S. Teresa di Gesù Bambino

Poesie

di Santa Teresina

 

DATA: 2 febbraio 1893.
COMPOSTA PER: suor Teresa di Sant'Agostino, dietro sua richiesta.
PUBBLICAZIONE: HA 98 (undici versi corretti).

MELODIA: « Minuit, chrétiens ».

    Un bocciolo di rosa che si schiude al primo raggio di sole, sotto l'effetto della rugiada del mattino: non sorprenderà trovare un'immagine cosi teresiana al principio delle Poesie .
    Con il tranquillo ardimento dei bambini, a suo agio con il mistero, Teresa segue il cammino di questa « rugiada divina ». Ella ne riconosce il « profumo mattinale » nel Fiore sanguinante del Calvario; ne ritrova il sapore nel « Pane angelico », il Corpo Eucaristico del Signore, « Verbo fatto ostia » dopo essersi fatto carne mediante Maria. Col tono che le è proprio, Teresa canta, sia pure balbettando, il medesimo Ave Verum di san Tommaso d'Aquino.
    Era un'impresa temeraria, per una persona che non aveva mai composto versi, debuttare affrontando un soggetto cosi difficile. Dietro l'inesperienza, specie nell'impiego delle immagini, si rivela la sua capacità di rendere accessibili, in maniera poetica, i « misteri più nascosti e di un ordine superiore » (LT 134).
    Suor Teresa di Sant'Agostino ha raccontato come richiese a Teresa questa poesia (Ricordi di una santa amicizia, pubblicati in VT n° 100, ottobre-dicembre 1985, pp.241-255), prima di farle praticare una carità eroica alla fine della vita (cfr. Ms C, 14r°)...
    L' allattamento del Figlio di Dio da parte di una Madre Vergine è un aspetto dell'lncarnazione cantato dalla Chiesa per secoli. Teresa ne ha accolto la tradizione dalla liturgia e da diversi autori spirituali (specialmente leggendo L 'Anno liturgico di Dom Gueranger). È pure innegabile l'influsso della Vita di suor Maria di San Pietro (cfr. Pr 15, pres.), di cui Teresa di Sant'Agostino era fervente lettrice.

                                    J.M.J.T.

2 febbraio 1893
                                                      

                           La Rugiada1 Divina
                 ossia il Latte2 Verginale di Maria


    
    Mio dolce Gesù sul seno di tua Madre                        
           radioso d' Amore3 tu mi appari. 
           L' Amore è quell'ineffabile mistero
           che dalla Dimora Celeste t'esiliò.4 
           Ah, lascia che mi metta sotto il velo5
           che ti copre al mortale sguardo
           e presso te, Mattutina Stella,
(Ap. 22,16)

    2     Già al risveglio di una nuova aurora,
           giungendo del sol le prime luci,
           il fiore tenero a sbocciare pronto
           dall'alto attende
un balsamo prezioso:
   
        è la mattutina benefica rugiada
           che, ben turgida
di freschezza dolce
           
e generosa di sua linfa,
           
il bocciolo fresco schiude in fiore.     

    3     Sei tu, Gesù, il Fiore appena schiuso!
           
Al primo tuo risveglio ti contemplo.
           Sei tu, Gesù, la stupenda Rosa,
           
il bocciolo fresco, gentil, vermiglio.
           
Le braccia purissime della tua Madre cara
           per te diventano culla
e regale trono.
           Tuo dolce sole
è il seno di Maria,
           tua Rugiada
è il suo Latte Verginale.

    4     Mio divino Amato Fratellino,
           nel tuo sguardo vedo tutto il tuo domani.
           Presto per me lascerai tua Madre,
           perché l' Amore a soffrir ti spinge;
           ma sulla Croce, o Fiore ormai sbocciato,
           il mattinal tuo profumo riconosco,
           riconosco la Rugiada di Maria:
           il tuo sangue divino è il Latte Verginale!

     5     Nel tempio questa rugiada si nasconde:
            la contempla rapito l' angelo dei Cieli,
            offrendo a Dio la preghiera sua sublime.
            Già San Giovanni esclamava: « Eccolo! ».
(Gv 1,29)
            Sì, eccolo il Verbo fatto per noi Ostia,
            Sacerdote eterno, sacrificale Agnello!
            Il Figlio di Dio é il Figlio di Maria,
            il pane angelico è il Latte Verginale.

     6     Di gloria eterna si pasce il serafino,
            e perfetta è in Paradiso la sua gioia:
            io, fragile bimba, nel ciborio vedo
            solo il color del latte e la parvenza.
            Ma s' addice il Latte all'infanzia appunto
            e l' Amor di Gesù è senza eguali.
            O tenero Amore, potenza insondabile,
            l'Ostia mia candida è il Latte Verginale!...

                                                   (Aria: « Minuit, chretiens »)

 

NOTE
     1. La parola (fr. « rosée ») si trova cinquanta volte negli scritti. Normanna, Teresa attinge le sue immagini innanzitutto dalle ricchezze della natura (cfr. LT 141). La rugiada sarà una metafora del Sangue di Gesù (P 24; PR 2, 8rO), del battesimo (P 44; PR 2, 6vO) o della Eucaristia (LT 240).
    2. Termine (fr. « lait ») usato molto raramente: quattordici volte (di cui sette in questa poesia); Teresa non ha mai digerito il latte!
    3. « Gesù, chi ti ha fatto così piccino? L'amore » (san Bernardo, citato in LT 162).
    4. Cfr. P 13,9,2+.
    5. Cfr. P 13, 4+.

DATA: 20 febbraio 1894
COMPOSTA PER: Madre Maria di Gonzaga « per festeggiare i suoi sessant'anni ».

PUBBLICAZIONE: Poesies, 1979.

    Madre Maria di Gonzaga è Maestra delle novizie da quando, giusto un anno addietro, Madre Agnese di Gesù le è succeduta come Priora. Teresa nel noviziato si occupa di suor Marta di Gesù e di Suor Maria Maddalena, da poco meno di un anno.
                  

Alla Nostra Maestra e Madre amata
           per
i suoi 60 anni

    Oh, che gioioso compleanno
   
     in questo bel giorno celebriamo!
        Alla nostra dolce
e buona Madre
        noi cantiam, cantiamo
il nostro amore!

    Da sessant' anni, quaggiù in terra,
       Divin Gesù, voi contemplate
       
un fiore che, tanto caro a voi,
       irrorate delle vostre grazie.

    Vi ha conquistati molti cuori,
       Gesù, il vostro fiore profumato;
       
e nella valle esso ha colto
       
un mazzo splendido di fiori.

    Divin Gesù, su nella Patria
     
  degno compenso le darete;

     
  di quella messe da lei colta
       noi
vi vedremo incoronarla.
                                                                                       
    Gesù, vostra Rosa è la Madre

      
che i cuor nostri filiali guida.

      
Udite la preghiera nostra:

   
    un dì festeggi gli ottant' anni!
      

                             Le tre piccole novizie
                                   Suor
Teresa di Gesù Bambino
                                   Suor Marta
di Gesù
                                   Suor Maria Maddalena
                            

20 febbraio dell' anno di grazia 1894


DATA: 8 aprile 1894.
COMPOSTA PER: Celina, per il suo venticinquesimo compleanno, e unita alla LT 161.
PUBBLICAZIONE: HA 98 (diciassette versi corretti).
MELODIA: Inno Eucaristico « Dieux de paix et d'amour » oppure « Prends mon coeur, le voilà, Vierge, ma bonne Mère ».

    Questa prima poesia scritta spontaneamente da Teresa è anche una « Prima Sinfonia » per la vasta composizione, l'intreccio dei temi, una certa nobiltà di stile e l' articolazione in grandi stanze. È un messaggio a Celina che rimane sola, accanto al padre anziano e solo parzialmente cosciente. Benché già consacrata a Dio con voti privati, è tentata dal matrimonio. Teresa accarezza il sogno di averla con se al Carmelo (Ms A, 82r°). Per attirarla senza precipitazione ricorre al modo poetico: « la storia di Cecilia » non è forse la parabola profetica della « storia di Celina »? (dr. LT 161).
    Teresa si industria a « balbettare » sulle relazioni che percepisce tra verginità, matrimonio e martirio. Pur non screditando la stima della sorella per il matrimonio, la orienta tuttavia verso una fecondità ancora maggiore: quella della verginità consacrata.
    Ma la poesia è anche un canto personale dove Teresa esprime la sua « tenerezza di amica » per Cecilia, la « santa da lei preferita » (Ms A, 61v°; dr. LT 149), che è soprattutto « la santa dell'abbandono »; di questo abbanono Teresa farà presto una delle componenti fondamentali della sua « piccola via ».
    Teresa riprende i fattori storici della sua composizione dall'Ufficio proprio del Breviario romano (22 novembre) e da Sainte Cécile et la société romaine aux deux premiers siècles [Santa Cecilia e la società romana nei due primi secoli] di Dom Gueranger, Pirmin-Didot, Paris 1875.

                    SANTA CECILIA   


                                      Al suono degli strumenti
                                      Cecilia cantava in cuor suo.
                                                           
(Ufficio della Chiesa)


             1 Diletta Santa, rapita io contemplo
                il solco di luce1 che t' avvolge tutta.
                Risentire credo la melodia tua dolce,
                sì, il tuo celeste canto giunge a me.

            5  Or l' anima mia esule e orante ascolta:
                dammi riposo sul tuo virgineo cuore
                
che, giglio immacolato, rifulse in terra
                di splendor mirabile, quasi senza eguali.

                Castissima Colomba, nella tua vita
           10 nessun altro Sposo che Gesù cercasti,
                Egli stretta a se aveva l'anima tua,

                sentendola profumata di virtù.
                Ma un mortale, raggiante giovinezza,
                respirò il tuo profumo, celeste e bianco fiore!
           15 Per coglierti e conquistar la tua dolcezza, 
                tutto il suo cuore t'offriva Valeriano,

                già pronto a preparare nozze splendide.
                La sua casa d' armoniosi canti risuonava. 

                Ma il tuo cuor verginale elevava cantici
           
20 che per un'eco divina fino al Ciel saliva.
                Lungi dalla Patria, che cantar potevi,
(Sal 136,4)
                vedendo quel fragile mortale accanto a te?
                Certo volevi abbandonar la vita
                e unirti a Gesù per sempre su nel Cielo!...
           25 Ma no, la lira angelica vibrar sento,
                la lira del tuo amore dai dolci accenti!
                A Dio cantavi questo sublime cantico:
                « Puro serbami il cuor, Gesù, Sposo tenero! ».
(Sal 118,80 )
                Ineffabile abbandono! Divina Melodia!

30 Col tuo celeste canto l'Amore sveli,
     l' Amor che nulla teme, che s'addormenta
(1 Gv 4,18)
     e si oblia sul cuore del suo Dio, qual bimbo.2

    Nella volta azzurra si accese la bianca stella:
    veniva con timidi bagliori a rischiarare 
35 la notte di luce che ci mostrò ben chiaro
    l'amore verginale degli sposi in Cielo.
    Sognava Valeriano il godimento:
    l' amore tuo, Cecilia, era l' unica sua brama.
    Nella tua nobile alleanza la felicità trovò.
40 Gli mostrasti la vita che mai dovrà finire:
    « Giovane amico, dicesti, al mio fianco vigila
    del Signor un Angelo che il cuor mi serba puro.
    Egli mai m'abbandona e mentre io dormo
    lieto mi copre con le sue azzurre ali.
45 Di notte, il suo viso amabile vedo splendere
    d'un bagliore più dolce che mattutina luce.
    n suo volto mi par trasparente immagine,
    puro irraggiamento del divino Volto. »
    Ribatte Valeriano: « Mostrami quel bell' Angelo,
50 perché alle tue parole io possa credere.
    Se no, penso che il mio amore cambierò
    in terribile furore e in odio contro te! ».

    Colomba nascosta nel foro della roccia,3 (Ct 2,14) 
   
tu non temevi del cacciator le reti! (Sal 90,3)
55 Ti mostrava il Volto di Gesù 4 la propria luce
    e il Vangelo santo stava sul tuo cuore.5
    Pronta replicasti con un sorriso dolce:
    « L'Angelo Custode il desiderio tuo accoglie:
    lo vedrai presto e si degnerà di dirti
60 che per volare in Ciel martire dovrai essere.
    Ma prima è necessario che il battesimo
    t'inondi l'anima di candore santo,
    che la inabiti lo stesso Dio vero
    e vita del tuo cuore sia il Santo Spirito.
65 Il Verbo, Figlio di Dio e Figlio di Maria,
(Gv 1,1)
    s'immola, nel suo immenso amore, sull' altare.
   Al Banchetto della Vita dovrai sedere
   per ricevere il Pan del Cielo, Gesù Cristo.6
(Gv 6,32.48.59)  
   Allora il Serafino ti chiamerà fratello suo
70 e, il trono di Dio vedendo nel tuo cuore,

               farà che le terrene spiagge tu abbandoni
               e veda la dimora di quello spirito di fuoco ».
               « La Fiamma nuova sento che mi brucia il cuore », 
               gioioso esclamò il patrizio ardente.
           75 « Voglio che il Dio vero l' anima mi inabiti:
               Cecilia, sarà degno del tuo il mio amore allora! ».

               Portando la veste emblema d'innocenza,
               vide Valeriano il bell'angelo del Cielo:
               rapito, contemplò la sua potenza eccelsa, , !
           80 scorgendo il dolce bagliore della fronte.
               Fresche rose aveva il Serafino fulgido ,;i
               e poi dei gigli candidi e splendenti:
               eran fiori sbocciati nei giardini eterni,
               ai raggi d' Amore dell' Astro creatore.

           85 « Sposi cari al Cielo », disse l' Angelo di Dio,7 
               « le rose del Martirio vi orneran la fronte.
               Non c'è voce, non c'è lira alcuna
               atta a cantar questo favore immenso!
               lo in Dio m'immergo e ne contemplo il fascino,
           90 ma immolarmi a soffrire per lui non posso;
               non posso il sangue e le lacrime donargli:
               pur con tutto il mio amore, non potrei morire.
               Dell' Angelo la purezza è fulgido retaggio;
               e la sua immensa gioia non finisce mai!
           95 Ma un vantaggio avete voi sul Serafino:
               esser puri voi potete, e in più soffrire!
.........................................................................................

              Della verginità il simbolo vedete
              nei gigli odorosi che v'invia l' Agnello:
              con bianca aureola sarete incoronati,
         100 canterete senza fine il canto nuovo.
(Ap 14,3)
              Anime genererà la vostra casta unione 8 
              e non vorranno altro sposo che Gesù.
             Come pure fiamme brillare le vedrete
             presso
il trono divino, nella casa degli eletti » .

        105 Prestami, Cecilia, la tua dolce melodia:
             vorrei
a Gesù convertire tanti cuori!
             Come te vorrei sacrificar la vita,
             vorrei donargli
il mio sangue e il pianto mio.
             Ottienimi d' assaporare su straniera riva 9

        110 il pieno abbandono, d' amore dolce frutto.
              Lontano dalla terra, presso te, amata Santa,
             dammi
di volar presto e non più tornare! ...

                                                       28 aprile 1894

 

NOTE
 1. Cfr. Ms A, 22r°; p 18, 47; e VT n° 61, gennaio 1976, p. 74.
 2. I vv. 29-32 sono già un annuncio della «piccola via ».
 3 Cfr. il commento di Giovanni della Croce nel Cantico spirituale, str . 35 (trad. it., str. 35, 3-5, pp. 692-693).
 4. Teresa, dal 1889, ha scoperto non solo il Volto doloroso, ma anche il Volto luminoso di Gesù; cfr. LT 95. Ventun menzioni (fr. « Pace ») nelle Poesie, cfr. p 20+.
 5. Cfr. Ms A, 61vo. Teresa seguirà l'esempio di Cecilia, portando costantemente il Vangelo sul cuore.
 6. In otto versi (61-68), è concentrato l'essenziale dell'iniziazione cristiana.

 7. n discorso dell'angelo sviluppa un'idea cara a Teresa, quella della superiorità degli esseri umani sugli angeli (P 10, 9, 1; p 13, 2, 2; LT 83; PR 2, fine, e nota 27; PR 5, lro; QG 16.8.4); da qui una certa « gelosia » da parte di questi ultimi.
 8. Questo tocco delicato e fortemente teresiano evidenzia la qualità specifica dell'apostolato di Cecilia e Valeriano: avendo scelto la castità per- fetta, genereranno spiritualmente una posterità a loro immagine, innamorata della verginità (cfr. l'esclamazione di Teresa nella brutta copia di P 26; poesies, II, p. 178).
 9, Gli ultimi quattro versi sono indubbiamente del maggio 1897.

 

   La prossima puntata sarà pubblicata il 14 aprile 2001


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ultimo aggiornamento 24/3/2001