QUEST'ANNO NIENTE REGALI, PER FAVORE… SOLO DONI.
 
Ci sono. Già da tempo. Si espongono sempre prima. Le luci natalizie, dico... Così ci si sente più vicini a Natale. Così si pensa alle feste. Agli amici. Ai parenti. …e viene istintivo. Pensare ai regali, dico… E pensi: "Quest'anno cosa regalerò a mio figlio? Il nuovo cellulare che non osa chiedere, o qualcosa di "personale"? E i bigliettini? Quando li posso acquistare? Mi sa tanto che devo sbrigarmi o fra quindici giorni non troverò più niente…".
Il gioco è fatto. Anche se, con l'euro a questi livelli, si compra meno. Forse per questo le luci appaiono prima. Ci pensi per più tempo. E finisci per comprare regali.
 
Ma il gesto antico, del dono, è oggi più lontano. Un tempo, ricordo, il seminatore spargeva il grano. Con un gesto largo. Come il cielo sparge la pioggia fecondatrice. Come se ci si potesse attribuire il dominio della sovrabbondanza. Per generare nuova abbondanza .
Ora anche la semina è misurata. Giusta. Come per i doni. Come se invece della sovrabbondanza affettiva che rende possibile - e impone - il dono, dominasse la penuria. Il timore della povertà. Che spinge a trattenere. Al risparmio.
Come se, con la moltiplicazione dei regali e delle ricchezze materiali, le risorse affettive, economiche, istintuali fossero diventate troppo scarse per essere donate .
Nella corsa ai regali di Natale si pensa quasi con nostalgia al vantaggio che hanno i singles. Non devono spendere. Neanche l'energia per costruire la coppia. La famiglia.
Ma l'egoismo fa male. Tutto questo vivere per sé… E mai con… E soprattutto mai "per" gli altri, fa ammalare. Il desiderio di controllo. Il trattenimento avaro, il crampo che impedisce il dono o lo centellina, fa deperire. La propria vita e quella di chi ci sta intorno.
E pensare che noi siamo fatti per donare! La rinuncia al controllo è indispensabile per accedere alla ricca  esperienza del dono . E non funziona che più doni e meno possiedi. Questo è vero solo per i regali…
Basta regali: facciamo doni. Cerco di distinguere con le due parole (regalo - dono) due esperienze lontane tra loro. Uno dono nasce dall'ascolto. Un dono si fa perché ti interessa la relazione. Con quella persona. Così le puoi offrire ciò di cui ha bisogno. Per questo nel dono ci dev'essere un po' di me. Per te. E non sempre - o dovrei dire raramente? - quello che è necessario è un oggetto. Quello che è sempre necessario, in ogni dono è "un po' di me per te".
Il dono non si fa nella speranza esplicita o nascosta del contraccambio. Si dona nella segreta speranza che anche chi riceve gusti la bellezza del dono. Quando si fa un dono molto costoso, di solito si dice: "non dovevi (che vuol dire: "se mi fai questo dono attento: non farlo perché ti senti costretto)". E si risponde: "ma non è niente (che vuol dire: se vorrai contraccambiare non farlo perché il mio dono è costoso: se lo farai sarà solo perché vorrai donare)". Non per una ipocrisia collettiva, ma per proteggere la gratuità del dono. Più io sono convinto che l'altro non era "veramente" obbligato a ricambiare, più il fatto che egli ricambia ha valore per me. Perché significa che egli agisce per nutrire il legame fra noi. Perché egli lo fa per …me .
Così si entra nell'atmosfera del Natale. Il giorno nel quale Dio offre tutto di sé per me, per noi. E il tempo dell'Avvento serve per imparare ad attendere. Cioè per imparare di nuovo ad essere sensibili. Ad ascoltare. A dare valore alle persone. Per gustare il dono del Figlio di Dio.
Quest'anno niente regali, per favore… Solo doni.
 
Don Paolo Notari
 
 
 
 
 
  1. Jean Starobinski, A piene mani. Dono fastoso e dono perverso, Einaudi, Torino, 1995, p.13.
  2. Claudio Risé, Felicità è donarsi, Milano, Sperling Paperback, 2004, p.5.
  3. Id., p. 8.
  4. Jacques Godbout, Lo spirito del dono, Torino, Bollati - Boringhieri, 1993, p.234 - 236.