamo scavato la nostra roccia, senza nutrire più la
paura, e che le nostre diversità esprimono il nostro essere Corpo di Cristo
e moltiplicano, insieme, fiducia e gentilezza e benevolenza: la protezione
dell'Amore.
“Fratelli tutti” recita il titolo dell’enciclica di papa Francesco che esce
proprio in questi giorni. Siamo un tutt’uno, non separati, anche se ci
viene chiesto di stare a distanza! La prima vittoria sul virus è la carità. Ci
sono opportunità, nella semplice quotidianità della nostra vita, per gesti
di generosità e cura e sollecitudine, con chi abita sotto lo stesso tetto o
nel palazzo…per chi è in difficoltà economiche, per chi è solo e ha bisogno
di essere ascoltato, per anziani e ammalati…
Consapevoli di fare ciò che corrisponde alla nostra vera natura.
Consapevoli che l'altro è un me stesso con solo un nome e un vestito
diverso.
La distanza è solo apparente.
Dio ci aspetta, non col bagaglio di una fede forte e dura, che non ha mai
dubitato o vacillato, ma a mani aperte, mani nude che abbiamo usato per
amare, come possiamo e come abbiamo potuto; anche e soprattutto nelle
fragilità e difficoltà.
Gesù ci ha ricordato che il Padre è misericordia. Il Padre ci vuole più felici
che forti, e che la salvezza viene dall’essere e vivere come ci ha creati,
capaci di amare, di vivere in collegamento gli uni con gli altri, in uno
spirito di accoglienza e di servizio.
Chiedendo protezione ai nostri santi Patroni Monica e Agostino e alla
beata vergine Maria, venerata nella nostra parrocchia come “Madre del
Salvatore”, vi saluto, vi benedico e prego per ognuno di voi!
Bologna, settembre 2020
d. Edoardo, parroco