Oggi più che mai, come qualche secolo fa, si fa un gran parlare di fratellanza: si vede che ci manca e ne sentiamo il bisogno!
Il vocabolo in se stesso è profondamente umano ed autenticamente cristiano. Purtroppo noi uomini siamo portati a dare alle parole contenuti diversi, a volte persino in netto contrasto con il significato originario.
La figliolanza divina è una comunione vitale, intima tra Dio e l'uomo, comunione che è dono dell'amore di Dio per la salvezza di tutti.
Nella creazione Dio Padre dona a tutti gli uomini la figliolanza divina creaturale; il Figlio suo incarnato Gesù Cristo quella redenta; la Spirito Santo quella da realizzare e da portare a compimento.
Dio mira infatti a introdurre gli uomini mediante la figliolanza divina, in una comunione viva con Lui e tra loro.
Alla base del nostra interesse di cristiani per l'umanità intera sta, quindi, questa figliolanza divina, che ci rende fratelli.
E' un discorso, questo, che non va confuso con quello sulla filantropia difesa ed attuata da molti. Il cristiano sa che tutti gli uomini
sono chiamati a formare il Popolo di Dio, che, pur restando uno ed unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia la volontà di Dio, il quale in principio crea la natura umana una e volle, infine, radunare insieme tutti i suoi figli che si erano dispersi.
Questa fratellanza universale presigna e promuove la pace universale, alla quale in vario modo appartengono e sono ordinati tutti gli uomini, dalla grazia di Dio, chiamati alla salvezza" (L.G. n.13).
Tutto ciò non solo non allontana noi cristiani dagli interessi immediati e concreti di ogni popolo; anzi ci fa più attenti ai disagi e alle tragedie dei fratelli, anche di quelli più lontani e sconosciuti, sino a sentirli come propri, anzi a diventare fratelli dei poveri sino a convertire il nostro stile di vita da opulento a sobrio.
Ecco il senso di quella accoglienza ed aiuto fraterno agli immigrati che si trovano fra noi, della difesa dei diritti inalienabili di ogni persona umana: della sua libertà, della sua dignità, ma nello stesso tempo il bisogno insopprimibile di integrare il Vangelo nella cultura di tutti i popoli; la proclamazione della verità su Cristo e sull'uomo e da noi sentita come la prima carità verso i fratelli.
Questo spirito di fratellanza universale si deve realizzare nel dialogo attraverso:
- la testimonianza, nella vita quotidiana, dei valori umani e spirituali per l'edificazione di una società più giusta e fraterna;
- l'approfondimento e la testimonianza della propria identità cristiana;
- il rispetto di tutto ciò che lo Spirito Santo va operando in ogni uomo.
Vogliamo essere aperti e comprendere gli altri senza dissimulazioni e chiusure, con verità, umiltà, lealtà e nello stesso tempo convinti che solo d'amore è il vero movente di ogni missione.
L'amore che viene da Dio deve ritornare a Lui amando i nostri fratelli (Mt. 25,40). E' il testamento lasciatoci da Gesù: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Gu. 13,34s).
Così l'amore di Cristo continuerà ad esprimersi attraverso la carità che i discepoli manifesteranno tra loro e verso tutta l'umanità.
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Domenico Amoroso Vescovo
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Se per te il Natale
è solo un giorno di festa
fatta di cose,
non dire: "Oggi è Natale".
Se non fai silenzio dentro di te
per accogliere Cristo che viene,
non dire: "E' Natale per me".
Se continui a dividere
buoni e cattivi, ricchi e poveri,
non dire: "Gesù è nato per tutti noi".
Se, ascoltando
l'annuncio di Betlemme,
non pensi che la guerra e la fame
uccidono ancora,
non dire: "Pace a ogni uomo".
Ma se hai capito
che la pace di Cristo viene
quando tu porti giustizia
nel tuo piccolo mondo;
se hai capito
che i primi nel tuo cuore
devono essere i "poveri",
e che devi donare la tua vita
ogni giorno per gli altri,
allora puoi davvero gridare:
"Vi annuncio una gioia
grande come il mondo:
OGGI A BETLEMME
PER ME E' NATO IL SALVATORE
A
TUTTI UN SERENO NATALE
E FELICE
ANNO NUOVO |
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