Che cos'è l'Avvento

Il tempo di Avvento ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. La liturgia contempla ambedue le venute di cristo in intimo rapporto fra loro: la nascita di Gesù prepara l’incontro definitivo con lui. Il tempo dell’Avvento per quest’anno comincia la sera del Sabato 1° dicembre e termina la sera del Lunedì 24 dicembre (Vigilia di Natale), le domeniche di questo tempo si chiamano I,II,III e IV di Avvento.

La chiesa nel corso dell’anno distribuisce tutto il mistero della vita di Gesù Cristo, dall’incarnazione e dalla natività fino all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore.

Dal 17 al 24 dicembre (Novena di Natale) sia nella messa che nella preghiera si hanno formulari propri perché gli animi siano preparati più direttamente alla celebrazione del Natale del Signore.

La liturgia dell’Avvento è tutta un richiamo a vivere alcuni atteggiamenti essenziali del cristiano: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza, la conversione.

L’attesa vigilante e gioiosa deve sempre caratterizzare il cristiano e la Chiesa perché il Dio della rivelazione è il Dio della promessa che in Cristo ha manifestato tutta la sua fedeltà all’uomo. Al compiersi definitivo della storia delle promesse di Dio, al concludersi dei tempi, apparirà che l’oggetto delle promesse è lo stesso Dio, veduto e posseduto in tutta la ricchezza della sua grazia. Tutta la Liturgia dell’Avvento risuona delle promesse di Dio, soprattutto nella voce di Isaia che ravviva la speranza di Israele. La speranza della Chiesa è la stessa speranza d’Israele, ma gia compiuta in Cristo. Lo sguardo, allora, della comunità cristiana si fissa con più sicura speranza verso il compimento finale: la venuta gloriosa del Signore. Maranatha: vieni Signore Gesù ! E’ il grido e il sospiro di tutta la Chiesa nel suo pellegrinare terreno verso l’incontro definitivo col suo Signore. Al senso dell’attesa vigilante è accompagnato sempre l’invito alla gioia. L’avvento è un tempo di attesa gioiosa perché ciò che si spera, certamente avverrà. Dio è fedele. Nella parola dei profeti dell’Antico Testamento la gioia avrebbe caratterizzato i tempi messianici. La venuta del Salvatore avrebbe creato un clima di gioia che la Liturgia dell’Avvento non solo richiama, ma vuole far vivere.

Il Padre che dona al mondo Gesù suo figlio, allo stesso tempo dona al mondo la speranza. Senza Cristo gli uomini sono privi di speranza (Ef 2,12), perché lui è la nostra speranza (1Tim1,1). Egli, infatti, è il sostegno è il sostegno e il fondamento della speranza nella vita eterna. Dio si è rivelato come colui che in Gesù Cristo ci ha dato il nostro futuro, il rinnovamento di ogni cosa, sollevandoci al di sopra della nostra miseria. L’Avvento è il tempo liturgico della grande educazione alla speranza: una speranza forte e paziente; una speranza che accetta l’ora della prova, della persecuzione e della lentezza nello sviluppo del Regno; una speranza che si affida al Signore libera dalle frenesie del futuro programmato dall’uomo. Questa Chiesa è chiamata dal mistero dell’Avvento a rendersi segno e luogo di speranza per il mondo in un impegno concreto di liberazione integrale dell’uomo. Nell’Avvento la Chiesa è confortata da Maria, la madre di Gesù essa è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino.

Non c’è possibilità di speranza e di gioia senza ritornare al Signore con tutto il cuore nell’attesa del suo ritorno. La vigilanza richiede di lottare contro il torpore e la negligenza, di essere sempre pronti e perciò stesso richiede distacco dai piaceri e dai beni terreni. Il cristiano essendosi convertito a Dio, è figlio della luce, quindi deve rimanere sveglio e resistere alle tenebre, simbolo del male, diversamente corre il rischio di essere sorpreso dalla venuta del Signore. La sobrietà esige la rinuncia agli eccessi e a tutto ciò che può distrarre dall’attesa del Signore. La predicazione del Battista è tutta un richiamo alla conversione per preparare le vie del Signore. La vigilanza cristiana esige un quotidiano allenamento nella lotta contro il maligno, esige sobrietà e preghiera continua “Vegliate, pregate e siate sobri” (1Pt 5,8-9). Lo spirito di conversione, proprio dell’Avvento, ha tonalità diverse da quelle richiamate dalla Quaresima: mentre la Quaresima è contrassegnata dall’austerità per la riparazione del peccato, l’Avvento è contrassegnato dalla gioia per la venuta del Signore.

Un atteggiamento, infine, che caratterizza la spiritualità dell’Avvento, è quello del povero. Non è tanto il povero in senso economico, ma il povero inteso nel senso biblico: colui che si affida a Dio e si appoggia con fiducia in lui. Essi sono l’oggetto dell’amore benevolo di Dio. Gesù proclamerà beati i poveri nei quali riconoscerà gli eredi privilegiati del Regno, ma sarà egli stesso un povero. Maria emerge come modello dei poveri del Signore che sperano nelle promesse di Dio, hanno fede in lui, e sono disponibili con piena docilità all’attuarsi del disegno di Dio. Non va dimenticato che la povertà del cuore, essenziale per entrare nel Regno, non esclude, ma esige la povertà effettiva, la rinuncia cioè a porre la propria fiducia nei beni terreni.

L’attesa del giorno del Signore deve rendere avvertiti che niente giova all’uomo guadagnare anche il mondo intero se poi quest’uomo perde se stesso (Lc 9,25).

Liberamente tratto dal  libro di: Augusto Bergamini, Cristo festa della Chiesa, Edizioni Paoline