| A proposito di Mirafiori: la Parrocchia |
Vicino al Pantheon c’è la chiesa della “ Visitazione di
Maria Vergine e San Barnaba “, comunemente chiamata dai vecchi del posto Santa
Barnaba, perché è logico che ogni nome che finisce con la “a” sia femminile.La
chiesa ha origini molto antiche e viene fondata nella prima metà del 1600, ma
diventa chiesa Parrocchiale solo nel 1865, in seguito al grazioso intervento
del Conte Emanuele Guerrieri di Mirafiori. Il primo parroco è don Antonio
Robert. La chiesa della Visitazione diventa con gli anni uno dei punti più
importanti del piccolo borgo, costituito da cascine sparse per la campagna,
oltre che dal piccolo nucleo di case che formavano il borgo originario. Le
campane, vittime, assieme al campanile, del terremoto del 1980, scandivano il
tempo a chi lavorava nei campi. Da sempre la vita nei piccoli paesi ruota
intorno alla chiesa in quanto è lì che si svolge la vita di ognuno di noi: il
battesimo, il matrimonio, la morte. Sentendo i racconti l’evento più
caratteristico era senza dubbio il matrimonio. Il giorno precedente la sposa
puliva ed addobbava la chiesa: con fiori di campo le più povere, con fiori di
giardino, nastri e tappeto rosso le più altolocate. Il corteo nuziale si
snodava la maggior parte delle volte a piedi, con al seguito tutti gli invitati
rimessi a nuovo, e, data la distanza delle case dalla chiesa, non era
un’impresa facile, anche a causa delle scarpe nuove. Poi la cerimonia, molto
sobria, e, in ricordo, un libricino di quindici pagine dalla copertina rossa,
con su scritti: i doveri degli sposi, gli articoli del codice civile e le norme
pratiche riguardanti l’igiene del neonato. Questo libretto, che reca il timbro
“ Real Parrocchia di Mirafiori “, è il ricordo di un matrimonio celebrato nel
1934 da don Umberto Sorba ed è stato gelosamente custodito. Don Sorba è
ricordato dai vecchi di Mirafiori, per il suo grande coraggio durante gli anni
bui del fascismo. Infatti, metteva a disposizione della popolazione i
sotterranei della chiesa durante i bombardamenti e si faceva garante per coloro
che venivano arrestati come antifascisti. La comunità cresceva ed insieme ad
essa nasceva qualche gruppo in seno alla Parrocchia come i cantori e le “
Figlie di Maria “.
Avevano delle mansioni specifiche: prendere parte ai
funerali, ai matrimoni, alle processioni, ed alla festa di San Barnaba l’11
giugno. Per le “ Figlie di Maria “ si trattava di un impegno molto serio:
quando il parroco chiamava bisognava indossare la divisa bianca, il velo bianco
ed impegnarsi nei canti e nelle preghiere, procedendo sempre due a due. Ogni
loro partecipazione era remunerata con qualche spicciolo, che per loro
equivaleva ad una fortuna, e se il defunto era facoltoso ci scappava pure un
piccolo rinfresco offerto dai parenti. Il culmine della vita di parrocchia si
raggiungeva l’11 giugno con i festeggiamenti in onore di San Barnaba. Oltre
alle funzioni religiose comprese di processione con la statua del santo,
c’erano a far da contorno il banco di beneficenza e il ballo a palchetto. Per
cui: prima tutti a messa grande al mattino, processione al pomeriggio e, finiti
gli obblighi religiosi, tutti al banco di beneficenza. I bambini a spendere i
loro spiccioli per vincere qualche caramella e finiti i soldi, nel prato vicino
a tirar calci ad un pallone, i loro genitori a chiacchierare in sana allegria.
La sera poi, lasciati i bambini con i nonni, tutti a ballare. E se si
incontrava qualche amico con una ragazza magari non troppo attraente, subito
gli veniva chiesto se l‘ avesse vinta nel pomeriggio al banco di beneficenza
.Se i mattoni e i banchi di questa bellissima chiesa potessero parlare chissà
quanta vita potrebbero raccontarci. Vita di gente semplice e povera ,certo, ma
sicuramente ricca di insegnamenti . Bene .San Barnaba è ancora là per fortuna e
lì convivono due anime : una storica e una attuale molto attiva e vitale.
Nessuna delle due impedisce all’altra di essere .
Donatella e Renato
La foto è tratta da M. Lupo - I secoli di Mirafiori - 1985 Editrice Piemonte in bancarella