Restauri
2011: Quadro di S. Urbano
Cap. C01 - Architettura, arte e restauri - Pag. C01.10
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In occasione del cinquantesimo di sacerdozio di Don Giacomo, celebrato il 10
luglio scorso, la comunità torrazzese espresse tangibilmente grande riconoscenza
e affetto nei confronti del festeggiato.
Don Giacomo pensò, a sua volta, di ricambiare facendosi carico del restauro di
un quadro, che giaceva in sacrestia da qualche secolo. Era in precario stato di
conservazione, con preoccupanti cadute di colore e strappi sulla tela.
Degrado dovuto anche alle peripezie che l'opera ha attraversato. Risulta dunque
un singolare documento della rarefatta storia locale, in quanto proveniente
dall'Oratorio dedicato a Sant'Urbano (papa dal 1088 al 1099) che sorgeva in zona
"Chiapparolo", sopra la frazione di Cadelazzi. E che era ancora esistente - come
attesta la documentazione dell'Archivio parrocchiale di Torrazza - nel 1690. In
quell'anno infatti gli eredi di tale Giulio Cristiani pagarono alla Curia di
Tortona la somma di quindici scudi per l'affitto delle terre e dei boschi che
costituivano il beneficio feudale appannaggio della chiesa-oratorio. In
dialetto, come si apprende dalle "schegge storiche" di Angelo Marini, il nome
del colle su cui sorgeva la chiesa veniva e viene tuttora "storpiato" in Sant'Alban.
Il quadro, che venne commissionato dai fratelli Giovanni Maria e Rinaldo
Cristiani, feudatari di Nebbiolo, raffigura Sant'Urbano, con alle spalle il
Monte Morino, la chiesa-oratorio a lui intitolata e il castello di Nebbiolo.
In basso sulla destra, figurava la scritta: S. URBANUS P.P. TUTEL HUIUS SACRIST
CUI AGGREGATUM EST BENEF. SIMP CUM REDITU LIB 90 SUB EODEM TITU. Ovvero:
Sant'Urbano Papa, protettore di questo tempio, cui è concesso un beneficio di un
reddito annuo di novanta libbre, destinato al cappellano dell'Oratorio.
Figurava prima del restauro questa iscrizione. Che è stata rimossa per ragioni
"filologiche" dal restauratore. Diciamo purtroppo, perchè costtuisce invece un
attestato di grande valore che andrà comunque in qualche modo recuperato.
Restano comunque le immagini fotografiche.
Il bello è che, attraverso il restauro veniamo a sapere che l'anonimo pittore
lombardo che lo dipinse nel Cinquecento - o altri al posto suo - dovette operare
delle modifiche.
Il restauro - con l'apporto della professorerra Paola Strada, della
Sovrintendenza di Milano - ha consentito di ravvisare che sotto la croce a
quattro bracci era stato originariamente dipinto un pastorale e sotto la tiara
papale una mitra vescovile.
I fedeli possono ora ammirare l'opera esposta nella Parrocchiale di Torrazza
Coste.
Nasce spontanea la domanda: qual è la ragione che indusse l'artista
cinquecentesco a raffigurare Sant'Urbano, che pure era morto Papa quattro secoli
prima, in versione vescovile?
Oppure, ancora, dal momento che le vere fattezze di Sant'Urbano non sono note,
vai a vedere che l'artista abbia convenuto di utilizzare un ritratto di un
qualche Vescovo già eseguito? Ridipingendovi sopra le attribuzioni pontificie e
proponendolo come Sant'Urbano Papa?
L'enigma permane irrisolto.
Gigi Giudice
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Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni: Contributo di Gigi Giudice