VISITA DELLA PIEVE DI S. STEFANO
Il 18 del sopraddetto mese. (18 marzo 1584).
Il Visitatore vide la chiesa parrocchiale di S. Stefano, chiamata pieve, dello stesso luogo e castro di S.Stefano, che è sotto il dominio temporale della Serenissima Repubblica di Genova, della quale è rettore il presbitero Domenico Taddei, con un reddito annuo di circa settanta scudi e il dovere di esercitare la cura delle anime che spetta alla detta chiesa.
Il rettore ha l'aiuto di un cappellano al quale concede come usufrutto il terzo di quanto viene riscosso dai terreni nel territorio del castro di S.Stefano.
Dapprima visitò il SS. Corpo di Cristo e lo trovò custodito in un vaso di stagno non molto decoroso e incluso in una custodia di legno ben dorata di fuori, ma nell'interno non ben foderata da un panno di seta; per cui il Visitatore prescrisse di foderare l'interno tutt'intorno con un panno di seta rossa e di procurare una chiavetta più fidata da far dorare e un vasetto d'argento nel quale dovessero essere conservate le particole. Davanti al SS. Sacramento arde sempre la lampada a spese degli uomini del luogo ed esso è rinnovato di sovente.
Nella cura della chiesa vi sono circa 280 anime da comunione e tutti si sono comunicati, come afferma il rettore. Il Visitatore ordinò tuttavia di tenere un registro nel quale annotare coloro che sono in uso di ragiane, cone si stabilisce nei decreti generali.
A Pasqua la comunione viene amministrata nel calice, gli uomini assieme alle donne, ed egli impose che in futuro il rettore provvedesse a separarli e a procurarsi una pisside o coppa almeno di rame, dorata dentro e fuori, con il suo coperchio e il piedistallo, nella quale per il futuro amministrare la sacra comunione: ai comunicati non si chiede nulla né a parole né a cenni e il vino è offerto in un vaso di cristallo
Agli infermi il Sacramento viene portato nel calice e con il baldacchino, poiché la cura non si estende fuori del paese e vi si uniscono molti con i lumi accesi, ai queli provvede l'Opera di detta chiesa e la confraternita del Corpo di Cristo. Sempre lo accompagna il lanternone, viene suonata la campana e la campanella che precede il corteo.
La dottrina cristiana non viene insegnata in chiesa, ma la insegna il maestro nella scuola privata. Il Visitatore prescrisse che in futuro il pievano dovesse chiamare i ragazzi con la campana in tutti i giorni di festa di precetto per insegnare loro la dottrina cristiana.
Visitò quindi il fonte battesimale che era di marmo, ma con l'acqua non abbastanza pulita; pertanto ordinò di foderare il coperchio con una lamina di ferro, di fabbricare la vasca presso il fonte e di coprire la piramide che sta sopra il fonte con un panno di tela verde. Notò che il fonte era situato male e diede l'ordine di rimuoverlo e di metterlo dall'altro lato della chiesa, cioè dalla parte del Vangelo dell'altare maggiore, di rinchiuderlo con una balaustra di legno e per il resto di attenersi a quanto più chiramente viene stabilito nei decreti generali.
Il pievano, nel conferire il Sacramento del Battesimo segue abbastanza le regole e usa la massima diligenza; infatti interroga sempre le ostetriche che portano i neonati al fonte se per necessità sono stati battezzati e in quale forma e nell'ammettere i padrini e le madrine è seguita la prescrizione del Concilio Tridentino. Tuttavia [il Visitatore] ordinò che in futuro non fossero ammessi come padrini coloro che non si sono comunicati nell'anno e coloro che sono tanto rozzi che non sappiano recitare il Pater noster, l'Ave Maria, il Credo e i Dieci Comandamenti.
Vide quindi una scatoletta divisa in due parti, nella quale sono conservati gli olii del crisma e dei catecumeni e che è quindi chiusa in un'altra con una chiave sicura quando vi si mettono per riprenderli, gli olii [ricevuti] il Giovedì Santo dalla cattedrale: perciò prescrisse di osservare quanto è stabilito nei decreti generali.
Vide un altro vasetto per l'olio degli infermi, di stagno, decoroso: ordinò che fosse portato dal sacerdote indossante la cotta e la stola, con avanti la croce senz'asta e di non lasciare mai il malato se non dopo l'esalazione dell'ultimo respiro.
I nomi dei battezzati e dei contraenti matrimonio sono scritti in libri separati, ma non |46r.| decorosi; pertanto ordinò di acquistare due registri "in folio" nei quali vengano segnati separatamente i nomi dei battezzati e dei contraenti matrimonio etc.
Vide la sacristia, la cui struttura è in buone condizioni, con il lavello, l'armadio e la tabella di preparazione alla messa; vide i paramenti abbastanza decenti: ordinò tuttavia di provvedere una pianeta di seta bianca con la stola e il manipolo, due corporali e quattro purificatoi, avendo constatato che per il resto tutto era in ordine.
I matrimoni sono pubblicati e contratti in chiesa e in essi è osservata la regola del Concilio Tridentino.
Vide gli altari, e prima quello maggiore, che è di marmo, non consacrato, con l'altare portatile molto piccolo, pertanto ordinò di levarlo entro il mese e di provvederne un altro, di marmo, consacrato e più grande; per il resto è abbastanza adorno del necessario.
L'altare di S. Maria è di marmo con quello portatile molto piccolo, per cui ordinò di toglierlo quanto prima e di provvederne un maggiore. L'altare è dentro una cappella anche a volta, ma scrostata qua e là: ordinò che fosse intonacata e l'altare fornito di croce, candelabri e pallio, almeno di cuoio dorato. L'altare è beneficiato: ne è rettore don Stefano Tassi con il reddito annuo di circa uno scudo e vi fa celebrare una volta al mese. [Il Visitatore] ordinò tuttavia che per il futuro vi si celebrasse anche la ricorrenza.
L'altare del SS. Rosario, della confraternita che porta lo stesso titolo, è disadorno, essendo la stessa istituita da pochissimo tempo e senza redditi. E' di marmo, non consacrato e manca dell'altare portatile e di quasi tutto il necessario. La confraternita, tuttavia, vi fa celebrare ogni terza domenica del mese e anche ogni sabato, al qual altare per devozione fa celebrare anche un sabato al mese, per sua devozione, don Stefano di S. Stefano.
Poiché vide sopra detto altare un sarcofago di marmo nel quale dubitava fosse contenuto il corpo di un defunto, ordinò di toglierlo quanto prima e vietò di celebrare a quell'altare, ma di addobbarlo entro quattro mesi di tutto il necessario, secondo la forma dei decreti generali.
L'altare di S. Rocco, presso il quale, la comunità del paese fa celebrare per devozione due volte il mese, manca di un'icona decorosa, di baldacchino, di croce, del pallio e di inginocchiatoio: [il Visitatore] ordinò di provvedere tutto questo, altrimenti proibì di celebrarvi.
L'altare della S. Croce è di marmo non consacrato con il suo altare portatile inserito, manca però di tutte le altre cose necessarie. Esso è beneficiato: si dice del patronato per una parte del rev.do arciprete di detta chiesa e per l'altra dell'antica famiglia Taddei, che ora è il rev.mo arciprete, e per la terza parte degli Aloisi ?? di Caprigliola, del quale è rettore Michele Alessandro Taddei.
Ha un reddito annuo di circa dodici scudi, con l'onere di celebrare tutti i giorni di festa di precetto, il quale incarico è assolto dal cappellano di detta chiesa, e poiché fu detto che il rettore di detta cappella non arriva in abito chiericale, [il Visitatore] ordinò di intimargli di indossarlo sotto pena della privazione, di fare ed osservare tutto quanto a cui è tenuto per diritto, con l'ordine di adornare l'altare con una decorosa icona e con tutte le cose necessarie, secondo la forma dei decreti generali.
L'altare dei Landinelli è sotto una cappella a volta abbastanza decorosa e adorno di un'icona, manca però di tutto il resto, per cui ordinò di adornarlo con una croce decorosa, candelabri, tovaglie, pallio e inginocchiatoio e di quanto è prescritto nei decreti generali.
Si dice che l'altare è beneficiato del giuspatronato dei Landinelli e di esso è rettore Ippolito Landinelli. Ha un reddito annuo di circa sei scudi. Siccome non vi si celebra mai, il Visitatore ordinò di celebrarvi almeno una volta al mese e nella ricorrenza patronale.
Osservando la chiesa nel suo insieme, notò che aveva bisogno di riparazioni nel tetto, nelle pareti e nel pavimento, pertanto ordinò di riparare il tetto, di intonacare e imbiancare le pareti e di aggiustare il pavimento.
Vide anche alcuni sepolcri senza coperchio e ordinò di chiuderli entro due mesi e di riparare quelli rotti: trascorso il termine senza che i lavori fossero eseguiti, ordinò che fossero riempiti di terra e proibì per il futuro, sotto pena della scomunica, che il pavimento fosse ancora rovinato per seppellirvi i defunti, se non fossero costruiti avelli ben coperti.
Poiché non vi sono confessionali decorosi, ordinò di provvederne uno grande, secondo la regola prescritta nei decreti generali.
Vide infine la casa canonicale, in pessime condizioni, che minaccia di cadere da tutte le parti, inabitabile da molto tempo in qua: il pievano risiede in quella di sua proprietà nello stesso paese, dove non tiene nulla di superfluo o di indecoroso.
Ordinò tuttavia che la detta casa canonicale dovesse esere ripristinata un po' alla volta, alla cui riparazione dovessero contribuire anche gli uomini del paese.
Vide che il cimitero, attiguo alla chiesa, era ben chiuso; ordinò tuttavia di erigervi nel mezzo una croce di ferro su una colonna di marmo.
Il rettore mostrò le bolle del suo beneficio emesse dall'Ordinario il 19 luglio 1571, che sono regolari e, come disse lo stesso rettore, egli aveva fatto professione di fede e mostrò anche i certificati di tutti i suoi ordini, e tutti sono regolari.