PARROCCHIA
SANTA MARIA IMMACOLATA
SANTORSO
Aggiornato
al 26/11/2000
Festa di
“CRISTO RE DELL’UNIVERSO”
La
Chiesa di S. Maria Immacolata in Santorso
-
Cenni Storici -
La chiesa arcipretale di Santorso,
dedicata a S. Maria Immacolata, fu costruita, in stile neoclassico, su disegno
dell'architetto Baguti, nel quinquennio compreso tra il 1834 e il 1839. Ce lo
testimonia l'iscrizione posta sulla facciata della chiesa:
TEMPLUM -
ANNO MDCCCXXXIV INCHOATUM – PIUS LABOR ABSOLVIT - QUINQUENNIO
Era da poco iniziata la costruzione della
nuova chiesa, che si pensò di demolire la vecchia per usufruirne dei materiali.
La licenza della Curia fu rilasciata il 3 febbraio 1835. In una lettera
posteriore, Deputazione, Fabbriceria e Arciprete facevano ai competenti uffici
un'ulteriore domanda:
“ Illustrissimo e Reverendissimo
Monsignore Nell'ultimo Consiglio del giorno 17 dicembre 1834 fu deliberata la
demolizione della vecchia chiesa per valersi dei materiali nella fabbrica della
nuova. Il campanile fu il primo ad essere atterrato. Furono levate le campane,
e il fatto mostrò che non si poteva funzionar altro in quella chiesa, senza un
segno da avvisare il popolo. Dietro l'istanze di tutto il paese si stabilì di
sostituire il Santuario: con questo per altro, che debba esservi una messa
quotidiana nell'Oratorio di S. Michele, e l'ultima festiva a comodo di tutti,
dove sia conservato sempre il SS. Sacramento per gli infermi: il Battistero che
resti fino alla demolizione della chiesa, che non seguirà, tranne il Coro e la
Sagrestia, che all'aprirsi della nuova stagione.
La Deputazione, la Fabbriceria in
concorso dell'Arciprete supplicano umilmente Monsignor Vescovo della necessaria
approvazione e sospensione, assicurandolo esser questo il voto comune, senza
esservi una parola in contrario. I sottoscritti intanto ringraziano.
Broccardo Angelo deputato, Facci Giovanni
deputato, Francesco Chiappin fabbricere, Giovanni Dall'Amico fabbricere, Gio.
Maria Miglioranza fabbricere, Luigi Marcolungo Arciprete.
Sant'Orso, li
28 agosto 1835"
Ottenute le necessarie licenze il lavoro procedette
alacremente con la collaborazione della popolazione. Riportiamo in proposito un
interessante promemoria conservato nell'archivio della Parrocchia. "La
chiesa Arcipretale di Santorso fu cominciata il giorno 2 aprile 1834, cioè il
mercoledì dopo le Sante Feste di Pasqua. 1 muratori da principio erano tre,
cioè al primo giorno, poi cinque e poi sei. La prima pietra fu posta
solennemente, colla debita processione, coll'intervento del Regio Commissario
di Schio Menin e del primo deputato Borghero il giorno 16 marzo dell'anno
stesso 1834. 1 muratori erano sulle prime accordati a venete lire tre per
ciascuno, a venete lire quattro il Capo mistro. Ma il giorno 21 aprile suddetto
quei del Timonchio assunsero di dar loro il vitto ed una svansica al giorno; cioè
Pietro Pozzan, Agostino Facci, Giovanni Facci, Antonio Santacaterina
(Castellaro) e due l'Arciprete. Ed oltre questi sei (alcuni dei quali qualche
giorno mancarono), vi fu alcuni giorni qualche altro muraro, a cui fece le
spese del vitto Filippo Broccardo.
Finirono i murari di lavorare il 20 novembre al
mezzogiorno: opere 135.3/4 chi non mancò mai... Vino gotti quattro per testa
distribuito nel desinare a loro fatto in canonica.
Il tempio nell'anno 1834 è stato
edificato, il pio lavoro impiegò un quinquennio".
L'anno seguente, dopo aver eseguite le
necessarie rifiniture, si provvide alla consacrazione dell'edificio sacro e ai
relativi festeggiamenti, come ci attestano vari documenti.
Il 1 ottobre 1840 l'Arciprete scriveva al
Vescovo: "Essendo ormai compiuto l'edificio della nuova chiesa di questa
parrocchia di S. Orso, e ridotto a stato di quella decenza, ch'è ben
conveniente per l'esercizio del culto divino esterno, i sottoscritti Parroco e
Comunali Rappresentanti del luogo supplicano V.S. Ill.ma Rev.ma per atto di sua
pastorale benignità recarsi a praticare in questa novella casa di Dio il sacro
rito della Pontificale Consacrazione…”.
Due
giorni dopo il Vescovo era a Santorso per la consacrazione del tempio e
dell'altare, dove assieme ad alcune reliquie di Santi pose la seguente
epigrafe:"Ego Iohannes Iosephus Cappellari Episcopus Vicetinus ecclesiam
et altare hoc consceravi die 3 octobris et reliquias SS. Martyrum Petri et unius militis legionis Thebae in eo
posui".
Il giorno seguente, 4 ottobre, venne celebrata
nella nuova parrocchiale la prima Messa Solenne.
La mancanza di documenti sicuri relativi
all'architetto della nostra chiesa, l’ha fatta attribuire in passato al
feltrino Luigi De Boni.
Considerazioni sullo stile della
parrocchiale di Santorso e l'epoca orientavano giustamente su questo autore.
Qualche autore fa l'ipotesi anche di progetti se non di una costruzione
antecedenti al quinquennio 1834‑1839.
Anche se non è da escludere che già da qualche
tempo si fosse pensato alla sua costruzione e a progetti di altri autori, un
manifesto stampato in occasione dell'apertura del culto del nuovo tempio, a
cura di Luigi Smiderle (nome prettamente scledense), parla di esimio architetto
Baguti e il documento della Curia del 3 ottobre 1840 parla di "ecclesiam
nuper a fundamentis erectam".
Nulla
di più sappiamo per il momento sul nostro architetto. Il Mantese nelle sue
memorie storiche ricorda di un Antonio Baguti, stuccatore svizzero, che intorno
al 1825 lavorava nella chiesa dei Filippini in Vicenza per due nuovi altari, ma
egli pensa che l'autore sia Giacomo Bauto (Baudo) di Bassano
Trent'anni dopo, durante la visita
pastorale del Vescovo Farina, il relatore così esprimeva tutta la sua
ammirazione per la nuova parrocchiale.
"La chiesa è veramente magnifica e
di squisito gusto architettonico. E’ tutta adorna di magnifici stucchi. Il
parapetto dell'organo e del pulpito sono fregiati di finissimi lavori. Il coro
è spaziosissimo ed elegante molto.
Ha cinque
altari tutti collocati in cappelle laterali. Questa chiesa è però non molto
provveduta di sacri addobbi.
L'altare maggiore dedicato all'Immacolata
Concezione è
maestoso e abbastanza ben fornito. La custodia e i vasetti degli olii in
ordine. La Via Crucis è eretta canonicamente. L'altare del Sacro Cuore è
in perfetta regola. In fronte a questo come anche a tutti gli altri tre altari
laterali vi è un magnifico lavoro in gesso. L'altare dedicato alla B. V. del Rosario in regola. Manca la
croce della consecrazione alla porta maggiore. I confessionali, il Battistero,
le porte della chiesa in ordine. L'altare dedicato a S. Carlo, come
quello dedicato alla B. V. del Carmine sono in pienissima
regola. Sebbene però questi altari non siano molto forniti, sono tenuti con
molta proprietà ed eleganza."
IL
VICARIATO E LE CHIESE DI SANTORSO
Nel 1849 la parrocchia di Santorso era
vicariato foraneo e comprendeva le parrocchie di S. Ulderico, S. Rocco e S.
Caterina. Da alcune relazioni dell'epoca apprendiamo al riguardo alcune
interessanti notizie:
La parrocchia di Santorso conta anime 1968
(altra relaz.: 2000) Sacerdoti: Luigi Marcolungo, Arciprete, vicario foraneo;
Alessandro Facci, cappellano; Giovanni Prosdocimi seniore, cappellano di casa
Velo, ora di sua proprietà; Giovanni Dall'Amico, cappellano al Santuario, organista
e maestro comunale; Bortolo Grasselli, cappellano delle anime; Gio. Antonio
Prosdocimi, confessore;
Melchioro Centomo, cappellano di casa Thiene.
La
parrocchia di S. Ulderico del Tretto, anime 1300
Sacerdoti:
Michelangelo Benetti, Arciprete. Antonio Bonato, cappellano.
La
parrocchia di S. Rocco del Tretto, anime 860
Sacerdoti:
Stefano Luccarda, parroco.
La
parrocchia di S. Caterina del Tretto, anime 640
Sacerdoti:
Michele Raumer, parroco. Antonio Dalla Vecchia, cappellano
Le chiese esistenti a Santorso prima
della costruzione della nuova parrocchiale erano undici:
‑
S. Maria, antica parrocchiale, demolita negli anni 1835 e seguenti.
‑
S. Michele, della comunità, antica chiesa con annesso ospedale dei Battuti,
demolita intorno
al 1866
‑
S. Dionigi, della comunità.
- S. Orso, dal 1777 santuario della Madonna
dei Summano, ricostruita negli anni 1847‑48 su
disegno di Ottone Calderari
-
S. Maria del Summano.
-
S. Cristoforo della comunità, con annesso antico ospedale, demolito intorno il
1831.
-
S. Vito della comunità, un tempo dei Benedettini, demolito intorno il 1831.
-
S. Antonio Abate, al Timonchio, dei nobili Bonagente.
-
S. Anna, alle Garziere, dei nobili Thiene.
-
S. Carlo in Lesina, di signori particolari
-
Spirito Santo, dei signori Velo.
Santuario Madonna del
Summano
Il santuario è posto a 1200 metri di altezza. in
vetta al monte Summano. La tradizione vuole che nell'anno 77 d.C. S.
Prosdocinio ponesse la prima pietra del tempio dedicato a Maria, abbattendo
l'idolo di Plutone SUMMUS MANIUM (Summano), che vi si adorava. Il primo
documento storico che testimonia l’esistenza del santuario e della grande
devozione alla Vergine risale al 1305. Affidato per tutto il medioevo al clero
secolare, il santuario del Summano conobbe il massimo splendore tra il secolo
XV° ed il XVIII° quando, per interessamento del cardinale Pietro Barbo, vescovo
di Vicenza, fu ceduto alla congregazione dei Girolimini del Beato Pietro
Gambacorta da Pisa. La chiesa venne in questo periodo ampliata a tre navate, fu
eretto il campanile e fu ingrandito il convento. Questo stato glorioso durò
sino al 1774 quando un decreto dei Senato della Repubblica Veneta costrinse i
benefici Padri Girolimini ad uscire dal territorio della Repubblica. L'edificio
subì successivamente abbandoni, crolli, ricostruzioni. Una cosa è certa: non si
può ripercorrere la storia del cristianesimo veneto senza far riferimento al
santuario della Madonna del Summano che la tradizione vuole sia stato il primo
santuario Mariano d'Europa.
Santuario del Santo
La candida mole del santuario del Santo, si staglia alle pendici del monte Summano,
ad indicare e benedire il paese sottostante. Già nel XIII secolo esisteva nello
stesso luogo una chiesa, che non è difficile far risalire al secolo XI,
dedicata a S. Orso. Dal secolo XV fu dotata di un cimitero proprio, antistante
ad essa, probabilmente per accogliere le spoglie mortali dei frati Girlimini.
E’ di questo periodo (1618) la traslazione del corpo di S. Orso dalla chiesa di
S. Dionigi. Nel 1777, tre anni dopo che la Repubblica di Venezia aveva
soppresso la congregazione mendicante dei Girolimini, venne costruita a fianco
dell'antica chiesa una cappella dedicata alla Vergine del M. Summano, che
doveva accogliere la statua trasportata a valle lo stesso anno. Pochi mesi
dopo, sempre nel 1777, venne pubblicato
un disegno del conte Ottone Calderari per la costruzione di un nuovo tempio.
Dal progetto alla realizzazione dei lavori passò più di mezzo secolo: la chiesa
fu infatti eretta tra il 1849 ed il 1852 dall'arciprete don Luigi Marcolungo
“assistito-come narra una cronaca del tempo- dalla pia liberalità e dalle
braccia indefesse di tutto un popolo”. Il tempio del Calderari venne cosi ad
inglobare e l'antica chiesa di S. Orso e la cappella alla Vergine. La svettante
cuspide della torre campanaria venne realizzata circa ventotto anni dopo la
costruzione del campanile, completando così una delle opere d'arte più belle
che esistano non solo a Santorso. ma in tutto il vicentino.
In
un paese, come Santorso, attraversato dalla strada pedemontana, chiamata la pista dei veneti, dove abbondano le
testimonianze di insediamenti umani, prima e durante la dominazione Romana
(vedi Santorso Romana), dove in
particolare arrivava una strada cardine (K M) della centuriazione proveniente
da Vicenza, e dove è testimoniata la presenza di una o più ville romane, è
assai probabile che il Cristianesimo sia arrivato qui con un certo anticipo
rispetto ai villaggi vicini.
E' significativo che
l'antica parrocchiale, sorgesse a pochi passi dai resti della villa romana di
Pra' Laghetto. Sappiamo infatti che i primi cristiani usavano raccogliersi per
le loro funzioni religiose, nella case spaziose dei signori che avevano abbracciata
la fede cristiana; erano chiamate domus
ecclesiae (chiese domestiche).
Solo più tardi, quando
la comunità cristiana era abbastanza consolidata, costruiranno un proprio
edificio o chiesa, chiamata Pieve o,
se da questa era dipendente, Cappella.
Non conosciamo quale
fosse la dignità della nostra antica parrocchiale nei secoli anteriori al 1000.
Data la posizione
geografica di Santorso (o Salzena, come
vuole la tradizione), alla confluenza di due valli (del Leogra e dell’Astico),
data la sua importanza militare (vedi il Campo Romano, e la ipotizzata stazione
militare sul Summano) e la sua consistenza abitativa, è assai probabile che
fosse in antico sede di una pieve
pagense, ordine successivamente sconvolto da molti fattori, specialmente in
conseguenza del passaggio alla diocesi di Padova dell'Altopiano e delle chiese
pedemontane, avvenuto
nel secolo X.
Ma non è tutto questo
che ci interessa, quanto piuttosto l'origine della devozione alla Vergine
Maria, così fortemente radicata in questa parrocchia da far definire Santorso
il Paese della Madonna.
L'antica parrocchiale, nelle memorie più antiche, che risalgono al XIII
secolo, era dedicata a Santa Maria; era il titolare comune a quasi tutte le
pievi, cioè alle
chiese arcipretali,
matrici di altre chiese. Ci è impossibile
dire quando sia sorta la nostra chiesa, che nel 1460 era classificata
"antiquissima" (e sarà ricostruita nel Cinquecento), e già nel
Trecento era pieve e Arcipretale (v.
Rationes decimarum e lapide). Possiamo ipotizzare che risalga all'alto
medioevo e che sia stata dedicata alla Madonna (senza relazione a qualche
particolare mistero mariano) nel VII‑VIII secolo, a seguito di una
presenza in zona di missionari orientali.
Lo storico vicentino,
mons. Mantese ritiene probabile la presenza nella nostra zona in quei secoli di
monaci, orientali che operarono per un ritorno all'ortodossia, diffondendo la
devozione alla Vergine.
Tutto fa pensare che
da questa antica parrocchiale sia partita quella grande devozione mariana che
caratterizza il nostro paese.
La chiesa del Summano
La
seconda chiesa antica dedicata alla Madonna è quella del Summano.
Anche
per questa chiesa, i documenti scritti partono solo dal 1305, ma possiamo
affermare che è certamente più antica. Anche di essa non è detto il titolo
sotto il quale veniva venerata la Vergine, "trovo però ‑ afferma il
Mantese ‑ che nella chiesa dell'Ospizio dei frati Gerolimini a Piovene,
si venerava la Madonna sotto il titolo della Cintura. La stretta dipendenza di
questa chiesa con quella del Summano, sembra suggerire che anche sul Summano si
venerasse la Madonna della Cintura", (Storia
di Schio,121). Questo discorso ci porterebbe molto indietro nel tempo.
Preferiamo ritornare al Trecento quando la chiesa era retta da eremiti laici e
ci sono sicure attestazioni della devozione alla Madonna del Summano.
Premettiamo
che è molto interessante il trovare nel Trecento un roccione lungo le pendici
del Monte, chiamato lo Scanno della
Madonna, citato in un documento degli Scaligeri, che fissava i confini di
Santorso con il Tretto. Doveva trattarsi di un toponimo molto noto e assai
vecchio, legato forse ad antichi culti pagani, che si svolgevano intorno a
rocce sporgenti, lontani dall'abitato.
Per quanto riguarda la
chiesa, che la tradizione vuole eretta da S. Prosdocimo, doveva essere molto
più piccola di quella attuale e orientata con l'altare dove ora si trova
l'ingresso principale.
Sappiamo che era
tenuta, almeno dal Duecento, da eremiti laici che dovevano avere attiguo un
piccolo eremitaggio.
Il luogo era frequentato da alcuni pastori, che qui portavano i loro armenti, essendo documentata nel Duecento la presenza di alcune casare con le loro bestie (di proprietà dei Conte di Vicenza) e quindi di persone che vi soggiornavano per il pascolo, le quali dovevano pagare al Conte l'affitto.
Dobbiamo
certamente agli eremiti presenti sulla cima di questo monte il merito di aver
diffuso la
devozione
alla Madonna del Summano e di aver contribuito a creare attorno a questa chiesa
quell'alone
di spiritualità che la caratterizza; ma anche ai pastori o casari il merito di
farsene diffusori
nei
paesi da cui provenivano.
Non
dovevano mancare pellegrini solitari o in gruppo a far visita alla chiesetta
del Summano, per
pregare
la Madonna o sciogliere alla Vergine qualche voto, come apprendiamo da
testimonianze
posteriori.
Sono persone specialmente da Vicenza, ma anche da Caltrano, Molvena, Lugo,
Schio,
(quelle
ricordate dai documenti, prima dell'arrivo dei Girolimini). Interessanti sono i
pellegrinaggi
provenienti
dai colli veronesi che a piedi scavalcando monti si portavano a pregare la
Madonna sulla
cima
del monte Vedi Sajanello e Tesi di
Laurea. A1aitea).
Ci
è impossibile ricordare in questo contesto la plurisecolare storia di devozione
mariana a questo
antico
e glorioso santuario dopo la venuta dei Girolimini, chiamati dal Comune di
Vicenza e dal
Vescovo,
tra i quali annoveriamo una gloria: il Beato Antonio da Brescia, "acceso
di somma
devozione–
dice il Sajanello ‑ verso la Beata Vergine Maria" (1°,168). Vedi nota a pg. 13
Ma passiamo alla
storia più recente.
La
Madonna del Summano in Sant'Orso (1777)
Tutti
conosciamo, almeno in parte, la storia della Madonna del Summano, dal suo
trasporto dalla cima del monte a questa chiesa dedicata a S. Orso.
E' una storia ricca di avvenimenti che si
svolgono nel percorso di 222 anni, cioè dal 1777 al 1999,
anno in cui si è voluto riportare all'antico
aspetto la venerata immagine, collocata un tempo nella
chiesa del Summano
L'Immacolata
e la nuova parrocchiale (1840)
L'antica e veneranda chiesa parrocchiale di S. Maria,
minacciava rovina ed era ormai incapace di contenere la popolazione in rapido
aumento. Si rendeva necessaria la costruzione di un nuovo tempio, più capace e
di forme adeguate alle nuove esigenze liturgiche. Sorse così la nuova
parrocchiale, maestosa nelle forme e per la sua collocazione. Nella scelta del
titolare, non ci furono dubbi: sarà dedicata a Santa Maria, come l'antica, ma
ora sotto il titolo di Immacolata, con un felice anticipo sul dogma
dell'Immacolata Concezione, che sarà proclamato solennemente nel 1854.
Nel
giro di pochi anni la nuova chiesa sarà riccamente ornata di quadri e pitture,
di tema mariano, da farne il più bel libro sulla vita della Madonna.
L’Ausiliatrice e la
ricostruita chiesa del Summano (1893)
Verso
la fine del secolo scorso, del monastero e del glorioso santuario del monte
Summano, non era rimasto che un cumulo di macerie. Come sulle rovine del tempio
di Gerusalemme, qualcuno continuava a recarsi lassù, per ricordare le glorie
passate, per pregare e rimpiangere quel triste abbandono. A cento anni dal
trasporto della venerata immagine (1877), una messa solenne è stata celebrata
in quello che restava della chiesa, e fu forse allora che la comunità con a
capo l'Arciprete si decise a ricostruire almeno la chiesa e di richiamare i
Padri Girolimini, grazie anche alla munificenza del Senatore Alessandro Rossi,
che abitava a Santorso.
Si trattava di un lavoro immane, soprattutto
per l'altezza e la scomodità del luogo, ma la popolazione non si perse d'animo
e dimostrò ancora una volta la sua generosità e l'attaccamento a quel sacro
monte. Nel maggio del 1893 era completata la prima parte, l'attuale coro,
allora adibito a cappella, con tutto il necessario per la celebrazione della
Messa. Dietro l'altare sarebbe stata posta una nuova immagine della Madonna,
l'Ausiliatrice, costruita dall'intagliatore Pietro Dalla Vecchia, gloria di
Santorso. Negli anni seguenti sarebbe stata completata l'opera con l'aula a tre
navate, il campanile e alcune stanze per i Padri e qualche ospite.
L'afflusso
dei pellegrini andava ogni anno crescendo e ritornavano le antiche tradizioni
di pietà e di racconti leggendari.
Dopo questa veloce carrellata sulle chiese
dedicate a Maria, viene spontaneo domandarci perché
a Santorso è così profondamente radicata e da
tanti secoli, la devozione mariana?
Un noto scrittore vicentino Mons. Federico
Mistrorigo, considerando i titolari delle antiche chiese del Paese (S. Dionigi,
S. Michele, S. Cristoforo, ecc.), conclude che "il Cristianesimo giunse
qui in
tempi antichissimi e
dopo l'editto costantiniano ebbe una mirabile fioritura, che s'incentrò ad un
certo punto nel culto
della Madonna, cui s'aggiunse più tardi la devozione a Sant'Orso. Il culto
della Madonna nella zona del Summano, secondo la tradizione, sarebbe di origine
apostolica, quindi
molto anteriore alla
diffusione del culto mariano potenziato nelle nostre terre dai missionari
orientali" (Don Federico, 646).
A parte le
tradizioni, riteniamo molto probabile, con il Mantese, che qui abbiano
lavorato, per
togliere i
resti del paganesimo, e correggere atteggiamenti eretici, come l'adesione
all'arianesimo, dei Missionari orientali, accolti dal Papa e inviati in varie
zone d'Italia (sec. VII).
Che questi
missionari avessero già trovato e incrementato il culto mariano, o l'avessero
piantato, è cosa assai probabile.
I Benedettini,
arrivati nel secolo VIII o IX, avrebbero conservata tale devozione e più tardi
l'avrebbero
attribuita all'opera di S. Prosdocimo, come avvenne per S. Felice di Vicenza,
dove un oratorio del secolo V, sarebbe stato dedicato in seguito alla
"Mater Dornini" ad opera di S. Prosdocimo (Mantese, 66‑67).
Sarebbe
interessante poter confermare queste ipotesi con ritrovamenti archeologici, che
potrebbero essere portati alla luce dissotterrando i resti dell’antica chiesa
di S. Maria, ancora sepolti sotto il laghetto del parco Rossi.
Per ora ci basti di ringraziare il
Signore per averci fatto conoscere ed amare da tanti secoli la sua Santa Madre,
sotto la cui protezione mettiamo le nostre famiglie e tutta la comunità di
Santorso.
LA
PARROCCHIALE, COMPENDIO DI VITA
MARIANA
Una considerazione particolare vogliamo
dedicare alla chiesa parrocchiale, la chiesa che, con ricchezza di immagini
racconta la vita di Maria, dalla Concezione Immacolata alla sua Incoronazione.
La millenaria storia di devozione mariana, di cui Santorso
può vantarsi, trova qui il più bel coronamento (v. D.T. La chiesa arcipretale di Santorso ... 1990).
La pala dietro l'altare maggiore
E' una preziosa pala d'altare del Cinquecento
attribuita al Brusasorci. Sotto l'immagine della Vergine, che rivedremo alla
fine, stanno S. Chiara e S. Maria Maddalena, nel mezzo di un paesaggio naturale
ricco di immagini simboliche. E' proprio su queste che noi fermeremo la nostra
attenzione: sono dei simboli tratti dalla bibbia o dalle litanie e che si
riferiscono a Maria.
Attorno
a Maria vediamo il sole (electa ut sol), la luna (pulchra ut luna), la stella
(stella maris), la porta del cielo (porta coeli), il giglio (sicut lilium inter
spinas), il cedro (cedrus exaltata), la rosa (plantatio rosae), l'oliva (oliva
speciosa), la fonte (puteus aquarum viventium), lo specchio (speculum sine
macula, che accoglie l'immagine senza esserne assolutamente offeso), la città
di Dio (civitas Dei), ma anche l'arca dell'Alleanza (foederis arca), la porta
chiusa del Santuario (visione di Ezechiele,44,1 e s.), il giardino chiuso (hortus conclusus), la fontana sigillata
(Ct. 4,12), la torre d'avorio o torre di Davide (Ct.7,5; 4,4) (turris eburnea).
Da
quando Elisabetta disse a Maria: "Benedetta tu fra le donne", e Maria
stessa, riconoscendo lo sguardo misericordioso di Dio all'umile sua serva,
dirà: "Tutte le genti mi diranno
beata", le folle non cesseranno di esaltarla, primi fra tutti gli
ascoltatori di Gesù, che si uscirono con la lode: "Beata colei che ti fu
madre", fino a noi che ripetiamo da secoli l'intramontabile preghiera dell’ Ave Maria, assieme alle Litanie e agli
innumerevoli canti mariani.
Maria,
chiamata dai teologi la nuova Eva, è colei che l'adempie e supera l'Antica
Alleanza.
Le pitture
mariane su tela
Prima della pala che vediamo dietro l'altare maggiore,
esisteva una pala, chiamata nel Cinquecento "bellissima" (Vis. P.
1580), e che esisteva ancora agli inizi dell'Ottocento, e raffigurava l'adorazione
dei Magi (di Giovanni De Mio), scena
di cui parla il Vangelo, dove Maria appare come colei che "serbava in cuor
suo" le parole che i Magi pronunciarono nella presentazione dei loro doni.
Uguale
atteggiamento ammiriamo in Maria nelle due grandi tele di Cristoforo Menarola (anno 1700) ancora esistenti.
La nascita di Gesù, che
si trova sopra la porta maggiore,
La
presentazione di Gesù al Tempio, che si trova in
sacrestia.
Maria
è la donna della contemplazione e dell'ascolto
La vita di
Maria nei pitture murali del Bordignon
I
primi tre sono ricavati dai vangeli apocrifi e sono:
La Natività di Maria, La Presentazione di Maria al Tempio, e lo Sposalizio di
Maria e Giuseppe; gli altri sette, tratti dal Vangelo, sono :
L'Annunciazione dell'Angelo,la Visitazione a S. Elisabetta, La Nascita di Gesù,
la Fuga in Egitto, Gesù adolescente in famiglia, Gesù fra i dottori del Tempio,
Gesù deposto dalla Croce e il Pianto delle tre Marie; l'ultimo quadro si
riferisce alla "Dormitio Virginis" ed è tratto alla Tradizione.
Le nozze di Cana
(sulla parete destra del coro) l'Assunzione
(nella cupola del presbiterio).
La gloria di
Maria
Con
la morte o meglio con la "dormitio
", come venne presto chiamata, comincia la glorificazione di
Maria
da parte di Dio, che la volle Assunta in cielo in anima e corpo (Dog. 1950).
Contempliamo
così nel presbiterio la "ardita raffigurazione della Madonna Assunta nel
grande azzurro della cupola" (opera del Bordignon, 1909‑1911):
ancor
più esaltante nella pala del Brusasorci, Maria elevata al cielo da un gruppo di
angioletti e incoronata da altri due angeli che si librano sopra il capo
di Maria, mentre il Padre eterno l'accoglie in cielo.
Dopo la
glorificazione da parte di Dio, viene la glorificazione da parte della Chiesa,
e questo avvenne non solo con l'introduzione di Feste in onore della Vergine
Maria, ma specialmente con la proclamazione di alcuni dogmi mariani. I più noti sono quelli dell'Immacolata
Concezion (1854) e quello dell’Assunzione (1950)
E'
proprio a ricordo del dogma dell'Immacolata che la parrocchia di Santorso volle
dedicare nel 1896 il grandioso dipinto del soffitto della navata, opera dello
scledense Alberto Boschetti, che volle ambientare la scena sulla gradinata
sotto il maestoso pronao del duomo di Schio. Nel dipinto ammiriamo Pio IX in vesti
pontificali, attorniato da autorità religiose, tra le quali è presente un
nobile personaggio, mentre una processione scende dalla gradinata sotto il
maestoso pronao. Nel cielo si librano tre grandi angeli che danno fiato alle
trombe, e in alto il trionfo di Maria Immacolata tra una corona festosa di
angeli, come la contemplò l'apostolo Giovanni: avvolta in vesti candide e
luminose, cinta il capo di stelle e la luna sotto i piedi, dominatrice del
mondo, attorno al quale si avvolge l'insidioso serpente. L'occhio di Dio guarda
con compiacenza a questa creatura prediletta, che fra tutte prescelse come sua
figlia, sposa e madre.
Nessuna
creatura è mai stata esaltata dal Signore e dalla chiesa, come Maria.
Il
popolo glorifica da sempre Maria
Ci è impossibile anche solo elencare i
molteplici modi in cui la nostra gente glorificava Maria. Ricordiamo solo le
numerose confraternite, gli altari, le feste, le devozioni, ecc. delle quali
rimangono lontani ma precisi ricordi.
L'altare della Madonna del Rosario (esistente),
conserva ancora attorno la nicchia della Madonna le quindici formelle con i
Misteri del Rosario, dipinti su lamiera, quindici piccoli capolavori meritevoli
di restauro. Aveva nel settecento la sua Confraternita
L'altare
della Madonna del Carmine (sostituito), devozione molto sentita
fino ad alcuni anni fa.
Aveva
nel settecento la sua confraternita.
La
Confraternita della Madonna Addolorata
L'altare dell'Immacolata in oratorio
Nei capitelli (dal '500 ad oggi)
predomina la figura di Maria: (Madre di Dio,
l'Immacolata, l'Assunta, l'Addolorata, l'Annunciata, la Madonna del Summano,
l'Ausiliatrice, la Madonna Pellegrina).
San Carlo addita a S. Luigi l'altare
della Madonna (esistente):
Questa
pala vuole essere quasi un invito rivolto a genitori ed educatori: andiamo a
Gesù attraverso Maria. E' Lei la nostra migliore Maestra.
Maria ci dice: " Fate quello che Egli
(Gesù) vi dirà": è la frase pronunciata da Maria alle Nozze di Cana,
dove Gesù, su invito della Madre, compì il suo primo miracolo.
(Vedi
altra grande pittura del Bordignon ai lati del presbiterio).
LA
MADONNA DEL SUMMANO NELLA CHIESA DI S. ORSO
Origine della Festa della Natività di Maria (8
settembre)
Una delle feste mariane più sentite nel
Santuario di Santorso, specialmente dopo la sistemazione
dell'altare nella nuova cappella eretta nella
vecchia chiesa del Santo, è la festa della Natività di Maria,
cioè dell'8 settembre, ne sono testimonianza,
fra l'altro, le indulgenze concesse dai Sommi Pontefici
nell'Ottocento.
Nel
1823 il Papa Pio VII concedeva ai fedeli, veramente penitenti, confessati e
comunicati, che
avessero
visitato devotamente il Santuario sotto il titolo della Beata Vergine Maria in
S. Orso nella
festa
della Natività della Madonna,come pure nei nove giorni immediatamente
antecedenti e negli
otto
seguenti, l'indulgenza e la remissione di tutti peccati, dopo aver pregato per
i governanti e per
la
S. Madre Chiesa (A.C.V.V,
Indulgentiarum).
Tale
indulgenza dovrà essere rinnovata ogni sette anni, come appare dai documenti
d'archivio, fino
al
1844 quando l'Arciprete domanderà che
venga accordata "in perpetuum" tale indulgenza
(Arch. Parr.).
Ma
la devozione alla Madonna dell'8 settembre, risale ad epoca molto più antica.
Alla
ricostruzione della chiesa del Summano avvenuta intorno al 1500 e più esattamente alla sua consacrazione
avvenuta il 30 maggio 1516 da parte del vescovo suffraganeo di Padova, Girolamo
de Santi, l'altare maggiore fu dedicato ad onore della Natività della Vergine
Maria (Sajnello).
Che questa festa fosse qui particolarmente sentita appare
dal documento relativo al conferimento del Priorato ai padri Girolimini (1452)
che si impegnarono di corrispondere ogni anno ai patroni Nogarola, nella Festa
della Natività della Beata Vergine Maria, un cero di quattro libbre (Sajanello 11,547) e questo per antica
consuetudine, dice un documento papale del 1389.
La festa dell'8 settembre continuerà ad essere,anche nel
Santuario creato in S. Orso, la festa principale. Non a caso, il nuovo
splendido Santuario, costruito su disegno dell'esimio architetto Ottone
Calderari, verrà per la prima volta aperto al culto l'8 settembre del 1849.
La bandiera di ferro
posta sul tetto del Santuario, recante la data 1846, segnerebbe il primo dei
tre anni di lavoro che il nuovo Santuario comportò (Cfr. Bice Bortoli,: Il Santo..., nota 3, pag 5). Della
solennissima apertura del nuovo Santuario da farsi l'8 settembre del 1849,
parla una lettera dell'Arciprete Marcolongo diretta al Vicario generale nel
luglio dello stesso anno (A.C.V.V. St. d.
Chiese, Santorso).
N.B.
Ottone Calderari era nato a Vicenza l'8 settembre 1730: felice coincidenza! (Mantese, V2,861)..
L'opera
mariana di Don Giulio Marzari
Don Giulio Marzari figlio del nobile
Marc'Antonio abitante a Sant'Orso, è senz'altro
uno dei più
grandi benefattori del nostro Santuario e
meriterebbe un adatto ricordo marmoreo accanto a
quello del senatore Alessandro Rossi, posto
nella saletta d'ingresso.
Ne fa testimonianza, fra l'altro, il suo
testamento, scritto di suo pugno il 10 maggio 1825, all'età di
70 anni.
Leggiamo in particolare: "E primieramente incerta essendo l'ora della
mia morte, così prima d'ogni
cosa raccomando l'anima mia a Dio, ed alla
Santissima Vergine sua Madre,della quale io ho sempre
avuto una particolare devozione, dimodochè per
il corso di armi 45 (Cioè, da quando aveva 25 anni,
1780) a quest'ora che scrivo, sono sempre stato
occupato ad assistere il suo Santuario posto in questa
nostra chiesa del Glorioso Santo Orso, il quale
fu posto dal Glorioso Santo Prosdocimo circa la metà
del primo secolo sopra la cima di questo nostro
Monte Summano, e che l'anno 1777 19
maggio con
tutti li voti di questo popolo, fu traslocato in
questa chiesa sopradetta dove il Popolo stesso con un
lavoro indefesso di anni tre vi fece fabbricare
a suo onore la qui presente decorosa cappella.
E siccome il santuario stesso manca di modi per
procurarsi una necessaria assistenza, e per ascoltare
le confessioni di un gran numero di divoti, che
da vicini e da lontani paesi concorrono a
visitarlo, e perché tutte le funzioni che
vengono fatte in detta chiesa in onore di Maria Santissima e
del Glorioso Santo Orso sieno fatte
decorosamente", il Marzari provvede al mantenimento di due
Religiosi, con i suoi beni e dopo morte
attraverso i suoi eredi o loro rappresentanti, "onde il
Santuario mai non abbia a rimanere sprovvisto
della dovuta assistenza per le confessioni a comodo
delli divoti terrieri forestieri"(Estratto
dal Testamento di Don Giulio Marzari).
La devozione e la dedizione di Don Giulio verso la chiesa di
Santorso e in particolare verso la
Cappella della Madonna di Monte Summano è cominciata molto
presto, cioè appena dopo la sua
ordinazione sacerdotale( 18 80). Egli aveva certamente
assistito nel '77 alle grandi cerimonie del
trasporto della Vergine dal Summano e della sua collocazione
provvisoria all'interno della chiesa di
S. Orso, ma dovette essere già attivo nella erezione della
nuova decorosa cappella destinata a
raccogliere l'altare e la Madonna, realizzata negli anni dal
1880 al 1883, se alla sua inaugurazione
in una poesia a stampa si fanno le lodi del sacerdote:
"E tu, Giulio, scrive l'autore di una poesia
composta per l'occasione da Angelo Zaffonato - che tanto con
singolar fervore ‑ vegliasti alla
bell'opra con umiltà di cuore, in questi carmi un segno di
mia alta stima accetta e insiern colla mia
Patria la ricompensa aspetta"(versi
Wartelliani " di Angelo Zaffonato)
Un ricordo particolare merita l'iniziativa partita dal nostro sacerdote di erigere nel 1798 una Pia Unione in onore di Maria Santissima di Monte Summano nella chiesa di S. Orso.
La Pia Unione aperta a tutti, con propri Capitoli, sarà approvata dal vescovo di Vicenza Marco Zaguri, e sarà arricchita da un'Indulgenza Plenaria, concessa l'anno 1800 da sua Santità Pio VII assegnata al giorno 15 agosto festa dell'Assunzione di Maria Santissima al cielo.
Nonostante che la festa legata alla Madonna
del Summano resti quella della Natività di Maria
(8 settembre), la Pia Unione terrà come festa
propria la Festa dell'Assunta.
"Parteciperà cadaun divoto o divota dell'Indulgenza Plenaria
assegnata al di' 15 agosto di cadaun
anno; nel quale giorno con la maggior
possibile decenza e decoro della Pia Unione verrà solennizzata la Festività
dell'Assunzion di Maria SS.ma al cielo con Messa cantata, e Vespero, con divoto
discorso, e con l'applicazione di tutte quelle Messe a benefizio spirituale di
tutti li ascritti alla Pia Unione" (dal
Capitolo 2' della Pia Unione)
In un sonetto,
composto in occasione di una Festività dell'Assunta e dedicato "al merito
singolare del Nobil Signore Don Giulio Ippolito Marzari, promotore della Pia
Unione", leggiamo in proposito: "Erger opra sì grande è vero, è giusto Zelo di GIULIO; ma tal
gioia, e pace ‑ E' vanto sol dell'Immortale Augusto" (dal Sonetto firmato D.L.A.A.).
Pellegrinaggi
alla Madonna del Santo
L'opera del sacerdote
Don Giulio Marzari fu molto preziosa per conservare e incrementare la devozione
alla Madonna del Summano in Santorso. Le cronache del tempo ricordano i
continui pellegrinaggi al Santuario, da paesi anche molto lontani. Mi è
capitato tra mano una richiesta al Vescovo fatta nel 1814 dalla parrocchia di
Durlo, di poter fare una processione da quel paese al Santuario. La risposta,
positiva, diceva: "Per condiscendere a pii e devoti desideri del Molto
Reverendo Gio: Matteo Consolaro ed abitanti di Durlo di questa diocesi di
Vicenza, concediamo licenza ad essi di portarsi processionalmente per una sola
volta con soli uomini ed a norma delle sinodali nostre costituzioni, con
devozione e modestia, alla chiesa di Santorso, nella qual chiesa fu collocata
un'immagine della Beata Vergine Maria che esisteva nella chiesa distrutta sopra
il Monte detto Sumano, per implorare dalla medesima aiuto pei loro bisogni sì
spirituali come temporali previe le secolari (civili) comandate licenze.
In fede, Vicenza li 24
maggio 1814". Avrete notato, oltre alle regole ecclesiastiche, anche le
prescrizioni civili da osservarsi per la processione: siamo nel periodo della
dominazione napoleonica.
Della frequenza di
questi pellegrinaggi negli anni successivi parla una richiesta fatta
dall'Arciprete
Marcolongo al Santo
Padre: "Beatissimo Padre, esistendo un Santuario dedicato alla Beata
Vergine di Monte Summano della diocesi di Vicenza, soggetto alla chiesa
parrocchiale di S. Orso, i Popoli circonvicini vi concorrono con molta
devozione e formano delle processioni ritenendosi come obbligati da un voto a
fare questa visita.
Il Superiore pertanto
di detto Santuario umilmente implora dalla Santità Vostra l'Indulgenza Plenaria
applicabile anche ai defunti, da godersi da tutti coloro i quali o
processionalmente o separati si porteranno a fare questa visita nei mesi di
Aprile, Maggio, Giugno e Luglio, e quivi, confessati e comunicati, pregheranno
il S. D. M. per l'esaltazione della chiesa e secondo la mente
di Santità
Vostra" (dall'Archivio Parrocchiale
di Santorso).
L'Indulgenza
papale, viene concessa nel 1829.
Sarebbe veramente
interessante ed edificante raccogliere documenti e testimonianze di queste
processioni o pellegrinaggi votivi alla Madonna del Summano, alcuni
antichissimi, come quello di S. Pietro Mussolino, fino a quelli più recenti.
Possediamo una lettera
di un pellegrino di S. Giovanni Ilarione, scritta a Santino Stella nel 1970,
nella quale ricorda tra l'altro che ultimamente veniva fino a Valdagno con il
tram, “ma di più sono venuto a piedi e ci impegnavo quattro giorni, e i miei
pellegrinaggi erano veramente santi...”
La
preziosa opera dei padri Girolimini
Non è possibile parlare
del nostro santuario, soprattutto della devozione mariana ad esso legata, senza
parlare dei padri Girolimini. Da quando fecero il loro ritorno a Santorso nel
1894, essi non solo si presero cura del Summano, ma anche del santuario di
Santorso, nel quale prestarono la loro preziosa assistenza spirituale fino alla
estinzione della famiglia religiosa (anni '50).
Diffondere e
incrementare la devozione alla Madonna dei resto faceva parte di un programma
specifico della Congregazione. Scriveva nelle sue Costituzioni risalenti al
primo Quattrocento il fondatore Beato Pietro da Pisa, nel capitolo tredicesimo:
Poiché la Vergine Maria è la Madre delle grazie e delle
misericordie del Signore, e mediatrice tra Dio e i peccatori, ed è la porta per
la quale si entra nel mare di tutte le virtù e di tutte le benedizioni, così si
studi ciascuno di glorificarla con sommo onore, con grandissima devozione,
lodandola ed ossequiandola con molte preghiere e genuflessioni; sapendo per
certo che mai sarà povero di virtù e di grazie colui, che sarà servo fedele e
devoto della gloriosa e beatissima Madre. Perciò i fratelli, e specialmente i
giovani, ogni giorno cento volte genuflettano in di Lei onore, ed insieme
all'Angelo Gabriele la salutino col suo saluto (l'Ave Maria)" (P AdauctusCompedio... dal Convento di
Santorso, 8 sttembre 1928, pag. 43).
L'opera dei padri era
particolarmente preziosa nei giorni della Novena dell'8 settembre e nei mesi
dei pellegrinaggi. Il loro convento sito in Santorso, accanto a Villa Rossi,
era il luogo della prima accoglienza dei pellegrini che giungevano dai diversi
paesi , specialmente nel mese di Maggio, e di qui a piedi per la caratteristica
stradina della valle dei Santo, arrivavano al Santuario.
Devozioni
popolari
A conclusione di questi appunti
sulla devozione alla Madonna del Summano venerata nella chiesa di S. Orso,ricordiamo anche la parte che spetta
alla devozione popolare,innanzitutto i Capitelli, nei quali viene riproposta la
suddetta immagine della Madonna; primo fra tutti il capitello lungo la stradella
dei frati, capitello settecentesco dipinto a fresco dedicato al martirio di
Sant’Eurosia, sopra la quale troneggia la nota immagine della Madonna vestita;
segue in ordine di tempo il capitello di via Volti (Timonchio), costruito forse
dopo il 1850, nel quale sopra i Santi Prosdocimo, Orso e Eurosia, appare la
stessa immagine non più adorna dell'antico manto; un terzo capitello simile al
precedente dipinto a fresco entro nicchia, e datato 1857, si trovava in via
Summano (Lesina). Così in tre punti importanti del paese era venerata l'antica
e sacra immagine della Madonna del Summano, liberata nell'Ottocento dei suoi
paludamenti e del copricapo a forma di tiara.
E cosa dire delle
preghiere, dei canti e delle solenni Novene ?
Gli anziani ricordano
ancora che nelle Litanie della Madonna si aggiungeva l'invocazione: Regina Montis Summani, ora pro nobis.
Piacevole
a leggersi è l'Inno alla Beata Vergine del Summano,composto nel 1927, a un
secolo e mezzo dal trasporto dal Summano a Santorso. Sono trenta strofe nella
quali si ricordano i fatti salienti di quella storia mariana. Ne ricordiamo
solo un paio: I monaci espulsi ‑ dal monte Summano ‑ il dèmone
invano ‑ osò maledir ‑ Ave...
Un secolo e mezzo ‑ ormai è trascorso ‑ Maria in Santorso ‑
ha onori e altar ‑ Ave, ave, ave
Maria!
Intrisa
di fede e di amore figliale è la Supplica alla Madonna Regina del
Summano, della quale riportiamo la prima parte: "Santissima Vergine Maria,
Madre di Dio e dolcissima Madre nostra, eccoci ai piedi della tua bella e
prodigiosa immagine, che i nostri padri hanno invocato col titolo di Regina del
Monte Summano e innanzi alla quale mai pregarono invano. Accogli benigna la
supplica che con tanta fiducia ti rivolgiamo.
Innanzitutto
tributiamo a Te umili e riverenti grazie per i favori che mai hai cessato di
spargere su questo lembo di terra, adagiato ai piedi del piccolo poggio dove
siedi Regina e Madre; e in questo Santuario meraviglioso, qui sorto dalla pietà
dei nostri padri per custodirvi la tua sacra Immagine, scendendo dalla storica
cima del Summano, Ti compiacesti di stabilirti fra noi.
Quanti
passi sono convenuti qui ai tuoi piedi, o Maria...."
E la preghiera
continua con belle espressioni di lode e di fede, sentimenti ai quali
aggiungiamo, quelli personali, quelli segreti e così tutti insieme preghiamo
perché la Santa Vergine sia per la
parrocchia di
Santorso, portatrice di ogni grazia e benedizione del Signore.
Cenni
storico‑biografici del Beato Antonio da Brescia
Il
Beato Antonio, della congregazione dei Girolimini, vissuto diversi anni nel
cenobio dei Summano, come procuratore del Priore residente al monastero delle
Maddalene (Vicenza), è ricordato in un documento del 1489 come "Venerabilis Dominus Fr. Antonius qdn.
Ser Joannis de Brisia ", cioè il venerabile Signor Frate Antonio fu
Giovanni da Brescia. Il titolo venerabilis,
dice il Sajanello, era dato allora solo ai sacerdoti, quindi il nostro
Frate Antonio era sacerdote.
Questo
religioso, continua il Sajanello, chiuse i suoi giorni molto probabilmente nel
Cenobio dei Monte Summano, dove giace sine
titulo et memoria, ma sempre ricordato dalla gente dei luogo.
La
frase sine titulo et memoria sembra
voler dire che il nome dei religioso non venne inciso sulla pietra tombale, per
cui facilmente se ne perse memoria (il Sajanello scriverà più di 250 anni
dopo), non andò perduta però la fama della sua santità.
Dopo
le testimonianze del Sajanello, sono preziose quelle raccolte dal Maccà
(XII,152‑153) agli inizi dell'Ottocento. 'Levata adunque la statua della
B. V. della chiesa di Monte Summano (1777), si cominciò tosto a rovinare la
detta chiesa (del Summano), e trasportar via i materiali, e persino le lapide
sepolcrali (che il Faccioli aveva viste e descritte qualche anno prima), nella
quale occasione si scoperse dentro una sepoltura un cadavero di uno di quei
religiosi, che ivi stanziavano e di cui non avevasi memoria, ancora intero e
incorrotto; e ciò fu nell'anno 1778".
Non
avendosi memoria di altri religiosi sepolti dentro la chiesa del Summano,
mentre il Faccioli (Musaeum 1apidarium,353‑354)
nel 1804 riportava tutte le iscrizioni sepolcrali esistenti ad januam, in pariete e humi,
tutte relative a Signori laici, si pensa che quei sepolcro posto nel
presbiterio fosse proprio del nostro Beato da Brescia.
Probabilmente
la sua pietra sepolcrale è stata la prima a sparire. Le sue ossa però non
furono asportate, come invece avvenne più tardi per i sepolcri posti nella
navata. Si preferì riempire la capiente tomba con calcinacci, pietre e rottami
vari.
Un
altro momento importante per la ricerca della tomba dei Beato, fu durante la
ricostruzione delle tre navate, avvenuta a partire dal 1895. Scrive Don Attilio
Agosti, allora cappellano a Santorso (Il Summano
e il suo Santuario ‑ Cenni storici ‑ 1924). "Nell'ottobre
dello stesso anno (1895) si fecero (nelle navate) degli scavi per rintracciare
il corpo del Beato Antonio da Brescia, ivi sepolto, come si disse, verso il
1500; ma l'esito fu negativo. Si rinvennero invece cinque scheletri umani (vedi
Faccioli), che giacciono ora deposti in una unica cassa sotto il pavimento
della chiesa, presso l'altare di San Girolamo (A.D.A., pag 2 1).
Quando
avvennero gli scavi riferiti da Don Agosti, il presbiterio della chiesa , dove
stava la sepoltura che ci interessa, era già sistemato e pavimentato dal 1893,
quindi la tomba non era visibile.
Bisognava
arrivare ai nostri giorni per avere una particolareggiata
cognizione della tomba e dello scheletro in essa contenuto.
A fine agosto del
1997, avendo deciso il benemerito gruppo del M.A.S.C.I. e l'Arciprete di
Santorso la sistemazione del pavimento dei presbiterio, furono rimosse le
vecchie piastrelle di cemento colorato, sostituendole con lastre di marmo rosso
e bianco. Fu allora che apparvero nel centro del presbiterio pietre lavorate
buttate alla rinfusa e un tratto di muricciolo: furono proprio queste cose ad
attirare la curiosità. Dopo la rimozione di un primo strato di macerie, ci si
accorse di avere a che fare proprio con l'imboccatura di una tomba: momento di
gioia, ma anche di delusione, constatando che la tomba era già stata aperta e
riempita di materiale. Ma essa non poteva essere definitivamente ricoperta da
un getto di cemento, senza averne esplorato prima tutto il suo contenuto. Si
procedette così nello scavo, sollecitati dal ritrovamento delle pietre che
sostenevano la lapide sepolcrale, di qualche frammento di antico affresco e...
di pezzi di embrici (tegoloni romano‑medioevali). Più in basso affiorò il
primo frammento di osso umano, e poi pezzi di tavola fortemente decomposta.
Finalmente sul fondo i resti di una scheletro umano, che furono raccolti con
cura e che, a uno sguardo superficiale, risultavano essere completi e
appartenenti a una sola persona.
Da queste cose
rinvenute, alla "convinzione" di avere finalmente ritrovato il corpo
del Beato Antonio, il passo fu breve. Erano ora da farsi le necessarie
verifiche scientifiche, archeologiche e d'archivio, che non mancarono di
effettuarsi con sollecitudine.
Allo
stato attuale, agosto 2000, le note storiche sopra riportate e l'esame al carbonio 14, sembrano
confermare la tanto attesa notizia del ritrovamento della tomba e del corpo del
Beato Antonio, al quale si pensò di dare con sollecitudine degna sepoltura e
giusta venerazione.
Preghiera al Beato Antonio da Brescia
Beato Antonio, che in
questo antico santuario, cinque secoli or sono, hai chiuso i tuoi giorni,
edificando con le tue virtù i tuoi confratelli e il popolo cristiano, che qui
veniva numeroso a invocare la Santa Madre di Dio, ascolta benigno la nostra
preghiera.
Fa
che noi possiamo imitare la tua umiltà, il tuo spirito di sacrificio e la
particolare devozione alla Beata Vergine Maria; aiuta noi tutti a conservare
integra la nostra fede e a crescere nella carità verso i fratelli, perché
possiamo un giorno, sotto la guida materna di Maria, incontrare il Figlio suo
Gesù nella gloria di tutti i Santi. Amen.
RELAZIONE
SUL RITROVAMENTO DI UNO SCHELETRO NELLA CHIESA DEL MONTE SUMMANO
IN PARROCCHIA S. MARIA IMMACOLATA DI SANTORSO.
Nella chiesa di
S. Maria del Summano, in Parrocchia di S. Maria Immacolata di Santorso, si
stanno eseguendo lavori di ordinaria manutenzione compresa la sostituzione del
pavimento nel presbiterio. Eseguendo questo particolare lavoro e avendo
individuato a una profondità di circa cinquanta centimetri un piccolo vuoto è
stato rinvenuto un osso umano. La curiosità e la speranza di poter rinvenire
ulteriori resti umani – dato che le storiografie del Summano indicano che in
tale chiesa è stato sepolto il Beato Antonio da Brescia, appartenente
all’Ordine dei Girolimini fondato dal Beato Pietro da Pisa, priore della
Comunità dal 1475 al 1478 che vi morì intorno al 1500 quale Procuratore e
tuttora vi è sepolto sine titolo et sine memoria – ci ha fatto proseguire
individuando un perimetro di muretto lungo mt. 2,05 e largo mt. 1.30. Svuotando
il materiale composto da calcinacci e pietre alla profondità di mt. 1.80
abbiamo rinvenuto in maniera sparpagliata uno scheletro che è stato raccolto
con cura e preso in custodia dal Parroco, Romere don Franco, che lo ha riposto
in un canto sicuro della chiesa stessa.
Santorso 1 settembre 1997
Il
sottoscritto, don Franco Romere, parroco protempore della Parrocchia S. Maria
Immacolata di Santorso dichiara che le ossa deposte in quest’urna sono state
rinvenute nella chiesa di S. Maria del Summano il 24 agosto 1997 e appartengono al Monaco Girolimino Beato
Antonio da Brescia, ivi morto e sepolto circa nel 1500 come risulta dalla “
Historica Monumenta Congregationis B. Petri De Pisis” di Jo Baptista Sajanello,
tomus secundus Romae MDCCLX.
Per
interessamento del Prof. Francesco Lucchin del Dipartimento di Astronomia
dell’Università di Padova è stato fatto l’esame col metodo del Radiocarbonio 14
eseguito dal dott. Jull, Physics and
Atmospheric Sciences dell’Università di Tucson, Arizona U.S.A.
Come risulta
dalla documentazione conservata presso l’Ufficio Parrocchiale di Santorso,
l’età delle ossa è intorno al 1530 – 1540 e con buona possibilità che sia anche
sopra, pertanto l’indagine scientifica conferma quella storica e le due assieme
permettono, con margine, di stabilire la veridicità del ritrovamento del Beato
Antonio da Brescia e della venerazione delle Sacre Reliquie.