| La "Bèla Rosin" |
Per indicare una strada a qualcuno oggi diciamo: ”Al primo
semaforo a destra, a sinistra……”, al tempo della trattoria il punto di
riferimento era la “Bèla Rosin”, o per meglio dire il suo mausoleo. Questa
popolana, moglie morganatica di Re Vittorio Emanuele, da cui ebbe due figli,
era morta nel 1885. In seguito al matrimonio Rosa Vercellana viene nominata
Contessa di Mirafiori, il re riconosce i due figli che vengono battezzati col
cognome Guerrieri ed ottiene in dono due cascine nel territorio di Mirafiori:
la Barba e la Nuova. Rosa però non dimentica le sue origini e, forte della sua
condizione, prende a cuore e si fa carico dei problemi dei poveri di Mirafiori,
battendo cassa presso il suo nobilissimo marito. Alla sua morte, i figli fecero
costruire il Mausoleo sul terreno dove sorgeva la Reggia di Miraflores. E
questo è l’antefatto. Quando la trattoria era nel pieno della sua attività,
l’unico nobile che si aggirava per Mirafiori era il Conte Gastone Guerrieri,
figlio del figlio del Re. Questo distinto signore che passeggiava con cappello
e bastone, seguiva le orme della bèla Rosin per ciò che riguardava la
munificenza e le elargizioni. Fece costruire di fronte al Ma
usoleo l’asilo
dedicandolo alla moglie, la contessa Margherita Boasso. Il conte apriva
raramente il cancello del Pantheon, ma quando ciò capitava era una festa per il
borgo, perché si aveva l’ opportunità di ammirare il bellissimo parco con i
filari di rose fiorite e curate (la rosa era lo stemma di Rosa Vercellana), e
poi era una delizia vedere tutti quei nobili veri o presunti che giocavano a
tennis nei campi dietro al monumento. I ragazzi erano tutti reclutati: chi a
servire messa, chi ad aprire i cancelli, chi a fare il raccattapalle. La loro
ricompensa? Mangiare alla mensa dei ricchi, panini con burro acciughe e un
mezzo gheriglio di noce e magari bere un bicchiere di Barolo della tenuta di
Fontanafredda.
Direte: questa volta la trattoria del signor Antonio non c’entra
niente. Errore. Una sera d’autunno un uomo bagnato fradicio entra nell’osteria
chiedendo aiuto. La carrozza di cui era il cocchiere era finita nella bealera
Grugliasca e le due madame all’interno rischiavano di affogare. Neanche a dirlo
vennero asciugati, rivestiti, rifocillati. Ripresero quindi il viaggio dicendo
che non si sarebbero dimenticati di quelle brave persone. Mesi dopo, infatti,
si ripresentò lo stesso cocchiere con un bellissimo piatto pieno di ogni ben di
Dio. Il conte Gastone però non era un buon amministratore dei suoi beni. Ben
presto si vide costretto a vendere i suoi beni, tenuta di Fontanafredda
compresa, e si ritirò in buon ordine. Negli anni sessanta non era insolito
vedere una vecchia signora un po’ démodé’ percorrere Strada delle Cacce diretta
al Mausoleo.Erano in molti a riconoscere e a togliersi il cappello di fronte
alla contessa Margherita Boasso di Mirafiori. Che fine ha fatto il Mausoleo.
Nel corso degli anni è stato devastato, profanate le tombe. Reso pericolante
dallo scorrere del tempo e ancora di più dall’incuria delle amministrazioni.
Due risvolti della stessa storia: nella prima metà del ‘900 chiuso al pubblico
e curato con amore, nella seconda metà chiuso per preservare il pubblico da
crolli. Chissà se a Mirafiori verrà un giorno restituita questa memoria storica?