“Un giorno credi di essere giusto e di essere
un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero…”.
Comincia pressappoco così una canzone di Bennato ed è un po’ quello
che è capitato a noi, rientrando dalle vacanze a settembre e
incontrandoci in oratorio.
Il folto gruppo di animatori dell’anno passato si era drasticamente
ridotto, lasciando ai superstiti un senso di impotenza e sconfitta ed
una domanda provocatoria: a qualcuno è già passata la voglia di
cambiare il mondo?
Qualche anno fa uno dei problemi maggiormente avvertiti dagli studiosi
del mondo giovanile, dagli educatori, era la totale apatia, presunta od
effettiva che fosse, verso l'impegno sociale, politico e civile. Si
diceva che questa generazione fosse una generazione in bianco e nero,
incapace di riscaldarsi coi colori del servizio, specie comunitario. In
questi anni, non è difficile accorgersi, dai giornali, ai film, alla
musica, che ci sia stata una piccola rivoluzione, anche se forse non
tutti ne hanno preso coscienza…
Lavorando a questo sito abbiamo ripercorso la storia della nostra
parrocchia, da cantiere a comunità in continua crescita e con una
sempre più definita identità, giovani e meno giovani, uomini e donne,
che fanno capolino nella folta mole di fotografie con i loro volti
allegri, bambini diventati oggi i nostri adolescenti, volti che cambiano
ma che hanno un comune denominatore: la gioia del crescere insieme,
condividendo la propria vita e la propria fede con gli altri.
Solo che sembra di assistere ad un sogno che rischia di interrompersi
sul più bello. Quel movimento sembra appannarsi, diventare un cumulo di
foto ingiallite più che una possibile, bella, testimonianza della
nostra scelta di vita.
Se davvero vogliamo essere fedeli alla nostra vocazione ed all'impegno
evangelico di essere "sale della terra", queste righe smettono
di essere una provocazione e diventano un elemento di riflessione. Un
invito a rimboccarsi le maniche e ad accettare la sfida di “ripartire
da zero”, di superare le difficoltà nella gioia e nella fatica, sia a
livello personale, nel nostro cammino quotidiano, sia a livello
comunitario, per evitare che i nostri giovani, e noi con loro, si
addormentino nell'apatia e nel grigiore di una vita presa di striscio.
Emma |