| Archivio del commento al Vangelo |
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Tutti i Santi Solennità - Giovedì 1 novembre 2001 |
Dal
vangelo secondo Matteo
Mt
5,1-12a
In
quel tempo, 1 Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e,
messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
2
Prendendo
allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3
“ Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4
Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i miti,
perché erediteranno la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete
di giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di
Dio. 10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di
essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi, quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno, e, mentendo, diranno ogni sorte di male contro di voi per causa
mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli.”
Parola del Signore
La rivincita finale – Ecco la porta d’ingresso del regno di Dio. Vi passeranno solo i poveri, i piccoli, gli umili, i vinti, gli oppressi. Queste beatitudini rinvino direttamente alla situazione angosciosa degli ebrei in Egitto, i quali, secondo i libro dell’Esodo, erano poveri, schiavi, perseguitati, affamati, oppressi e non ne potevano più. Ma per questi sventurati, di ieri e di oggi, è giunto il liberatore.le beatitudini sono quindi come un’altra pasqua, l’annuncio di una novità, di una speranza realizzata, di una liberazione avvenuta. Ma non è scomparso il lungo corteo di coloro che sono vicini alla disperazione: cercare il Cristo significa unirsi a loro, prendere le loro difese e servire la loro speranza
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XXXIa domenica del Tempo Ordinario – 4 novembre 2001 |
Dal vangelo secondo Luca Lc 19, 1-10
1
Entrato in Gerico, attraversava
la città. 2
Ed ecco un uomo di nome Zaccheo,
capo dei pubblicani e ricco, 3
cercava di vedere quale fosse
Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4
Allora corse avanti e, per
poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5
Quando giunse sul luogo, Gesù
alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo
fermarmi a casa tua”. 6
In fretta scese e lo accolse
pieno di gioia. 7
Vedendo ciò, tutti mormoravano:
“È andato ad alloggiare da un peccatore! ”. 8
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al
Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho
frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. 9
Gesù gli rispose: “Oggi la
salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; 10
il Figlio dell’uomo infatti è
venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
Parola
del Signore
La
fine delle discriminazioni
– Zaccheo, cittadino di Gerico, la città maledetta, pubblicano, anzi capo dei
pubblicani della città, vive di strozzinaggio e di profitti illeciti; così è
divenuto ricco, oggetto di tutto l’odio del popolo. Ma di quest’uomo Gesù
farà un figlio di Abramo. Riusciremmo noi ad adottare un giovane delinquente? A
lasciarlo a prendere parte alla vita e ai giochi dei nostri figli? L’adesione
al Cristo e alla nuova umanità da lui inaugurata richiede di minimizzare tutte
le divisioni e discriminazioni. Gesù siede alla tavola con noi peccatori; e
attorno alla sua mensa, diversi volti e civiltà devono abituarsi a convivere.
Letture:
Dal
secondo libro dei Maccabei
2Mac 7,1-2.9-14
Salmo
responsoriale
16,1;5-6; 8b-15
apostolo
ai Tessalonicesi
Dal vangelo secondo Luca Lc 20, 27-38
In
quel tempo, 27 gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali
negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28
“Maestro,
Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza
figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio
fratello. 29
C’erano
dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30
Allora la
prese il secondo 31
e poi il
terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32
Da ultimo
anche la donna morì. 33
Questa
donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette
l’hanno avuta in moglie”. 34
Gesù
rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35
ma quelli
che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non
prendono moglie né marito; 36
e nemmeno
possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della
risurrezione, sono figli di Dio. 37
Che poi i
morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando
chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio
non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.
La vita futura – Agli occhi di Gesù , la miglior prova della risurrezione dei corpi è l’alleanza che Dio ha stabilito coi patriarchi: Dio non avrebbe perduto il suo tempo a vivere con uomini condannati a scomparire per sempre. Ciò vale per gli antenati, vale anche per noi: ammettere che Dio ci ami provvisoriamente solo finché avremo vita, oppure ammettere che Egli possa dimenticare l’amore che ha per noi, sarebbe negare l’esistenza stessa di Dio. Se Egli fa un’alleanza coi mortali, la fa precisamente perché intende impegnarsi per sempre.
Letture:
Dal libro del profeta Malachia Mal 3, 19-20a
Salmo
responsoriale:
97,
5-6; 7-8; 9
Dalla
seconda lettera di San Paolo apostolo
2 Ts 3, 7-12
ai
Tessalonicesi
Dal
Vangelo secondo Luca
Lc 21,
5-19
In
quel tempo, 5 Mentre
alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo
adornavano, Gesù disse: 6
“Verranno giorni in cui,
di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga
distrutta”. 7
Gli domandarono:
“Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per
compiersi? ”. 8
Rispose: “Guardate di non
lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono
io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli. 9 Quando
sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono
infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. 10
Poi disse loro: “Si
solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi
saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno
anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma
prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno,
consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e
a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo
vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi
bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15
io vi darò lingua e
sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né
controbattere. 16
Sarete traditi perfino dai
genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte
alcuni di voi; 17
sarete odiati da tutti per
causa del mio nome. 18
Ma nemmeno un capello del
vostro capo perirà. 19
Con la vostra perseveranza
salverete le vostre anime. Parola del Signore
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Essenza
del cristianesimo – “Devono accadere queste cose”…. Gesù si serve di
tale espressione per annunciare sia la passione che lo attende, sia la
persecuzioni dei primi cristiani; egli la usa anche per profetizzare la caduta
di Gerusalemme e il crollo delle mura sontuose del tempio. Gesù non promette ai
suoi fedeli la riuscita, di cui un tempio colossale è il simbolo; al contrario,
essi non saranno veramente suoi discepoli se non sapranno affrontare, come lui,
il furore dei grandi, e affidarsi al linguaggio e alla salvezza del vangelo,
senza latro appoggio che la sua forza di convinzione.
Cristo
Re dell’universo
Letture:
Dal
secondo libro di Samuele
2Sam 5, 1-3
Salmo
responsoriale: Regna la pace
121, 1-2; 3-4; 5-6
dove regna il Signore
ai Colossesi
Dal Vangelo secondo Luca Lc 23, 35-43 In
quel tempo, 35 il
popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato
gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. 36
Anche
i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto,
e dicevano: 37
“Se
tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38
C’era
anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. 39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! ”. 40 Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. 42 E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43 Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. |
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Nella
croce della gloria
– La passione del Cristo, in Luca, non è drammatica come negli altri
evangelisti: è pervasa costantemente da ottimismo. Così sotto la croce
l’ostilità ironica dei capi si oppone alla contemplazione muta del popolo:
non è possibili che dopo aver speso una vita per il popolo, per gli indifesi e
i diseredati, questi ora lo prendano in giro. Poi l’epilogo del dialogo con i
due ladroni è straordinariamente significativo: Cristo è già trionfatore,
nonostante l’apparente sconfitta, anzi attraverso di essa; Dio regna
attraverso la croce del suo figlio, esposto come esca di misericordia, e alla
fine non solo lo salva, ma lo fa diventare signore dei cieli assieme a lui,
fonte di salvezza per tutti gli uomini.
Anno Liturgico “A” 2001/2002
Letture:
Dal libro del
profeta Isaia
(Is 2, 1-5)
Salmo responsoriale: (Sal 121, 1-2. 4-9)
Andiamo con
gioia incontro al Signore
Dalla lettera di
San Paolo apostolo ai Romani
(Rm 13, 11-14)
Dal Vangelo
secondo Matteo
Mt 24, 37-44
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In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37 “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del
Figlio dell’uomo. 38
Infatti,
come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché
venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del
Figlio dell’uomo. 40
Allora
due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una
sarà presa e l’altra lasciata.
42
Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo
considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene
il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché
nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.” |
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Avvento: un messaggio per proposte di là da venire?
No! Noi, ora, dobbiamo accoglierlo e realizzarlo
Vigilare: è dare consistenza al nostro essere cristiani,
ma spesso, facilmente abbiamo
occhi annebbiati della superficialità
mani occupate in banalità,
cuori abbandonati al piaceri.
Come ai tempi di Noè: Gesù ci costringe ad una scelta
dobbiamo decidere di seguire Lui
impegnare tutte le nostre forze per il nostro futuro eterno
facilmente non si ci è preoccupati,
non ci si è preparati:
con atteggiamento di falsa sicurezza,
non curanza dell’essenziale,
saremo come sorpresi nel sonno.
Rischio: di perdere per sempre l’anima nostra,
(l’anima non è una……. ciabatta)
per sempre: io, tu…..
per sempre nella disperazione:
per non aver deciso.
Ci siamo lasciati ibernare dalla mentalità corrente,
dalla televisione,
dal luccichi dei fuochi fatui.
Il cristiano: un ruolo, un incarico di contestazione nei confronti di un mondo addormentato dal consumismo, dallo star bene, dal non aver fastidi.
don Remo
Letture:
dal libro della Genesi
(Gn 3,9-15.20)
salmo responsoriale:
(sal 97, 1-4)
dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini
(Ef 1, 3-6.11-12)
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38
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26
Nel
sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nazaret, 27
a
una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena
di grazia, il Signore è con te”. 29 A queste parole ella rimase turbata e si
domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L’angelo
le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31
Ecco
concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà
grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il
trono di Davide suo padre 33
e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine”.
34
Allora
Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. 35 Le
rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà
la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque
santo e chiamato Figlio di Dio. 36
Vedi:
anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla
è impossibile a Dio ”. 38
Allora
Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello
che hai detto”. E l’angelo partì da lei. Parola del Signore |
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La Chiesa oggi ricorda la solennità dell'Immacolata Concezione di Maria; questa festa non è stata, nel corso dell'Avvento, posta a caso e cioè quando il papa Pio XII ha proclamato il dogma, ma è stata introdotta saggiamente perché ricorda il concepimento di Maria senza ombra di peccato (ma non del Figlio, bensì di lei stessa); questo è il segno; farci rivivere in modo autentico la vocazione di essere discepoli, che sanno dire si al Signore senza tanti ripensamenti o indugi, che sanno aspettare nella fedeltà divina e che non saranno di certo mai delusi.
Misteriosamente un angelo, per volere del Padre, va da una fanciulla di nome Maria, promessa sposa ad un bravo ragazzo di nome Giuseppe, per proporle di diventare la Madre di Dio! Lei turbata al massimo rimase quasi impietrita. L'angelo vedendola com'era, la tranquillizzò, e le rispiegò bene chi doveva partorire. Lei non capendo ancora bene ed essendo vergine chiese com'era possibile che questo potesse accadere. L'angelo disse che la potenza dell'Onnipotente, grazie allo Spirito Santo, si poserà su di lei e colui che nascerà sarà nientemeno che il Figlio di Dio. Poi riferendosi a sua cugina Elisabetta, che era incinta, già oltretutto al sesto mese, che tutto il paese considerava sterile, conclude infine il "suo discorso" con la frase topica: -NULLA E' IMPOSSIBILE A DIO!-.
La giovane Maria, convinta e schiaritesi le idee, pur senza aver penetrato nel grande mistero che si sarebbe avvenuto in lei, eppure da il SUO TOTALE CONSENSO verso la VOLONTA' del SIGNORE, divenendo strumento delle Sue azioni! Il suo sì, è un "sì" senza ripensamenti, senza indugi; non si è preoccupata di dirlo al suo sposo Giuseppe, ne tantomeno alla sua migliore amica, si è preoccupata soltanto di fare la volontà del Signore mollando tutto, tutti i suoi sogni, progetti, ecc…., proprio come i discepoli che alla proposta "Vieni e seguimi" hanno risposto lasciando tutto. Non hanno nemmeno provato a dire "aspetta un attimo che devo consultarmi…" o a dire di "no", perché sanno che non rimarranno delusi.
Ed ha anche aspettato la fedeltà del Padre; infatti non si è mai domandata se era uno scherzo o una immaginazione ( e non lo era, e non lo è, e non lo sarà (- vedi infatti la nascita, opere, miracoli, ecc.-)) e nemmeno sospettato; certo sarà rimasta un po’ turbata, (ma chi non lo sarebbe se vi proporrebbero di diventare la madre di Dio), ma tutte le sue angosce iniziali e a conferma delle infondatezza, sparirono subito alla nascita di Gesù. Anche Elisabetta è rimasta ad aspettare la fedeltà divina, cioè che il Signore le desse un figlio ed infatti non è rimasta delusa, l'ha avuto, non si è mai disperata al punto di far fare un figlio alla sua schiava, per continuare la discendenza, ne tantomeno ha fatto una adozione, ha aspettato così come i discepoli hanno sempre creduto nella fedeltà delle parole di Gesù che avendoli chiamati ad essere pescatori di uomini, ha rispettato i patti.
Allora Maria con il suo mirabile e straordinario esempio, ci fa capire a ci aiuta a vivere in modo fecondo il nostro avvicinarsi all'incontro con il Signore e che il dono totale a Dio, è una cosa indescrivibile, nella quale, e lo ribadisco ancora una volta, non si rimarrà delusi; segno dell'amore di Dio verso di noi e dell'amore nostro per il Padre e verso gli altri.
Maria sarà per noi allora, l'esempio più grande che ci condurrà (e questo lo mostra soprattutto il canto del Magnificat) a CRISTO.
Letture
- dal libro del profeta Isaia
Is 35, 1-6. 8.10
- salmo responsoriale
sal 145, 7-10
- dalla lettera di San Giacomo apostolo
Gc 5, 7-10
Canto al Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo Mt
11, 2-11
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che
preparerà la tua via davanti a te.
11
In
verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il
Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Rieccolo. Sì, è ancora Giovanni il Battista il personaggio che ci guida la traguardo dell’incontro con Cristo. Non sembra il Giovanni battagliero e deciso che abbiamo incontrato domenica scorsa alle prese con scribi e farisei, e non sembra nemmeno il Giovanni che ha condannato la condotta immorale di Erode. Sembra un Giovanni dimesso e dubbioso. Le notizie giunte alle sue orecchie probabilmente erano vere, ma non sono sufficientemente documentate e quindi passibili di dubbio.
Ecco le prove. “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti” ecc., ecc. Gesù non suggerisce grandi argomenti, ma si limita a citare un passo del profeta Isaia relativo ai tempi messianici. Giovanni capirà. E Giovanni capisce che il momento atteso da secoli si è finalmente realizzato e quel giovane suo coetaneo è veramente Colui che stavano aspettando. I sofferenti perciò, che trovano la guarigione, oppure pur non guarendo trovano la serenità e una ragione in più di vivere e sperare, sono il segno del passaggio di Cristo, della sua venuta come Salvatore.
Vi faccio una confidenza. Pochi minuti fa (sono le 9.45
del 10 dicembre) sono venuti da ma due marocchini, marito e moglie. Pochi mesi
hanno perduto una bambina di 10 anni, malata di tumore, e ovviamente la loro
vita è rimasta sconvolta. Hanno perso la casa e il lavoro per ricercare le cure
nei vari ospedali. Noi preti di solito, quando ci troviamo in situazioni simili,
riferendoci alla nostra cultura evangelica che ci ha insegnato a metterci al
servizio dei guai degli altri se vogliamo superare i nostri, esortiamo
all’esercizio della carità. E questo ci consola. Ho tentato di dire la stessa
cosa ma la donna mi ah risposto: “Io a Trapani (da dove provengono) non torno
più perché odio i bambini che erano amici di mia figlia”. Spesso mi ha
citato Dio, ma il suo Dio non è certamente il Dio di Gesù Cristo, e il Dio di
Maometto non ha certamente le raffinatezze del Dio dei cristiani. Il Dio dei
cristiani è riconoscibile dai gesti di carità, di amore, di solidarietà,
manifestati dai credenti in Cristo. Ci sono delle buone ragioni per seguire
questa linea di condotta, ma quand’anche non ce ne fossero, c’è ne una che
non ammette incertezza: Lui ci ama così. E Gesù, che è l’annunciatore
dell’ amore di Dio, ci ha amati così. Per la donna marocchina di religione
islamica, diventa difficile pensare che la vita e la morte dono distribuiti da
Dio secondo le regole che solo Lui conosce. Lei, probabilmente concepisce la
morte della figlia come un torto e un’offesa ingiusti, violenti, non può
quindi continuare ad amare altri bambini, i quali hanno soltanto i torto di
essere sopravvissuti. Da sempre sui cristiani ha pesato grossa responsabilità:
quella di rendere trasparente e conoscibile il volto di Dio attraverso l’amore
per i fratelli, per tutti quelli che la vita ha trattato a pesci in faccia, per
quelli che non sono amati da nessuno. Una grossa responsabilità che ha dato
tanti buoni frutti quando uomini e donne normali, senza eccezionali doti umane,
hanno colto nella sofferenza degli altri l’invito a farsi avanti, ad allungare
le braccia, per far sentire la presenza affettuosa di chi crede in Dio che è
amore. Lo so che la strada da percorrere è ancora molto lunga e i segni di
morte e cattiveria sembrano soffocare i gesti di bontà. Ma siamo obbligati a
sperare. Pensate. Proprio nello stesso momento in cui Giovanni toccava quasi con
un dito la venuta del Messia promesso, nei palazzi del potere una donna sciocca,
vanitosa e crudele ne chiedeva la testa. Quando Gesù lo seppe non fece fagotto
e se ne andò. Rimase con una determinazione ancora più forte ad annunciare la
grande verità che ha sconvolto il mondo: Dio è amore.
don Lino Boselli
Il vangelo di questa domenica ci presenta una predicazione proclamata ai quattro venti, davanti a una folla vivace e interessata, il cui carattere composito favorirà la diffusione della buona notizia. L’annuncio avviene in una zona di frontiera, dove si mescolano persone di provenienza molto diverse: è una situazione ideale perché esso prenda il volo, sorretto dal vento dello Spirito.
Una pagina è stata girata, e si tratta di scrivere una pagina nuova. Il tempo della profezia si è concluso con l’arresto del Battista: bisognava che esso diminuisse perché l’Altro crescesse. Le porte della prigione si sono richiuse sulla grande voce del precursore, e Gesù ha quasi sempre taciuto fino a questo momento. Ora è il tempo che parli, che proclami il regno presente in quella terra di frontiera, in quel “crocevia di pagani” che è la Galilea. La gente del luogo, fra cui si trovano molti emarginati e stranieri, gode di cattiva fama presso i giudei: di là non potrà mai venire niente di buono. Eppure già il profeta Isaia aveva annunciato proprio a loro la luce messianica dell’Emmanuele. E a loro di rivolge anche Gesù, “il messaggero di lieti annunzi che annunzia << la pace >> la salvezza, che dice alla città santa: Regna il tuo Dio!” (Is 52,7). È tempo di convertirsi, perché davvero il regno è vicino.
Sembra che il Messia cominci in questo momento ad avere alcuni fedeli occasionali. In ogni caso, il ricordo della loro adesione definitiva alla sua persona rimarrà legato alla Galilea dei pagani, dove fu pronunciata la parola: “pescatori di uomini ! ”pescatori nel grande mare dell’umanità, in vista del regno. All’inizio del secolo, Loisy credeva di poter affermare: “Gesù annunciava il regno, ed è venuta la chiesa”. Non siamo d’accordo. Perché la Chiesa è nata sulle rive di quel lago di Galilea dive il vento ha il sapore salmastro delle partenze a vele spiegate, dove si respira il fascino dell’avventura in cui si rischia tutto.
| San Biagio, patrono della città di Suzzara |
Felicità, magica parola che risveglia in noi un’eco profondo, ma anche parola umana carica di equivoci e di ambiguità, usata troppo spesso per cose che non la meritano. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che c’è nell’uomo “qualcosa che supera l’uomo”, quello che un filosofo chiamava “il richiamo della trascendenza”: un’inquietudine che sempre rinasce, un’insoddisfazione essenziale, uno slancio mai appagato del pensiero e del cuore. A chi rivolgerci per ricevere la felicità senza limiti a cui aspiriamo?
A
Gesù, che la offre attraverso il messaggio sconcertante delle beatitudini. Dal
momento che la felicità di Dio consiste nel fare la felicità dell’uomo, la
beatitudine è qualcosa a cui l’uomo può aspirare. E questo, fin dal
presente. In che modo? Essendo povero in spirito, cioè umile e dolce;
attendendo la salvezza da Dio solo; avendo animo retto e intenzioni pure;
lavorando per la giustizia e per la pace. Chi accetta di vivere sulla terra
questo programma, si affida alla dinamica sovversiva della parola di Dio, che
propone nello stesso tempo una promessa e un compito da svolgere.