Postfazione
Giunto alla fine della compilazione della “Lettera”, mi sono accorto di aver parlato troppo di me. Chiedo venia, ma... mi spiego e giustifico.
Quando si raggiunge una certa età (la terza) e si son fatte varie esperienze, diventa inevitabile riandare nel tempo per ricordare più per sé che per gli altri, anche perché non si tratta di “storia” ma di spicciola cronaca di vita di un prete qualsiasi.
Cinquant'anni di Messa e di servizio pastorale sono un bel cumulo di memorie, che emergono, in taluni momenti, e urgono e battono nel cuore.
Se mi sono permesso di buttar giù ricordi sparsi è anche per domandare ai miei lettori di ringraziare il Signore con me e per me. Quel poco che ho fatto non è merito mio. È del buon Dio che si è servito della mia povertà per fare anche “cose grandi”.
Dei miei compagni di seminario e di ordinazione sono rimasto io solo. Li ho presenti con l'affetto e la stima che non è mai venuta meno.
Sono grato a Maria che mi è stata sempre mamma amorosa, che mi ha accompagnato lungo tutto il mio itinerario di formazione e di testimonianza.
Ho altri “preti” da ricordare. Sono quelli che sempre ho guardato con ammirazione e devozione, raccogliendo anche i loro preziosi messaggi.
Don Bosco mi ha portato ad amare i ragazzi e a dar loro una formazione cristiana. Nel suo nome ho aperto, in due vecchie case, l'“Oratorio” per raccogliere bambini e giovani.
Don Primo Mazzolari mi ha insegnato come vivere e operare in una “Pieve sull'argine”. Ho cari amici nel suo paese dove ho incontrato e conosciuto anche la sorella Giuseppina.
Don Tonino Bello, in ogni pagina dei suoi scritti “riesce a folgorarci sulle nostre banalità - come ha scritto Padre Turoldo - a scuoterci dalle nostre distrazioni, e ci invita a metterci in ascolto del futuro, dopo aver denunciato la croce che pende dal collo ma non sulle nostre scelte”.
Sempre caro mi è stato don Lorenzo Milani (coetaneo di Messa, anche lui ordinato prete nel luglio del 1947) che ho conosciuto leggendo le sue “Esperienze pastorali” acquistate nel 1957 prima che il libro fosse sequestrato dall'autorità.
Di lui mi sono piaciute in particolare due espressioni: quella del testamento per i ragazzi dove scrive: “Ho voluto più bene a voi che a Dio: ma ho speranza che Lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”.
In una lettera a Padre Santilli, il 10 ottobre 1958, scrive: “Non mi ribellerò mai alla Chiesa, perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo, quando avessi lasciato la Chiesa”.
Come sono stato presso la tomba di don Mazzolari e quella di Padre Turoldo a Fontanelle di Sotto il Monte, con due preti amici mi son recato a Barbiana dove era stato relegato. Ho pregato sulla tomba nel piccolo misero cimitero dove ha voluto rimanere. Don Lorenzo è morto il 26 giugno del 1967. Sono trent'anni ma nel cuore di molti è sempre vivo.
Più.. in su, ho amico e protettore Padre Leopoldo Mandic che prego sempre e a cui attribuisco la grazia della mia guarigione dall'infarto.
C'è pure don Luigi Guanella tra i miei amici di Lassù. A Trecenta ha lasciato un segno e un’opera di carità e assistenza invidiabile; e per Trecenta ha lanciato nel 1914 una “profezia”: “L'opera di Trecenta promette assai bene e lascia a sperare un principio di risorgimento di fede in quella località”.
Quel “risorgimento” io l'ho vissuto.
Grazie! Grazie a tutti.
don Armando Ottoboni |