Riflessioni di una catechista

“Questa guida vuole aiutare la catechista a smettere di essere una “maestrina” che fa la lezione a fanciulli che hanno pochissima voglia di stare ad ascoltare…”.

 Da una guida per catechisti ho tratto questo brano che la dice lunga sul rinnovamento della catechesi iniziato da alcuni anni e sull’impegno  richiesto ai catechisti per rendere l’ora di catechismo un momento di vita e non una “lezioncina”.

La catechista diventa un testimone e una educatrice che si mette al passo con i fanciulli  e inizia con loro un lento e graduale cammino di fede; presta attenzione alla loro vita  e alla realtà che li circonda: la famiglia, la scuola e gli amici.

I bambini infatti respirano i valori della loro famiglia che in alcuni casi sono in contrasto con quelli religiosi. Molte famiglie non partecipano alla messa domenicale e non sentono il bisogno di rivedere la loro fede, spesso preferiscono far “tagliare” ai figli l’ora di catechismo piuttosto che l’ora di musica o di sport.

In questa realtà il catechismo è l’unica possibilità per molti bambini di incontrare la Chiesa, ecco perché  l’incontro settimanale deve essere un momento sereno e gioioso adatto alla loro età, alle loro domande e ai loro problemi.

E’ quello che il parroco e i catechisti della nostra parrocchia tentano di fare da tempo, iniziare  i bambini  a un lento e graduale inserimento nella comunità cristiana senza imposizioni o ricatti: “Se non vieni a catechismo non puoi fare la Prima Comunione”, e senza sottoporli a pesi troppo grandi per loro. Si cerca di creare un clima di collaborazione e di simpatia con i loro genitori stimolandoli con delicatezza e rispetto a partecipare agli incontri creati apposta per loro.

La  “classe di catechismo” deve diventare un “gruppo” che sta bene insieme e che si stima.

Si cerca insomma di evitare che dopo la Cresima i ragazzi si allontanino dalla Chiesa con la convinzione  che la fede cristiana sia “roba per bambini piccoli”.

 

Michelina