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15 - LA LEGGE SCOLPITA SULLA PIETRA                       
16 - IL VITELLO D'ORO

Osamu Dezaki

Tezuka Productions Co., Osamu Tezuka, Seya Shinji

Yoshimura Masateru, Sugino Akio, Kobayashi Junji, Shimada Hideaki

Okada Kazuo, Saito Masami

Hattori Katsuhisa

Luciano Scaffa, Guerrino Gentilini 

Rete italiana Rai Uno

Elle Di Ci

24, 24 min.

D-23003 
(3a parte)

La legge scolpita sulla pietra   (Esodo cap. 14-17)

La legge scolpita sulla pietra [modifica] Mosè e la sua gente attraversa il deserto, diretta verso il monte Sinai. Il viaggio è lungo e periglioso. Dio ha fornito il cibo agli israeliti ma manca l’acqua, più difficile da recuperare in questa landa desolata. Il popolo si lamenta presso il proprio profeta che, dopo aver chiesto soccorso al Signore, battendo il proprio bastone sulla roccia, fa sgorgare da essa dell’acqua.

Gli israeliti si accampano così alle pendici del sacro monte. Lì giunge la carovana di Jetro che, dopo una lite fra pastori placata dall’intervento di Mosè, osserva come questi riesca a farsi ascoltare dal suo popolo e come si affatichi nel fermare tutte le possibili rivolte. Gli consiglia dunque di eleggere come suoi subalterni alcuni uomini fidati, che saranno divisi fra le varie tribù e cercheranno di mantenere l’ordine fra gli israeliti. Mosè e Aronne sono concordi in questo e decidono di fare come Jetro ha detto.

Il profeta, chiamato dal Signore, decide di salire sul monte Sinai per parlare con lui. Il popolo vuole seguirlo ma un forte vento li ferma. Solo Giosuè, il più fedele degli israeliti, decide di andare con lui, fermandosi però a metà tragitto.

Dopo quaranta giorni ecco tornare Mosè, portando nelle mani due tavole di pietra, i dieci comandamenti. Dopo aver letto le leggi divine, il profeta ordina di costruire un altare, con dodici pietre attorno ad esso, una per ogni tribù.

Conclusa questa solenne celebrazione, Mosè torna sul monte ma, passati quaranta giorni, ancora non si vede. Il popolo inizia a dubitare della reale esistenza di Dio, solo Giosuè, pensoso, rimane ad aspettarlo a valle.


Il vitello d'oro 
 (Esodo cap. 32-33)

Giosuè, e alcuni suoi compagni, attendono il ritorno di Mosè. Intanto, al campo degli israeliti, sono giunti alcuni predoni. Vedendo però in che stato sono ridotti gli ebrei, vanno via deridendoli.

Il popolo inizia a lamentare l’assenza di Mosè, hanno paura di morire di fame, alcuni pensano persino che era meglio per loro rimanere in Egitto come schiavi. Uno di essi, Karim, decide di forgiare un vitello d’oro, che adoreranno festosi e che potrà proteggerli.

Lui e gli altri israeliti si dirigono dunque nella tenda di Aronne, vogliono il permesso di costruire l’idolo. Un vecchio levita tenta però di fermare l’impeto degli ebrei, ricordando loro le parole dei comandamenti. Karim vuole farlo zittire a colpi di spada ma viene fermato dai leviti. Liberatosi dalla loro morsa, riunisce tutti gli altri israeliti e, dopo aver fuso l’oro delle collane e dei bracciali, costruisce un vitello d'oro che adora insieme al resto del popolo.

Sul monte Sinai Mosè prega rivolto verso il roveto ardente, Dio gli spiega però il grave peccato che ha commesso la sua gente a valle. Ha deciso di distruggerli ma il profeta cerca di calmare la sua collera.

Giosuè e i suoi compagni, ignari di tutto, vedono Mosè scendere dal monte. Tornato al campo getta furioso per terra le tavole della legge. Una scheggia colpisce sul volto Aronne che si era dimostrato un capo piuttosto debole. La punizione per gli idolatri sarà soltanto una: la morte. Giosuè e i suoi compagni sguainano le spade e uccidono i peccatori. Il vitello viene fuso e Karim, disperato, osserva la sua opera sciogliersi sotto l’azione del fuoco. Un fulmine divino colpisce il pentolone in cui è disciolto l’oro, e il suo contenuto, bollente, fuoriesce, cadendo sopra Karim. Una morte terribile colpisce così il capo dei rivoltosi. La collera divina si esaurisce, il popolo viene perdonato.

Come per concludere in allegria un episodio che fino a questo punto si è dimostrato tragico, viene mostrato un fatto riguardante Loco. Il volpino fugge da alcuni piccoli inseguitori che vogliono ucciderlo. Mosè stesso lo salva: la vita è un dono di Dio è nessuno ha diritto di toglierla.

 

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