Certe persone sono portatrici di
alterazioni cutanee che variano a seconda dei soggetti ma che sono situate
sempre e solo in alcuni punti del corpo: mani, piedi, costato, fronte. La
comparsa di queste alterazioni che chiamiamo stigmate si inscrive nel
contesto di un movimento spirituale che fa particolarmente riferimento alla
passione di Cristo ed alle sue piaghe.
Storia della parola
La parola (francese) indica un
segno impresso sul corpo attraverso uno strumento appuntito o un ferro
rovente.
Nell'antichità greco-romana erano marchiati con tale segno gli animali
domestici, i malfattori condannati ai lavori forzati e gli schiavi.
Nell'epoca imperiale, invece, tutti gli schiavi erano marchiati in modo che
fosse chiara la loro appartenenza ad un determinato padrone; inoltre erano
tatuati anche i soldati dell'esercito.
Presso i popoli dell'Oriente antico era abitudine portare nella carne un
segno di appartenenza ad una determinata tribù o ad una divinità; scopo della
marchiatura cultuale era quello di indicare la consacrazione alla divinità ma
anche quello di ottenerne la protezione.
Anche Israele conosce la stigmatizzazione cultuale che attesta la completa
appartenenza di un uomo a Dio ma questa pratica è vietata dalla Legge (Lv 19,28). Essa diventa legittima solo quando è Dio
stesso ad imprimere questo marchio come segno di protezione.
Nel tardo-giudaismo la circoncisione è considerata il sigillo dell'alleanza
con Dio, in opposizione ai tatuaggi dei culti pagani.
Nel Nuovo Testamento la parola stigma si trova solo in Gal 6,17. Paolo
afferma che questi segni sono la prova della sua appartenenza a Cristo e
della protezione che egli gli riserva. Non è comunque chiaro a che cosa Paolo
si riferisca con questo termine; probabilmente egli vuole indicare le
cicatrici conseguenti ai maltrattamenti subiti a causa del suo ministero
apostolico.
I Padri della Chiesa richiamano il tatuaggio impresso ai soldati per
richiamare ai cristiani il fatto che essi ormai militano sotto un nuovo
signore; questo passaggio è avvenuto tramite il battesimo.
In seguito si diffonderà tra i cristiani l'uso di farsi tatuare sulla mano o
sulle braccia il segno della croce o il nome di Gesù.
Il significato attuale della parola vuole però indicare quelle lesioni
comparse spontaneamente che richiamano le piaghe della passione di Gesù. Una
delle prime testimonianze dell'utilizzo della parola in questo senso si trova
nella lettera (ottobre 1224) con cui Elia d'Assisi annuncia la morte di
Francesco.
L'antichità cristiana non ha conosciuto questo tipo di fenomeno perché non
accede a quel tipo di contemplazione dell'umanità di Cristo che sarà invece
abituale nel Medioevo.
Gli Ortodossi moderni sono generalmente critici nei confronti del fenomeno
delle stigmate nella Chiesa latina a partire dal Medioevo: la pietà degli
stigmatizzati, infatti, concedeva uno spazio così ampio alla sofferenza ed
alla morte di Cristo da lasciare totalmente in ombra la sua resurrezione e glorificazione;
ciò sarebbe la conseguenza di una spiritualità cristiana deficiente ed
impoverita, anche se sincera e fervente.
Numero degli stigmatizzati
I Francescani difesero il
carattere unico della stigmatizzazione di Francesco ma all'inizio del XV secolo
il domenicano Tommaso Caffarini da Siena nel suo
Supplemento alla Leggenda Maior di Caterina da
Siena, redatto verso il 1412, rivendica al suo ordine l'esistenza di tre
stigmatizzati, di cui la prima è appunto Caterina.
Il primo storico della stigmatizzazione è Teofilo Raynaud
(nel XVII secolo).
Il dottor A. Imbert-Gourbeyre (1818 - 1912) ha
compilato un elenco di 321 stigmatizzati di entrambi i sessi; in questa lista
sono incluse anche persone con stigmate solo interiori.
Questo conteggio è stato più volte contestato.
I criteri d'autenticità richiesti dai vari studiosi per l'accertamento delle
stigmate sono fondamentalmente due: che i testimoni abbiano realmente
osservato il fenomeno e che essi abbiano la competenza necessaria.
Alcuni casi
Francesco d'Assisi: ricevette le stigmate nella
solitudine della Verna verso la metà di settembre
del 1224, due anni prima della sua morte. I documenti riportano differenti
descrizioni delle sue stigmate.
Tra il 1237 ed il 1291 ben nove bolle pontificie si preoccupano di difendere
l'autenticità delle stigmate di Francesco. Anche il primo caso di
stigmatizzazione, infatti, non sfugge alla legge della contestazione e della
contraddizione che accompagna tutti i casi di stigmatizzazione.
La beghina Elisabetta di Spalbeek (morta nel 1274) presenta già tutti i tratti
che si ritroveranno negli stigmatizzati successivi: costretta a letto, ella
non mangia quasi più e soffre molto ed è una visionaria che mima le scene
della passione.
Caterina da Siena: la sua stigmatizzazione
avviene nel 1375 durante un'estasi. I dolori, molto forti inizialmente, si
affievolirono in seguito, procurando alla santa una sensazione di
consolazione più che di sofferenza.
Le stigmate di Caterina furono contestate dai Francescani. La controversia
durerà due secoli fino a quando il papa francescano Sisto IV, con una serie
di bolle emesse tra il 1472 e il 1478, non vieterà la rappresentazione delle
stigmate di Caterina e vieterà anche di parlarne ai fedeli.
Stigmatizzata nel 1496 la beata Lucia
Broccadelli di Narni (morta nel 1544) subì in
sei anni ben cinque esami sulle stigmate. A partire dal 1505 le stigmate
delle mani e dei piedi non furono più visibili ma continuarono a provocare
sofferenza. La piaga del costato invece durerà per trentanove anni, fino alla
morte e fu rinvenuta durante la ricognizione del corpo effettuata nel 1710.
Santa Caterina de Ricci (morta nel 1589) contemplava
una dopo l'altra le scene della passione, provandone vivo dolore, durante
un'estasi che si ripeteva tutte le settimane e durava generalmente dalle 18
del giovedì alle 22 del venerdì. Per quarantasette anni e fino alla sua morte
ella ebbe delle stigmate visibili, ma intermittenti.
Santa Veronica Giuliani ricevette le stigmate a
trentasette anni, il venerdì santo 1697,
in un modo simile a quello di Caterina da Siena. Ella fu sottoposta a
severi controlli da parte del Sant'Ufficio. I medici cercarono inutilmente di
curare le sue stigmate, che rimarranno visibili per trent'anni, fino alla sua
morte nel 1727.
Anche Anna-Caterina
Emmerich (morta nel 1824) fu egualmente oggetto
di una rigorosa inchiesta sia ecclesiastica che governativa.
Verso la metà del XIX secolo tre
stigmatizzati del Tirolo italiano suscitarono un grande interesse. J. Lhermitte giudicò questi tre stigmatizzati degli
psicopatici.
Louise Lateau (Belgio 1850 -1883) è la
stigmatizzata del XIX secolo su cui più si è scritto. Ella è stata esaminata
in condizioni di eccezionale obiettività scientifica da due medici,
antagonisti per quanto riguarda la spiegazione del fenomeno ma concordi nel
descriverlo. Per prevenire ogni tentativo di mistificazione essi applicarono
dei guanti sigillati attorno alle stigmate, introdussero il braccio fino alla
spalla in un cilindro di vetro in modo però che non impedisse il
sanguinamento. Il caso fu oggetto di tumultuose discussioni all'Accademia
Reale di medicina del Belgio, che alla fine si asterrà da ogni giudizio.
Contemporanea di Louise Lateau ma morta a novantun anni nel 1941, la contadina
bretone Maria Giulia Jahenny presenta tutte
le specie possibili di stigmate: imitative, figurative, epigrafiche, compreso
l'anello stigmatico del matrimonio mistico.
Un'altra celebre stigmatizzata
dello stesso periodo è Palma Maria Matarelli
(Oria (Brindisi) 1825 - 1888). Illetterata, rimasta
vedova , conobbe una vita piena di fenomeni straordinari ma il Sant'Ufficio e
Pio IX giudicarono sempre le sue stigmate un'impostura.
Santa Gemma Galgani (1878 - 1903) ricevette le
stigmate durante una visione nella quale dalle piaghe di Cristo uscirono
delle fiamme di fuoco; immediatamente dalle sue stigmate cominciò ad uscire
il sangue. Questo fenomeno si ripeteva tutte le settimane cominciando il
giovedì sera verso le 20 e fino alle 15 del venerdì.
Maria Teresa Noblet (1889 - 1930) suora missionaria:
la sua stigmatizzazione era figurativa e non sanguinante. Ella aveva una
stigmata a forma di croce al livello del cuore ed una a forma di ostia a
livello dello sterno superiore. Queste stigmate ebbero diverse modificazioni.
Il caso più eclatante di
stigmatizzazione del XX secolo è sicuramente quello di Teresa Neumann (Konnersreuth,
Baviera 1898 - 1962). Dopo una serie di gravi malattie e di guarigioni
straordinarie, durante la Settimana Santa del 1926 cominciano le visioni
della passione con lacrime di sangue e stigmate; stigmate che cambieranno di
aspetto nel corso degli anni. Diversi teologi di lingua tedesca considerarono
le sue stigmate dovute ad un fenomeno di autosuggestione isterica.
Padre Pio da Pietralcina, ofm
cappuccino (morto nel 1968). Tra il 1910 ed il 1918 egli ebbe degli abbozzi
di stigmate ma la sua stigmatizzazione vera e propria ebbe luogo il 20 settembre 1918 a seguito dell'apparizione di
un misterioso personaggio. Dal maggio 1919 al luglio 1920 padre Pio fu
esaminato successivamente da tre periti medici le cui relazioni convergono su
diversi punti mentre differiscono su altri (aspetto, localizzazione,
dimensione, profondità ed origine delle lesioni). Alcune stigmate dureranno
per cinquant'anni mentre altre un po’ meno. Verso la fine della vita di padre
Pio le stigmate cominciarono a fermarsi: prima quelle dei piedi e del costato
e poi quelle sul dorso delle mani. Durante l'ultima messa celebrata il 22 settembre 1968 è ancora visibile la stigmata
del palmo della mano sinistra. La crosta di questa stigmata cadrà dopo la
morte senza lasciare nessuna cicatrice.
Classificazione e descrizione
La nozione di stigmata non è
univoca e richiede perciò di essere precisata.
1. Specie di stigmate: le
stigmate invisibili consistono nel provare vivo dolore al costato, ai piedi,
alle mani, alla testa, senza alcuna manifestazione esteriore visibile; dolore
accompagnato dal convincimento del soggetto che non si tratta di una
sofferenza alla quale si può rimediare ricorrendo alla medicina ma di un dono
spirituale che gli permette di partecipare alla passione di Cristo.
Le stigmate visibili si possono distinguere in diversi tipi: le stigmate
imitative sono così definite perché sono localizzate sul corpo del soggetto
in relazione alle piaghe di Gesù; la morfologia di queste piaghe invece può
variare. La stigmata del costato può essere collocata sia a destra (san
Francesco) che a sinistra (padre Pio). La stigmatizzazione è detta parziale
quando compare solamente la piaga del costato o quella di una mano eccetera.
E' stato notato come la localizzazione delle stigmate corrisponda alla
rappresentazione iconografica delle piaghe di Cristo.
Eccezionali sono le stigmate figurative ovvero a forma di croce, di cuore, di
corona di spine, di Ostia. In alcuni casi la stigmata a forma di croce
sanguina.
Ancora più rare sono le stigmate epigrafiche che consistono nella comparsa di
scritte in diverse parti del corpo.
2. Morfologia: le stigmate
imitative hanno gli aspetti più diversi. Ferita e piaga non sono termini
adatti a descrivere la realtà delle stigmate perché esse non possono essere
considerate come delle vere ferite in quanto compaiono spontaneamente senza
essere provocate da un agente vulnerante e non lasciano alcuna cicatrice.
Inoltre non tendono a guarire in tempi fisiologicamente normali e neppure
tendono ad infettarsi nonostante l'assenza di ogni precauzione antisettica.
Le stigmate possono dunque rientrare nella categoria delle ulcere, che sono
appunto caratterizzate dalla tendenza alla non guarigione? Le ulcere
presentano una secrezione sierosa che è invece totalmente assente nelle
stigmate. Esse non sono dunque classificabili dal punto di vista della
patologia delle ferite.
La letteratura agiografica parla talvolta di stigmate che attraversano le
membra del corpo da una parte all'altra, ma l'unico caso studiato radiograficamente (quello di padre Pio) dimostra che non
vi è nessuna interruzione ossea per cui l'impressione della perforazione è
semplicemente un effetto ottico provocato dalla perfetta sovrapposizione, ad
esempio, tra la stigmata sul palmo e quella sul dorso della mano. Le lesioni
stigmatiche interessano generalmente solo l'epidermide.
Le stigmate delle mani e dei piedi hanno generalmente una forma circolare.
La stigmata del costato ha, invece, generalmente una forma allungata.
Le stigmate della corona di spine sembrano spesso consistere in un
sanguinamento momentaneo attraverso la pelle che non lascia alcuna traccia in
seguito.
Le stigmate della flagellazione sono delle lacerazioni della pelle che durano
il tempo della contemplazione di questa scena della passione e scompaiono
senza lasciare traccia al termine di questa contemplazione.
Le stigmate della spalla sono poco frequenti.
Le stigmate possono essere permanenti e durare degli anni oppure periodiche,
cioè esse si manifestano ogni settimana per poi scomparire dopo poche ore.
3. Caratteristiche: le stigmate
sanguinano in maniera intermittente, tuttavia ciclicamente ed in periodi
fissi in relazione al venerdi ed alle feste della
Passione.
L'assenza di suppurazione è una delle caratteristiche tipiche delle stigmate.
Spesso le stigmate sono state trattate medicalmente ma senza alcun risultato.
Le stigmate non costituiscono una alterazione tegumentaria sempre uguale a se
stessa. Infatti esse possono variare da soggetto a soggetto ed inoltre esse
possono variare di aspetto nel corso del tempo anche sullo stesso soggetto.
Anteriormente alla stigmatizzazione molti degli stigmatizzati sono affetti da
malattie gravi, enigmatiche, e spesso guariscono in maniera miracolosa o
comunque inspiegabile per la scienza medica. Uno stato di salute piuttosto
carente sembra essere il terreno propizio per la manifestazione delle
stigmate.
4. Fenomeni associati: solo
eccezionalmente le stigmate compaiono senza essere accompagnate da altri
fenomeni straordinari. Se è vero che non tutti coloro che hanno delle estasi
sono anche degli stigmatizzati, è altrettanto vero che tutti coloro che sono
stigmatizzati hanno delle estasi; anzi, nella maggior parte dei casi la
stigmatizzazione avviene durante un'estasi.
Molte delle donne stigmatizzate hanno delle visioni che si ripetono
regolarmente, una sorta di rappresentazione delle fasi salienti della
Passione alla quale esse assistono e partecipano e che esse mimano e
raccontano.
Certe stigmatizzate, per periodi variabili (a volte anni), possono anche
vivere senza nutrirsi.
Altri fenomeni straordinari a volte associati alle stigmate: capacità di
leggere le coscienze, capacità di riconoscere le reliquie vere da quelle
false, comunioni miracolose senza l'ausilio del prete, eccetera. Questi
fenomeni non sono esclusivi degli stigmatizzati ma contribuiscono ad
accrescere quell'aura di meraviglioso che essi suscitano nella coscienza
popolare.
Alla stigmatizzazione a volte sono associate anche le lacrime di sangue ed il
sudare sangue.
Teorie esplicative
Sono stati fatti diversi
tentativi di spiegare il fenomeno delle stigmate.
1. Mutilazioni provocate
artificialmente: le stigmate sarebbero delle lesioni provocate
artificialmente dal soggetto o per una certa sregolata inclinazione verso la
sofferenza o per una motivazione ascetica. In questa categoria rientrano
anche le stigmate autoinflitte volontariamente nel
desiderio di attirare l'attenzione (non sempre in questo caso il soggetto è
anche moralmente responsabile di questo inganno). Padre Gemelli, escludendo
in maniera assoluta che la suggestione possa produrre da sola delle lesioni
organiche, conclude che le stigmate possono essere procurate/imitate coscientemente
o incoscientemente dal soggetto, sia per ottenere una reputazione di santità,
sia per un sincero desiderio di essere come Cristo.
2. La nevrosi isterica: verso il
1890, J.M. Charcot
ammetteva che l'isteria potesse provocare dei problemi cutanei e vaso-motori
e presentava come espressione della suggestione patologica o isterica non
solamente le guarigioni miracolose ma anche l'estasi, le visioni dei mistici
ed, ovviamente, le stigmate.
Il successore di Charcot, J. Babinski,
ha considerevolmente ridotto il dominio dell'isteria e afferma che
l'esistenza di problemi cutanei e vaso-motori nell'ambito dell'isteria è ben
lontana dall'essere dimostrata.
R. Biot avanza una riserva sulla natura isterica
delle stigmate anche quando esse si presentano in un soggetto nevrotico: come
tutto ciò che si manifesta in un tubercolotico non è necessariamente
collegato alla tubercolosi, così non tutto ciò che si manifesta in un
nevrotico è necessariamente collegato alla nevropatia.
J. Lhermitte ritiene che negli isterici che si
ricoprono di ecchimosi e che sono affetti da sanguinamenti spesso si può
scoprire uno squilibrio vasculo-sanguigno o una
malattia del sangue. Ma questa interpretazione non coglie l'elemento
essenziale delle stigmate: la loro localizzazione imitativa delle piaghe di
Gesù, e più ancora la loro conformazione ed il loro simbolismo.
La questione sull'origine isterica delle piaghe è dunque molto controversa e
la discussione resta aperta.
3. Un meccanismo
psicofisiologico naturale: in sostanza questa teoria afferma che una
rappresentazione mentale può essere dotata di una forza tale da determinare
non solamente dei problemi funzionali ma anche la lesione del rivestimento
tegumentario in virtù della profonda unione, nell'uomo, tra l'anima ed il corpo,
tra lo spirito e la materia.
Il primo teorizzatore del
processo psicofisiologico è J.J. von Gorres (+1848). Secondo questo studioso l'anima ha una
capacità plastica, cioè la capacità di plasmare la materia.
Secondo P. Siwek l'idea come tale non può produrre
le stigmate; questa azione plastica della mente può avvenire solo tramite il
mezzo dell'emozione.
Per H. Thurston ciò che predispone alla ricezione
delle stigmate non è una virtù eccezionale ma una certa forma di sensibilità
nervosa, più frequente nelle femmine che nei maschi. I santi fisicamente più
robusti non furono favoriti delle stigmate, nonostante la loro devozione alla
passione del Signore. Questo autore si ricollega quindi ad una spiegazione
patologica delle stigmate; il complesso di crocifissione, di cui egli parla,
si sviluppa in soggetti in cui la particolare suggestionabilità può essere
chiaramente interpretata come un sintomo evidente di isteria.
J. Tinel cerca di spiegare le stigmate attraverso
un doppio processo psicologico e periferico locale: la rappresentazione
mentale delle sofferenze di Cristo avrà per conseguenza l'apparizione di zone
cutanee dolorose nelle parti del corpo particolarmente individuate dalla
concentrazione mentale, e la liberazione di una sostanza chimica, l'istamina,
che ha la proprietà di dilatare i vasi sanguigni e di produrre delle
manifestazioni emorragiche.
Secondo la medicina psicosomatica, la somatizzazione, che è un fatto normale,
può diventare patologica quando uno stress intenso e prolungato altera il
delicato equilibrio che deve esistere tra l'esperienza psico-emotiva
e la reazione fisiologica-somatica. Secondo questa
teoria la stigmatizzazione sarebbe una somatizzazione ovvero l'effetto
corporale di una intensa emozione prodotta da un agente stressante eccezionale,
ad esempio l'estasi mistica (che sembra avere le caratteristiche di una forte
sorgente di stress), soprattutto quando essa interviene su un soggetto dalla
struttura psico-organica fragile.
I segni organici delle malattie psicosomatiche non sono però sufficienti ad
indicare le cause fisiologiche che li determinano. Il contenuto psicologico
non può essere rivelato che tramite una comunicazione verbale, e non
attraverso il linguaggio simbolico del corpo. In questo senso si parla di aspecificità dell'organo bersaglio nelle malattie
psicosomatiche. Le lesioni stigmatiche, invece, sono specifiche della causa
emotiva che le ha prodotte. Dunque la stigmatizzazione non ha le
caratteristiche tipiche della malattia psicosomatica.
4. Un intervento soprannaturale:
la maggior parte degli autori cattolici dalla fine del XIX secolo agli inizi
del XX ha considerato le stigmate come l'effetto di una causa intelligente e
libera che imprime divinamente le piaghe sul corpo dello stigmatizzato.
Altri autori, però, non mancano di far notare come il termine soprannaturale
non sia il più adeguato per parlare delle stigmate, perché nel linguaggio
teologico questo vocabolo indica dei fatti che oltrepassano, almeno per
quanto riguarda il modo, la forza di tutte le creature e sono perciò
soprannaturali mentre si chiamano preternaturali quei fatti che oltrepassano
solo le forze dell'uomo e dell'universo fisico e non, invece, quelle della
natura angelica, e sono quindi solo relativamente soprannaturali.
R. Van der Elst nega in modo
assoluto che possano esistere delle stigmate naturali; a suo giudizio non
sono mai state osservate o riprodotte delle stigmate provocate dalla
suggestione, dall'autosuggestione, dall'immaginazione o da profonda emozione.
Bisogna prendere atto che la medicina non sa spiegare cosa sono le stigmate.
La medicina, del resto, non può evidentemente diagnosticare che cosa sia
soprannaturale; essa può solamente constatare che un fatto è scientificamente
inspiegabile.
5. La natura e la grazia:
un'ultima ipotesi cerca di conciliare gli estremi in una sorta di
collaborazione tra l'elemento umano e l'azione divina.
A. Mager distingue nella stigmatizzazione il
fattore motore ed il meccanismo di trasmissione. Il fattore motore, che mette
in moto il meccanismo di trasmissione, può essere sia isterico, sia normale
(la contemplazione della Passione del Signore), sia soprannaturale
(contemplazione infusa). Il meccanismo di trasmissione suppone nel soggetto
una impressionabilità ed una suscettibilità psichica che possono essere
acquisite attraverso una ascesi sistematica oppure essere isteriche senza che
per questo il meccanismo di trasmissione abbia la stessa natura. Appare
evidente come ci sia un pregiudizio ereditario nel credere che sia contrario
alla dignità del soprannaturale che Dio si serva come causa efficiente e
strumentale di meccanismi generati in situazioni patologiche. Secondo questo
autore per giudicare una stigmatizzazione è più importante esaminare se ci si
trova davanti ad uno stato di contemplazione infusa oppure no.
P. Siwek ritiene che se l'estasi procede da una
conoscenza di ordine naturale le stigmate saranno ugualmente naturali, mentre
se l'estasi proviene da una conoscenza soprannaturale (esperienza mistica) le
stigmate, conseguenza di questa estasi, avranno Dio come loro autore; senza
essere sostanzialmente soprannaturali esse lo saranno quanto alla loro causa
e al loro modo.
Secondo Ch. Journet
esistono due tipi di stigmatizzazione preternaturale: 1. la stigmatizzazione diapsicologica e diafisiologica
che si produce come dall'interno, per una misteriosa forza interiore, e nella
quale l'agente preternaturale si serve di risorse psicofisiologiche di cui ha
assunto il potere; 2. la stigmatizzazione parapsicologica e parafisiologica
che si produce dall'esterno all'interno e nella quale l'agente preternaturale
opera senza utilizzare né i processi psicologici consci o inconsci né i
processi fisiologici. La prima ipotesi è quella teologicamente più
interessante perché la teologia sa bene che le realtà create possono servire
come strumenti nella produzione di effetti sia preternaturali che miracolosi
e, d'altra parte, questa ipotesi permette, senza diminuire in alcun modo il
carattere trascendente della stigmatizzazione, di tener conto del ruolo innegabile
dell'immaginazione nella localizzazione e configurazione delle stigmate.
R Garrigou-Lagrange rifiuta di considerare la
stigmatizzazione come la conseguenza naturale della compassione
soprannaturale, il contraccolpo ideo-plastico sull'organismo della
contemplazione infusa di Gesù crocifisso, e si attiene strettamente alla
spiegazione, che egli ritiene tradizionale, della preternaturalità
integrale delle stigmate.
Ch. Journet crede che può
esistere una stigmatizzazione prodotta per un'azione diretta di Dio e una
stigmatizzazione prodotta attraverso un processo naturale azionato da un
intervento divino indiretto.
La spiegazione naturale, nella misura in cui non la si ritenga esaustiva, non
esclude la possibilità di una ulteriore spiegazione soprannaturale che si
situa ad un altro livello della realtà, rendendo così artificiale il
conflitto delle interpretazioni.
La tradizione mistica
Tra gli autori spirituali
antichi possiamo trovare solo pochi testi riguardanti la stigmatizzazione.
1. Jean Ruusbroec
(morto nel 1381) tratta incidentalmente delle stigmate mentre parla
dell'eucaristia. Secondo questo autore l'amore e l'applicazione intensa
dell'immaginazione alla contemplazione fervorosa delle piaghe di Cristo può
portare il credente a sentire le piaghe, le sofferenze mortali di Cristo nel
suo cuore e in tutte le sue membra. L'amore sensibile, la tenera compassione,
l'immaginazione intensa applicata alle piaghe di Cristo sono la disposizione
per riceve l'impressione delle stigmate ma non ne sono la causa efficiente.
2. Giovanni della Croce: secondo
questo autore le stigmate sono la manifestazione, la conseguenza della ferita
d'amore, ma non sono le ferite interiori che producono le ferite esteriori; è
necessario che un intervento soprannaturale venga ad aiutare le stigmate
interiori affinché diventino visibili.
3. Francesco di Sales: nel suo Trattato dell'amor di Dio (1616) mette in
relazione le stigmate di Francesco d'Assisi e l'amore di compassione verso il
Cristo crocifisso che ha trasformato la sua anima in un secondo crocifisso.
Anche secondo questo autore è necessario un intervento soprannaturale
affinché le stigmate interiori diventino visibili.
4. Giovanni Battista Scaramelli (morto nel 1752): tratta delle stigmate nel
suo Direttorio mistico. Secondo questo autore la prima impressione delle
stigmate avviene nello spirito e dallo spirito, per virtù divina e per
ministero angelico, passa nel corpo. La stigmatizzazione è dunque una grazia
- e quindi un prodigio - che si opera per virtù divina e ministero angelico,
senza tuttavia misconoscere il primato dello spirito sul corpo. I testi di
questo autore non possono però essere invocati in favore di una spiegazione
puramente psicofisiologica delle stigmate, ma essi non si oppongono all'idea
di una duplice causalità, divina ed umana, strumentale e principale.
A. Royo
Marin (Teologia de la Perfeccion
cristiana, 1962) sottolinea che la stigmatizzazione non è semplicemente una
grazia gratis data perché essa ha una aspetto altamente santificante per
colui che la riceve nella misura in cui lo configura al Cristo sofferente e
redentore.
L'atteggiamento della Chiesa
La Chiesa non si è mai espressa
sulla natura e sull'origine delle stigmate in generale: gli storici, i
medici, i teologi sono quindi liberi di sostenere le ipotesi che essi
ritengono più adatte a spiegare il fenomeno.
La Bolla di canonizzazione di Francesco d'Assisi nel 1228 non fa alcun cenno
della sua stigmatizzazione. Le Bolle di Gregorio IX, Alessandro IV, Nicola
III tra il 1237 ed il 1291 difendono la realtà della stigmate in aperta
opposizione ai loro detrattori medioevali senza pertanto esprimere una
interpretazione definitiva.
Ch. Journet afferma che
anche quando questo fenomeno non fosse per nulla preternaturale, la devozione
della Chiesa può trarre legittimamente da esso l'occasione per onorare
l'amore e la passione di Cristo.
Tuttavia la Chiesa ha formalmente dichiarato di non voler usare della propria
autorità circa il fenomeno delle stigmate, come nel caso di Pio VI (27 aprile 1796) che proclamando l'eroicità
delle virtù di Veronica Giuliani lascia esplicitamente ad altri studi di
verificare l'origine delle sue stigmate.
Questa riserva della Chiesa non deve però portare a concludere chissà cosa
perché la Chiesa canonizza le virtù vissute dai santi e non le grazie che
essi possono aver ricevuto.
Non c'è una relazione diretta tra le stigmate e la santità del soggetto. Non
si deve giudicare la santità di un soggetto a partire dalle stigmate bensì si
devono giudicare le stigmate a partire dalla santità del soggetto. I fenomeni
mistici non possono mai essere la prova della santità di un individuo.
Conclusioni
Le stigmate che avessero
semplicemente una origine patologica, ammesso che esistano, sarebbero
evidentemente un fatto anormale, morboso e come tale privo di una portata
religiosa e spirituale. Totalmente diverso è il caso delle stigmate dove la
causa appare completamente o parzialmente o mediatamente soprannaturale. A
questa stigmatizzazione si potrà associare un duplice significato: individuale,
perché il dolore fisico e non solamente morale che le accompagna, conduce ad
una più profonda assimilazione al Cristo sofferente nella sua carne; sociale,
perché lo stigmatizzato, come membro del Corpo Mistico, contribuisce a far sì
che questo Corpo rifletta in sé e con una più alta perfezione anche esteriore
l'immagine del suo Capo. E soprattutto gli altri fedeli hanno nello
stigmatizzato una sorta di immagine vivente che ricorda loro il mistero
dell'Incarnazione redentrice e la necessità per la Chiesa intera di soffrire
e di morire ad imitazione del Signore per poter entrare anche nella sua
gloria.
Negli stigmatizzati i credenti sono chiamati a venerare la passione di
Cristo, resa in qualche modo visibile e contemporanea.
Il destino degli stigmatizzati è quello di essere dei segni di contraddizione
e di divisione. Non è anche questo un aspetto della loro identificazione al
Salvatore e della loro partecipazione alla Croce?
PIERRE ADNES, Stigmates,
in Dictionnaire de Spiritualité,
coll.1211-1243
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