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Le reliquie dei martiri venerate fin dalle origini della Chiesa
Le prime attestazioni, a Roma, le troviamo nella Depositio Martyrum
del 354, e in essa si risale, prescindendo dagli Apostoli, al tempo
di Papa Callisto e al gruppo dei sette diaconi martiri con Papa
Sisto II, durante la persecuzione del 258. Nel Calendario
Filocaliano non si trova menzione dei martiri del secondo secolo e
si riscontrano non poche lacune che hanno dato adito a più di una
congettura, ma sostanzialmente esso riflette il culto dei martiri a
Roma. Contemporaneamente a Cartagine, nell'area africana della
liturgia romana, il vescovo Cipriano entra a far parte della lista
dei martiri della propria Chiesa, che conosce e di cui scrive.
La "rievocazione" delle gesta dei martiri era fatta,
molto probabilmente con la lettura del racconto del martirio, nel
corso della celebrazione liturgica e il celebrare la
"memoria" di un martire congloba allo stesso tempo un
luogo e un anniversario.
Già per alcune affermazioni precedenti si è superato il periodo
anteriore alla pace costantiniana. Non meraviglierà che dopo
questa le tombe dei martiri vengano ornate con decorazioni. Uno
sviluppo ulteriore del culto dei martiri nella liturgia romana
avverrà al momento in cui esso verrà esteso ai
"cenotafi", o tombe votive senza il corpo del martire, e
alle "reliquie", sia che indichino oggetti tenuti a
contatto con i corpi o le tombe dei martiri, sia vere e proprie
parti dei resti mortali. La mentalità proveniente dal diritto
romano ha costituito infatti una iniziale notevole resistenza allo
smembramento e anche alla semplice traslazione delle spoglie dei
martiri. Se scoperte e traslazioni delle reliquie dei santi si
evidenziano alla fine del IV secolo a Roma, però, il fenomeno è
più tardivo (Cf San Gregorio Magno nella risposta negativa data
all'imperatrice Costantina). Ma presto a Roma, come altrove, dato
che molti sepolcri dei martiri stavano fuori della città, per
toglierli all'incuria del possibile saccheggio, nel VII secolo
iniziarono le traslazioni dei corpi dei martiri in città. Ciò si
accentuò con le prime invasioni dei Longobardi e dei Saraceni.
Anche se, fin dal IV secolo, non tutto nel diffondersi delle
reliquie, nella costruzione delle "Memoriae", nel modo di
celebrare gli anniversari è stato immune da falsificazioni e abusi
che i vescovi rimproverano e correggono (Cf per le reliquie ed
egualmente per la lotta alle agapi fraterne le opere di
Sant'Agostino), il fervore di iniziative testimonia con certezza di
un gran desiderio da parte dei cristiani di rendere culto ai
martiri. Al tempo di Sant'Agostino accanto ai "Martyria"
o "Memoryae" dei martiri locali dell'Africa cristiana si
erigono dei "Martyria" per delle "reliquiae"
provenienti da altre Chiese. Anche questi "martyria"
divengono luoghi di venerazione riccamente adornati e grandemente
frequentati. Ciò che si conosce per l'Africa dagli scritti di
Agostino si è tuttavia verificato, anche se in forme diverse, per
quasi tutte le Chiese dell'Italia, della Spagna, della Gallia.
Alla fine del IV secolo, il calendario romano era già abbastanza
completo. Più tardi, le diverse Chiese locali porteranno a
conoscenza l'una dell'altra i propri calendari, e ciò porterà ad
un loro mutuo ampliamento .Poco dopo questi vari calendari furono
riuniti per costituire i "martirologi", liste di nomi e
brevi notizie di un certo numero di martiri, appartenenti a diverse
Chiese locali, il cui anniversario cade nello stesso giorno. Tra
questi è di rilievo quello di San Girolamo, che è alla base di
tutti quelli che lo hanno seguito e ampliato nell'ambito della
liturgia romana, e che sono stati usati nell'Ufficio divino, oltre
che nella lettura privata.
Sant'Ambrogio esorta i fedeli ad indirizzare le loro preghiere ai
martiri, perché intercedano al fine di farci ottenere il perdono
dei peccati. Sant'Agostino ci testimonia che se da una parte
l'invocazione dei martiri era un fatto consolidato nelle comunità
cristiane del IV secolo, l'espressione liturgica del loro culto
restava molto discreta.
ultimo aggiornamento 4/1/2001
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