Relaz. Visita Pastorale
 

 

 

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PARROCCHIA DI S. PIO X, PAPA, IN ROVIGO

RELAZIONE DELLA VISITA PASTORALE

 Carissimo don Arnaldo,

Carissimi fedeli laici,

 

                               in questi giorni, dal 6 all’11 marzo 2007, ho avuto la gioia di fare la Visita pastorale alle parrocchie di S. Pio X in Rovigo e di Roverdicré: due parrocchie che, a partire da questa Visita, sono chiamate a costituire progressivamente una «unità pastorale» con le tre parrocchie della Commenda (Madonna Pellegrina, S. Antonio e S. Maria delle Rose).

Durante questa Visita ho incontrato i bambini della Scuola Materna, i fanciulli ed i ragazzi, i giovani animatori, i fidanzati, gli sposi ed i genitori, gli operatori pastorali delle due parrocchie; ho incontrato diverse persone anziane o malate, alcune nelle case, molte in chiesa. Vi ringrazio di cuore per la vostra accoglienza cordiale e per la vostra partecipazione agli incontri.

 

1. Aspetti socio-culturali

 

La Visita pastorale mi ha dato la possibilità di conoscere da vicino la vostra parrocchia. Di essa mi ha offerto una presentazione dettagliata il Consiglio pastorale parrocchiale. La parrocchia di S. Pio X è relativamente giovane: è stata istituita nel 1959, per riunire insieme i cristiani del quartiere che si stava sviluppando a ovest della ferrovia.

Oggi la parrocchia è composta da circa 1.700 nuclei familiari, per un totale di circa 4.500 abitanti, tra cui 400 anziani soli. Gli abitanti in età di lavoro sono occupati in larga maggioranza nel settore terziario (scuola, ospedale, commercio, esercito, servizi); alcuni sono impegnati nel settore industriale e artigianale come professionisti o come operai. Anche le mamme sono occupate in larga maggioranza (80%) nel lavoro extra-domestico. C’è una certa percentuale anche di disoccupati, soprattutto tra le donne.

Nel corso di questi 50 anni il quartiere si è dotato di numerosi servizi (chiesa, scuole, banche, poste, farmacia, negozi, campo sportivo, palestra, bar), ma senza un vero piano regolatore, per cui il quartiere è rimasto privo di fisionomia; inoltre esso è tagliato in due dalla Via Amendola. Tutto ciò rende difficile la socializzazione degli abitanti. A ciò si aggiungono una forte mobilità abitativa, un certo anonimato tipico delle città e la cultura individualistica del nostro tempo. Di conseguenza la coesione all’interno del quartiere è piuttosto scarsa.

Non mancano i buoni esempi di amicizia, disponibilità e solidarietà; né mancano le istituzioni e le iniziative che promuovono la socializzazione, come la Polisportiva, la Scuola di Quartiere, il Circolo parrocchiale, la Scuola Materna, nonché le attività della parrocchia. Ma ci sono anche situazioni di conflitto e di estraneità; prevale una certa indifferenza verso gli altri. Difendetevi dalla visione individualistica della vita, che porta le persone a disimpegnarsi e a chiudersi nell’anonimato.

2. Vita ecclesiale

 

I fedeli praticanti manifestano un buon attaccamento alla parrocchia. Lo dimostrano i numerosi collaboratori pastorali: una ventina di catechisti, altrettanti animatori per la formazione cristiana dei ragazzi e per l’animazione estiva; il Gruppo liturgico, i lettori, sei ministri straordinari della Comunione, il coro dei giovanissimi, gli animatori del canto liturgico, l’organista, il gruppo di persone che collaborano per il decoro della chiesa; le ragazze che prestano il servizio civile in parrocchia; il Consiglio pastorale, il Consiglio per gli affari economici e il Comitato della Scuola Materna.

Lo dimostrano i gruppi ecclesiali presenti in parrocchia: gli adulti di AC e l’ACR, due gruppi di adolescenti, il gruppo dei lupetti e degli scout dell’AGESCI, il Gruppo neocatecumenale, il “Circolo parrocchiale” che promuove iniziative di socializzazione per le famiglie, per gli anziani e per i giovanissimi; la Conferenza “S. Vincenzo de’ Paoli”, attenta alle varie povertà presenti in parrocchia; il “Gruppo Solidarietà” che aiuta poveri e bisognosi e sostiene le adozioni a distanza.

Cari operatori pastorali e gruppi ecclesiali: grazie per la vostra collaborazione; continuate nello svolgimento del vostro servizio, ma continuate a curare soprattutto la vostra formazione spirituale, sia partecipando agli incontri di formazione in parrocchia, sia agli incontri vicariali e diocesani. Noi siamo in grado di educare e di edificare la comunità prima di tutto grazie a quello che “siamo”, e poi con quello che facciamo.

Le celebrazioni liturgiche sono partecipate; si svolgono con il dovuto decoro e sono animate dalla collaborazione di varie persone: il Gruppo liturgico che prepara le monizioni, i lettori, un nutrito gruppo di chierichetti, il coro dei giovanissimi, gli animatori del canto, l’organista, i catechisti, che nei “tempi forti” animano con i ragazzi la Messa domenicale delle famiglie. La maggioranza dei fedeli vi partecipa in modo attento.

Gli adulti riconoscono e difendono abbastanza il ruolo fondamentale della famiglia, come luogo in cui si è iniziati alla vita, all’amore e alla fede; tuttavia spesso si lasciano sopraffare dalla mentalità corrente, diffusa dai mass media. Oggi la famiglia è soffocata dal lavoro sempre più assorbente e dall’individualismo diffuso nella nostra cultura. Cari sposi, difendete la famiglia, “cellula” della società, “culla” dell’amore e della vita. Formate il Gruppo Sposi per perseverare nel cammino formativo, per crescere nella comunione sponsale e nell’educazione cristiana dei figli, e coinvolgete in esso anche gli sposi giovani.

Apprezzo l’impegno dimostrato dalla parrocchia nel sostenere la sua grande Scuola Materna, oggi arricchita dal Nido integrato. Essa è una preziosa realtà aggregante, luogo di incontro delle famiglie e della comunità. Mentre sollecito gli enti pubblici a erogare i contributi promessi, invito l’intera comunità parrocchiale a perseverare nel sostegno economico della Scuola Materna e a valorizzarla anche come luogo di formazione dei genitori giovani e di aiuto alle famiglie in difficoltà.

Invito il parroco ed i catechisti a mettere al primo posto, prima dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, la formazione cristiana dei genitori, da promuovere mediante incontri periodici di catechesi, come si è già tentato di fare. Chiedo ai genitori di parteciparvi fedelmente, perché i ragazzi crescono nella vita cristiana nella misura in cui crescono i loro genitori.

Il cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi è curato bene ed è arricchito da molteplici attività educative (animazione della Messa domenicale, incontri con testimoni della fede, feste, campo-scuola, ecc.). La partecipazione dei ragazzi è fedele. Raccomando ai genitori di favorire la partecipazione dei loro figli - fanciulli, ragazzi e adolescenti - anche alla Messa domenicale, di partecipare con loro e di non sostituirla con le attività sportive. E’ Gesù che ve lo raccomanda severamente: “Lasciate che i bambini vengano a me; non glielo impedite” (Mc 10,14).

Ho riscontrato che solo un terzo dei cresimati continua il cammino di formazione con gli animatori della parrocchia; essi però attualmente sono riusciti a costituire due gruppi di adolescenti che proseguono il loro itinerario formativo. Invito il Consiglio pastorale e gli animatori dei ragazzi e degli adolescenti a ricercare le modalità più opportune per coinvolgere tutti i giovani nella vita della comunità, a dedicare alla loro formazione umana e cristiana le maggiori risorse di persone e di mezzi e a stabilire a questo scopo rapporti di collaborazione anche con le associazioni civili.

E’ indispensabile che gli animatori ed i vari gruppi parrocchiali svolgano le loro attività con i ragazzi ed i giovani, comprese quelle estive, non per un semplice loro intrattenimento, ma con una esplicita finalità educativa cristiana: educare alla vita in Cristo e nella Chiesa.

L’attuale situazione culturale secolarizzata chiede alle parrocchie di attivare tra di loro rapporti stabili di collaborazione pastorale, per rispondere meglio alle esigenze della evangelizzazione. Oggi nessuna parrocchia, neppure grande, può chiudersi in se stessa o ritenersi autosufficiente. Pertanto vi chiedo di avviare rapporti stabili di collaborazione con le tre parrocchie della Commenda, per costituire con esse una “unità pastorale”, quale modalità concreta e istituzionalizzata di collaborazione interparrocchiale. Invito tutti i fedeli ad aprirsi a questa modalità di collaborazione, nello spirito della solidarietà e della comunione ecclesiale.

 

3. Problemi e sfide

 

Non mancano i problemi e le sfide. Ne richiamo alcuni.

1) Per quanto riguarda la famiglia, è sentito e difeso il valore dell’unità della famiglia dagli adulti, meno dai giovani. Infatti stanno aumentando i segni della crisi familiare: sono molte le coppie separate o divorziate; alcune sono unite solo con il vincolo civile; diversi giovani rinunciano a formare la famiglia; si diffonde il fenomeno delle coppie conviventi. Si sta perdendo il senso cristiano della famiglia e del suo ruolo nella società e si va diffondendo la concezione del matrimonio come vincolo fastidioso alla libertà individuale. Il problema è serio, perché la famiglia è la cellula della società; se muore la famiglia, muore la società.

2) E’ preoccupante in tutto il Polesine il fenomeno della denatalità, conseguente al fenomeno della denuzialità e all’impegno lavorativo di ambedue i coniugi, ma anche ad una minore apertura alla vita e ad una mentalità che tende a giustificare l’aborto. Il fenomeno è meno presente nella vostra parrocchia. Non dimentichiamo che la denatalità comporta l’impoverimento della comunità e il suo veloce invecchiamento, mentre la vera “risorsa” delle famiglie e della società non sono i soldi, ma sono i figli!

3) Non possiamo dimenticare le situazioni di povertà: prima fra tutte la solitudine di molti anziani; sono ben 400 i nuclei familiari (su 1.700 famiglie) formati da una persona anziana sola (quasi un quarto di famiglie!). Ci sono diverse persone malate e bisognose di assistenza. Ringrazio i familiari e tutti i volontari per la loro lodevole assistenza agli anziani. Non lasciate sole le famiglie che devono assistere un loro congiunto 24 ore su 24! Ringrazio La Conferenza “S. Vincenzo de Paoli e il “Gruppo Solidarietà” per l’aiuto dato a famiglie e persone che si trovano in situazione di povertà e di marginalità.

4) Un altro problema che dobbiamo tenere in seria considerazione è quello dell’inserimento degli immigrati, che stanno diventando sempre più numerosi; alla fine del 2005 a Rovigo c’erano 2.216 immigrati; nel 2006 se ne sono aggiunti altri 400. Anche nel vostro quartiere ci sono diversi gruppi di immigrati extracomunitari. Questo problema chiede a noi cristiani un atteggiamento di dialogo, ma anche una più chiara coscienza della nostra identità, la difesa dei valori della nostra cultura e la capacità di tessere l’unità nella diversità.

5) Per quanto riguarda l’atteggiamento religioso, la tradizione cristiana sta perdendo forza e presa sulla vita delle persone giovani; la percentuale dei frequentanti la Messa domenicale oscilla intorno al 20%: sta crescendo la disaffezione religiosa. Si rileva una crescente difficoltà a calare la fede nella vita, soprattutto tra i giovani, e si diffonde il secolarismo, l’agnosticismo e il relativismo. La maggior parte dei ragazzi, una volta ricevuta la cresima, abbandona la pratica religiosa e tende a vivere per conto suo.

Cari giovani, non estraniatevi dalla vita della comunità, prendete parte attiva in essa, portate in essa la vostra gioia e la vostra vivacità, partecipate alle varie attività ed associazioni. La comunità ha bisogno di voi; senza di voi invecchia e muore. Ma anche voi avete bisogno di essa.

State attenti a non scivolare nel relativismo etico, dove ognuno si fa la sua morale e inventa un proprio modo di concepire la vita. Amate la vostra vita e difendetela dalle forme di devianza che la minacciano, come l’alcol e la droga.

 

4. Indicazioni pastorali

 

Per la comunità parrocchiale

Il luogo fondamentale dell’esperienza cristiana è la parrocchia. Noi apparteniamo alla Chiesa attraverso l’appartenenza alla parrocchia. Perciò chiedo a tutti gli operatori pastorali e a tutti i gruppi parrocchiali di promuovere il senso dell’appartenenza alla parrocchia e di favorire la collaborazione tra tutti i gruppi in essa esistenti. Fate scoprire ai fedeli che la parrocchia non è una “agenzia di servizi religiosi”, ma una “famiglia di famiglie”. Costruite una parrocchia:

- unita, accogliente, dove si favorisce la conoscenza reciproca e l’incontro;

- aperta al dialogo e alla collaborazione con le istituzioni e le associazioni civili;

- aperta a formare una “unità pastorale” con le tre parrocchie della Commenda e a collaborare con tutte le parrocchie del vicariato di Rovigo.

Nell’attuale contesto secolarizzato la parrocchia è chiamata a dare alla sua azione pastorale una decisa connotazione missionaria, per raggiungere con l’annuncio del Vangelo i numerosi battezzati che vivono ai margini della comunità ecclesiale, soprattutto i giovani e le famiglie.

Per rendere la parrocchia più missionaria, occorre:

- promuovere la lettura e la meditazione della parola di Dio scritta, per passare da una vita cristiana vissuta per “tradizione” a una vita di fede testimoniata con “convinzione”;

- rendere la Messa domenicale sempre più pasquale, festosa, ecclesiale e incarnata;

-  tenere viva la solidarietà verso i poveri e i più deboli.

Inoltre occorre che la parrocchia educhi i cristiani a partecipare con impegno alla soluzione dei problemi dell’intera comunità civile e li aiuti a coniugare insieme fede e vita, fede e cultura, e a interpretare e a valutare alla luce del Vangelo i vari problemi morali che sorgono tanto nella vita dei singoli che nella vita sociale (cf. GS 16 e 62).

 

Per gli operatori pastorali

L’efficacia delle nostre attività pastorali dipende, oltre che dalla grazia di Dio, dalla maturità cristiana degli operatori pastorali e soprattutto dei catechisti e degli animatori. Pertanto chiedo che tutti continuino a curare la loro formazione spirituale e pastorale, mediante incontri interparrocchiali (con gli operatori della parrocchie della Commenda), vicariali e diocesani, e che utilizzino a questo scopo l’itinerario di fede della Visita pastorale “Cristo visita il suo popolo».

 

Per la famiglia

La formazione delle nuove generazioni e il futuro della società dipendono in larga misura dalle famiglie, “culla” dell’amore, della vita e della fede. Pertanto si continui a promuovere la formazione umana e cristiana dei giovani sposi e dei genitori. A questo scopo:

- il parroco stabilisca un contatto con le famiglie mediante gli incaricati di zona e faccia visita alle famiglie nuove, a quelle giovani e a quelle provate da particolari situazioni di difficoltà;

- si valorizzi la Scuola Materna per la formazione delle giovani coppie;

- gli sposi cristiani costituiscano il Gruppo Sposi per curare la loro formazione, per collaborare nella formazione dei fidanzati e per sostenere nei primi anni di matrimonio le giovani coppie;

- i genitori dei ragazzi partecipino agli incontri di catechesi promossi per loro dal parroco;

- il parroco, i catechisti e le coppie sposi promuovano nelle famiglie l’esperienza dei “centri di ascolto del Vangelo” e invitino le famiglie a partecipare.

 

Per i giovani

Incoraggio il parroco, con l’aiuto degli animatori e delle associazioni parrocchiali:

- a fare una lettura attenta della mobilità dei giovani, per individuare il loro “territorio reale” e incrociarli sul loro “territorio”;

- a educarli nel fare comunità tra di loro e con gli adulti e a promuovere cammini vocazionali e di formazione umana e cristiana;

- a coinvolgerli con amore nelle varie attività della parrocchia e nelle esperienze di volontariato;

- a farli partecipare ai momenti di festa, di preghiera e di formazione promosse dal vicariato e dalla diocesi per tutti i giovani.

Gli animatori partecipino agli incontri di formazione promossi dal vicariato e dalla diocesi.

 

Per le situazioni di povertà

Il Consiglio pastorale costituisca la Caritas parrocchiale, quale «osservatorio delle necessità locali» e quale organismo che tiene vivo in tutti i cristiani il senso della carità e coordina i gruppi, le associazioni, le istituzioni e gli interventi di solidarietà, per rispondere alle situazioni di povertà presenti in paese e nei Paesi del Terzo Mondo.

 

Colgo l’occasione della Visita pastorale per rinnovare il mio grazie e il mio apprezzamento più sentito a don Arnaldo, ai sacerdoti collaboratori e a tutti i collaboratori parrocchiali laici. Su di loro e su tutti i fedeli invoco abbondante la benedizione del Signore.

 

Rovigo-S. Pio X, 11 marzo 2007

 

 +  Lucio Soravito de Franceschi, vescovo

 

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Lucio Soravito de Franceschi

Vescovo di Adria-Rovigo

 

 

VICARIATO URBANO DI ROVIGO

 

RELAZIONE CONCLUSIVA DELLA VISITA PASTORALE

ANNO  PASTORALE  2006-2007

 

 

Cristo Pastore delle vostre anime, nella persona del Vescovo, ha visita­to dal 21 febbraio al 15 aprile 2007 le diciannove parrocchie del Vicariato urbano di Rovigo. A conclusione di questa Visita pastorale desidero presentarvi in sintesi:

- la situazione socio-culturale e religiosa che ho rilevato in vicariato;

- i “germi di bene”, le risorse esistenti e le esigenze emergenti;

- gli orientamenti pastorali che affido al Consiglio pastorale vicariale, alle costituende "unità pastorali" ed ai Consigli parrocchiali per la programmazione pastorale dei prossimi anni.

 

I.  SITUAZIONE SOCIO-CULTURALE E RELIGIOSA

 

I dati raccolti parrocchia per parrocchia, mediante il questionario della Visita pastorale e mediante l'incontro diretto con le persone, presentano all'attenzione delle comunità cristiane una situazione ricca di fermenti positivi, ma anche problematica, per molti aspetti.

Il Vicariato di Rovigo è composto da 19 parrocchie:

- tre di esse sono parrocchie "piccole" (hanno cioè meno di mille abitanti);

- cinque si possono considerare “grandi” per la nostra diocesi (hanno più di 4.000 abitanti);

- le rimanenti undici sono parrocchie “medie” (tra i 1.000 e i 4.000 abitanti).

In queste 19 parrocchie abitano 19.884 famiglie (tra cui 3.511 nuclei familiari – pari al 17,6% – composti da una persona anziana sola), per un totale di 55.175 persone (con una media di 2,77 componenti per famiglia).

 

1. Dal punto di vista strutturale, la popolazione del Comune di Rovigo è molto eterogenea, data la forte urbanizzazione che c'è stata negli ultimi decenni. In­fatti i quartieri periferici si sono svi­luppati in questi ultimi 50 anni. Le parrocchie di S. Bortolo, S. Rita, S. Pio X, Commenda, S. Antonio e S. Maria delle Rose sono state istituite negli ultimi 50 anni.

Molte famiglie provengono da diversi paesi del Polesine e alcune da altre regioni italiane (per motivi di lavoro, di scuola, di impiego nei pubblici uffici, ecc.). Queste famiglie non si integrano sempre nel quartiere e nella parrocchia. In questi ultimi anni si sono aggiunti 2.600 immigrati dai Paesi dell’Est Europa, dell’Africa e dell’Asia.

Accanto a questa eterogeneità della popolazione si rileva:

- la mobilità e l'avvicendamento delle famiglie, sia nel Centro che in alcuni quartieri o paesi di periferia (Borsea, Tassina, S. Rita, Grignano, S. Pio X, Granzette, Sarzano, ecc.); questa mobilità sradica la gente dalla loro comunità e rende precarie le relazioni interpersonali;

- il pendolarismo di molte famiglie: diverse famiglie nei "fine settimana" e nei periodi di vacanza e di ferie rientrano nei paesi di origine;

- la struttura urbanistica dei quartieri: alcuni si sono sviluppati senza un adeguato piano regolatore (come Borsea e S. Pio X), altri sono distribuiti su vie di accesso molto trafficate, senza strutture pubbliche di in­contro (come le comunità di Sarzano, Mardimago, Granzette, ecc.).

Tutti questi fattori accentuano l'individualismo, l'anonimato e il di­simpegno. Le famiglie tendono a chiudersi nel loro "appartamento" e a vivere ognuna per proprio conto, anche se non mancano le manifestazioni di buon vicinato e di solidarietà nel momento del bisogno. In questa situazione frammentata e anonima, è più difficile costruire la comunità eccle­siale ed è più difficile qualsiasi azione formativa. Le famiglie rimangono in balia di se stesse e sono più "esposte" ai modelli cultu­rali dominanti.

Le parrocchie su cui pesano maggiormente la cultura individualistica e l’anonimato sono quelle di Rovigo Centro. Invece alcune parrocchie di periferia – come Roverdicré, Concadirame, Boara, S. Apollinare, Fenil del Turco, Grignano – conservano ancora una “cultura di paese”, caratterizzata dall'attaccamento al paese e alla tradizione, da molteplici forme as­sociative, dalla solidarietà tra le famiglie nel momento del bisogno, dall'attenzione agli anziani, ma anche dal "controllo socia­le". Difendetevi dalla visione individualistica della vita, che porta le persone a disimpegnarsi e a chiudersi nell’anonimato.

 

2. Le nostre comunità stanno attraversando una radicale trasformazione culturale, che mette in crisi i valori umani e religiosi che nel passato erano pacifi­camente condivisi e vissuti. I segni più evidenti di questa trasformazione culturale sono molteplici.

- La ricerca di un livello economico più elevato ha provo­cato un impegno sempre più assor­bente nel lavoro, sia dell’uomo che della donna (la stragrande maggioranza di mamme è impegnata nel lavoro fuori casa), a scapito dei rapporti interpersonali e dell'educazione dei figli.

- Il materialismo pratico, che esalta l’avere e il benessere materiale, porta la gente ad una vita frenetica e crea disattenzione nei confronti del senso della vita.

- L’autonomia radicale, che esalta la libertà assoluta dell’uomo, porta le persone a emanciparsi da ogni sistema valoriale oggettivo e da ogni riferimento religioso.

- In questo contesto culturale si diffonde l’indifferenza religiosa: molti giovani e adulti ritengono inutile la fede religiosa; questa “irrilevanza” attribuita alla fede cristiana è accentuata dal fatto che la formazione cristiana di molti giovani e adulti si è conclusa nella preadolescienza; non è che neghino Dio; semplicemente non li interessa.

- Questo processo di secolarizzazione si traduce anche in una crescente difficoltà dei cristiani a calare la fede nella vita e porta molti di essi a ridurre la fede a un sentimento interiore, senza riflessi nella vita, e a una pratica religiosa disancorata dalla vita.

- Il soggettivismo odierno induce molti cristiani a fare una selezione arbitraria dei contenuti della fede e della morale cristiana, a relativizzare l’appartenenza ecclesiale e a vivere la religione in modo molto soggettivo e privato (la religione “fai da te”).

 

A questi fattori di crisi oggi si aggiungono altre sfide, che creano problemi alla fede cristiana:

- il laicismo diffuso da molti mass media, che disprezza l’esperienza religiosa come sinonimo di infantilismo e di ignoranza;

- l’immigrazione che mette a confronto sempre più spesso con altre confessioni cristiane, con credenti di altre religioni, con nuovi movimenti religiosi.

Questa trasformazione socio-culturale e religiosa, ha messo in crisi anche alcuni valori fondamentali della nostra cultura, come l'amore alla vita, il valore della famiglia, la pratica religiosa.

 

1. Crisi della famiglia

L'unità della famiglia è ritenu­ta ancora un valore dalla maggioranza degli adulti, meno dai giovani; ma essa non è difesa con altrettanta decisione dalla crisi che la minaccia. I segni della crisi della famiglia sono evidenti in ogni parrocchia. In ogni parrocchia ci sono numerose coppie separate o divorziate, coppie di cristiani che hanno scelto di unirsi solo con il matrimonio civile, coppie che "convivono" senza legami né giuridici né sacramentali. Quasi ovunque è alto il numero dei giovani che rinunciano a formare la famiglia; nel 2006 in tutto il vicariato ci sono stati solo 117 matrimoni religiosi (2,1 ogni 1000 abitanti). Il super-lavoro rischia di ridurre anche molte “famiglie unite” ad un albergo, dove non c'è tempo per dialogare.

La crisi della famiglia è dovuta a tanti fattori; tra questi si deve segnalare l'immaturità e la impreparazione di molte coppie giovani, una concezione soggettivistica e edonistica dell’amore e della vita. Ma essa è accentuata an­che dalla realtà sociale in cui vivono le famiglie: nella realtà sociale urbana, caratterizzata da indivi­duali­smo, anonimato, provvisorietà e dispersione, le famiglie risentono della crisi etica più che al­trove.

Si sta perdendo il senso cristiano della famiglia e del suo ruolo nella società? E’ necessario che facciamo tutto il possibile per difendere la famiglia, perché essa è la cellula della società. Il problema è serio, perché se muore la famiglia, muore la società.

 

2. Crisi dell'amore alla vita

La denatalità è presente in tutte le parrocchie del vicariato: nel 2006, il numero dei nati in vicariato è di soli 298 bambini (in media ci sono stati 5,4 nati ogni 1000 abitanti), a fronte di 472 morti (un nato ogni due morti). Questo fenomeno comporta l’impoverimento delle comunità, il loro invecchiamento e alla fine la loro morte.

Le cause di questa denatalità sono tante, tra cui la denuzialità e la inadeguatezza delle politiche familiari italiane. Ma la denatalità dipende anche dall’egoismo e dalla disaffezione alla vita (che si manifesta anche nel frequente ricorso alla pratica dell’aborto). Occorre che le giovani coppie si aprano all’accoglienza della vita con più fiducia e generosità.

In alcune comunità si registrano anche alcuni fenomeni di devianza, come l'alcolismo e la tossicodipendenza. Questi fenomeni sono presenti in forma più preoccupante in alcune zone "strategiche" della città. Di fronte ad essi occorre la massima vigilanza e una decisa opera di prevenzione.

 

3. Crisi della pratica religiosa

Nella maggioranza della popolazione adulta permane il senso religioso della vita. La tradizione religiosa incide ancora su molti adulti, ma va perdendo di valore tra i giovani e gli adulti-giovani. Molti cristiani sono scivolati in una progressiva indifferenza religiosa o conducono una vita cristiana “anonima”, salvo la richiesta generalizzata dei sacramenti per i figli.

La percentuale dei cristiani che frequentano la Messa domenicale varia da parrocchia a parrocchia, ma in questi ultimi dieci anni si è notevolmente abbassata ovunque. Essa: 

- raggiunge il 25% nella Commenda, S.Antonio, Roverdicré, Grignano, S.Apollinare, Mardimago;

- scende al 20% in Duomo, S. Francesco, S. Bortolo, S. Pio X;

- oscilla tra il 15 e il 20% a Borsea, Fenil del Turco, Sarzano, Boara, Granzette;

- si attesta tra il 10 e il 15% a S. Maria delle Rose, Concadirame, Buso, S. Rita.

Bisogna precisare che diversi fedeli delle parrocchie di periferia frequentano la Messa nelle chiese parrocchiali e non parrocchiali del centro città; analogamente alcuni fedeli del centro città frequentano la Messa non nella loro parrocchia, ma nelle chiese che vicine o in quelle a cui sono affezionati o in quelle che offrono loro maggiore comodità di orario.

Quasi tutte le parrocchie segnalano una scarsa frequenza alla Confessione e una difficoltà di partecipazione di molti genitori al cammino di iniziazione cristiana dei figli.

In questi anni è andata crescendo la partecipazione attiva dei cristiani alla vita ecclesiale. Sono numerosi i fedeli praticanti che collaborano nell’animazione della vita parrocchiale (cf. il paragrafo sulla comunione ecclesiale, nel capitolo seguente).

Tuttavia nella maggioranza dei cristiani permane ancora una concezione preconciliare della parroc­chia: essa è vista più come una "agenzia di servizi religiosi", affidata alla cura pastorale del sacerdote e dei suoi collaboratori, piuttosto che una "famiglia di fa­miglie", dove tutti sono corresponsabili. Questa concezione ecclesiale della parrocchia e la conseguente disaffezione ecclesiale è accentuata dalla mobilità della popolazione e dalla mancata integrazione di molte famiglie nel quartiere e nella parrocchia.

 

4. "Germi di bene"

Accanto a questi aspetti problematici, nel Vicariato urbano di Rovigo ci sono anche molti "germi di bene" da far crescere e fermenti positivi da valorizzare:

- l’impegno educativo verso le nuove generazioni dei fanciulli, ragazzi e adolescenti;

- significativi gesti di solidarietà tra le famiglie in situazione di necessità;

- un'attenzione particolare agli anziani, molte volte assistiti in famiglia;

- un numero alto di cristiani che collaborano nella vita parrocchiale;

- un volontariato, sia individuale che organizzato, abbastanza diffuso;

-  numerose aggregazioni civili ed ecclesiali: sportive, ricreative, sociali, cultu­rali, pastorali;

-  molte persone culturalmente preparate, che operano nella scuola, nell'università, nel campo economico ed imprenditoriale, da valoriz­zare per la crescita sociale e culturale della città;

- la crescita del livello culturale, soprattutto tra le giovani generazioni (aumentano i laureati);

- numerose iniziative di socia­lizzazione e di promozione culturale: circoli culturali, feste, cori, concerti, ecc.;

- 14 scuole parrocchiali dell’infanzia, con alcuni “asili nido” integrati;

- i numerosi servizi svolti dalle parrocchie, apprezzati per il loro ruolo aggregante e per il loro ruolo educativo e sociale.

Sono questi i "punti di innesto" su cui far leva per una rinnovata evangelizzazione dei nostri paesi e per ridare fondamento cristiano ai valori di fondo della nostra gente.

 

II. SITUAZIONE PASTORALE ED ESIGENZE EMERGENTI

 

1. Evangelizzazione e formazione cristiana

 

a) Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Tutte le parrocchie del vicariato svolgono regolarmente l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, assicurando loro la catechesi settimanale dalla 1ª elementare fino alla cresima, celebrata di solito attorno ai 13 anni di età. Per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi sono impegnati 19 parroci e 281 catechisti laici; a questi vanno aggiunti 143 animatori e una decina di religiose.

Molte parrocchie accompagnano la catechesi dei fanciulli e dei ragazzi con altre esperienze educative cristiane: animazione liturgica, ritiri, “Estate Ragazzi”, campeggi estivi, ecc. Rinnovo a tutti il più sentito ringraziamento per questo fondamentale impegno cristiano ed esprimo a tutti il più vivo apprezzamento.

Conosco le difficoltà che incontrate nel promuovere l’iniziazione cristiana: la difficoltà di coinvolgere le famiglie, la scarsa frequenza dei fanciulli e dei ragazzi alla Messa domenicale, il sovrapporsi delle attività extra-scolastiche, ecc. Ciò nonostante, nel promuovere l’iniziazione cristiana vi raccomando tre attenzioni:

1) nel progettare questo cammino prevedete non solo gli incontri di catechesi, ma anche le celebrazioni, le esperienze di preghiera e di servizio, la vita di gruppo, gli incontri con i testimoni della fede;

2) fate tutto il possibile per coinvolgere attivamente in questo cammino i genitori, con un percorso sistematico di rievangelizzazione. Prima di avviare il cammino di iniziazione dei figli, occorre avviare il cammino di rievangelizzazione dei genitori. Se non camminano nella fede i genitori, non progrediranno nella vita di fede neppure i figli; è come mettere i figli … su un binario morto!

3) il cammino di rievangelizzazione dei genitori e quello dell’iniziazione cristiana dei figli vanno inseriti organicamente nell’itinerario dell’intera comunità parrocchiale.

 

b) Pastorale giovanile. In 16 parrocchie c’è un gruppo di cresimati e di adolescenti che continuano il loro cammino di formazione cristiana. In 6 parrocchie c’è anche un gruppo di giovani sopra i 18 anni, che fanno un cammino sistematico di formazione cristiana. Nelle altre parrocchie non ci sono gruppi di giovani sopra i 18 anni, ma ci sono dei giovani che collaborano nelle varie attività pasto­rali, come catechisti, lettori, cantori, animatori di attività ricreative e di feste della parrocchia.

Nel Vicariato di Rovigo ci sono anche due consistenti e vivaci gruppi Scout dell’Agesci, con una significativa presenza di capi, rover e scolte. Inoltre c’è un gruppo di giovani dell’AC, un gruppo di giovani del Gi.Fra. …

E' indispensabile mettere in atto tutte le iniziative possibili, per coinvolgere i giovani nell’appro­fondimento del messaggio cristiano, nell’animazione delle attività parrocchiali e di quartiere e nelle esperienze di volontariato; è indispensabile aiutarli a tenere vivo il “gusto” di appartenere alla loro parrocchia e stimolarli ad essere protagonisti nella vita del quartiere.

La pastorale giovanile e vocazionale, assieme alla pastorale familiare, deve rimanere l’impegno maggiore delle nostre comunità par­rocchiali: i giovani sono il futuro della Chiesa e della società; vanno considerati non come un "problema", ma come una "ricchezza" per la quale investire le maggiori e migliori risorse di persone e di mezzi.

Nell'ambito giovanile diventa più urgente che mai la collaborazione interparrocchiale e vicariale. E’ indispensabile che i parroci e gli animatori dei giovani maturino una visione comune e condivisa di pastorale giovanile. Esprimo il mio apprezzamento al gruppo di coordinamento vicariale “Rag.gio”, per il lavoro di animazione e di formazione promosso in questi anni. Invito il CPV a intensificare questo coordinamento e questa animazione, con l’aiuto dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile. Raccomando a tutte le parrocchie di parteciparvi stabilmente.

E' urgente che le parrocchie si facciano carico di tutti i giovani, for­mando persone capaci di avvicinarsi e di dialogare anche con quelli che mo­strano indifferenza e lontananza dalla pratica re­ligiosa e con i giovani che vivono in particolari situazioni di disagio. In questa prospettiva va stabilito un rapporto stabile di collaborazione tra parroci, animatori giovanili, insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole secondarie, dirigenti e allenatori di società sportive, animatori di associazioni culturali e di volontariato, assessorato alle politiche giovanili del Comune.

Cari giovani, vi lancio anche da questa sede il grido accorato che vi ho rivolto in parrocchia: non estraniatevi dalle vostre comunità, prendete parte attiva in esse, portate in esse la vostra gioia, la vostra vivacità e la vostra creatività; partecipate alle varie attività e alla vita delle associazioni civili ed ecclesiali. Le comunità hanno bisogno di voi; senza di voi invecchiano e muoiono. Ma anche voi avete bisogno di esse.

 

c) L’evangelizzazione degli adulti. Nelle parrocchie del Vicariato urbano non mancano le iniziative di evangelizzazione e di formazione cristiana degli adulti.

- In diverse parrocchie si tengono degli incontri per i geni­tori dei figli prossimi a ricevere i sacramenti dell'iniziazione cristiana; alcune parrocchie li organiz­zano in forma sistematica per tutti i genitori; è importante dare a questi in­contri maggiore sistematicità.

-  In dieci parrocchie si è costituito il Gruppo Sposi; in due parrocchie c’è un gruppo di sposi giovani. In questo anno in ogni unità pastorale si è tenuto il corso per fidanzati.

-  In alcune parrocchie c'è un gruppo biblico che si riunisce settimanalmente.

- In alcune parrocchie si tengono incontri di formazione per tutti gli adulti in Avvento e Quaresima.

- Nel Vicariato si incontrano periodicamente, per la loro formazione spirituale, gli adulti di diverse associazioni e movimenti ecclesiali: gli adulti di AC, del Movimento dei Focolari, del Rinnovamento dello Spirito, dell’Ordine Francescano Secolare …

 

Le iniziative di formazione non mancano; tuttavia la partecipazione degli adulti alle attività for­mative è molto limitata. Ciò nonostante, non ci è per­messo rinunciare all'impegno di evangelizzazio­ne degli adulti.

L'attuale processo di scristianizzazione e la crisi che stanno attraversando le nostre famiglie (ogni 10 famiglie che si formano, 5 si sciolgono!) chiedono a tutte le parrocchie di mettere al centro delle loro preoccupazioni pastorali, assieme alla pastorale giovanile e vocazionale, la evangelizzazione degli adulti e, in particolare, degli sposi e dei genitori e chiedono alle parrocchie di passare progressi­va­mente da una catechesi occasionale degli adulti ad una catechesi più sistematica. Di riflesso, chiedono di promuovere la formazione dei catechisti di adulti e, in particolare, delle coppie anima­trici per i fidanzati, per gli sposi e per i genitori.

Prima dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, viene la formazione cristiana degli sposi e dei genitori. E’ necessario aiutarli a riscoprire Gesù Cristo, centro vivo della fede, e a camminare dietro di lui; è necessario aiutarli a passare da una vita cristiana vissuta per “tradizione” a una vita di fede testimoniata con “convinzione” e trasmessa “per osmosi”.

Per gli sposi ed i genitori non basta qualche incontro occasionale prima dei sacramenti dei figli; occorre attivare dei percorsi sistematici di rievangelizzazione e di formazione cristiana, aderenti alle esperienze familiari che stanno vivendo; ad esempio:

-  incontri di evangelizzazione prima e dopo il battesimo dei figli;

-  incontri di formazione durante la frequenza dei bambini alla Scuola dell’infanzia;

-  itinerario di evangelizzazione durante gli anni dell’iniziazione cristiana dei figli;

-  percorso di formazione del gruppo-sposi o del gruppo-famiglie.

Analogamente occorre promuovere la catechesi per tutti gli adulti della parrocchia, nella forma dei “gruppi del Vangelo” o della “lectio divina” in parrocchia o dei “centri di ascolto del Vangelo” nelle famiglie, valorizzando gli itinerari di fede che di anno in anno saranno offerti dalla diocesi, come in questo anno 2006-2007 l’itinerario “Cristo visita il suo popolo”.

 

2. Celebrazione cristiana e preghiera

 

Ho osservato che nella maggior parte delle parrocchie la celebrazione della Messa festiva è animata dalla partecipazione attiva dei lettori, del gruppo corale, dei catechisti, dei ministri straordinari della Comunione, dei chierichetti. In vicariato ci sono 25 gruppi corali e 21 organisti. Li ringrazio vivamente per il loro impegno. Ai gruppi corali raccomando di non mettere a tacere l’assemblea liturgica, ma di coinvolgere attivamente anche essa nel canto liturgico, proponendo canti adeguati.

L’Eucaristia domenicale rappresenta per la maggior parte dei cristiani l'unico momento di evangelizzazione. Perciò bisogna che essa diventi sempre più “pasquale, festosa, ecclesiale e incarnata”. E’ importante curare bene la sua celebrazione, avvalendoci della collaborazione di lettori, animatori liturgici e gruppi corali adeguatamente preparati.

La necessità di curare adeguatamente la celebrazione dell'Eucaristia, da una parte, e di favorire l'unione dei fedeli della parrocchia, dall'altra, esige la riduzione del numero delle Sante Messe, prima di tutto nelle chiese non parroc­chiali e poi in quelle parrocchiali; in città il numero delle Messe dome­nicali è eccessivo (____), soprattutto nel Centro Città (___). Affido alla Presidenza del CPV il compito di elaborare una proposta di revisione del numero e degli orari delle Messe domenicali e di consegnarmela entro il 30 set­tembre 2007, perché possa provvedere al riguardo.

Chiedo ai carissimi parroci di educare i praticanti a partire dalle celebrazioni liturgiche carichi di “zelo missionario nei confronti dei “fratelli della soglia” e degli indifferenti: non paghi di aver partecipato ad una bella celebrazione, ma impegnati a coinvolgere nella vita della parrocchia, nella celebrazione della Messa domenicale e nella pre­ghiera anche gli altri battezzati.

In ogni parrocchia ci sono molte forme di preghiera comunitaria ed espressioni della pietà popolare; per questo esprimo ai fedeli praticanti e ai presbiteri un vivo ringraziamento. Ho notato invece che di solito è limitata la partecipazione al sacramento della Penitenza. Esorto i parroci a curare la catechesi su questo sacramento, soprattutto in Avvento e Quaresima, a segnalare in modo evidente l’orario delle Confessioni e a celebrarlo, oltre che nella forma individuale, anche nella forma comunitaria con assoluzione individuale, soprattutto in occasione del Natale, della Pasqua, della festa patronale e delle altre feste parrocchiali (prima Comunione, Cresima, ecc.).

 

3. Carità e promozione umana

 

Le situazioni più frequenti di povertà nelle parrocchie del Vicariato urbano di Rovigo sono gli anziani soli: nel vicariato ci sono circa 3.500 nuclei familiari (su 19.884) composti da una persona anziana sola (pari al 17,6% delle famiglie). Oltre agli anziani soli, ci sono molte persone malate o bisognose di assistenza, assistite dai parenti o dalle “badanti”. Esprimo un cordiale apprezzamento a tutti coloro che offrono il loro servizio e la loro assistenza a chi ha bisogno.

Raccomando di tenere viva la solidarietà verso le situazioni di necessità e di organiz­zare il servizio di assistenza alle persone anziane o malate o disabili, sia a quelle de­genti in casa, sia a quelle degenti in ospedale o nelle case di riposo. Soprattutto vi prego di non lasciare mai sole le famiglie che devono assistere un loro congiunto 24 ore su 24!

Un’altra povertà da tenere in considerazione è la condizione di molti immigrati. Questi stanno aumentando anche nel nostro Polesine (alla fine del 2006 gli immigrati residenti ufficialmente nel comune di Rovigo erano 2.616). La presenza crescente degli immigrati chiede a noi cristiani un atteggiamento di apertura e di dialogo, ma anche una più chiara coscienza della nostra identità cristiana, la ferma decisione di non rinunciare ai valori della nostra cultura e la capacità di tessere l’unità nella diversità.

In città ci sono anche “nuove” povertà: famiglie in difficoltà per problemi economici o per la crisi del rapporto tra marito e moglie o per problemi di salute di un familiare; giovani e adulti vittime dell’alcol o della droga o del gioco di azzardo o dell’usura; persone disoccupate, disadattate, emarginate, senza fissa dimora; malati psichici, segnati dalla depressione. E poi ci sono le molteplici calamità, disgrazie, situazioni di miseria, di fame e di malattie in tanti Paesi del Terzo Mondo.

Per affrontare alcune di queste povertà vecchie e nuove in diverse parrocchie del Vicariato urbano ci sono dei gruppi di volontariato, come le Società “San Vincenzo” ed i Gruppi di Volontariato Vincenziano. Ma ci sono solo quattro Caritas parrocchiali. Anche questo settore pastorale ha bisogno di essere “organizzato”. Qualche parroco ha osservato che la gente è più pronta a fare un'offerta, che ad intervenire di persona nelle situazioni di necessità. Occorre aiutare la gente a passare dal gesto occasionale di carità alla solidarietà. Ed è necessario che ciascuna parrocchia, per poter annunciare il Vangelo in modo credibile e convincente, brilli per l’esercizio comunitario della carità.

Per questo non ci deve essere parrocchia che non abbia almeno la "Commissione Caritas", istituita dal CPP. Questa è «l’osservatorio delle necessità locali», l’organismo che tiene vivo in tutti i cristiani il senso della carità e rende attenta tutta la co­munità ai bisogni emergenti in paese e nei paesi del Terzo Mondo. La Caritas parrocchiale inoltre ha il compito di coordinare i volontari, i gruppi e le associazioni di volontariato e di promuovere gli interventi di solidarietà, per rispondere alle situazioni di povertà presenti in paese e nei Paesi del Terzo Mondo, in stretto collegamento con la Caritas vicariale e diocesana. Raccomando alle Caritas parrocchiali e alla Caritas Vicariale di stabi­lire e mantenere un rapporto di collaborazione anche con le associazioni e istituzioni carita­tive civili presenti in Città.

 

4. Comunione ecclesiale

 

L'individualismo, l'anonimato e la mobilità che si registrano in città hanno contribuito a indebolire in molti cristiani il senso di appartenenza ecclesiale. Molti cristiani vedono la parrocchia come un’"agenzia di servizi religiosi". Per educare i fedeli alla comunione e alla corresponsabilità ecclesiale molte parrocchie, ac­canto alle iniziative di evangelizzazione e alle celebrazioni liturgiche più partecipate, hanno dato vita a diverse iniziative di aggregazione: feste, momenti di con­vivialità per famiglie, campeggi per ra­gazzi, visite sistematiche del parroco alle famiglie, ecc.

Inoltre hanno cercato di  coinvol­gere attivamente nella vita ecclesiale un maggior numero di fedeli. In questi ultimi anni si è moltiplicato il numero delle persone impegnate attiva­mente nell’azione pastorale. In tutte le parrocchie ho colto i segni di una genuina collaborazione e in ciascuna “unità pastorale” ho incontrato numerosi operatori pastorali.

Esorto i parroci a continuare quest'opera di coinvolgi­mento dei laici e a valorizzare la presenza degli opera­tori pastorali, per  far crescere le parrocchie come luoghi di comunione e di parte­cipazione. E a voi, carissimi operatori pastorali, ricordo che il vostro primo compito è quello di collaborare insieme, per “edificare la comunità”, per far crescere le parrocchie come comunità unite e accoglienti, come luoghi di parte­cipazione in vista della missione, aperte alla collaborazione con le parrocchie vicine e con le istituzioni civili presenti sul territorio.

 

Oltre ai 19 parroci ed ai sacerdoti collaboratori, rinnovo il più vivo ringraziamento, per la loro testimonianza ed il loro prezioso servizio, alla Comunità dei Frati Cappuccini, alle due Comunità monastiche delle Carmelitane e delle Ancelle della SS. Trinità e alle sei Comunità femminili di vita consacrata, presenti nel Vicariato urbano, ed in particolare ai religiosi e alle suore che collaborano nella pastorale parrocchiale.

Esprimo il mio più vivo ringraziamento a tutti i numerosi cristiani impegnati nell'animazione della catechesi (281 catechisti e 143 animatori), nell'animazione della liturgia (lettori, 25 gruppi corali, 21 organisti), nella cura per il decoro della chiesa (sacristi e molti altri collaboratori), nel volontariato (la “S. Vincenzo” e altri gruppi locali), nelle diverse associazioni e gruppi ecclesiali, nei Consigli pastorali e per gli affari economici, nei Comitati delle Scuole Materne. Vi esorto a perseverare nel vostro servizio con generosità e fiducia.

Invito tutti i collaboratori pastorali e tutti i gruppi ecclesiali a lavorare uniti (non ognuno per conto suo), a gareggiare nello stimarsi a vicenda (non a criticarsi), a operare in comunione con il parroco, garante dell’unità nella parrocchia. La comunione tra operatori pastorali e tra gruppi ecclesiali è la condizione necessaria per l’efficacia della loro azione pastorale, mentre la mancanza di unità rende vano il loro lavoro.

 

Invito gli operatori pastorali ed i gruppi ecclesiali a dare alla loro azione pastorale, nell’at-tuale contesto secolarizzato, una decisa connotazione missionaria, per raggiungere con l’an-nuncio del Vangelo i numerosi battezzati che vivono ai margini della comunità ecclesiale, soprattutto i giovani e le famiglie; per questo occorre passare - come ci insegna il nostro Progetto pastorale - “dalla pastorale delle campane alla pastorale dei campanelli”.

Ringrazio i Consigli pastorali parrocchiali (= CPP), presenti in 14 par­rocchie del vicariato, e i Comitati parrocchiali presenti in altre 5 parrocchie. Unisco nel ringraziamento anche  i Consigli parrocchiali per gli affari economici (= CPAE), costituiti in 17 parrocchie. Invito i parroci a costituire i CPP e i CPAE in tutte le parrocchie.

Ai CPP e ai Comitati parrocchiali raccomando di tenere presente il loro statuto e il loro regolamento; di delineare il programma pastorale annuale, tenendo conto del Progetto pastorale diocesano per il triennio 2005-2008, “Annunciatori di gioia e di speranza”, e delle indicazioni che ho dato ad ogni parroc­chia durante la Visita pastorale.

I CPP abbiano cura di promuovere la collaborazione tra le parrocchie della propria "unità pastorale" e dell'intero vicariato. Aiutino i fedeli delle loro parrocchie ad abbattere i muri del "campanilismo", a riconoscersi come "cellule vive" della Chiesa diocesana e ad esprimere la comunione ecclesiale attraverso un'effettiva collaborazione pastorale.

Le parrocchie del Vicariato Urbano hanno dato molti figli e figlie alle missioni nel Terzo Mondo e mantengono con loro e con altri missionari polesani rapporti stabili di comu­nione e di cooperazione mis­sionaria. Li ringrazio e li esorto a perseverare in quest'opera, che favorisce la crescita di una mentalità missionaria ed universale nei nostri cristiani. Per coordi­nare questa cooperazione missionaria e per distribuire meglio gli interventi di so­lidarietà, vi invito a stabilire e a mantenere un rapporto stretto con l’Ufficio Missionario diocesano.

 

III. ORIENTAMENTI PASTORALI

 

La nostra Chiesa diocesana, con il Progetto pastorale “Annunciatori di gioia e di speranza”, ha scelto di promuovere in tutta la diocesi la “pastorale di comunione”, cioè la collaborazione sistematica e istituzionalizzata tra le parrocchie. Nell’attuale realtà secolarizzata, contrassegnata dalle sfide richiamate all’inizio, con una progressiva riduzione dei sacerdoti, non è pensabile un’azione pastorale portata avanti da ciascuna parrocchia per conto suo. Oggi nessuna parrocchia, neppure se grande, può chiudersi in se stessa o ritenersi autosufficiente.

Per rispondere alle esigenze della evangelizzazione, oggi è necessario che i fedeli di ciascuna parrocchia si aprano alla collaborazione con le parrocchie vicine (“unità pastorali”) e con le parrocchie dell’intero vicariato, nello spirito della solidarietà e della comunione.[1] E’ necessario che stabiliscano rapporti stabili di collaborazione pastorale, soprattutto nella formazione degli operatori, nella pastorale familiare, nella pastorale giovanile e nella pastorale della carità.

Pertanto chiedo alle parrocchie del Vicariato urbano di Rovigo, a partire da questa Visita, di collaborare insieme e di verificare la possibilità di costituire le seguenti “unità pastorali”, quale concreta modalità di collaborazione interparrocchiale:

1) l’unità pastorale di Rovigo Centro, comprendente le quattro parrocchie del Duomo, S. Francesco, S. Bortolomeo e S. Rita;

2) l’unità pastorale della Commenda, comprendente le tre parrocchie della Madonna Pellegrina, S. Antonio e S. Maria delle Rose;

3) l’unità pastorale di Rovigo Ovest, comprendente le cinque parrocchie di S. Pio X, Roverdicré, Granzette, Concadirame e Boara Polesine.

4) L’unità pastorale di Rovigo Nord-Est, comprendente le tre parrocchie di Buso, Sarzano e Mardimago;

5) L’unità pastorale di Rovigo Sud, comprendente le quattro parrocchie di Grignano, Borsea, S. Apollinare e Fenil del Turco.

 

La nostra Chiesa diocesana, data la crisi culturale ed il processo di secolarizzazione in atto - che si manifesta anche nella forte riduzione della pratica religiosa - si è impegnata a dare a tutta l’azione pastorale una decisa connotazione missionaria e a concentrare la sua azione pastorale attorno a tre soggetti:

- la formazione umana e cristiana delle famiglie;

- la formazione umana e cristiana dei giovani e l’accompagnamento dei giovani che avvertono una vocazione di speciale consacrazione;

- la formazione degli operatori pastorali.

 

In sintonia con questi obiettivi, al termine della Visita Pastorale riconsegno a voi, carissimi sacerdoti, ai Consigli pastorali par­rocchiali e vicariale e a tutti i collaboratori pastorali del Vicariato di Rovigo le indicazioni pastorali che ho affidato a ciascuna parrocchia nel corso della Visita. Alcune saranno realizzate a livello vicariale, altre a livello zonale o di “unità pastorale”, altre a livello parrocchiale. I Consigli pastorali studieranno il modo di attuarle, facendo le scelte necessarie e stabilendo un opportuno calendario delle attività, che sia compatibile con la situazione locale, con le risorse ed i mezzi di ciascuna comunità.

 

1. Evangelizzazione delle famiglie

 

a) A livello vicariale. Il CPV costituisca la Commissione Famiglia, formata da una coppia di sposi di ciascuna unità pastorale e coordinata da un sacerdote incaricato dai presbiteri del vicariato per la pastorale familiare. Questa Commissione:

1) curerà la programmazione e lo svolgimento dei percorsi zonali di formazione dei fidanzati;

2) promuoverà la formazione dei giovani sposi e il collegamento dei Gruppi Famiglie;

3) promuoverà la formazione delle coppie-sposi animatrici;

4) manterrà un collegamento stabile con l’Ufficio Famiglia diocesano e il Consultorio familiare.

b) A livello zonale. In ogni “unità pastorale” si costituisca un gruppo di sposi giovani, per accompagnare gli sposi stessi nei primi anni di matrimonio, che sono i più a rischio, per favorire la crescita degli sposi nella vita di fede e per farli diventare protagonisti nell'evangelizzazione degli altri sposi giovani e dei fidanzati che si preparano al matrimo­nio. In ogni unità pastorale si tenga uno o più percorsi annuali di formazione per fidanzati.

c) A livello parrocchiale. Si seguano le indicazioni che ho dato a ciascuna parrocchia al termine della Visita pastorale.

 

2. Animazione della pastorale giovanile e vocazionale

 

a) A livello vicariale. Il CPV costituisca la Commissione Giovani, formata da uno o più animatori di ciascuna unità pastorale e coordinata dal sacerdote incaricato dai presbiteri del vicariato di animare la pastorale giovanile, con il compito di:

1) fare una lettura attenta della mobilità dei giovani, per individuare il loro “territorio reale”, per coglierne le dinamiche e le esigenze educative e per incrociarli sul loro “territorio”;

2) curare la formazione sistematica degli animatori dei cresimandi, cresimati e gruppi giovanili, in collabora­zio­ne con l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile;

3) organizzare momenti di riflessione, di preghiera e di festa per tutti i giovani del vicariato.

4) organizzare gli incontri del gruppo vocazionale del vicariato.

Ogni parrocchia scelga un animatore dei giovani, quale rappresentante stabile in seno alla Commissione Giovani. Le parrocchie favo­riscano la partecipazione di tutti i loro giovani alle iniziative promosse dalla Commissione. La Commissione da parte sua mantenga un collegamento stabile con l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile.

 

b) A livello zonale. In ogni “unità pastorale”, per favorire la continuazione del cammino di formazione cristiana dei cre­simati, degli adolescenti e dei giovani, i parroci con i loro animatori programmino l’itinerario di formazione cristiana dei giovani, prevedendo alcuni momenti formativi da vivere in parrocchia e alcuni da condividere nell’“unità pastorale” (catechesi, preghiera, feste, servizi di volontariato, campi-scuola, ecc.). Nell’elaborare questo itinerario di formazione valorizzino le indicazioni ed i sussidi dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile.

 

c) A livello parrocchiale. Si seguano le indicazioni che ho dato a ciascuna parrocchia al termine della Visita pastorale.

 

3. Formazione degli operatori pastorali

 

La necessità di avere operatori pastorali qualificati e fortemente motivati comporta il dovere di offrire ai catechisti, agli animatori dei ragazzi e dei giovani, agli animatori liturgici e del volontariato, ai membri dei CPP e agli altri collaboratori pastorali una formazione spirituale e teologico-pastorale solida e permanente. Per questo si promuova innanzitutto la partecipazione degli operatori pastorali alla Scuola diocesana di formazione teologica. In secondo luogo:

 

a) A livello vicariale, il CPV, con la collaborazione degli Uffici Pastorali diocesani, promuova nel Vicariato urbano quegli incontri di studio su temi biblico-teologico-pastorali, che sono ritenuti più necessari per la formazione degli operatori pastorali del vicariato stesso.

Inoltre il CPV promuova incontri di studio su temi socio-culturali, per aiutare gli operatori pastorali – ma anche i cristiani giovani e adulti – a coniugare insieme fede e vita, fede e cultura, e a interpretare e a valutare alla luce del Vangelo i vari problemi morali che sorgono tanto nella vita dei singoli che nella vita sociale.

Infine il CPV costituisca la Caritas vicariale, con il compito di:

1) individuare situazioni locali di necessità e segnalarle all'attenzione delle istituzioni pubbliche;

2) promuo­vere servizi in favore delle situazioni di povertà presenti in Città;

3) individuare persone e risorse per la realizzazione di questi servizi;

4) promuovere iniziative per favorire la forma­zione socio-politica in vicariato.

 

b) A livello zonale. Si promuova, attraverso incontri periodici, la formazione spirituale e pastorale degli operatori pastorali, soprattutto dei catechisti, degli animatori dei ragazzi e dei gio­vani della zona pastorale.

 

c) A livello parrocchiale. Per la formazione degli operatori pastorali si seguano le indicazioni che ho dato a ciascuna parrocchia al termine della Visita pastorale. Si curi la formazione dei membri del CPP.

I parroci definiscano entro il mese di giugno di ogni anno il programma pastorale parrocchiale o interparrocchiale con i loro CPP. Ogni membro del CPP colla­bori concretamente nell'attuazione del progetto pastorale.

I parroci riuniscano pe­riodicamente i loro CPP nel corso dell’anno, in base ad un preciso calendario; facciano stendere un regolare verbale delle riunioni e comunichino ai fedeli le scelte pastorali fatte insieme con il CPP.

Ciascun CPP, oltre ad essere organismo di animazione e di coordinamento delle attività pastorali, sia valorizzato anche come "centro di osservazione" della realtà locale e "coscienza critica" della comunità, per stimolare le pubbliche istituzioni ed i cittadini ad affrontare i problemi emergenti sul territorio.

 

Lo Spirito di Cristo risorto, presente e vivo nella nostra storia, vi sostenga in questo impe­gno di evangelizzazione e di animazione missionaria e infonda nel cuore di tutti la speranza che non delude (cf. Rm 5,5).

 

Rovigo, 8 maggio 2007

 

+ Lucio Soravito de Franceschi

Vescovo di Adria-Rovigo


 

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[1]  A p. 12 si precisa la natura complementare della collaborazione tra parrocchie vicine (“unità pastorale”) e a livello di vicariato.

 

 

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