Favignana ringrazia Madre Lucia per i 13 anni di presenza e di generoso servizio apostolico |
Per più di una volta mi sono ritrovato con
carta e penna tra le mani per scrivere quest'articolo sulla partenza dalla
nostra Comunità di Madre Lucia. Sembrerebbe un giochetto poter scrivere di lei,
della sua esuberanza, della sua cordialità, della sua allegria, del suo modo di
essere e di fare Chiesa. E poi la circostanza cade a pennello! Devo scrivere di
una Suora che dopo anni di servizio e di sacrificio in questa nostra terra, per
far fede ai suoi voti, per obbedienza, ci lascia per andare a portare altrove il
suo spirito di carità e precisamente nell'Istituto Canossiano di Via SS.ma
Trinità, 1 - Bassano del Grappa (VI).
Basta solo comporre quattro frasi altisonanti, un po' di retorica ed ecco il
nostro articolo bello e pronto per essere incorniciato nel giornalino. Ma questa
volta proprio non viene facile a scrivere di Madre Lucia. Ho incominciato e poi
smesso tante volte. Ci siamo salutati in fretta, questa volta. Non siamo
riusciti neppure a scambiarci delle impressioni, dei consigli, un saluto che
possa chiamarsi tale! Mi disse soltanto: "Sai, questa volta, non vado via
contenta, con l'animo sereno. Avrei preferito aggiustare due o tre cose prima di
andare via da Favignana!".
Ecco perché non riesco a scrivere il mio articolo pieno di rimpianti e di
salamelecchi: perché penso continuamente a quell'espressione dispiaciuta e
preoccupata, propria di una madre che avrebbe voluto lasciare tutto in ordine e
non vi è riuscita. E quelle due o tre cose...! A cosa si riferiva? E a volerci
pensare bene, sono solo due o tre le cose che non vanno o ce n'è qualcuna in
più? E quanti tra di noi, nella comunità ecclesiale, tra coloro che ricoprono
cariche importanti e di responsabilità nella nostra Isola, si preoccupano
davvero, fino a farsene una ragione di vita, se vi sono due o tre cose che non
vanno? Chi avverte il peso della sua missione al punto che due o tre cose
possono rappresentare un cruccio, una preoccupazione, un'ansia, che ti fanno
dimenticare tanti traguardi raggiunti e ti fanno vedere solo quelle due o tre
caselle ancora fuori posto?
Tutto sommato è propria questa la differenza tra la mediocrità della massa e
la superiorità di chi, ogni giorno di più, si avvicina alla meta della
verità. Scusami Madre Lucia se ho rovinato il tuo bell'articolo di arrivederci
a Favignana, ma questo insegnamento andava riportato. Non so se sarà mai
pubblicato, ma quelle due o tre cose mi rimbombano nelle orecchie e sono sicuro
che non riuscirei a scrivere null'altro.
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AVVICENDAMENTO DI SUORE CANOSSIANE |
Eccomi! Sono qui in mezzo a voi.
Le vie del Signore sono infinite e vorrei ringraziare Dio per le tante grazie ricevute. Considero, infatti, una grazia trovarmi in questa meravigliosa isola con una grande ansia di servire in una nuova comunità canossiana. Ho sempre risposto con slancio alla chiamata del Signore, perché sono convinta che ovunque si vada c'è sempre da lavorare e da seminare la parola di Dio.
In ogni nuova destinazione, dove l'obbedienza ci manda, bisogna ricominciare: conoscere la gente, farsi accettare in umiltà, impostare un dialogo aperto specie con i giovani, procedere con i propri fratelli sulla strada che porta a realizzare l'amore per il prossimo attraverso una pratica di servizio. Ho sempre avuto nel cuore il desiderio di aiutare tutti.
Questo desiderio diventò vocazione tanti anni fa, quando il sacerdote che teneva l'omelia nella giornata missionaria mondiale lanciò dall'altare un invito: "chi di voi si sente di venire a lavorare in Africa?".
Laggiù, nella sua Missione, c'era tanto bisogno di aiutare i fratelli. Con
tutto la slancio del mio cuore risposi: "eccomi vengo io in Africa".
Ho chiesto di leggere la vita di Maddalena di Canossa e sono rimasta ammirata
davanti alla Sua testimonianza di amore e di fede.
Testimonianza che io intendo portare avanti come una eredità missionaria,
impegnandomi a vivere quella spiritualità con una totale attività di servizio
a favore dei bisognosi e un'opera di apostolato nelle comunità dove il Signore
mi manda.
Non sono mai stata in Africa, malgrado sia ancora vivo in me il desiderio di
andarci. Sono stata, invece, in Albania con un gruppo di volontari laici
canossiani. Forse il Signore mi ha fatto andar lì per fortificare la mia
fede.
Madre Maria
Missionaria in Albania
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Francesco Venza, nato a Favignana il 16 agosto 1895.
Ha avuto la buona sorte di avere dei parenti esperti nell'arte muraria. Cresciuto ha dato prova d'intelligenza, realizzando lavori che sfideranno i secoli (se gli uomini moderni non li distruggeranno a causa delle nuove tecniche). Le "Volte Reali" sono una valida testimonianza della sua intelligenza. I forni da lui costruiti rispondono a tutti i requisiti per essere "ottimi forni". I suoi unici interessi erano lavoro e famiglia. Non ha conosciuto bar, non ha mai contratto amicizia con le carte; negli incontri familiari non l'ho mai visto partecipare nei giochi di famiglia, perché aveva sempre qualcosa da sistemare nel suo orticello. Il suo unico mezzo di trasporto è sempre stata la bicicletta, la stessa da tanti anni, e quando non poteva più cavalcarla gli serviva come bastone. La sua casetta in contrada Calamuna è sempre stata il suo costante pensiero.
Sac. Alberto Ferrante
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La
gente di quel paese ha subito sofferenze inaudite e ancor oggi soffre per
mancanza di amore e di carità. Alcune persone hanno pagato con il carcere o con
la vita l'esigenza di professare le proprie idee religiose. La religione
cattolica è stata mantenuta viva attraverso la recita del santo rosario.
Questa è vera Fede ed io mi sono sentita più forte dentro di me e meglio
preparata per camminare sulla strada che Dio mi ha indicata. Sono una piccola
sorella di tutti, ma sento in questo momento di poter dare tanto amore ed
attenzione anche ai fratelli della Comunità Parrocchiale di Favignana.
Suor Maria Caferra
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