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L'appello degli Indios di Roraima

ALLARME DAL BRASILE

 

Riceviamo dal Brasile, da padre Silvano Sabatini (un missionario della Consolata che abitava vicino a noi in via Guido Reni), una lettera sulle condizioni di vita degli indios di Roraima.

È un allarme sulla situazione di distruzione e di violenza attuata da parte del Governo brasiliano, dei militari, dei fazenderos e delle multinazionali.

Nel 1995 don Domenico e don Piero, durante, un loro viaggio in Brasile, erano stati ospitati in un villaggio da una tribù di indios Yanomani.

 

 

Boavista 8 marzo 2001

 Carissimi,

Vorrei prima di tutto ringraziarvi, anche a nome degli indios, per la solidarietà concreta che avete manifestato verso di noi ; essa è stata molto opportuna,  perché effettivamente abbiamo speso una somma molto rilevante in una serie di processi iniziati l’anno scorso. Vi posso confermare che i processi hanno avuto un primo risultato, perché ogni uomo politico, e qui sono un po’ tutti con la vocazione politica, nelle prossime elezioni si sentirà abbastanza costretto alla difesa, davanti ad altri. Infatti sono quasi cessate le accuse contro la Chiesa, tuttavia non si può affermare che la situazione sia migliorata, anzi ci pare decisamente peggiorata. Infatti sta avanzando, nella Camera dei deputati in Brasilia, un progetto di legge che regolamenta l’esercizio di minerazione in area indigena. Questa legge si preoccupa di proteggere le compagnie di minerazione, ma molto meno di riconoscere i diritti degli indios. Queste multinazionali stanno cercando di creare situazioni di fatto nelle aree indigene, corrompendone minoranze, affinché permettano loro l’esercizio di minerazione che verrà legalizzato con la nuova legge federale.

Un altro grave problema è quello dei militari i quali, approfittando della situazione di tensione esistente in Colombia, si presentano come i grandi difensori delle frontiere e i custodi del territorio sacro della Patria; per questa ragione  installano caserme nelle aree indigene, dimostrando chiaramente che il loro scopo, non è tanto la difesa delle frontiere, ma è lo spezzare l’unità delle leaderanze indigene, corrompendone una parte, per impedire che continui il lavoro di coscientizzazione e di difesa dei propri diritti che la Chiesa ha sviluppato negli ultimi 30 anni. Il fatto che le forze politiche, economiche e militari si accaniscano con tanta intensità contro i popoli indigeni di Roraima è la prova più evidente della serietà del nostro lavoro e della capacità che abbiamo creato nel mondo indigeno di difendere la propria realtà, di affermarsi come gruppi in grado di autogestirsi, di difendere i propri diritti e di collaborare chiaramente allo sviluppo della nazione.

Esattamente quello che gli avversari degli indios non vogliono che si realizzi.

Noi riteniamo che questo nostro lavoro non sia solo di utilità sociale, ma rappresenti anche una intensa evangelizzazione di questi popoli, perché siamo convinti che Gesù non è venuto a salvare delle anime, ma a creare le condizioni per lo sviluppo integrale di tutto l’Uomo.

Julius Nyerere, ex Presidente della Repubblica della Tanzania e profondo uomo di fede, affermava: “ Credo che l’uomo è stato fatto da Dio come sua immagine, come sua figura: non accetto l’idea che Dio si rassegni a vedere la faccia dell’uomo deturpata dalla malattia, dall’ignoranza, dalla schiavitù, dalla mancata realizzazione del suo progetto d’amore”.

I prossimi mesi e anni si prospettano ancora più duri. È per questo che la visita di Carlo  Miglietta, di Alberto Chiara e di Antonino Leto è stata per me veramente provvidenziale, perché hanno rappresentato la testimonianza d’amore della nostra Chiesa d’origine a ciascuno di noi ; abbiamo sentito in maniera particolarmente intensa la vostra presenza tra di noi, attraverso le loro persone. Con il loro sacrificio, con la loro permanenza tra noi e con la loro condivisione del nostro cammino, ci hanno testimoniato chiaramente quanto ci siete vicini e quanto viviamo degli stessi ideali ; tutto questo è molto importante, perché possiamo continuare a camminare con coraggio, in questa strada non sempre facile, in queste terre lontane.

Continuate ad esserci vicini con la vostra solidarietà e con il vostro apporto finanziario, che è utile, ma che non è la cosa più importante, perché importante è che Dio ci dia la forza di essere realmente fedeli in questa realtà di testimonianza in cui i battezzati tradiscono la loro funzione di annuncio per essere invece elemento che non permette ai fratelli lontani di scoprire l’amore di Dio.

Vi ringraziamo ancora una volta e vi facciamo auguri sinceri di un buon lavoro pastorale. Grazie.

Padre Silvano Sabatini e i missionari di Roraima

Che cosa fare?

Il consiglio indigeno di Roraima ci propone di bombardare il Governo Brasiliano di fax o di e-mail o di lettere contro l’insediamento di caserme e contro le violenze sessuali da parte dei  militari sulle donne indios.

Inviamo a questi indirizzi il testo che gli indios ci hanno mandato.

Più ne invieremo e maggiore sarà la pressione sul Governo.

 

Para:

Fernando Henrique Cardoso – Presidente da Republica

End.: Praca dos Tres Poderes, Palacio do Planalto, CEP 70.150-900

Brasilia-DF,Brasil

Fax: 55-61-411-2222

E-mail: pr@planalto.gov.br

 

José Gregari – Ministro da Justica

End.: Esplanada dos Ministerios,  Bloco T,  Quadra A,  4 andar,

CEP 70.064-900, Brasilia-DF, Brasil

Fax: 55-61-224-2448

E-mail: samico@mj.gov.br

 

Glenio Alvarez – Presidente da Funai

End.: SRTVS, Bloco A, Edificio Lex, Zona Central, Plano Piloto,

CEP 70.340-904, Brasilia-DF, Brasil

Fax: 55-61-226-8782

E-mail: glenio.alvarez@funai.gov.br

 

Nelson Pelegrini – Comissao de Direitos Humanos

End.: Camara dos Deputados, Anexo 2, Sala 185-A, CEP 70.160-900, Brasilia-DF,Brasil

Fax : 55-61-318-2170

E-mail: cdh@camara.gov.br

 

Testo da inviare:

 

Egregio Signore, abbiamo saputo con preoccupazione di quanto sta avvenendo nello stato di Roraima, in particolare dei piani dell’Esercito per costruire una base militare nel villaggio Macuxi di Uiramuta, nella terra indigena Raposa Serra do Sol. Questo ci preoccupa soprattutto perché la terra indigena Raposa  Serra do Sol non è ancora stata ratificata, ai sensi del decreto 820, che demarcava l’area come terra tradizionale indigena nel 1998. Sappiamo che i popoli indigeni di Raposa Serra do Sol hanno già concesso una parte dei loro territori per l’insediamento municipale di Normandia, dove già esiste una base militare. La costruzione di una base militare nel villaggio di Uiramuta ci preoccupa anche dal momento che leaders Yanomani recentemente hanno denunciato il fatto che membri dell’esercito di una base situata nella loro aerea hanno abusato sessualmente di donne Yanomani.

I popoli indigeni di Reposa Serra do Sol temono che la base militare possa portare alcool e prostituzione nei loro villaggi.

 

Perciò noi dunque rispettosamente sollecitiamo:

 

-        l’urgente ratificazione della terra indigena Raposa Serra do Sol, come un’area continua, come definita nel decreto 820/98

 

-        che la comunità indigena e i legittimi capi indigeni siano ascoltati prima di costruire basi militari su terre indigene, e che la base proposta per il villaggio di Uiramuta non venga costruita, d’accordo con il volere delle comunità locali

 

-        un’indagine completa sugli abusi sessuali a danno di donne Yanomani e punizioni per i responsabili.

 

Certi che farà il massimo per risolvere questa situazione in favore dei popoli indigeni, cordialmente la ringraziamo per l’attenzione sull’argomento.

 

……………….(firmare)

Per saperne di più:

vedere il servizio su “Famiglia cristiana” del 13 Maggio 2001 a pagina 54

su internet   http://mysite.ciaoweb.it/giemmegi     oppure cir@tecnet.com.br

www.parrocchia.org/torino/lapentecoste