Storia di San Castrese
Nel territorio di San Castrese si possono individuare tracce di civiltà dall’età eneolitica, rinvenute occasionalmente in occasione di uno scavo.Il materiale è ascrivibile alla “facies del Gaudo”: reperti che possono trovare immediato riscontro nella necropoli di Paestum.
La carenza di fonti storiche adeguate ha generato non poche difficoltà
nel percorrere le vestigia di un glorioso passato di questo meraviglioso territorio di Sessa Aurunca, patria di poeti e letterati antichi e
nuovi, colonia di diritto latino nel 313 a.C. ed elevata a municipium nel periodo
della "Lex Iulia Municipalis". Il nostro
paese era situato nei pressi della loc. S. Venditto (San Benedetto), a valle dell’attuale
collina dove sorge il centro urbano di San Castrese,che anticamente si denominava
Villa Lauriana. Questo nome compare provvidenzialmente, per la prima
volta, nella cronaca di Montecassino, che si riferiva ad avvenimenti verificatisi
tra il 997-1010. Dai reperti archeologici che si custodiscono nell' antiquorium parrocchiale, frutti di un accurato studio del
territorio iniziato nel 1989, si possono notare i frammenti di una
civiltà che copre un arco di tempo che va dal III secolo a.C. al III secolo
d.C.
La Villa Lauriana, all’epoca romana, doveva essere un fiorente centro agricolo per la fertilità dei terreni e degli affioramenti sorgentizi naturali, che ne agevolavano la coltivazione.
Verso la metà del V secolo, come si può desumere dai codici
della “Vita S.Castrensis”, il Santo ha incontrato probabilmente la nostra
comunità di Villa Lauriana e, secondo la tradizione, si è soffermato in
meditazione in una “romita celletta”
sulla sovrastante collina, dove sorge l’odierno paese.
Alla morte del
Santo viene edificata una chiesa i suo onore. Con molta probabilità
verso i secoli VIII-IX si sono insediati nella nostra Villa Lauriana
i monaci di Montecassino guidati, forse, sia dall’esigenza
dell’evangelizzare e sia per
la favorevole posizione naturale. È notizia certa la presenza dei benedettini prima del X secolo, con la prepositura di San Nicola, situata nella
zona che ancora si denomina “Lauriana”, attigua alla collina di San Castrese.
Della prepositura suddetta, dipendente dall’abbazia cassinese, si possono
osservare in loco alcuni resti e la piccola chiesa di San Nicola edificata anche
con materiale di spoglio appartenenti ad edifici romani. La porta di bronzo
della basilica di Montecassino , fatta realizzare dall’Abate Desiderio nel
1066, annovera tra le pertinenze dell’Abbazia la nostra Villa Lauriana, per cui si
conferma l’appartenenza alla famosa “terra Sancti Benedicti”. In un
documento del 1032 si descrivono i confini e vengono elencate le chiese della
diocesi di Sessa Aurunca, tra cui alcune presenti nel nostro territorio, ma non
compare la chiesa di San Benedetto e di San Nicola, situata al centro di Villa
Lauriana, poiché appartenevano ai monaci. Nel privilegio dell’imperatore
Lotario III, del 1137, infatti, vengono menzionate queste due chiese in Lauriana
,tra le pertinenze di Montecassino.
In questo periodo e, probabilmente, dall’Alto Medio Evo, i benedettini hanno avuto un ruolo guida della Comunità locale. Dai documenti dell’archivio di Montecassino,soprattutto in alcuni del sec. XIII, si rileva che molte terre venivano coltivate direttamente dai monaci con l’ausilio di alcuni agricoltori a loro servizio, altre invece venivano concesse con contratti di Livello o enfiteusi. Ma gli abitanti di Villa Lauriana elargivano la metà dei prodotti e sicuramente per l’abbondanza del raccolto, determinata dalla fertilità dei terreni, mentre gli altri locatori della terra di San Benedetto dovevano dare al monastero soltanto la decima parte del raccolto.
Ma le ricchezze naturali, unite alla vulnerabile posizione
geografica ed altre vicende storiche che hanno segnato la terra di San
Benedetto, hanno attirato l’attenzione di barbari, saraceni e nemici
dell’abbazia, devastando a più riprese questa zona “igne ferroque”. La
popolazione di Villa Lauriana, verso la fine del medioevo, esausta da
devastazioni e saccheggi, si sposta anche per motivi di sicurezza sulla vicina
collina e costruiscono il nuovo nucleo urbano di San Castrese. Tale denominazione doveva essere già
esistente per la presenza di un'antica chiesa dedicata al Santo patrono Castrese.
Questa verso la fine del 1500, essendo ormai pericolante, fu demolita e ne venne
costruita una nuova corrispondente alla precedente chiesa parrocchiale. I monaci
edificarono la nuova
prepositura con le caratteristiche tipiche degli ambienti monastici,
comprendenti anche piccoli
appartamenti per le persone di servizio. Le prime abitazioni vennero costruite
intorno alla prepositura, che costituiva il riferimento della popolazione locale. Nel
1447, con la numerazione dei “fuochi” (tassa di famiglia), abbiamo notizia
delle famiglie di San Castrese e di località limitrofe, che ora sono parte
integrante del suo territorio. Verso la fine del XIV secolo, quindi, con
l’abbandono di Villa Lauriana e il nuovo insediamento urbano sulla collina
di San Castrese, si ha il cambio di denominazione del Paese. Tale ipotesi viene
confermata da una nota della Cronaca Cassinese redatta nel 1668: "(Villa Lauriana)
che ora si chiama San Castrese … era una Villa, ubicata nei pressi della
nostra prepositura di San Castrese". In questo periodo, come recita il prezioso
documento, "dell’antica Villa Lauriana rimangono appena i resti della Chiesa (di
San Venditto), lungo la strada per Gaeta". Verso la fine del 1600 inizia la
costruzione dell’artistica cappella di Sant’Antonio, voluta da dotto sac.
Don Francesco Sciarretta e nel corso del 1700 si ha la configurazione
dell’attuale centro storico
. Nel 1734 San Castrese è ancora parte integrante
della "terra Sancti Benedicti", come si evince anche da una carta
toponomastica e da un documento del
1850 conservato nel nostro archivio nel quale, il sacerdote Don Tommaso Sciarretta riporta un
antico elenco di famiglie della
comunità la cui provenienza è del territorio cassinate. Si potrebbe trattare
di un ripopolamento della nostra terra ad opera dei monaci, fenomeno avvenuto
anche in precedenza dopo devastazioni e saccheggi. Per effetto delle leggi
eversive della feudalità il governo francese, nel 1807, sopprime l'ordine
benedettino di Montecassino, ne confisca tutti i beni e l'anno successivo
vengono venduti all'asta fiscale. Con l'espulsione dei monaci subentrano alcune
famiglie, soprattutto i nuovi acquirenti, a gestire l'economia locale
basata quasi esclusivamente sull'agricoltura. Non sono mancati in questo periodo episodi di brigantaggio
che ancora una volta segnano negativamente la tranquillità e la stabilità
della popolazione locale. Un tempo la prepositura era preparata ad affrontare tali situazioni di precarietà di sicurezza poiché, alle prime avvisaglie
di invasione, si percorrevano i cunicoli che, dalla cantina, portavano in aperta
campagna dove si riparava la gente in fuga. A partire dagli anni '50 del
secolo scorso viene inferto un nuovo colpo di grazia al pur ricco territorio
sancastresesano. Le trasformazioni agrarie, effettuate con i fondi dello Stato,
in assenza di controlli previsti dalle leggi nazionali, hanno cancellato segni
eloquenti di civiltà del territorio e persino i ruderi delle numerose chiese presenti
intorno al secolo XI. Dal 1989 la commissione socio culturale della parrocchia
ha raccolto i frammenti di un ricco patrimonio e, rivisitando la memoria
storica, ha cercato di restituire valore e significato a nomi di luoghi
dialettalizzati che non venivano più riconosciuti. Si spera che i tasselli di
questo mosaico abbiano offerto una sintetica lettura della travagliata storia del popolo
di S.Castrese.