I TEMPLARI

 

Guerrieri straordinari, monaci vestiti di bianco, irriducibili difensori della Fede. Chi erano veramente i cavalieri templari, sui quali sono fiorite innumerevoli leggende?

 

 

 

Ordine dei Cavalieri del Tempio, ovvero i Templari, un nome che a livello popolare, grazie ad una cinematografia ad effetto e ad una letteratura tra il fantastico e il noir, evoca l'immagine di terribili guerrieri medievali, rivestiti di ferro e bardati con croci vermiglie, nonché custodi di innominabili segreti.

Dopo l'Inquisizione, i Templari rappresentano forse l'argomento ispiratore preferito per le "leggende nere" riguardanti il Medioevo, una storia emblematica di tutto ciò che la cultura illuministica considera la quintessenza negativa della Civiltà cristiana europea che noi chiamiamo Medioevo, dove ritroviamo le Crociate, la Chiesa con il suo potere e i suoi sedicenti misteri ben nascosti, l'aristocrazia cavalleresca.

Hollywood e certa letteratura hanno trasformato un Ordine della Cavalleria medievale in una sorta di setta esoterica, dalle caratteristiche oscillanti tra le SS e gli antichi monaci, composta da guerrieri provvisti di conoscenze occulte, come quelle riguardanti il Sacro Graal. Un mito, quello dei Templari, che ha affascinato fin dal suo nascere nel 700 la Massoneria, che ha fatto di quest'ordine cristiano una sorta di proprio antecedente, rivendicando addirittura una eredità spirituale e rituale, È bene dunque riportare la leggenda templare alla sua reale ed autentica dimensione storica, peraltro ancor più affascinante delle versioni romanzate.

 

L'Ordine dei Cavalieri Templari nasce in occasione delle Crociate, fondato allo scopo di aiutare i cristiani che si recavano in Terrasanta a completare il loro pellegrinaggio senza essere torturati ed uccisi dai musulmani. Siamo all'inizio del XII secolo: pochi anni prima, nel 1095, papa Urbano II aveva esortato da Clermont, in Francia, tutta l'Europa cristiana a prendere le armi per liberare il Santo Sepolcro e difendere i fratelli orientali oppressi dall'Islam. Era l'inizio di quella straordinaria epopea della civiltà europea destinata ad essere conosciuta come Crociate, una storia che conobbe un primo momento di inatteso successo quando il 15 luglio 1099 un esercito di volonterosi giunti dalla Francia, dalla Germania, dalle Fiandre, dalle Isole Britanniche, dalla Lombardia e da Genova liberava Gerusalemme in un tragico bagno di sangue. In seguito, la presenza dei Regni "Franchi", ovvero cristiani ed europei, conobbe alterne vicende: il regno di Gerusalemme, la contea di Tripoli, il principato di Antiochia e la contea di Edessa dovettero affrontare con forze militarmente inferiori il tentativo musulmano di riconquista, che vide protagonisti gli egiziani da sud e i turchi da nord. Alcune regioni e importanti roccaforti come Tiro, in Libano, rimasero o tornarono in mano araba. Il controllo dei territori al di fuori della città di Gerusalemme non venne mai stabilito completamente, e bande di saraceni aggredivano i pellegrini che sbarcavano nel porto di Giaffa. Secondo i cronisti dell'epoca, ogni cristiano viveva in continua allerta. La maggior parte dei grandi nobili crociati, una volta adempiuto al proprio voto, era ritornato in Europa, e le forze rimaste in Terrasanta erano inadeguate. Numerose le stragi che si verificarono in quei primi anni dei regni cristiani: nel 1119 una carovana di circa 700 pellegrini venne attaccata dai saraceni tra Gerusalemme ed il Giordano. 300 pellegrini vennero uccisi e 60 catturati.

 

Nel gennaio 1120 si tenne un'assemblea a Nablus, cui parteciparono clero e nobili, e nella quale maturò la necessità di proteggere i pellegrini. A questa riunione prese parte anche un nobile cavaliere francese di nome Ugo de Payens. Due anni prima, proprio nella città santa di Gerusalemme, aveva fondato insieme ad altri otto compagni, tutti cavalieri francesi dotati delle armi tipiche della loro condizione sociale, spada lancia e scudo, un nuovo ordine religioso-militare, detto dei "Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio", prefiggendosi di proteggere la Terrasanta dai saraceni. Analogamente agli ordini religiosi, i cavalieri pronunciavano i voti solenni di povertà, obbedienza e castità, ed erano pertanto dei monaci. La loro regola, che fu elaborata in seguito dal grande san Bernardo di Chiaravalle, patriarca dell'Ordine Cistercense e Padre della Chiesa, prevedeva che vivessero in comunità. Il Re di Gerusalemme Baldovino II, il primo al quale l'Ordine si presentò dopo aver pronunciato i voti davanti al Patriarca, concesse loro di risiedere presso quanto restava dell'antico Tempio di Salomone, accanto alla moschea di al-Aqsa, e da questa loro prima sede i Poveri Cavalieri di Cristo trassero il nome che li rese famosi: Cavalieri del Tempio, ovvero Templari.

 

 

La fondazione dei Templari seguiva di alcuni anni quella del primo ordine cavalleresco nato in Terrasanta, quello dei Cavalieri Ospitalieri, che più tardi, finita l'avventura crociata in Palestina, sarebbe diventato l'Ordine dei Cavalieri di Malta. Ma mentre gli Ospitalieri avevano come compito principale l'assistenza sanitaria ai pellegrini, i Templari privilegiarono la difesa in armi dei deboli e degli indifesi. Secondo lo storico Guglielmo di Tiro, alla nuova cavalleria venne affidato il compito di «difendere i percorsi e le strade dalle imboscate di ladri e assalitori, per una maggiore sicurezza dei pellegrini». L'Ordine era retto da un Gran Maestro, il primo dei quali fu Ugo de Payens, originario di Troyes, nella regione francese della Champagne. Una località che diede i natali anche allo scrittore Chretien, l'autore del Perceval, colui che inventò il mito letterario del Sacro Graal. Probabilmente non si trattò di una semplice coincidenza: nonostante romanzi come "Il Codice da Vinci" abbiano fatto di questo leggendario oggetto, che in Chretien come in altri autori medievali è il Calice dell'Ultima Cena di Cristo e non una sua sedicente progenie clandestina, il tema del Graal nasce e si sviluppa nell'ambito religioso cistercense e in quello del mondo della cavalleria cristiana, dove un profondo senso della storia ha guidato l'elaborazione del mito. Qui, tutto trova il suo giusto posto: la nascita di un popolo, la sua maturità sotto l'egida del re che si è scelto e questa sorta di pietra angolare nascosta nel cuore del regno, che acquisterà il suo significato solo con la rivelazione divina. Il Santo Graal, la coppa stessa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, esalta il valore della cavalleria cristiana, il cui campione è Re Artù e con lui i Cavalieri della Tavola Rotonda. Certamente quando Chretien descriveva nel romanzo del Perceval questi grandi eroi doveva aver avuto nel cuore i racconti che riguardavano il suo conterraneo Ugo e i  cavalieri da lui guidati a difendere la Fede in Terrasanta.

Nel 1136, alla morte del nobile francese, l'ordine da lui fondato si era già affermato: la Regola era stata confermata dal Papa, grazie all'interessamento di Bernardo di Chiaravalle, molti finanziamenti erano stati ottenuti e numerosi erano i volontari che entravano a far parte dell'Ordine, provenienti

dall'aristocrazia guerriera di tutta Europa, dalla Catalogna alla Scozia. Molti nobili donarono terre ed edifici, dove sorsero le diverse case dell'Ordine. I Templari furono impiegati anche in Europa con compiti di milizia cristiana, difendendo i pellegrini sulle principali vie, come ad esempio quella

del Cammino di Santiago. In queste comunità, dette Magioni, venivano accolti i nuovi membri, inquadrati in ruoli militari come cavalieri, sergenti, cappellani. Il cavaliere indossava una veste di colore bianco, sulla quale spiccava la croce rossa simbolo dell'Ordine. Nonostante emettessero voti solenni di povertà, castità e obbedienza, era possibile far parte dell'ordine ad terminum, ossia per un dato periodo di tempo e poi ritornare alla vita secolare. Il Gran Maestro era a capo dell'intero Ordine. Eletto da un Capitolo, era il comandante dell'esercito e veniva equiparato ai più alti prelati e principi.

L'Ordine era suddiviso tra Oriente ed Occidente. La parte occidentale aveva il compito di reperire i fondi ed il personale necessario all'azione che si svolgeva in Oriente. L'area di principale sviluppo fu compresa tra la Francia, da dove provenivano i fondatori dell'Ordine, l'Inghilterra e la penisola iberica, dove i templari si trovarono impegnati nella crociata contro i musulmani occupanti.

 

Per due secoli i Templari rappresentarono il fiore della Cavalleria cristiana: si distinsero in tutte le campagne, in ogni guerra, in ciascuna crociata. Furono odiati dal Saladino, che infierì crudelmente contro di loro dopo la tragica battaglia dei Corni di Hattin, in Galilea, una delle più drammatiche sconfitte degli eserciti cristiani.

Furono presenti alla eroica difesa di San Giovanni d'Acri, che segnò il definitivo abbandono della

Terrasanta. Furono guerrieri indomabili, ma anche intelligenti politici e diplomatici, invisi a personaggi come l'Imperatore Federico II. Furono sempre campioni della causa guelfa, fedeli al Papa contro l'Impero, ma divennero col tempo anche amministratori di beni, di grandi proprietà,

e banchieri. Il crescente potere procurò loro parecchie inimicizie, fra le quali spicca su tutte quella del Re di Francia. Si sarebbe trattato, secondo gli storici più accreditati come Regine Pernoud, di un contrasto di tipo economico, più che ideologico. Tanto fu che il sovrano, Filippo il Bello, mise l'Ordine fuori legge, e il 13 ottobre 1307 tutti i Templari di Francia vennero arrestati, compreso il Gran Maestro. I Cavalieri vennero a lungo torturati per costringerli a confessare ogni tipo di colpa.

Molti vennero costretti a lasciare l'Ordine, o vennero uccisi.

L'ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay, arse sul rogo. Filippo il Bello pretese da papa Clemente V - successore di Bonifacio VIII - la soppressione dell'Ordine del Tempio. Il pontefice fu costretto ad accettare, anche se il testo della bolla di soppressione, del 1312, non condannò l'Ordine, e trasferì le sue proprietà agli Ospitalieri. In ogni paese dove erano stati presenti, i Templari scomparvero, i loro beni vennero confiscati, i cavalieri dispersi. Il loro ricordo tuttavia sopravvisse loro, così come la loro leggenda: quella di straordinari monaci guerrieri vestiti di bianco, irriducibili difensori della Fede.

Paolo Gulisano

Il Timone- Marzo 2005

 

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