Nel 1840 a perpetuare il ricordo della prima missione popolare dei Padri Gesuiti di Trapani, venne elevata una Cappella votiva alla Madonna Addolorata, sormontata da tre croci, in un recinto in prossimità dello "Stabilimento", alle falde del Monte Santa Caterina.
L'iscrizione della lapide sotto la nicchia: "II Popolo Favignanese nella missione dei Padri Gesuiti nel Settembre del 1840 questo monumento di pietra innalzava".
Solo da questa scritta conosciamo l'origine della Cappella.
La scritta sul tufo dell'architrave del sacello, di difficile interpretazione, presumibilmente si riferisce al Cattolico Ferdinando D'Aragona. Infatti la Corona Spagnola aveva ceduto in proprietà beni e territori nel 1637 al Marchese Camillo Pallavicino.
Il terreno dove venne costruito il monumento era di proprietà dei Pallavicino, così pure tutto il piazzale, chiamato "Largo Tre Croci" e ciò risulta da una lapide collocata sulla facciata della casa di Vitina Bruno.
La costruzione del Tempietto fu recintata da un muretto ed una ringhiera di ferro come la recinzione, ormai scomparsa, della statua di Florio. Durante l'ultima guerra la ringhiera di ferro fu demolita per racimolare il ferro per armi belliche.
La recinzione venne sostituita da un muro di cinta alto 1,80 m. che lasciava trasparire solo la cupola e le tre croci in legno di colore scuro.
"Scorcio d'epoca" delle Tre Croci
(di Giovanni Bertolino) |
II Capitello delle Tre Croci rinnovato
Nel 1968 sia per la pessima condizione del muro, che per motivi di sicurezza di circolazione stradale, tale recinzione venne demolita.
Tale lavoro fu realizzato con le proprie mani dal Signor, Venanzio Barboni. Le spese per il materiale sono state affrontate con le offerte raccolte nella cassetta delle elemosine posta sotto il quadro della Madonna.
Il quadro raffigurante la Vergine Addolorata d'epoca, su tavoletta, venne posta all'interno della nicchia di 40 cm. dallo stesso Barboni che restaurò pure il capitello e sostituisce le tre croci.
L'Arciprete di allora Mons. Giovanni Cipolla fece porre il Crocifisso in bronzo alla Croce centrale. Venne anche sostituita, dallo stesso restauratore, la lampada votiva ad olio con una elettrica le cui spese sono sempre state sostenute dai titolari della "Società Florio", mentre l'animazione della lampada ad olio fu assicurata dalle benemerite signore: Giovanna Azzaro, Petronilla Messina e Isabella Matera. La devozione dei fedeli arricchì il quadro di oggetti d'oro, purtroppo scomparsi per furto nel 1977; da tale data più nessun oggetto di valore è stato collocato sul quadro.
II 31 Ottobre 1992 alla presenza delle autorità civili e militari, il Parroco, durante la processione della Madonna del Rosario benediceva il monumento restaurato con i tufi faccia a vista, con la sostituzione delle tre Croci per interessamento di un comitato "ad hoc" formato e con il contributo economico dei fedeli della zona e della Banca del Popolo. La manodopera è stata offerta gratuitamente insieme al materiale dalla Società Accardi sempre benemerita per la generosa disponibilità verso tutti.
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NEL
II CENTENARIO CHIESA MATRICE (25-4-1966)
di
Aurelio Giangrasso
Oh bedda, cu 'ssu mantu tuttu a stiddi,
chi Vi pigghiàstivu 'n mrazza a Vostru Figghiu
quannu scinnìu d'a Cruci - ed era un gigghiu
sarvaturi di granni e picciriddi -
su' ducent'anni chi ccà V'aduramu:
cu 'ss'occhi risulenti e 'u cori 'n celu,
Vui siminati grazzii cu gran zelu,
miràculi chi cchiù nun li cuntamu...
Matri, chi pirdunati e chi 'nsignati
e sempri surridìti e mai chiancìti,
Assunta nostra, chi gran cori avìti,
(...d'accussì ricca e mastra d'umiltati!) |
Quantu nn'avìti assortu e vattiàti
e poi aiutatu comu Vui sapiti
a crìsciri e a mòriri puliti
a fforza di prièri e scampaniàti !
Di piscatura e mastri, e di viddani
facìstivu cristiani sani e forti,
spargennu di l'Artaru, a vivi e morti,
amuri e carità - e paci e pani.
Quant'Arcipreti, Parruci e Parrini...
Quant'acqua biniritta, e ogghiu... e sali...
E prèrichi pi Pasqua e pi Natali,
nuvèni, prucissioni, quinnicini!
Cu 'ssu Granni Nuzzenti chi talìa
su' ducent'anni chi Vui prutiggìti
Fougnana nostra, e mai Vi nni pintiti...
Ave, gran Matri nostra, ave Maria! |
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