
Padri Carmelitani
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Numero
18
Bucuresti, 25 gennaio 2001
Cari confratelli e amici:
E’ passato il Natale che abbiamo vissuto proprio come il Tempo vuole: neve e freddo fuori e anche un po’ in casa.
Mihai, il giovane che è con noi, è andato dai genitori, al nord, dove il freddo e la neve erano proprio tanti. Lassù le slitte e i cavalli, il gelo e le tradizioni quest’anno si son vissute per intero.
Noi, alla
mezzanotte di Natale, siamo stati alla Cattedrale, riempita come non mai:
c’era un’atmosfera serena e calda di famiglia. A concelebrare c’era anche
il Nunzio Apostolico che subito
dopo il saluto, ci ha detto: e allora come va in quel di Snagov? Come è
stato il viaggio per arrivare qui?
Si prendeva benevolmente gioco di noi che ci eravamo ripromessi di essere già sistemati sul nostro terreno, a Snagov.
Anche Lui.
Vi domanderete: ma questi frati che fanno mai? Che abbiano mandato a Bucarest quelli meno svegli? E noi che ci sbracciamo per loro con raccolte e sacrifici! Quelli son capaci, magari, di scrivere, ma per il resto…
In verità noi ce la mettiamo tutta e quello che dipende da noi è tutto pronto. Ma ci dobbiamo scontrare con una burocrazia poderosa e – quel che è peggio –molto aleatoria: tutti sono sicuri di quello che dicono e richiedono: poi il tutto si rivela o sbagliato, o non più valido e così si ricomincia d’accapo. Riuscite ad immaginare ora la nostra pazienza?
Ma questo poi è solo un aspetto. La missione è anche altro e noi intanto non aspettiamo la casa nuova per vivere e per operare.
Quando, all’inizio, non sapevamo niente di rumeno e la vita era fatta di studio, di fatica di addattamamento, di ricordi, forse che il nostro sacrificio e la nostra preghiera il Signore non li vedeva e non erano scritti nel suo libro? E i nostri primi passi per conoscere l’ambiente e farci conoscere? E i passi successivi in cui abbiamo cominciato – con timore e tremore –a insegnare, a confessare, poi a predicare ritiri e esercizi spirituali?
La Missione è cominciata da subito e continua ora. Ci manca ancora la casa, la nostra casa nuova. Ma intanto abbiamo il nostro appartamento da vivere. Ora ha anche la cappella: nella nostra attesa operosa è gia bello così.
Passano i giorni e arriva anche la settimana di preghiere per l’unità dei cristiani.
Qui non è certo come in Italia; qui gli ortodossi non li immagini: ci sono. Qui i cattolici sono una minoranza. Poi ci sono i greco-cattolici, gli anglicani, gli evangelici, ecc. Ma c’è anche e soprattutto il popolo di Dio che non fa poi tutte quelle distinzioni cui eravamo abituati in italia e qui il Papa ha sentito dal popolo di Dio – popolo cattolico e ortodosso insieme – quel grido che gli è rimasto in cuore e che ha ripetuto a Roma, nell’aprire una delle porte sante: Unitate! Unitate!
In effetti è bello andare a pregare insieme ed è una cosa confortante vedere tanti volti buoni e accoglienti dell’ortodossia.
E’ stato con noi, ai primi dell’anno, P. Giuseppe Pozzobon: un po’ di amicizia fraterna e di dialogo posti all’inizio dell’anno e un buon amico assicurato alla Missione.
Ora che vi scriviamo stiamo attendendo il P.Provinciale: quali novità per la nostra missione, per i nostri progetti di missione e anche per la casa? Lo vedremo insieme e poi ve lo diremo.
Ora vi lasciamo con P. Luca e con i nostri saluti, il nostro grazie e la nostra preghiera.
Da Avila: P.Luca
Io ho vissuto il mio primo Natale nel silenzio più totale della clausura dell’eremo carmelitano di Las Batuecas, dove mi sono incontrato con la fonte viva e neccessaria del Carmelo. Poi sono sceso al sud, sulla Costa del Sol, coi miei genitori: solo qualche giorno per scaldarmi le ossa.
Ho visto il progetto del centro carmelitano rumeno di Snagov che è molto bello, interessante e intelligente. Magari si possono apportare alcuni variazioni per correggere un po’ il tiro verso la tradizione carmelitana. Qui, in Spagna, la tipologia architettonica carmelitana, firmata da S. Giovanni della Croce, è bella e al tempo stesso, sobria.
Ho fatto degli esami e altri ancora mi aspettano.
In vista del Capitolo Provinciale, questo avvenimento che ci aspetta ogni tre anni, con la sua dose di riflessione e di programmazione, mi sento come un soldato, in attesa del buon combattimento e pronto alla volontà del Signore.
Saluti a voi di Bucarest, frati e suore e a tutti i confratelli e amici.