Home Archivio del commento al Vangelo

 

Tutti i Santi          Solennità  - Giovedì 1 novembre 2001

Dal vangelo secondo Matteo                                    Mt 5,1-12a

 In quel tempo, 1 Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.

2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3 “ Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché erediteranno la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e, mentendo, diranno ogni sorte di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”

 Parola del Signore

 

La rivincita finale – Ecco la porta d’ingresso del regno di Dio. Vi passeranno solo i poveri, i piccoli, gli umili, i vinti, gli oppressi. Queste beatitudini rinvino direttamente alla situazione angosciosa degli ebrei in Egitto, i quali, secondo i libro dell’Esodo, erano poveri, schiavi, perseguitati, affamati, oppressi e non ne potevano più. Ma per questi sventurati, di ieri e di oggi, è giunto il liberatore.le beatitudini sono quindi come un’altra pasqua, l’annuncio di una novità, di una speranza realizzata, di una liberazione avvenuta. Ma non è scomparso il lungo corteo di coloro che sono vicini alla disperazione: cercare il Cristo significa unirsi a loro, prendere le loro difese e servire la loro speranza

 


 

XXXIa domenica del Tempo Ordinario – 4 novembre 2001

 

Dal vangelo secondo Luca                                        Lc 19, 1-10

 1 Entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. 6 In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore! ”. 8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. 9 Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; 10 il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

Parola del Signore  

La fine delle discriminazioni – Zaccheo, cittadino di Gerico, la città maledetta, pubblicano, anzi capo dei pubblicani della città, vive di strozzinaggio e di profitti illeciti; così è divenuto ricco, oggetto di tutto l’odio del popolo. Ma di quest’uomo Gesù farà un figlio di Abramo. Riusciremmo noi ad adottare un giovane delinquente? A lasciarlo a prendere parte alla vita e ai giochi dei nostri figli? L’adesione al Cristo e alla nuova umanità da lui inaugurata richiede di minimizzare tutte le divisioni e discriminazioni. Gesù siede alla tavola con noi peccatori; e attorno alla sua mensa, diversi volti e civiltà devono abituarsi a convivere.

 


XXXIIa domenica del Tempo Ordinario – 11 novembre 2001

Letture:

Dal secondo libro dei Maccabei                         2Mac 7,1-2.9-14

Salmo responsoriale                                            16,1;5-6; 8b-15

"Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto"

Dalla seconda lettera di San Paolo                   2Ts 2,16-3,5

apostolo ai Tessalonicesi

 

Dal vangelo secondo Luca                                        Lc 20, 27-38

 

In quel tempo, 27 gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. 34 Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

Parola del Signore

 

La vita futura – Agli occhi di Gesù , la miglior prova della risurrezione dei corpi è l’alleanza che Dio ha stabilito coi patriarchi: Dio non avrebbe perduto il suo tempo a vivere con uomini condannati a scomparire per sempre. Ciò vale per gli antenati, vale anche per noi: ammettere che Dio ci ami provvisoriamente solo finché avremo vita, oppure ammettere che Egli possa dimenticare l’amore che ha per noi, sarebbe negare l’esistenza stessa di Dio. Se Egli fa un’alleanza coi mortali, la fa precisamente perché intende impegnarsi per sempre.

 


 

 

 

 

XXXIIIa domenica del Tempo Ordinario – 18 novembre 2001

 

Letture:

Dal libro del profeta Malachia                             Mal 3, 19-20a

Salmo responsoriale:                                            97, 5-6; 7-8; 9

Vieni, Signore, a giudicare il mondo

Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo             2 Ts 3, 7-12

ai Tessalonicesi

 

Dal Vangelo secondo Luca                                                Lc 21, 5-19

In quel tempo, 5 Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: 6 “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. 7 Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi? ”.

8 Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli. 9 Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”.

10 Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

        Parola del Signore

 

Essenza del cristianesimo – “Devono accadere queste cose”…. Gesù si serve di tale espressione per annunciare sia la passione che lo attende, sia la persecuzioni dei primi cristiani; egli la usa anche per profetizzare la caduta di Gerusalemme e il crollo delle mura sontuose del tempio. Gesù non promette ai suoi fedeli la riuscita, di cui un tempio colossale è il simbolo; al contrario, essi non saranno veramente suoi discepoli se non sapranno affrontare, come lui, il furore dei grandi, e affidarsi al linguaggio e alla salvezza del vangelo, senza latro appoggio che la sua forza di convinzione.

 


 

Ultima domenica del Tempo Ordinario – 25 novembre 2001

Cristo Re dell’universo

 

 

Letture:

Dal secondo libro di Samuele                     2Sam 5, 1-3

Salmo responsoriale: Regna la pace              121, 1-2; 3-4; 5-6

                  dove regna il Signore

Dalla lettera di san Paolo apostolo                             Col 1, 12-20

ai Colossesi

 

Dal Vangelo secondo Luca                        Lc 23, 35-43

 

In quel tempo, 35 il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: 37 “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38 C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

     39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! ”. 40 Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. 42 E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43 Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

Parola del Signore

 

Nella croce della gloria – La passione del Cristo, in Luca, non è drammatica come negli altri evangelisti: è pervasa costantemente da ottimismo. Così sotto la croce l’ostilità ironica dei capi si oppone alla contemplazione muta del popolo: non è possibili che dopo aver speso una vita per il popolo, per gli indifesi e i diseredati, questi ora lo prendano in giro. Poi l’epilogo del dialogo con i due ladroni è straordinariamente significativo: Cristo è già trionfatore, nonostante l’apparente sconfitta, anzi attraverso di essa; Dio regna attraverso la croce del suo figlio, esposto come esca di misericordia, e alla fine non solo lo salva, ma lo fa diventare signore dei cieli assieme a lui, fonte di salvezza per tutti gli uomini.

 

 

Ia domenica di Avvento – 2 dicembre 2001

 

Anno Liturgico “A” 2001/2002

 

Letture:

Dal libro del profeta Isaia                                        (Is 2, 1-5)

Salmo responsoriale:                                                   (Sal 121, 1-2. 4-9)

Andiamo con gioia incontro al Signore    

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani       (Rm 13, 11-14)

 

Dal Vangelo secondo Matteo                                                                     Mt 24, 37-44

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37 “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata.

       42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.”

Parola del Signore

 

Andiamo con gioia incontro al Signore

 

Avvento: un messaggio per proposte di là da venire?

                No! Noi, ora, dobbiamo accoglierlo e realizzarlo

 

Vigilare: è dare consistenza al nostro essere cristiani,

                ma spesso, facilmente abbiamo

    occhi annebbiati della superficialità

                mani occupate in banalità,

                cuori abbandonati al piaceri.

 

Come ai tempi di Noè: Gesù ci costringe ad una scelta

                                    dobbiamo decidere di seguire Lui

                                     impegnare tutte le nostre forze per il nostro futuro eterno

                                     facilmente non si ci è preoccupati,

                                     non ci si è preparati:

                                     con atteggiamento di falsa sicurezza,

  non curanza dell’essenziale,

  saremo come sorpresi nel sonno.

 

Rischio: di perdere per sempre l’anima nostra,

            (l’anima non è una……. ciabatta)

per sempre: io, tu…..

per sempre nella disperazione:

per non aver deciso.

Ci siamo lasciati ibernare dalla mentalità corrente,

                                         dalla televisione,

                                         dal luccichi dei fuochi fatui.

 

Il cristiano: un ruolo, un incarico di contestazione nei confronti di un mondo addormentato dal consumismo, dallo star bene, dal non aver fastidi.

don Remo

 

 

"IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA – 8 dicembre 2001

Letture:

dal libro della Genesi                                               (Gn 3,9-15.20)

salmo responsoriale:                                                    (sal 97, 1-4)

Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore

dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini      (Ef 1, 3-6.11-12)

 

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 1,26-38  

26 Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

       34 Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. 35 Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio ”. 38 Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

 

Parola del Signore

 

 

La Chiesa oggi ricorda la solennità dell'Immacolata Concezione di Maria; questa festa non è stata, nel corso dell'Avvento, posta a caso e cioè quando il papa Pio XII ha proclamato il dogma, ma è stata introdotta saggiamente perché ricorda il concepimento di Maria senza ombra di peccato (ma non del Figlio, bensì di lei stessa); questo è il segno; farci rivivere in modo autentico la vocazione di essere discepoli, che sanno dire si al Signore senza tanti ripensamenti o indugi, che sanno aspettare nella fedeltà divina e che non saranno di certo mai delusi.

 

Misteriosamente un angelo, per volere del Padre, va da una fanciulla di nome Maria, promessa sposa ad un bravo ragazzo di nome Giuseppe, per proporle di diventare la Madre di Dio! Lei turbata al massimo rimase quasi impietrita. L'angelo vedendola com'era, la tranquillizzò, e le rispiegò bene chi doveva partorire. Lei non capendo ancora bene ed essendo vergine chiese com'era possibile che questo potesse accadere. L'angelo disse che la potenza dell'Onnipotente, grazie allo Spirito Santo, si poserà su di lei e colui che nascerà sarà nientemeno che il Figlio di Dio. Poi riferendosi a sua cugina Elisabetta, che era incinta, già oltretutto al sesto mese, che tutto il paese considerava sterile, conclude infine il "suo discorso" con la frase topica: -NULLA E' IMPOSSIBILE A DIO!-.

La giovane Maria, convinta e schiaritesi le idee, pur senza aver penetrato nel grande mistero che si sarebbe avvenuto in lei, eppure da il SUO TOTALE CONSENSO verso la VOLONTA' del SIGNORE, divenendo strumento delle Sue azioni! Il suo sì, è un "sì" senza ripensamenti, senza indugi; non si è preoccupata di dirlo al suo sposo Giuseppe, ne tantomeno alla sua migliore amica, si è preoccupata soltanto di fare la volontà del Signore mollando tutto, tutti i suoi sogni, progetti, ecc…., proprio come i discepoli che alla proposta "Vieni e seguimi" hanno risposto lasciando tutto. Non hanno nemmeno provato a dire "aspetta un attimo che devo consultarmi…" o a dire di "no", perché sanno che non rimarranno delusi.

Ed ha anche aspettato la fedeltà del Padre; infatti non si è mai domandata se era uno scherzo o una immaginazione ( e non lo era, e non lo è, e non lo sarà (- vedi infatti la nascita, opere, miracoli, ecc.-)) e nemmeno sospettato; certo sarà rimasta un po’ turbata, (ma chi non lo sarebbe se vi proporrebbero di diventare la madre di Dio), ma tutte le sue angosce iniziali e a conferma delle infondatezza, sparirono subito alla nascita di Gesù. Anche Elisabetta è rimasta ad aspettare la fedeltà divina, cioè che il Signore le desse un figlio ed infatti non è rimasta delusa, l'ha avuto, non si è mai disperata al punto di far fare un figlio alla sua schiava, per continuare la discendenza, ne tantomeno ha fatto una adozione, ha aspettato così come i discepoli hanno sempre creduto nella fedeltà delle parole di Gesù che avendoli chiamati ad essere pescatori di uomini, ha rispettato i patti.

Allora Maria con il suo mirabile e straordinario esempio, ci fa capire a ci aiuta a vivere in modo fecondo il nostro avvicinarsi all'incontro con il Signore e che il dono totale a Dio, è una cosa indescrivibile, nella quale, e lo ribadisco ancora una volta, non si rimarrà delusi; segno dell'amore di Dio verso di noi e dell'amore nostro per il Padre e verso gli altri.

Maria sarà per noi allora, l'esempio più grande che ci condurrà (e questo lo mostra soprattutto il canto del Magnificat) a CRISTO.


 

 

IIIa Domenica di AVVENTO del “GAUDETE”– 16 dicembre 2001

 

 

Letture

- dal libro del profeta Isaia                                                                          Is 35, 1-6. 8.10

- salmo responsoriale                                                                                   sal 145, 7-10

Vieni, Signore, a salvarci

- dalla lettera di San Giacomo apostolo                                                       Gc 5, 7-10

Canto al Vangelo

Lo Spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a mandare il lieto annunzio ai poveri  Is 61, 1

 

Dal Vangelo secondo Matteo                                                                       Mt 11, 2-11

  In quel tempo, 2 Giovanni , che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? ”. 4 Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6 e beato colui che non si scandalizza di me”. 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto:

Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero

che preparerà la tua via davanti a te.

11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

 

Parola del Signore

 

L’amore è una certezza

Rieccolo. Sì, è ancora Giovanni il Battista il personaggio che ci guida la traguardo dell’incontro con Cristo. Non sembra il Giovanni battagliero e deciso che abbiamo incontrato domenica scorsa alle prese con scribi e farisei, e non sembra nemmeno il Giovanni che ha  condannato la condotta immorale di Erode. Sembra un Giovanni dimesso e dubbioso. Le notizie giunte alle sue orecchie probabilmente erano vere, ma non sono sufficientemente documentate e quindi passibili di dubbio.

Ecco le prove. “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti” ecc., ecc. Gesù non suggerisce grandi argomenti, ma si limita a citare un passo del profeta Isaia relativo ai tempi messianici. Giovanni capirà. E Giovanni capisce che il momento atteso da secoli si è finalmente realizzato e quel giovane suo coetaneo è veramente Colui che stavano aspettando. I sofferenti perciò, che trovano la guarigione, oppure pur non guarendo trovano la serenità e una ragione in più di vivere e sperare, sono il segno del passaggio di Cristo, della sua venuta come Salvatore.

Vi faccio una confidenza. Pochi minuti fa (sono le 9.45 del 10 dicembre) sono venuti da ma due marocchini, marito e moglie. Pochi mesi hanno perduto una bambina di 10 anni, malata di tumore, e ovviamente la loro vita è rimasta sconvolta. Hanno perso la casa e il lavoro per ricercare le cure nei vari ospedali. Noi preti di solito, quando ci troviamo in situazioni simili, riferendoci alla nostra cultura evangelica che ci ha insegnato a metterci al servizio dei guai degli altri se vogliamo superare i nostri, esortiamo all’esercizio della carità. E questo ci consola. Ho tentato di dire la stessa cosa ma la donna mi ah risposto: “Io a Trapani (da dove provengono) non torno più perché odio i bambini che erano amici di mia figlia”. Spesso mi ha citato Dio, ma il suo Dio non è certamente il Dio di Gesù Cristo, e il Dio di Maometto non ha certamente le raffinatezze del Dio dei cristiani. Il Dio dei cristiani è riconoscibile dai gesti di carità, di amore, di solidarietà, manifestati dai credenti in Cristo. Ci sono delle buone ragioni per seguire questa linea di condotta, ma quand’anche non ce ne fossero, c’è ne una che non ammette incertezza: Lui ci ama così. E Gesù, che è l’annunciatore dell’ amore di Dio, ci ha amati così. Per la donna marocchina di religione islamica, diventa difficile pensare che la vita e la morte dono distribuiti da Dio secondo le regole che solo Lui conosce. Lei, probabilmente concepisce la morte della figlia come un torto e un’offesa ingiusti, violenti, non può quindi continuare ad amare altri bambini, i quali hanno soltanto i torto di essere sopravvissuti. Da sempre sui cristiani ha pesato grossa responsabilità: quella di rendere trasparente e conoscibile il volto di Dio attraverso l’amore per i fratelli, per tutti quelli che la vita ha trattato a pesci in faccia, per quelli che non sono amati da nessuno. Una grossa responsabilità che ha dato tanti buoni frutti quando uomini e donne normali, senza eccezionali doti umane, hanno colto nella sofferenza degli altri l’invito a farsi avanti, ad allungare le braccia, per far sentire la presenza affettuosa di chi crede in Dio che è amore. Lo so che la strada da percorrere è ancora molto lunga e i segni di morte e cattiveria sembrano soffocare i gesti di bontà. Ma siamo obbligati a sperare. Pensate. Proprio nello stesso momento in cui Giovanni toccava quasi con un dito la venuta del Messia promesso, nei palazzi del potere una donna sciocca, vanitosa e crudele ne chiedeva la testa. Quando Gesù lo seppe non fece fagotto e se ne andò. Rimase con una determinazione ancora più forte ad annunciare la grande verità che ha sconvolto il mondo: Dio è amore.

don Lino Boselli

 

IIIa Domenica del tempo ordinario – 27 gennaio 2002

 

 

Il vangelo di questa domenica ci presenta una predicazione proclamata ai quattro venti, davanti a una folla vivace e interessata, il cui carattere composito favorirà la diffusione della buona notizia. L’annuncio avviene in una zona di frontiera, dove si mescolano persone di provenienza molto diverse: è una situazione ideale perché esso prenda il volo, sorretto dal vento dello Spirito.

Una pagina è stata girata, e si tratta di scrivere una pagina nuova. Il tempo della profezia si è concluso con l’arresto del Battista: bisognava che esso diminuisse perché l’Altro crescesse. Le porte della prigione si sono richiuse sulla grande voce del precursore, e Gesù ha quasi sempre taciuto fino a questo momento. Ora è il tempo che parli, che proclami il regno presente in quella terra di frontiera, in quel “crocevia di pagani” che è la Galilea. La gente del luogo, fra cui si trovano molti emarginati e stranieri, gode di cattiva fama presso i giudei: di là non potrà mai venire niente di buono. Eppure già il profeta Isaia aveva annunciato proprio a loro la luce messianica dell’Emmanuele. E a loro di rivolge anche Gesù, “il messaggero di lieti annunzi che annunzia << la pace >> la salvezza, che dice alla città santa: Regna il tuo Dio!” (Is 52,7). È tempo di convertirsi, perché davvero il regno è vicino.

Sembra che il Messia cominci in questo momento ad avere alcuni fedeli occasionali. In ogni caso, il ricordo della loro adesione definitiva alla sua persona rimarrà legato alla Galilea dei pagani, dove fu pronunciata la parola: “pescatori di uomini ! ”pescatori nel grande mare dell’umanità, in vista del regno. All’inizio del secolo, Loisy credeva di poter affermare: “Gesù annunciava il regno, ed è venuta la chiesa”. Non siamo d’accordo. Perché la Chiesa è nata sulle rive di quel lago di Galilea dive il vento ha il sapore salmastro delle partenze a vele spiegate, dove si respira il fascino dell’avventura in cui si rischia tutto.

 

 

 

 

 

 

 

IVa Domenica del tempo ordinario – 3 febbraio 2002

San Biagio, patrono della città di Suzzara

Felicità, magica parola che risveglia in noi un’eco profondo, ma anche parola umana carica di equivoci e di ambiguità, usata troppo spesso per cose che non la meritano. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che c’è nell’uomo “qualcosa che supera l’uomo”, quello che un filosofo chiamava “il richiamo della trascendenza”: un’inquietudine che sempre rinasce, un’insoddisfazione essenziale, uno slancio mai appagato del pensiero e del cuore. A chi rivolgerci per ricevere la felicità senza limiti a cui aspiriamo?

A Gesù, che la offre attraverso il messaggio sconcertante delle beatitudini. Dal momento che la felicità di Dio consiste nel fare la felicità dell’uomo, la beatitudine è qualcosa a cui l’uomo può aspirare. E questo, fin dal presente. In che modo? Essendo povero in spirito, cioè umile e dolce; attendendo la salvezza da Dio solo; avendo animo retto e intenzioni pure; lavorando per la giustizia e per la pace. Chi accetta di vivere sulla terra questo programma, si affida alla dinamica sovversiva della parola di Dio, che propone nello stesso tempo una promessa e un compito da svolgere.

Le beatitudini sono la felicità non come noi la vogliamo e la organizziamo, ma come Dio la desidera per noi. Grazie a Gesù, egli è venuto ad aggiustare un mondo in frantumi: un mondo in cui dominano il denaro, il possesso e la cupidigia; un mondo di menzogna, di inganno e di esteriorità; un mondo di violenza aperta e mascherata, in cui i pregiudizi, la falsa cultura, gli egoismi di classe o di casta separano, dividono, escludono. Non accontentiamoci di felicità troppo facili. Dio solo può colmare i nostri desideri. A condizione che accettiamo di non incentrarci su noi stessi ma di tendere al regno, avanzando a poco a poco dalle beatitudini verso la beatitudine. Dice S. Agostino “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finche non trova dimora in te”.