RELIQUIE DI SANTA TERESINA
TESTIMONIANZE

 

 

 

SANTA TERESA, UNA CARMELITANA
 NEL CUORE DELLA CHIESA VERONESE
P. Angelo Ragazzi
Parroco di Santa Teresa - Tombetta - Verona
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

 Davvero non ce lo aspettavamo!

Eppure nella settimana di presenza delle reliquie di Santa Teresa nel nostro santuario siamo stati nel cuore della diocesi. Si può infatti leggere questo avvenimento con la prospettiva della chiesa diocesana che si è mossa per andare a trovare la piccola Teresa. Come Teresa ci ha detto: “nel cuore della chiesa, mia madre, io sarò l’amore” - in modo che nel cuore tutte le altre membra vi sono contenute - così tutti i figli della Chiesa di Verona si sono raccolti a pregare davanti all’urna.

Il nostro vescovo, Padre Flavio Roberto, successore degli apostoli, nella Santa Messa all’arrivo delle reliquie, i gruppi missionari, gli anziani e le vedove, i malati; poi i seminaristi e tanti sacerdoti, le vergini consacrate, i bambini e gli studenti, i movimenti ecclesiali e le Parrocchie, Frati e laici carmelitani, gli sportivi, e poi… tanti cristiani che si fermano, pregano e con uno slancio del cuore mettono nelle mani del Buon Dio attraverso Teresa tutte le loro preoccupazioni e attese, e si portano a casa un po’ del calore che i santi sanno comunicare. Teresa ci insegna a desiderare tutto ciò che fa piacere a Dio, e di viverlo ad ogni istante della vita, anche il più piccolo ed insignificante. Dire a Dio “tutto è grazia” e offrirgli tutto noi stessi, il nostro nulla.

Ma che cosa abbiamo fatto per Teresa? Nulla, perché tutte le nostre fatiche non valgono nulla rispetto alle persone che abbiamo visto stare con il Signore attraverso questa “bambina di Dio” che ha saputo indicare alla Chiesa come fare a vivere l’infanzia di Gesù per vivere da figli di Dio, come a Lui piace. E come Gesù metteva al centro i bambini per fare capire chi era lui, così abbiamo avuto il dono di avere al centro della nostra Basilica i segni terreni della piccola Santa di Lisieux, per imparare anche noi a desiderare che tutta l’infinita misericordia di Dio si abbassi verso i suoi piccoli.

Davvero non ce lo aspettavamo… “Tutto è grazia”.

 

GRAZIE!... E ARRIVEDERCI NEL 2005
P. Pio Dolfato
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

    Santa Teresa, come Persona, Santa e Dottore, l'avevo incontrata, conosciuta e venerata da tanto tempo: prima nello stile e nella spiritualità della vita carmelitana, poi nello studio dei suoi scritti, in seguito, durante i pellegrinaggi a Lisieux e a tutti i luoghi dove lei era vissuta, nei dialoghi con le Carmelitane del suo Monastero e nel mondo affettivo che mi sono costruito con lei.
      I ricordi di questa storia sono moltissimi. Mi piace rivivere un momento di commozione al cimitero di Lisieux, davanti alla sua ultima tomba - ora un monumento - nell'imbrunire. Lì attorno non c'era nessuno e così mi sono abbandonato alle mie emozioni, anche alle lacrime, nel ripercorrere le tappe della sua vita, ma soprattutto a percepire che Dio, quando ci si abbandona a Lui, quando si mette nelle sue mani anche la nostra povertà perché faccia Lui, Dio sa fare grandi cose. Passata l'emozione ho scattato delle foto e ho trovato una inquadratura: in primo piano la sua tomba e sullo sfondo la grande basilica; cioè: quello che sappiamo costruire noi, la morte, e quello che costruisce Dio se di Lui ci fidiamo e ci abbandoniamo: la glorificazione.
      Tutto questo ho rivissuto quando le sue reliquie sono entrate nella nostra Basilica la sera del 18 dicembre 2000. Ma ho aggiunto tanti altri momenti di storia perché la mia vita è continuata. E mi sono permesso di rivivere un altro momento particolare con lei. Al termine di una celebrazione eucaristica, dopo una presentazione -non so se ricca, sapienziale o povera, comunque di vita reale - della sua dottrina, prendendomi il permesso con le persone della vigilanza, ho oltrepassato i cordoni di recinzione dell'urna e l'ho abbracciata e baciata. Ho fatto quello che tutti, o quasi, avrebbero voluto.
      Di quanto mi hai insegnato e per tutte le persone di cui sei amica e patrona, grazie Teresa.

      Mi hanno chiesto, persone semplici ma anche i mass-media, di spiegare questa grande partecipazione alla venerazione delle sue reliquie. Ho dato delle indicazioni di cui sono pienamente convinto, anche se so di non aver detto tutto quello che bisognerebbe dire.
       Per tutti, lo sappiamo spiegare o no, Teresa rappresenta un luogo dove Dio ha operato un suo miracolo: Teresa rappresenta la povertà e il nulla che si offrono a Dio; e là Dio ha potuto operare cose grandi. In Teresa noi vediamo rappresentato il nostro poco, ma la sua storia ci dà garanzia che, se offerto a Dio, in Dio questo potrà diventare un miracolo di gloria.
       La vita ci sembra spesso tanto difficile e soprattutto tanto povera perché non sappiamo creare niente che abbia valore, anche perché guardiamo il giudizio di Dio con gli occhi e la mentalità del mondo. Teresa ci insegna a guardare il mondo con la mentalità di Dio. Allora le nostre piccole cose insignificanti per Lui diventano spazi in cui Lui costruisce i suoi miracoli.
      Usiamo spesso l'immagine "salire in Cielo", e ci immaginiamo una scala con tanti gradini. I gradini possono essere anche degli ostacoli ma possono anche essere mezzi per salire. In proposito, Teresa ci ha insegnato un metodo geniale: fare degli ostacoli - i gradini - tante occasioni per salire. I gradini sono sempre e per tutti un ostacolo; ma perché lì non troviamo occasione per invocare l'aiuto di Dio?

   Il miracolo di Teresa, qui nella nostra Basilica, ma anche in tutto il suo pellegrinaggio nel mondo, sono certo ha anche un'altra spiegazione che ha a fondamento tutta la nostra realtà, cioè la povertà.
   Ci sentiamo come delle foglie nel clima di autunno: grigiore, pioggerelline e qualche refolo di vento. Sì, siamo in alto, su un ramo; possiamo piacere anche ai poeti; ma meno a noi stessi perché sentiamo e soffriamo il nostro stato di precarietà: forse non succederà oggi, ma domani il nostro avvenire sarà laggiù nell'umida terra. Sarebbe consolante sapere che lassù qualcuno ci dà una mano!
   La Comunione dei Santi, cioè la nostra unione con i Santi del Paradiso, non l'ha inventata Teresa; ne Teresa ha scoperto che quelli che vivono beati nella visione di Dio ci aiutano. Questo lo sappiamo; ma nessun Santo ha rimarcato con tanto vigore non solo che da lassù ci aiuterà, ma che non le piacerebbe andare in Cielo se non potesse continuare, e con maggiori possibilità, a compiere il suo bene sulla terra. "Farò cadere dal cielo una pioggia di rose".
   E' difficile conciliare - e lo dico per rispetto a chi non la pensa come me - la purezza della fede che ci ha portato a bruciare tutti gli ex-voto in riconoscenza e a ricordo di grazie ricevute, con questo bisogno che sentiamo di sentirci protetti.
   Teresa, perché ne ha fatto un programma di vita eterna e perché le grazie attribuite alla sua intercessione fanno storia e mentalità, dà a tutti questa sicurezza: tu muoviti verso Dio e io ti proteggerò.

   Penso che se il Santuario, in occasione della presenza delle reliquie di Santa Teresa, ha avuto tanta affluenza sia dovuto anche alla sua storia.
   E qui dovrei ricordare due realtà: le persone che ci hanno preceduto e che cosa cercano le persone oggi.
   Le persone che ci hanno preceduto hanno creduto a una spiritualità, quella di Teresa. Mi permetto alcuni nomi: Padre Angelo Meneghini, prima di tutto conoscitore e grande devoto di Teresa. Ha potuto incontrarsi, e a più riprese, con la sorella di Teresa, Madre Agnese di Gesù - la sorella Paolina - e con Suor Genoveffa del Volto Santo - la sorella Celina. Il Padre ha capito che quella di Teresa era la spiritualità del nostro tempo, e non si è sbagliato.
   E qui dovrei elencare un copioso numero di Padri Carmelitani che hanno creduto in Santa Teresa. Mi permetto ricordare gli ultimi due: Padre Aurelio Bordignon e Padre Paolino Pascottin. Lo faccio perché con loro non ho solo una esperienza vissuta e sofferta; ma anche un impegno.
   Ma oggi il Santuario è ancora meta quotidiana di tante persone perché tutti sanno che qui, ad ogni ora - e va tutta la nostra riconoscenza ai Confratelli della Comunità - tutti sanno di poter incontrare un sacerdote. E' così difficile trovarli; anche perché i tempi dello spirito difficilmente corrispondono con i tempi programmati del lavoro.
   I Santuari hanno questa possibilità di grazia e questo impegno.

La storia continua.
   Le reliquie di Teresa sono partite, lasciandoci un po' diversi. Il Santuario programma, con la Parrocchia, la sua attività. Santa Teresa, nella sua magnifica urna, sembra gustare la pace serafica del Cielo e insieme, con le sue rose, ricordarsi di noi qui in terra. I Frati della Comunità attendono al sacramento della Riconciliazione e al colloquio con le persone.   E così arriverà il 2005. E qui ci fermiamo.
   Perché il 2005 è una data storica: fondazione della nostra Chiesa e sarebbe non solo bello ma logico, naturale avere - almeno per qualche giorno - le reliquie di Teresa.
   Lo scrivo perché qualcuno che può lo tenga presente fin d'ora. Ma lo vorrei ricordare soprattutto a Santa Teresa: lei che è abituata a fare grazie non si dimentichi che questa - della sua presenza a Tombetta - sarebbe una grande grazia. Lo è stato così in questi giorni; sono certo che lo sarà anche un domani.
   Arrivederci Teresa al 2005!

 

TERESINA SULLE SPALLE
Gli studenti carmelitani di teologia di Brescia
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

    Lunedì 18 dicembre, ore 18.30 circa. Arriva nella basilica di Tombetta l'urna contenente le reliquie della santa che Papa Pio X aveva chiamato la più grande dei tempi moderni. Arriva in mezzo ai canti festosi dei bambini, che con la loro semplicità mostrano la via privilegiata che Teresina ha indicato per incontrare il Signore. Arriva e viene caricata sulle spalle da noi studenti carmelitani, per l'occasione vestiti solennemente con la cappa bianca, con l'abito completo. Avviene così uno scambio singolare: tanti di noi, grati alla santa di Lisieux per essere stata decisiva nella risposta alla chiamata del Signore, dopo essere stati portati nel cammino, portano ora sulle spalle il peso delle reliquie a cui devono tanto.
    I bambini fanno scendere la pioggia di rose che vengono gettate per rievocare un'immagine cara a Teresina, lei che si paragonava a una rosa sfogliata: i petali sono i sacrifici e le piccole morti di ogni giorno con cui desiderava amare e consegnarsi sempre più completamente al suo Signore. I suoi atti di amore scendono sui fedeli come una pioggia, a beneficio soprattutto di chi è più lontano da Dio, di coloro che maggiormente hanno bisogno della sua misericordia.
    L'urna, accompagnata dai presbiteri giunti dai vari conventi, tra i quali il P. Provinciale, avanza tra la folla commossa, che da tanto desidera vederla. E' il momento dell'incontro tra le sofferenze, le angosce, i dubbi della gente e l'amore della santa che ha promesso di passare il suo Cielo a compiere il bene sulla terra. Ma è soprattutto la percezione di essere di fronte alla bellezza di una santità così grande e, insieme, così prossima a noi. C'è atmosfera di familiarità e di vicinanza a Teresa, lei che ci insegna la via del lasciarsi amare da Dio, completamente abbandonati nelle sue mani.
    L'urna viene deposta davanti all'altare e attende l'arrivo del vescovo di Verona. P. Flavio così si fa chiamare, da religioso cappuccino parla ampliamente della vita e della dottrina della santa carmelitana: l'abbandono, la piccola via, l'ardore apostolico, la notte della fede. Ma è soprattutto su quest'ultimo aspetto che il vescovo si sofferma maggiormente: se Teresina ha vissuto la strada di chi arriva a Dio rimanendo povero e semplice, la sua esperienza è stata ben lontana dall'esse- re ricca di consolazioni. Anzi, soprattutto a livello spirituale, avviene in lei una vera e propria battaglia: di fronte a un muro impenetrabile che impedisce di vedere il Cielo, il cuore viene messo a dura prova e allora non resta che l'abbandono totale e il camminare fiduciosi nel buio. Ecco che l'amore per il Signore viene purificato, diventando così sempre più vero e sempre più totalizzante.
   L'Eucarestia continua con una partecipazione intensa, sostenuta dal canto della Corale della Parrocchia. Prima della benedizione finale ritornano in scena i bambini con i canti tradizionali alla santa carmelitana e la pioggia di rose gettate sulle reliquie. La celebrazione si conclude e l'urna rimane nella basilica, per ricevere le preghiere numerose dei fedeli che per cinque intensi giorni continueranno ad affluire a Tombetta.
   Ciò che colpisce e riempie di stupore è l'effetto grandioso che l'arrivo di Teresina suscita dovunque, muovendo vere e proprie folle di persone non solo fisicamente, ma anche nei cuori, spingendole alla conversione e alla fede. Questo risulta ancora più incredibile se si considera che all'origine c'è una monaca di clausura che ha vissuto buona parte della sua vita in un monastero, con una mini- ma possibilità di contatto con il mondo esterno. Come non pensare alla forza di un amore che è tanto più vero e ricco di frutti per il mondo, quanto più è amore alla Persona di Cristo Gesù? A questo ci chiama il Signore, con la stessa audacia di Teresina, che non ha avuto alcun timore a coltivare desideri grandi, come quello della santità.

 

TERESA DONNA DI FEDE
Lunedì 18 dicembre 2000, ore 18.45
Per l'accoglienza delle reliquie di Santa Teresa
solenne concelebrazione presieduta dal Vescovo di Verona
Padre Flavio Roberto Carraro
con i carmelitani di Tombetta, degli Scalzi di Verona, di Brescia e di Venezia
trasmessa in diretta da Telepace.
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

   La vostra presenza dice con quanta attesa si aspettava questo momento. Attesa spirituale, psicologica più che cronologica. Attesa in cui il Signore avrebbe potuto comunicarci qualcosa della sua grazia divina.
   Santa Teresa ha voluto essere il "cuore della Chiesa" ed essendo ora accanto al Padre Celeste, in compagnia della Santissima Trinità, lei che diceva che avrebbe "fatto piovere le grazie come rose" ha animato e sostenuto questo momento.

   Il primo pensiero che viene spontaneo in questo momento storico e che noi viviamo come Città di Verona e come Diocesi di Verona, noi graziati dal Signore dobbiamo riflettere non soltanto sulle parole di consolazione che ha detto Teresa, ma come lei è vissuta. La Chiesa ce l'ha proposta come Santa e l'ha proclamata Dottore di spiritualità della Dottrina della Chiesa, perché possiamo imitarne la vita e conoscerne la dottrina.

   Accostiamoci alla dottrina della Chiesa con lo spirito di Teresa, lei che ne è diventata Maestra.
   Imitarla è conoscerla. E il primo punto sul quale ci dobbiamo incontrare è l'ambito della fede. E' stata una donna di una fede straordinaria, in presenza e in compimento della presenza umana della storia di Gesù Cristo.
   Teresa di Gesù Bambino è proprio Teresa che crede in Gesù. Noi dobbiamo ripensare alla nostra fede, perché è tanta la vaghezza religiosa ai nostri giorni che possiamo pensare alla fede in termini generici, come la gente di strada. Ma il nostro cuore deve sentire, bruciare della presenza reale di Cristo nella storia di ogni giorno attraverso la sua Parola e il sacramento dell'Eucarestia. Sentiamo noi il cuore bruciare per questo divino Figlio di Dio fatto uomo?
   Noi ci presentiamo a Lui quando sarà nel presepio, come quando riceveremo la Santa Eucarestia, come quando preghiamo, leggiamo la Bibbia. Non possiamo pensare a Teresa, qui presente nelle sue spoglie, senza pensare alla presenza in lei di Gesù Cristo! Quel Signore che si è fatto sentire a lei in una maniera straordinaria, in particolare sotto le spoglie di Gesù Bambino.

   Probabilmente per la nostra mente passerà un pensiero falso, un pensiero traditore, ma il Signore in questo mi ha illuminato: lei era una Santa, lei sentiva il Signore, era nata e vissuta così.
   Ma dalla storia della sua vita sappiamo che Teresa ha avuto tentazioni e periodi di oscurità della fede. Avendo questa impressione tormentosa era tentata di non credere, e che cosa avrà sofferto?
   E' lei a confessare che proprio in quel periodo si è maggiormente radicata nella fede, che non quando il Signore si era manifestato delizioso con lei. Anche noi possiamo avere le nostre tentazioni nella fede. Lei come Santa e come Dottore della Chiesa ci insegna come superarle: Signore io credo, credo al di là di ogni pensiero che mi passa per la mente, al di là di ogni esame della situazione del mondo che io possa fare. Credo Signore nella tua presenza, nel tuo amore.

   (. ..) Per noi che tante volte facciamo dei problemi sulla nostra vita spirituale, circa il rapporto con il Signore, è utile, vorrei dire necessario, rapportarci a questa spiritualità: sentirci bambini di fronte al Signore, di fronte al Padre celeste, come dice il Vangelo di Matteo. Gesù interrogato su chi fosse il più grande nel Regno dei cieli, prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel Regno dei cieli. Forse una parola del Signore che non era stata abbastanza considerata nella Chiesa, ci viene proposta dalla Divina Provvidenza attraverso la dottrina di questa Santa. Riflettere su questo: sentirsi bambini davanti al Signore; questa infanzia che noi dobbiamo riscoprire o permettere al Signore che Egli ricostruisca dentro di noi. Perché infanzia dice prontezza, generosità, spontaneità, fede, fiducia, abbandono. Il fanciullino o la fanciullina si fidano del papà e della mamma, credono alle loro risposte, si abbandonano a loro, li chiamano in soccorso. Ma proprio con legame esistenziale. Ora questo ci propone la Santa: immergerci in questo modo di vivere senza vergognarci. Di fronte al Padre celeste tali siamo.

 

L'UMILE TROVA IL CORAGGIO NELLA SUA INCAPACITA'
Martedì 19 dicembre 2000, ore 18.45
solenne concelebrazione per le Religiose
presieduta da Monsignor Amari,  Vescovo Emerito di Verona
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

   Rivolgo il mio fraterno e riconoscente saluto ai Padri Carmelitani che hanno la cura pastorale di questo Santuario. Di cuore saluto le Sorelle di vita consacrata e tutte le altre persone devote di Santa Teresa di Gesù Bambino.

   Questa nostra celebrazione ha anzitutto un richiamo e un ricordo.
   Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini di tre anni fa quando il Papa in Piazza San Pietro proclamava Teresa Dottore della Chiesa. Era il 19 ottobre 1997, anno centenario della suo ingresso nella Patria celeste. L'urna con le reliquie della Santa era disposta davanti all'altare papale. Partecipava una immensa folla, in una splendida giornata di ottobre. Quella solenne celebrazione ha oggi una sua risonanza qui, in questo santuario teresiano.

   (...) Il Papa la proclama Dottore della Chiesa perché coglie nei suoi scritti, con una profondità unica, la dimensione dell'Amore misericordioso di Dio. Per cui la Santa è divenuta una icona vivente del Dio misericordioso. Teresa è una donna, dice il Papa, che nell'accostarsi al Vangelo ha saputo cogliere ricchezze nascoste con quella concretezza e profonda risonanza vitale e sapienziale che sono proprie del genio femminile.

   (...) Ed è propria in questa linea che vorrei cogliere in Santa Teresa alcuni aspetti particolari che caratterizzano il suo culto: il Dio vicino con la tenerezza di un padre, anzi di una madre. ..Teresa si affida a Dio. Non si tratta qui di umiltà, come virtù morale, ma con il dono dello Spirito Santo comprende che 1 'umile trova il coraggio nella sua incapacità. Più si sente debole e più diventa intraprendente, perché tutta la sua fiducia è riposta in Dio che si compiace di manifestare la sua potenza nella nostra debolezza. Perciò l'accettazione della propria piccolezza diventa il trampolino di lancio per gettarsi nell'Amore. La perfezione, dirà, mi sembra facile perché basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino tra le braccia del buon Dio. E in questo contesto di tale abbandono e di affidamento di se al Signore che Teresa delinea la "sua" piccola via, che chiama "bella, dritta, molto corta".

    (...)Ma c'è un'altra intuizione di Santa Teresa, intuizione un po' dimenticata e tanta necessaria oggi: l'intuizione dell'Eternità. Il problema dell'Eternità non interessa molto oggi. Il problema dell'uomo d'oggi ha fatto del tempo una specie di idolo, così che spesso i cristiani come ripiegati su se stessi per costruire un mondo migliore quaggiù e perdono il riferimento all'eternità. Questo riferimento all'Eternità appare ben di raro nella nostra pastorale e nella letteratura della Chiesa contemporanea. La Chiesa d'oggi è ricca di carità, ma povera di profezia, cioè scarso è il riferimento alla realtà ultima, l'Eternità.
   Teresa di Lisieux ci è di aiuto a recuperare 1 'Eternità nella nostra vita consacrata. Quando entra al Carmelo l'intuizione, l'attenzione, il gusto dell'eternità pervadono la sua anima. Scrive: la vita non è che un sogno, presto ci sveglieremo con un grido di gioia. La vita passa, l'Eternità avanza a grandi passi. Presto vivremo della vita stessa di Gesù. E ancora: ciò che mi attira verso la Patria del cielo è la chiamata del Signore, di amarlo finalmente come ho tanto desiderato.
   Il pensiero di Teresa mira sempre al di là del tempo. Già ora ama Gesù, ma non ancora nella pienezza dell'Eternità. Quando si percorre la sua vita si ha l'impressione di una creatura che non ha tempo da perdere, è sempre in corsa verso lo Sposo. Questa tensione all'Eternità è la speranza teologale di cui Teresa ci fa dono. L'assenza della speranza, scriveva Cardinal Martini, è forse la malattia mortale delle coscienze della nostra epoca. (...).

 

RITORNARE ALLA PAROLA DI DIO
Venerdì 22 dicembre 2000, ore 18.45
solenne concelebrazione per la Parrocchia con i Padri Carmelitani della Basilica
presieduta da Monsignor Veggio,  Vescovo Ausiliario di Verona
e con la partecipazione del "Coro S. Teresa"
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

     Un saluto fraterno ai Padri Carmelitani e un grazie particolare per tutto il bene che compiono per la nostra Diocesi. Un grazie ai ministranti e un grazie ai Cantori. E un grazie a voi tutti che siete voluti intervenire a questa celebrazione. Vedete come i Santi attirano folle a lodare il Signore. E' il desiderio profondo di ogni Santo; ma Santa Teresa di G.B. fin che non ha popolato il Cielo di tutti gli eletti per lodare il Signore non è contenta. Questo anche ora che è in Cielo. L'ha detto e, credo, lo stia facendo. Quando dice che farà "piovere rose", possiamo pensare che non siano le rose del giardino, ma siano le rose che piacciono al Signore. Se ogni volta che noi ci confessiamo possiamo far scendere queste rose da S. Teresa, confessiamoci bene e allora S. Teresa farà piovere le sue rose.
    Che cosa possiamo imparare da S. Teresa che è Dottore della Chiesa?
    Già ancora nel 1932 era stata posta al Papa la petizione perché potesse essere dichiarata Dottore. Giovanni Paolo 110 l'ha fatto e se noi vogliamo veramente essere devoti di S. Teresa dobbiamo imparare come lei si è fatta santa.
    Ecco "la piccola via", piccola perché è fatta di cose semplici, di cose che davanti agli occhi degli uomini sono cose semplici, ma davanti a Dio hanno un valore immenso.
    Anzitutto vorrei far rilevare che Teresa non ha avuto una storia della sua famiglia sempre gioiosa, contenta. Ha avuto tante disgrazie, e anche nelle disgrazie Teresa non si è mai lamentata, è sempre stata uniformata alla volontà di Dio: la mamma è morta per un tumore; il papà è stato ricoverato in un ospedale per malati di mente - almeno per tre anni - e queste non sono gioie per una figlia. Teresa non ha mai mosso un lamento al Signore. Ha accettato tutto quello che il Signore disponeva per la sua famiglia. Ma anche per lei, perché sappiamo che le emottisi 1 'hanno più volte colpita. Ma quello che più interessa è che ci insegna a non lamentarci di quello che il Signore dispone per noi, per le nostre famiglie; ma accettare con quella volontà di unione che è la volontà di Dio.
    Ma qual è la dottrina per cui il Papa l'ha dichiarata Dottore della Chiesa?
   Anzitutto amore per il Cristo incarnato. Ha saputo con sapienza che la nostra santità dipende tutta dalla umanità di Gesù Cristo: il Padre riversa sul Verbo tutta la sua divinità; il Verbo ha voluto essere anche uomo e quindi il Verbo riversa sull'uomo tutta la sua divinità, tutta l'abbondanza delle sue grazie. Ha capito quanto il Signore diceva nel Vangelo: sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Quale vita? Quella di Dio, quella soprannaturale, quella che Dio ci ha comunicato nel battesimo, ma che forse noi poi abbiamo trascurato. E per questo si è aggrappata a Gesù Bambino, con un grande amore al Verbo incarnato. Teresa ci insegna, al di là del Natale, che dobbiamo sempre di più avvicinarci al Verbo incarnato, cioè alla manifestazione dell'amore di Dio in concreto. Come Dottore della Chiesa ci insegna a ritornare alla Parola di Dio. C'è un rito no oggi alla Parola di Dio. Se vogliamo essere devoti di Santa Teresa dobbiamo nelle nostre famiglie tornare alla Parola di Dio. Poco, ma ogni giorno qualcosa del Vangelo. Teresa dal Cielo continua a proteggere.
   Poi c'è la riscoperta della Misericordia di Dio. Ma ci crediamo noi alla misericordia di Dio? Allora ricorriamo al Sacramento della misericordia, al sacramento della riconciliazione, spesso e non una volta tanto, perché dalla misericordia del Signore siamo stati creati, dalla misericordia del Signore veniamo conservati, dalla misericordia del Signore possiamo essere salvati.

 

IL PERCHE' DI UN GRANDE FASCINO
P. Roberto Bozzolan
Priore della Comunità dei Padri Carmelitani
di Tombetta - Verona
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

  Dal 18 al 23 dicembre, per la prima volta nel nostro Santuario dedicato alla Santa di Lisieux, è stata esposta alla venerazione dei fedeli 1 'urna delle Reliquie di S. Teresa del Bambino Gesù. E' stato un evento unico e straordinario, che ha visto la chiesa continuamente affollata, notte e giorno, da fedeli e da devoti provenienti non solo dal veronese, ma anche dalle città vicine, attratti dal fascino semplice e umile, ma penetrante, di questa suora di clausura che, praticamente ignota al mondo durante la sua breve vita, proprio a partire dalla morte lo ha riempito di se, secondo quanto lei stessa aveva previsto: in cielo Teresa non se ne sarebbe stata inoperosa, ma da lì avrebbe cominciato a far cadere una pioggia di grazie sul mondo, sospinta dall'unico desiderio di far amare Gesù come lei stessa l'ha amato.

   Meraviglia sempre la forte popolarità di S. Teresa del Bambino Gesù, evidentissima in tutti i luoghi nei quali le sue Reliquie sono passate. Ma credo che essa sia radicata proprio nel cuore del suo messaggio, che è semplicissimo: la prima cosa da fare per diventare santi, cioè per non buttar via la vita, è di riconoscerci e di rimanere figli, come Gesù Cristo, amati da un Padre tanto misericordioso che è lui il primo a chinarsi sulla nostra piccolezza per custodirci, e abbandonarci al suo amore nella concretezza della vita di ogni giorno. S. Teresa con massima chiarezza e semplicità tirerà le conseguenze: bisogna cercare sempre di far piacere al Signore, bisogna fare tutto per amore, bisogna far amare il Signore. In una parola, il messaggio di Teresa, che tocca sempre il cuore delle persone, è quello della vita cristiana compresa e vissuta come amore nelle condizioni normali e quotidiane dell'esistenza.

   La nostra Comunità Religiosa si è trovata impegnata a tempo pieno, anche con l'aiuto di religiosi di altre comunità, per l'accoglienza dei fedeli, per le varie celebrazioni liturgiche e soprattutto per il ministero della riconciliazione. Le confessioni sono state numerosissime, limitate solo dall'impossibilità pratica di soddisfare a tutte le esigenze. lo credo che sia questo un giusto punto di osservazione per capire la grazia che è passata con la presenza dell'urna delle Reliquie. Possiamo dire che i Santi sono i più grandi amici degli uomini perché sono i più grandi amici di Dio. Ultimamente risiede qui la ragione del loro fascino. Essi, infatti, hanno capito e mostrato con la propria esistenza come la vita acquisti il suo vero senso solo quando è vissuta con Dio e per Dio, l'unico che ama l'uomo e vuole il bene vero dell'uomo. Si possono cercare i Santi per tanti motivi immediatamente imperfetti e apparentemente interessati (per la salute, per ottenere questa o quella grazia, ecc.), ma essi sanno, come Cristo, che cosa c'è nel cuore dell'uomo e che cosa il cuore dell'uomo, oltre l'immediata ambiguità, cerca. E l'incontro con loro avvicina sempre a Dio. Il segno più evidente di questo "pellegrinaggio interiore" che porta i fedeli a Dio attraverso i Santi è appunto la confessione, il sacramento che esprime la conversione, cioè l'amicizia con Dio ritrovata come senso della propria vita.

 

PER LA VITA DI OGNUNO,
PER LA VITA D'OGNI GIORNO
f. Gabriele di Gesù Crocifisso, O.C.D.
Studente di teologia a Brescia
del Movimento Ecclesiale Carmelitano
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

   Così mi piace intitolare questo breve racconto di quello che è accaduto la sera di venerdì 22 Dicembre.

   Ci siamo mossi da Brescia più o meno in 170 (tre pullman e tre pulmini), ma anche da Adro partivano autobus con circa 100 persone, e per la via si sono aggiunti altri amici, dal Garda e dalle zone vicine. Così, in tutto, eravamo un bel po'.

   Durante il viaggio abbiamo meditato i misteri del Rosario, ma ogni decina era seguita dalla lettura dì un brano delle Opere di S. Teresa del Bambino Gesù, e al termine di tutto il Rosario si è letta la bellissima "Preghiera per ottenere l'umiltà" che Teresina scrive nel 1897 e in cui parla dell'atteggiamento da avere verso le consorelle: è molto bella, soprattutto perché ognuno la può recitare per la sua vita, magari sostituendo "le mie consorelle" con "mio marito", "mia moglie", "la mia famiglia", "i miei fratelli", "i miei amici", "i miei colleghi"... (e cominciate a capire il motivo del titolo).
   Ma dove andavano queste centinaia di persone nella notte fredda e nera, sfidando l'ideale supremo dei nostri giorni, la comodità dello starsene a casa a fare un beneamato niente, rimbambendosi davanti alla tele?
   Si andava tutti a venerare Colei che era venuta a farci visita: i resti mortali di S. Teresa di Lisieux, pochi giorni prima, erano stati posti davanti all'altare del santuario di Tombetta.
   Chi scrive ha avuto il privilegio, con altri sei confratelli, di caricare in spalla l'urna e di condurla, alla presenza del Vescovo di Verona, fino ai piedi dell'altare, appunto. Vi posso dire che è stata una cosa molto strana: entravamo nella chiesa colma di gente all'inverosimile, tra canti, incenso e petali di fiori che venivano gettati al nostro passaggio. E dentro di me, mentre sorridevo alla gente che applaudiva, mi sentivo come se si fosse alla cerimonia di canonizzazione della Santa, in San Pietro a Roma, in quel tripudio che le cronache ci hanno tramandato. E cercavo di pensare che sulle spalle portavo le reliquie della più grande santa dei tempi moderni; sì, proprio io portavo con le mie braccia il corpo di quella Teresa di cui tanto spesso ho letto, ho meditato, che sovente ho pregato, che invocano in tutto il mondo, e non solo i cristiani...
   Così siamo giunti, riempiendo il santuario già affollato.
   Dopo la S. Messa, celebrata per noi del Movimento Ecclesiale Carmelitano da P. Antonio Sicari, il coro della Comunità delle Laste di Trento ha tenuto un concerto: i testi dei brani erano proprio di Teresina, per cui si sono ripercorsi, in musica, la sua esperienza e il suo messaggio. Il coro, con numerosi solisti e l'ausilio di parecchi strumenti, ha così accompagnato il gesto di venerazione all'urna della Santa che tutti siamo andati a compiere.
   Poi tutti a casa, a tarda ora e nella notte fonda.
   Insomma, nulla di particolare, nulla di straordinario, tutto molto normale; ma non è di questo che abbiamo bisogno? Non abbiamo forse la necessità di incontrare una Salvezza che ci liberi nel quotidiano, nella banalità della vita ordinaria? Santa Teresa ci insegna questo: è proprio dell'Amore abbassarsi, per raggiungere tutti noi nelle piccole cose di ogni giorno, nei gesti che ripetiamo, nei volti che incontriamo. Non bisogna essere uomini speciali: la santità e l'Amore di Cristo sono per la vita di ognuno, per la vita d'ogni giorno.

 

CHE COSA HA RAPPRESENTATO 
LA VISITA DI SANTA TERESA
PER IL GRUPPO MISSIONARIO
Gilberto Girimondo
del Gruppo Missionario del Madagascar
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

    Quando il Parroco ha dato la notizia in Consiglio Pastorale, dell'arrivo a Tombetta dell'urna di S. Teresina, in noi del gruppo missionario è scattato il desiderio di farlE festa, di renderLE omaggio, di stare vicino l'urna, perché S. Teresa del B.G. è la nostra patrona.
    Abbiamo dato al Parroco la nostra disponibilità per il servizio di accoglienza.

    Nell'organigramma dei servizi, gli appartenenti al gruppo missionario erano stati assegnati a coprire solo l'intervallo di tempo dalle ore 12 alle 15 di ogni giorno (dato che la Basilica rimaneva ininterrottamente aperta); ma dato l'imprevedibile e l'enorme afflusso di gente, da subito l'organigramma è saltato e quelli del gruppo missionario erano presenti sempre, a tutte le ore, senza che nessuno avesse detto niente.

   Vedendo la devozione della gente, l'enorme quantità di persone che a tutte le ore si ritrovava a pregare in Basilica, vedendo la religiosità, il raccoglimento ed il silenzio attorno all'urna di S. Teresa, si veniva attratti da quella piccola reliquia e
non si riusciva più a staccarsi da li.

   E POI LA GENTE!! La gente che c'era a tutte le ore del giorno e della notte! La fede che si é riscoperta e senza ritegno, alcuno tutti dimostravano di avere, l'amore e l'affetto per i resti mortali di quella piccola Santa che tutti mostravano di avere ovvero per ciò che questa piccola grande Santa è radicato in noi. Tutti avevano un fazzoletto od una immagine sacra con cui toccare l'urna. Addirittura si toccava l'urna con gli anelli di fidanzamento o con le fedi. Noi del servizio di accoglienza eravamo incantati, esterrefatti e preoccupati dalla pressione e dalla forza della gente, che spingeva, che premeva, che voleva toccare a tutti i costi, che non voleva più andare via.

   Sono stati giorni di lavoro faticoso, estenuante, ma che ci ha riempito il cuore perché stare vicino all'urna ti dava una pace ed una tranquillità che erano anni che non succedeva. Mi ricordo quando è stato inaugurato il campanile della Basilica (allora ero ragazzino); mi ricordo quando è stato rifatto con tutti quei meravigliosi mosaici l'altare della Madonna dello Scapolare; mi ricordo quando è stato inaugurato (con padre Niccolò) il meraviglioso organo; ma una festa come quella avvenuta attorno alle reliquie di S. Teresa del B.G., alla quale tutti abbiamo assistito ultimamente, credo che non sia mai successo a Tombetta.

   Belle tutte le cerimonie religiose, bella la messa di accoglienza con la presenza del nostro vescovo, belle le funzioni religiose della sera, ma è stato alla partenza che si è toccato l'apice. Pareva che partisse un fratello, un parente, e che tutti avessero la certezza di non rivederlo più. La gente piangeva, ma di gioia! !

   Il gruppo missionario si è trovato unito come non mai ed ha svolto i compiti di servizio che c'erano da svolgere. Alla fine tutti stanchi ma felici; e con il cuore colmo di gioia e di riconoscenza nei riguardi di S. Teresina, che ha compiuto questo ulteriore miracolo di farci pregare tutti, di unire tutti e di farci sentire tutti un po' più buoni (speriamo per tanto tempo ancora).

   Se S. Teresina, che ha vissuto in un convento di clausura tutta la sua vita, è patrona delle missioni, che cosa vuoi dire? Se S. Teresina, che non ha mai viaggiato, è il punto di riferimento di tutti i missionari nel mondo, che cosa vuoi dire? Vuoi dire che può essere missionario anche ognuno di noi, anche stando nel chiuso delle nostre case, anche senza andare tanto in giro per il Borgo o per Verona o per l'Italia o per il mondo.
   COME?
   Questo dipende da ciascuno di noi.
   S. Teresina è il faro!
   Noi dobbiamo ispirarci a Lei ed agire di conseguenza, come riteniamo sia giusto fare, come farebbe piacere a Lei che noi facessimo.

 

BOLZANO A  SANTA TERESA - VERONA
P. Agostino Cappelletti
Parroco della parrocchia carmelitana di Bolzano
(dal giornalino Santa Teresa e la sua pioggia di rose n.1-2/2000)

    La notizia dell'arrivo dell'Urna di S. Teresa nel Santuario a Lei dedicato a Verona giunse come una gradita sorpresa nella Parrocchia dei Carmelitani Scalzi di Bolzano. Aveva l'aria di una vittoria: i cinque continenti se la contendevano, da alcuni anni. Si può dire che la Piccola Santa ha viaggiato per il mondo intero, quasi a rifarsi dei limiti che la sua vita claustrale, a Lisieux, necessariamente Le aveva imposto. In vita era il solo suo cuore che valicava ogni frontiera. Dopo la morte anche la sua dottrina, la sua missione e perfino le sue ossa godono dello stesso privilegio. C'era un motivo particolare per esultare: la Santa è contitolare, con la Madonna del Carmine, della Parrocchia.
    Quella della sua presenza a Verona era un'occasione provvidenziale per venerarla, senza bisogno di recarsi a Lisieux. Così un centinaio dì persone si iscrisse per il pellegrinaggio. Durante il trasferimento si ebbe un primo approccio alla Santa: fu presentata la vita, la dottrina, il santuario di Verona. In esso il programma prevedeva l'illustrazione artistica, la celebrazione penitenziale su testi della Santa dell'amore misericordioso, la celebrazione eucaristica, la venerazione silenziosa delle reliquie, e infine l'immersione nella sua piccola dottrina spiegata con i grandi quadri del Pegrassi, nel salone intestato alla Santa delle rose. Appena arrivati ci si rese conto che bisognava, adattarsi alla realtà e inserirsi nelle celebrazioni previste dal calendario predisposto dalla direzione dei Santuario. Non si poteva neppure pensare a una celebrazione di gruppo. Il Santuario era già gremito di gente fino all'inverosimile. Una fila interminabile di fedeli si muoveva per venerare almeno per un attimo l'urna. Per difenderla da possibili eccessi di fervore, questa era amorosamente difesa e quasi piantonata dagli addetti al servizio d'ordine. Nessuno aveva immaginato una folla così numerosa e insieme composta in atto di venerazione e preghiera. Il fatto non può non suscitare una riflessione.
   Ci troviamo a più di un secolo di distanza dalla morte della giovane carmelitana ma Ella sembra viva più che mai e sempre più simpatica: non solo per la giovinezza, ma soprattutto per la santità e la dottrina. Con questa Ella ha avvicinato il Vangelo alla vita quotidiana e all'uomo di oggi cui ha permesso di scoprire la sua sublime vocazione. Il suo sogno di proclamare ovunque la misericordia del Padre e l'abbandono del figlio tra le sue braccia trova riscontro e realizzazione negli spostamenti che la sua urna sta facendo. Iniziata con la sua morte, Ella continua tuttora la missione che come disse avrebbe svolto assiduamente in cielo. Il dinamismo con cui la compie non è affatto diminuito, anzi. Ovunque si trovi uno che prenda sul serio la vocazione cristiana, e non vi voglia rinunciare per la debolezza e le cadute sofferte, là Teresa è all'opera per rassicurarlo che Dio non chiede cose impossibili e che la vocazione cristiana è esaltante.
   Le impressioni ricavate dal pellegrinaggio si possono così riassumere. Quella di Teresa è una dottrina che non invecchia e che si addice ad ogni fedele. E' fresca come il Vangelo, anzi è come una traduzione es