BREVE RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DELLA BASILICA

ATTRAVERSO LE FONTI

La primitiva basilica, edificata sulla tomba del martire, ha origine in epoca costantiniana. Per il numero sempre crescente di fedeli e per le cospicue esigenze di culto nel 505, il pontefice Simmaco ritenne indispensabile l'ampliamento della costruzione e facendo edificare le terme per il clero. "Eodem tempore fecit basilicam Sancii Panchrati, ubi et fecit balneum et fecit arcum argenteum" (Lib. Pont. in Storia e testi della Letteratura Latina, V, Mariotti, Zanichelli, Bologna 1993, p. 237).
Inoltre, ripristinò il cimitero e vi fece costruire qualche nuovo edificio, come attesta il frammento laurenziano del VI secolo della biblioteca capitolare di Verona: "Simmacus nonnulla etiam cymiteria et maxima Sancti Panchrati, renovans plura illic nova quoque construxit" (op. cit., p. 238).
Fra il 335 e il 353 i cimiteri suburbani subirono gravissimi danni per i ripetuti assedi delle milizie gotiche, come riporta il biografo di papa Silverio: "Ecclesiae et corpora martirum exterminati sunt a Gothis" (op. cit., p. 233)
Alla ferocia della devastazione, non sfuggì la basilica di San Pancrazio, che sotto il papato di Gregorio Magno fu restaurata e affidata, nel 595, con l'annesso convento dei Santi Vittore e Pancrazio, ai Benedettini che si stabilirono "in monasterio eidem ecclesiae cohaerenti". (Gregorii regesta ep., Cap. IV, 18, op. cit., pag. 240). Nella prima metà del secolo VII la chiesa, minacciando rovina, fu ricostruita con maggior splendore dal papa Onorio I, che ornò di argento la tomba del martire, fece dono di un ciborio, di cinque archi d'argento e di tre candelabri d'oro, rimosse inoltre il corpo del Santo, collocandolo sotto l'altare maggiore:
"Ob insigne meritu et singulare beati Panchratii martyris beneficium basilicam vetustate confecta extra corpus martyris neglecti antiquitas exstructa Honorius episcopus Dei famulus abrora vetustatis mole riunaque minante, a fundamentis noviter plebi Dei construxit et corpus martyris, quod ex obliquo aulae iacebat, altari insignibus ornato metallis loco proprio collocavit. Fecit basilicam beato Panchratio martyri via Aurelia, miliario secundo, a solo, et ornavit sepulchrum eius ex argento" (Lib. pont., op. cit., pag. 242).
La notizia è confermata dall'itinerario salisburghese: "Quiescit in formosa ecclesia via Aurelia, quam S. Honorius papa magna ex parte raedificavit" (It. Salisb., op. cit., pag. 243).
Fra il 772 e il 795 il papa Adriano I effettua un completo restauro e dona alla chiesa delle cortine, trentotto delle quali di tessuto purpureo e altrettante di lino. Il restauro interessò anche il monastero al quale si accenna per la prima volta con il nome di San Vittore:
"Et basilicam beati Panchrati martyris nimia vetustatem dirutam atque ruinis praeventa, isdem almificus praesul omnia in integro a noviter nimio decore una cum monasterio sancii Victoris, ibidem situm restauravit" (Lib. pont., op. cit., pag. 245).
I lavori di abbellimento continuarono anche sotto il pontificato di Leone III (800-806), il quale fece dono alla basilica di una cortina purpurea:
"Habentem storiam Ascensions Domini, cyborium ex argento purissimo et corona ex argento" (Lib. pont., op. cit., pag. 246).
Nel 1248 Ugone, l'abate del monastero, ornò la chiesa di due amboni cosmateschi e nel 1255 Alessandro IV assegna il monastero ai Cistercensi. Agli inizi del XV secolo, la basilica si trova in cattivo stato di conservazione e necessita di restauri. Le opere di rinnovamento verranno iniziate fra il 1475 e il 1480 da Sisto IV: "solum medialis navis reparatur" (Fra' Mariano, Itinerarium, p. 113); e saranno terminate da Innocenzo VIII tra il 1484 e il 1493. Nel 1517 la basilica fu eretta a titolo cardinalizio presbiteriale da Leone X. Nel 1606 avvenne un importante restauro per opera del titolare Ludovico de Torres di Monreale e la sua opera fu terminata nel 1627 dal nipote Cosmo de Torres. Nel 1662 Alessandro VII assegnò la basilica e il convento ai Carmelitani Scalzi, i quali si preoccuparono subito di abbellire il tempio a loro affidato. Numerose tristi vicende martoriarono l'abbazia durante l'invasione napoleonica del 1778 e più tardi, nel 1848, all'epoca della Repubblica Romana; tanta rovina non scoraggiò i Padri che ogni volta, con rinnovata fede, cercarono di restituire, con restauri, il primitivo splendore all'insigne monumento. Si giunge così agli ultimi restauri: nel 1909 quello del soffitto a opera della Soprintendenza; quello generale del 1934 e quello del 1959 nel quale furono sistemati il presbiterio e l'abside, così come possono essere visti allo stato attuale. Ancora oggi la basilica e le sue catacombe sono un punto di riferimento importante per la devozione e il culto dei fedeli romani e stranieri. Parrocchia dal 1931, grazie alla sua particolare collocazione e alle sue strutture sociali, la basilica ha mantenuto intatto il carattere di importante struttura d'aggregazione ecclesiale e sociale per una popolazione di circa 10.000 abitanti.

Tratto da: La Basilica di San Pancrazio, La Scuola Adotta un Monumeto (Liceo Classico "Istituto Suore di S. Giuseppe)