Storia della Chiesa
Il progetto di una società atea:
Illuminismo e rivoluzione francese |
Autore : Luigi Negri |
Curatore : don Pinuccio Mazzucchelli |
Fonte : Tracce |
Da : CulturaCattolica.it |
Illuminismo e rivoluzione francese |
La distruzione del passato |
Costruzione razionale della realtà |
La cultura dell'Illuminismo |
Illuminismo e rivoluzione franceseLa Riforma protestante
rappresenta una vera e propria reinterpretazione della fede in chiave
"moderna". In questo capitolo intendiamo rintracciare le
caratteristiche culturali e antropologiche della modernità. Il nuovo soggetto
"moderno" non dipende più dalla Chiesa, si muove secondo una
dinamica di progetto sociale che troverà il suo culmine nella Rivoluzione
francese. Le caratteristiche di questo tipo di uomo che esiste in sé e per
sé, sono ben descritte da Romano Guardini, ne La fine dell'epoca moderna:
"Alla domanda quali siano i modi dell'esistente, il pensiero moderno
risponde: la natura, il soggetto-personalità, la cultura. Questi tre fenomeni
sono in correlazione. Essi si condizionano e si completano vicendevolmente.
Il loro complesso rappresenta qualche cosa di definitivo, al di là del quale
non si può andare. Non ha bisogno di alcun fondamento estraneo a sé, né
tollera alcuna norma sopra di sé". L'uomo dunque basta a se stesso. La
natura intesa come universo o insieme degli elementi che costituiscono la
struttura materiale della realtà, la personalità intesa come l'io che vive,
la cultura intesa come il tentativo dell'uomo di comprendere se stesso e la
realtà, non sono più un ponte lanciato verso il mistero, verso Dio, ma sono
autosufficienti. L'uomo non ha più il bisogno fondamentale di ricercare il
senso ultimo della sua vita, non è in movimento verso il significato
dell'esistenza: egli, per il fatto stesso di esistere, è già completamente
realizzato. L'uomo è a un bivio: esprimere la sua originaria perfezione nella
vita concreta, conoscendo la realtà e manipolandola (ottimismo radicale),
oppure concepire, secondo un certo influsso protestante, la realtà in modo
assolutamente negativo senza salvezza (pessimismo radicale). Tra le due correnti,
quella vincente è quella ottimistica. Mentre il pessimismo rimane, semmai,
nel protestantesimo, il pensiero cosiddetto laico è fondamentalmente
ottimista. L'Occidente moderno ha una cultura fondata su un concetto di uomo
assolutamente autosufficiente, che si fida soltanto di sé e della sua
capacità di trasformare la realtà. L'origine di tale concezione risale
all'umanesimo-rinascímento, età in cui la dignità dell'uomo non viene
riconosciuta in un'appartenenza che lo costituisce e lo matura, ma in un
processo di autosufficienza. Per il puro fatto di esistere, l'uomo è già
tutto. L'idealismo, ricollegandosi a questa posizione, l'esprimerà con una
formula estremamente felice: "Il fatto è già valore". L'uomo
cristiano, partendo dal fatto di esistere, ricerca il valore: per l'uomo
moderno e contemporaneo il fatto e il valore coincidono. L'uomo moderno
ritiene che tutto quanto è oltre sé, lo disturbi e lo condizioni. Il
rapporto, ad esempio, è sentito come alienante sia nei confronti di Dio sia
nei confronti del contesto sociale. Il soggetto della modernità è l'individuo
che esiste come assoluto e che, in quanto tale, ha diritto e potere su tutto.
Questa concezione nel XV
e XVI secolo è come il seme di un progetto che si sviluppa gradualmente,
attraverso un lunghissimo periodo di incubazione. Per qualche secolo questo
soggetto umano è sostanzialmente ateo non perché dice che Dio non esiste, ma
in quanto sottrae a Dio spazi sempre più vasti della sua vita: la politica,
la morale, l'arte, la vita sociale. Dio esiste, nessuno lo nega (Voltaire lo
chiamerà "il grande burattinaio dell'universo"), ma tutto il
movimento di pensiero nato in età moderna è teso a rivendicare autonomamente
gli spazi della vita umana e a "riportarli" all'uomo come unico
artefice del suo destino. La radice di questa separazione fra Dio e la vita
sta nella rivendicazione della propria individualità non nell'appartenenza,
ma nella capacità di rompere i rapporti. L'uomo moderno si afferma come
qualcosa di già compiuto che, dicendo io, respinge da sé il diverso. Quando
poi quest'io sarà maturato, perché avrà troncato tutti i rapporti con Dio e
con la vita sociale, tenterà di impossessarsi nuovamente degli oggetti
eliminati. La grande corrente idealistica dirà che l'oggetto è parte del
soggetto; il mondo, la storia, l'universo sono parte dello spirito del
singolo: l'uomo maturo si rende conto che non esistono realtà al di fuori di
sé come valore, capisce che tutta la realtà è semplicemente parte di sé. In
questa dinamica si spiega la battaglia contro Dio e contro la famiglia. La distruzione del passatoL'uomo moderno non
tollera nessuna norma al di sopra di sé. Quando Kant dirà che il principio della
morale universale è la pura razionalità individuale avrà operato il recupero
di tutta la vita morale nella pura intelligenza dell'individuo: la norma è
oggettiva perché parte da me, io sono il legislatore del mondo universale in
quanto ho una norma in me che coincide con la mia razionalità. Il pensiero è
sentito come lo strumento attraverso il quale quest'uomo, finalmente maturo,
nega i rapporti che lo costituiscono ed esce dallo "stato di
minorità" emancipandosi dalla custodia di Dio, della famiglia e del
contesto sociale. Quest'uomo dovrà
necessariamente impegnarsi in un'opera di distruzione del passato. Per la
prima volta, nella storia della cultura universale, un movimento di pensiero
ha guardato al passato con astio, con volontà di distruzione. Ha addirittura
coniato l'espressione "moderno" per ribadire che il passato doveva
essere distrutto. Ci si doveva liberare di un tipo umano diverso da sé e di
ciò che esso aveva creato nella storia come cultura e valori. Il
cristianesimo primitivo non si era comportato così nei confronti
dell'antichità classica, che aveva invece rigorosamente accolto e conservato,
rileggendola da un punto di vista più profondo. Non si era certo
comportato così nell'età medioevale dove una generazione era succeduta
all'altra sempre accogliendo e rivivendo criticamente la tradizione
precedente. L'abbazia di Cluny,
centro della grande riforma interna della Chiesa, nonostante un tempo
superasse l'antica San Pietro, ora è ridotta solo ad un terzo della navata e
a neppure metà del transetto, non a causa di un incendio o di un
bombardamento ma per un motivo molto più radicale e impressionante: con la
proclamazione della Repubblica in Francia, nel 1792, l'abbazia di Cluny è
stata dichiarata "cava pubblica di pietre", e ad essa per anni si è
attinto per costruire case. Questo fatto è il più
sintomatico circa l'atteggiamento dell'uomo moderno nei confronti di ciò che
lo precede. Come condizione della maturità l'uomo deve annientare il passato.
Tale opera distruttiva inizia con la critica della istituzione ecclesiastica
e della vita morale. Il primo punto tende a mettere in discussione la
struttura sacramentale della Chiesa; il secondo a dividere la morale del
popolo da un senso di appartenenza. Il libertinismo che domina tra il secolo
XVII e il XVIII, pone in discussione i principi fondamentali della vita
morale, sostituendoli con il gusto o il sentimento. Costruzione razionale della realtàAll'opera di distruzione
deve seguire l'opera di costruzione. Il principio che sta alla base di
entrambe le operazioni, l'elemento dinamico che le determina, è la ragione.
L'uomo moderno ha la precisa convinzione che un determinato processo della
ragione, e precisamente la conoscenza scientifico-matematica, sia la
conoscenza per eccellenza, mentre tutti gli altri processi conoscitivi sono
inadeguati, inferiori. La conoscenza morale ad esempio per cui un uomo si
fida di un altro uomo, attraverso criteri che non si possono ricondurre alla
logica matematica, ma che pure non sono meno significativi, viene privata di
ogni valore. Solo la scienza permette la conoscenza assoluta della realtà e
quindi tutte le forme di conoscenza precedenti o diverse debbono essere
riportate a criteri matematico-fisici. Nella prefazione alla prima edizione
della Critica della Ragion pura di Kant si afferma: "Finora ognuno ha
pensato della realtà quel che ha voluto, ed ha conosciuto la realtà secondo i
modi più diversi di conoscenza; adesso che la matematica e la fisica hanno
raggiunto un livello assolutamente indiscutibile, bisogna riportare anche la
filosofia alla chiarezza della matematica e della fisica". Quello di
Kant è il progetto filosofico che ha espresso più coerentemente la posizione
dell'uomo moderno: la ragione può tutto, ed è attraverso di essa che si rompe
ogni legame con Dio, il quale non essendo un oggetto materiale che si possa
conoscere matematicamente, non esiste. Esiste, infatti, solo ciò che la
ragione può tradurre in circoli, in quadrati, in rombi, in formule geometriche.
Siccome il mistero sta per definizione oltre la matematica e la fisica, la
ragione ridotta conclude che esso non esiste. La ragione distrugge il
passato in quanto sfugge a questo modo di conoscenza e costruisce una cultura
e una società secondo il metodo scientifico. Se la ragione intesa come
capacità matematica di conoscenza definitiva degli oggetti materiali, è la
grande risorsa, questa conoscenza della realtà si coniuga poi con la
tecnologia, intesa come capacità di trasformazione scientifica della realtà.
Così attraverso la ragione si conosce scientificamente la realtà e attraverso
la tecnologia la si progetta scientificamente. Una corrente invincibile
(che l'Illuminismo chiamerà il "lume della ragione") eliminerà
tutte le oscurità del passato. La storia anzi comincia con il lume della
ragione, che conosce tutto scientificamente. Il documento più impressionante
al riguardo è il Dizionario filosofico di Voltaire, che rappresenta la
distruzione totale della tradizione cristiana, sulla base di questa
semplicistica osservazione: tutto ciò che non si capisce non esiste, compreso
l'avvenimento della fede, che avendo la pretesa di rivelare il mistero della
vita di Dio eccede la chiarezza che invece ben si applica al mondo
matematico. Maritain, uno dei più
grandi filosofi cattolici del nostro tempo, ha affermato: "l'età moderna
è quella che ha posto un'inimicizia assoluta fra ragione e mistero". Il
mistero ripugna alla ragione cioè alla capacità di conoscere la struttura ultima
della realtà che è di carattere matematico-fisico La cultura dell'IlluminismoQuesta opera di
distruzione e costruzione non avviene in modo clamoroso, ma gradualmente e
con estrema discrezione. Il filone vincente, la nuova linea costruttiva della
storia, convive con un mondo che apparentemente è ancora profondamente
tradizionale. Non si attacca ad esempio la concezione della vita sociale o
almeno non lo si fa immediatamente, tant'è vero che la vita politica è ancora
largamente influenzata dalla tradizione religiosa. Questo tipo di dinamismo
si insedia soprattutto a livello di cultura: è il fenomeno dell'Illuminismo
del XVIII secolo la cui forza non si è ancora spenta sebbene sia
incominciata, nella seconda metà del XX secolo, la sua crisi. L'Illuminismo è
un movimento di pensiero che sulla base della sola ragione, intesa come unica
fondamentale risorsa dell'uomo, pretende di guidare la costruzione di un
nuovo sapere raccogliendo tutto ciò che di valido nel passato si è determinato.
Tale valorizzazione e tale costruzione coincidono con la compilazione
dell'Enciclopedia, in cui rientra tutto ciò che è spiegabile in termini di
pura razionalità (cioè comprensibile dal punto di vista scientifico) e da cui
è escluso tutto ciò che non è riconducibile alla scienza, intesa come scienza
esatta. Sulla base della ragione
riduttivamente intesa si tende anche a costruire la società. La cultura deve
verificarsi e concretizzarsi in un progetto sociale. Anzi, poiché l'umanità è
un insieme di individui, ciascuno dei quali si sente signore dell'universo,
il realizzare un tipo di società in cui i diritti fondamentali dell'individuo
non vengano negati, ma si possano esprimere, è l'unico progetto
autenticamente umano, perché autenticamente scientifico. In tal modo la
tensione religiosa dell'umanità si esprime in senso orizzontale: il regno
dell'uomo (cioè la costruzione di una società retta da criteri esclusivamente
scientifici in quanto la politica è scienza esatta) è il progetto umano e sociale
che sostituisce la religiosità. Lo spazio lasciato
libero da Dio viene occupato dallo Stato. Lo Stato è una espressione nuova
che, come insegna il filosofo morale contemporaneo Vaclav Belohradsky, nasce
nella cultura occidentale con un'operazione di carattere ideologico: bisogna
costruire lo Stato perfetto perché solo in tale costruzione l'uomo maturo sa
esprimere il suo potere. L'unico motivo per cui valga la pena vivere è la
costruzione di una società a misura d'uomo, totalmente razionale, in cui la religione
sia estromessa e la Chiesa non disturbi il potere politico, in cui le
differenze di opinioni religiose non turbino la pace; (secondo gli
illuministi, infatti, le guerre sono provocate dalle religioni, e perciò
l'eliminazione della religione è premessa fondamentale per la pace. Con
l'espressione "Regno di Dio" si è raggiunto, secondo gli
illuministi, il massimo dell'alienazione: cercandolo, l'uomo "esce da
sé" e si mortifica, mentre il suo compito è di costruire il "Regno dell'uomo",
utilizzando le risorse che la natura gli mette a disposizione. E poiché la
risorsa fondamentale è la scienza, l'uomo deve rendere in qualche modo
"scientifici" i rapporti sociali. L'Illuminismo, dunque,
rappresenta il momento in cui questo nuovo tipo umano, consapevole di essere
diventato forte, è in grado di creare una cultura nuova e di indicare un
progetto sociale totalizzante che ha come scopo la costruzione di una società
atea, in cui Dio non esiste. D'altra parte siccome la società esistente si
riferisce a Dio, bisogna distruggerla rovesciandone le basi religiose. È il
tentativo della Rivoluzione francese. |