Giovanni nacque a Trapani il 6 giugno 1931 e fu battezzato nella Chiesa di San Nicola il 21 giugno dello stesso anno.
Si trasferì a Favignana con la sua famiglia per motivi di lavoro del padre, occupato come elettricista presso l'officina elettrica Accardi.
Fin da ragazzo amava recarsi in Chiesa dove, con entusiasmo e raccoglimento serviva la Messa come chierichetto. Anche a casa si raccoglieva in preghiera e spesso nella sua cameretta, davanti ad un altarino, ripeteva le funzioni religiose alle quali aveva partecipato.
La mamma vedendo tanta propensione alla spiritualità assecondava le sue inclinazioni e lo interrogava sulla realtà della sua vocazione: "Ti piacerebbe un giorno diventare sacerdote?". La risposta era sempre univoca ed entusiasta: "Sì voglio diventare sacerdote, ti prego mamma fammi studiare per diventarlo".
Terminate le scuole elementari, con l'aiuto dell'Arciprete Mons. Giovanni Cipolla - suo maestro e guida spirituale - entrò nel seminario di Trapani.
Alla presenza di papà e mamma, dei fratelli Ernesto, Isabella, Franca e di tanta folla ricevette nella Chiesa Matrice di Favignana, dalle mani dello stesso Arciprete Cipolla, l'abito clericale.
Nel 1943, a causa degli eventi bellici, fu trasferito al seminario di Caltanissetta e successivamente, sempre per le stesse ragioni, inviato a casa in attesa di tempi migliori. |
Durante la guerra svolse opera di apostolato presso le famiglie rifugiate nelle grotte a seguito del bombardamento aereo, avvenuto a Favignana il 6 maggio 1943.
Giovanni, già seminarista vestito con l'abito clericale, non solo partecipava alla Santa Messa ogni mattina al Santuario della Madonna, ma nel pomeriggio andava a trovare gli sfollati per far visita agli ammalati e fare catechismo ai ragazzi.
Nel 1947 riprese gli studi nel Seminario di Palermo, sempre con ottimi risultati, meritando per tutto il periodo ginnasiale la borsa di studio.
Quando nel maggio del 1948 si ammalo di tifo, fu costretto a rientrare in famiglia.
Lunga e penosa (tre mesi) è stata la malattia che lo portò alla morte. Egli visse tale dolorosa esperienza con profonda consapevolezza: soffriva eppure offriva gioiosamente la sua vita a quel Dio che nei suoi imperscrutabili disegni lo chiamava al cielo.
In perfetta lucidità, ricevette dalle mani di Mons. Cipolla il Sacramento degli infermi ed il Santo Viatico, accettando senza riserve la Divina volontà.
Ora Giovanni riposa nel cimitero di Favignana in compagnia dei suoi genitori e della sorella Isabella.
Il suo ricordo sia per tutti un invito ad essere più generosi verso i fratelli e più amanti del Signore Dio nostro.
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Per la prima volta quest'anno, durante la settimana santa, grazie alla disponibilità della Direzione dell'Istituto, noi detenuti della casa di reclusione di Favignana, abbiamo vissuto una forte esperienza di fede con il pio esercizio della "Via Crucis".
Percorrendo tutti i reparti abbiamo meditato sulla missione di Cristo che ha sofferto ed è morto per noi.
Una "Via Crucis" sentita da tutti. La commozione ci ha pervaso, le parole uscivano stentate dalle labbra perché l'emozione condizionava la lettura.
Una gara per portar la croce da una stazione all'altra della "Via Crucis": quella croce del Cristo sofferente perché tradito, imputato, carcerato, torturato e condannato a morte.
Il canto "Signore ascolta, padre perdona" ripetuto ad ogni stazione, riecheggiava per i lunghi corridoi e i cortili d'aria: riconoscere la propria colpa è frutto di liberazione interiore.
La preparazione di questo momento spirituale ha occupato molto tempo e coinvolto molti; c'era nell'aria qualcosa di grande in questa novità. Tutti hanno collaborato e sono rimasti soddisfatti. Come segno di partecipazione abbiamo portato nelle nostre celle un garofano rosso che aveva adornato l'immagine di Cristo morto. La statua è un vero gioiello di arte degli scultori di Ortisei (TN), che risale al 1942, opera conservata nella Chiesa Matrice.
Quest'immagine così espressiva, accompagnata per tutta la "Via Crucis", ha suscitato sentimenti di pietà e di devozione e ha strappato tanti segni di affetto da parte di tutti. Le parole di riflessione, ad ogni stazione della "Via Crucis", hanno toccato il nostro animo, dando volto alla nostra sofferenza. E' stata sentita in modo particolare la preghiera finale:
"Signore, io non voglio perdere la mia dignità umana per il fatto che sono in galera. Non voglio rinunciare ad essere persona. Voglio credere in me stesso e nel futuro, perché la speranza è sempre viva in me. Cristo, dammi la fede nella vera libertà, che è dentro di noi e che nessuno può
strapparci".
Domani è Pasqua, è Pasqua anche per noi perché abbiamo seguito Cristo lungo la via del Calvario. E' Pasqua perché ci siamo incontrati con il Crocifisso che prima di noi ha portato la sua croce e con quella sulle spalle ci sentiamo perdonati ed amati. |
Carissimo Padre Damiano,
il mio più sentito e sincero ringraziamento a Te ed ai Confratelli della squisita ospitalità offertami in occasione della XXV di presenza Canossiana nelle Egadi.
Sono stato veramente contento dei tre giorni passati a Favignana, dopo quasi vent'anni. Anche la natura s'è prodigata per regalarci delle giornate stupende. Ma più di tutto mi è stato di grande soddisfazione l'aver potuto constatare "de visu" il salto di qualità che l'Isola ha realizzato in questi ultimi 25 anni. E non intendo sottolineare l'aspetto ambientale del Paese. Anche questa è una realtà piacevole: ho visto una Favignana con una faccia nuova, più pulita ed ordinata, più elegante.
Non parlo poi della chiesa, la cui tinteggiatura così indovinata e tenue, fa risaltare al massimo la linea architettonica e la decorazione barocco-siciliana. Non voglio fermarmi a ricordare quanto sia accogliente ed ordinato l'Oratorio, con i suoi magnifici campi da gioco ed il suo verde meraviglioso. Non voglio continuare a descrivere quello che di veramente bello mi ha favorevolmente sorpreso negli edifici ed in tutte le nuove realizzazioni materiali. Ma ciò che maggiormente mi ha colpito è stato l'atteggiamento, il comportamento della gente.
Si è creato un nuovo clima nei rapporti tra la popolazione ed i Padri. Ho visto in chiesa i fedeli pregare con pietà sentita e convinta. Era più che evidente una maturazione cristiana. Mi è parso che molti sentono la comunità parrocchiale come una realtà di famiglia, e che siano perciò interessati a renderla sempre migliore in tutti i suoi aspetti, spirituali e materiali. Credo che l'Oratorio abbia inciso profondamente a creare, soprattutto nei giovani, nuova mentalità e nuova attitudine.
Mi congratulo sentitamente con voi del bene che avete fatto, continuando e perfezionando l'opera di quelli che vi hanno preceduto.
E vi auguro sempre maggiori soddisfazioni nel vostro generoso lavoro apostolico. Vi assicuro la mia preghiera e confido nella vostra.
Padre Modesto Giacon
Ex Superiore Generale dei PP. Canossiani
Fondatore della Comunità Canossiana Favignana |