[1] Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. [2] Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. [3] Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». [4] E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». [5] La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». [6] Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. [7] E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. [8] Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. [9] E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo [10] e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». [11] Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. [12] Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

 

LE  NOZZE DI CANA ( 2, 1-12 )

Le nozze di Cana concludono la settimana iniziale del quarto Vangelo. Alle testimonianze precedenti si aggiunge ora un’opera miracolosa, che è “un segno”. Il racconto  sembra di facile lettura, ma ha un forte contenuto simbolico in tutti i particolari: il banchetto di nozze, lo sposo, il vino, l’abbondanza, la gioia…. Il racconto delle nozze serve solo da cornice. Tutto è incentrato su Gesù Il suo nome ritorna per sei volte e per altre sette un aggettivo o pronome si riferisce a lui. Si parla della sua “ora”, che rimanda  al momento culminante della morte e glorificazione”, di fede in lui, e si  dice che il miracolo è un segno  della sua gloria, della sua Persona.

 

TRE GIORNI DOPO ( 1 )

Con questi tre giorni si giunge al settimo giorno della prima settimana, che si conclude con un “segno” Qualcuno vede in questi tre giorni un riferimento alla risurrezione di Gesù, avvenuta nel “terzo giorno”, in cui  si illumina la fede dei discepoli. Questo sarebbe nella linea di una rilettura pasquale della vita di Gesù, che è propria di tutto questo Vangelo.

SPOSALIZIO A CANA ( 1 )

Questo sposalizio serve di cornice  alla prima manifestazione di Gesù. L’occasione è umanissima e molto significativa . Nozze e banchetto nuziale  sono nell’Antico Testamento simbolo della gioia, dell’incontro intimo con Dio, dei rapporti tra Dio e il suo popolo ( Ez 16, 8 ) . Nei sinottici  è conosciuta la parabola del banchetto nuziale ( Mt 22, 1-10 ) e nell’Apocalisse l’inno della folla alle nozze dell’Agnello ( 19, 6-9 ). Alla base  il simbolo del banchetto di nozze ha un significato fondamentale: la ricchezza e la novità della grazia messianica.

A CANA ( 1 )

Villaggio vicino a Nazaret e paese d’origine di Natanaele (21, 2 ). Gesù vi compie anche il suo secondo segno, la guarigione del figlio del funzionario regio ( 4, 46-54 )

LA MADRE DI GESU’ ( 1 )

Maria è il secondo personaggio di questo brano. E’ citata quattro volte, mai col suo nome, ma come “madre” cioè in diretto riferimento a Gesù. E’ la prima volta che  Giovanni  fa compare la madre; lo farà ancora un’altra sola volta, al momento della crocifissione . Anche in quel caso sarà la “madre” di Gesù e del discepolo prediletto, figura di tutta la Chiesa ( 19, 25-27 ) Maria appare all’inizio e alla fine del Vangelo e sempre  nel contesto dell’”ora” , perché prima e più di tutti partecipa alla passione e glorificazione del Figlio.

GESU’ ( 1 )

Il racconto nomina per prima Maria, perché grazie a lei sono stati invitati Gesù e i discepoli, ma poi  Gesù diventa il personaggio centrale. In questa partecipazione alle nozze di Gesù e Maria  i Padri della Chiesa  hanno visto una prova che sottolinea la dignità del matrimonio.

VENNE A MANCARE IL VINO ( 3 )

Con sensibilità femminile e materna, Maria è la prima che si accorge della mancanza di vino. Giudica opportuno non prendere decisioni in proprio e si rivolge direttamente a Gesù. Nell’affermazione di Maria che è un’evidente  richiesta c’è certamente un atto materno  di premura  in favore di una coppia di sposi, ma la sua richiesta è occasione per una chiarificazione dei rapporti tra Gesù e i suoi discepoli,

CHE HO DA FARE CON TE ( 4 )

La frase che Gesù pronunzia, nel Vecchio Testamento indicava diversità di parere ( 2 Sam 16, 10; 2 Re 3, 18 ). In Ebraico suona “ mah-li-walak” che significa: “ Che cosa c’è in comune tra me e te” ed era un rifiuto garbato da parte di chi non voleva lasciarsi coinvolgere in ciò che gli veniva richiesto (1 Re 17, 18 ).  La diversità di vedute tra Maria e Gesù ha a che fare con l”ora”, il momento in cui Gesù  compie in modo esaustivo la sua opera di salvezza, cioè l’ora della passione. Gesù  ormai non è più il figlio di famiglia, è il Redentore che si avvia decisamente verso l’”ora” e percorre la strada seguendo unicamente le indicazioni del Padre. Nessun altro deve guidare il suo cammino,  Chiunque voglia  unirsi a lui deve farsi suo discepolo e fare la volontà del Padre. Maria coglie in pieno la sottolineatura del Figlio e si comporta da discepola, la prima dei discepoli, orientando i servi al Lui.

DONNA ( 4 )

Maria non è solo la prima discepola è anche  colei che rappresenta tutto il popolo dei discepoli . Chiamare la madre “donna” sembra strano, tanto più che non era usuale né in ambiente semitico, né greco. Ma Giovanni  dice che Gesù si rivolge alla madre chiamandola “donna” anche dalla croce. Maria è certamente la madre di Gesù, ma ora e sotto la croce è anche la “donna” in senso simbolico, cioè  colei che raffigura tutto il nuovo popolo di Dio,  che nell’Apocalisse è rappresentato come una donna  pronta per le nozze con lo sposo che è Cristo. E figura della Chiesa che  è impaziente di vedere la gloria del Signore, ma per ora dovrà accontentasi del segno.

LA MIA ORA ( 4 )

L’ora è il momento della glorificazione di Gesù, nella morte e risurrezione, quando si compiranno le nozze del Figlio e della Chiesa, raffigurata come una donna, una sposa. Di quell’ora, Gesù, col miracolo del vino, fa un segno, un’anticipazione e un annunzio.

QUELLO CHE VI DIRA’ ( 5 )

La parola della madre ai servi attesta che Maria si è adeguata da vera discepola alla volontà del Figlio, che non  intende anticipare l’ora,. ma vuole  farne un segno, da cui comincia a trasparire la  sua gloria ( 2, 11 ).  Le sue parole  la collocano in reverente dipendenza  dal Figlio e dalla volontà del Padre. I discepoli hanno bisogno di vedere la gloria di Dio riflessa nei miracoli, Maria no. In lei la fede nel Figlio  è granitica fin dal principio.

“Fate quello che vi dirà” è la parola che il Faraone dirà in tempo di fame, mandando gli Egiziani da Giuseppe ( Gn 41, 55 ). “Tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo  è l’impegno del popolo  al momento dell’alleanza ( Es 19, 8 )., “ Fate quello che vi dirà” è l’indicazione di Maria ai servi del banchetto  a Cana e a noi in ogni circostanza. Maria non è una scorciatoia e tanto meno uno sconto sul rigore del Vangelo. Lei ci conduce sempre a Gesù.

GIARE ( 6 )

Le giare erano destinate a contenere  l’acqua per la purificazione dei Giudei. Indicandone la destinazione l’evangelista intende dire che  il rito di purificazione con l’acqua  è inefficace ed è sostituito dal vino della nuova alleanza.

LE RIEMPIRONO ( 7 )

La quantità dell’acqua che diventerà vino è enorme, circa 500 litri e  indica la sovrabbondanza dei tempi messianici. Gesù dirà: “ Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” ( 10, 10 )

ATTINGETE E PORTATENE (  8 )

E’ il tempo del compimento delle meraviglie e tutto potrebbe finire qui in clima di festa, ma  l’insegnamento non è finito.

CHIAMO’ LO SPOSO ( 9 )

L’evangelista  presenta le posizioni dei vari personaggi.   Il direttore di mensa   non coglie il senso del miracolo  perché  pensa a ciò che si fa di solito, non segue la logica di Gesù, e in particolare non capisce che il vero sposo è proprio Gesù. Sposo e sposa restano  nello sfondo  I  servi obbedisco, come veri discepoli, gli apostoli credono.

IL VINO BUONO ( 10 )

Non  abbiamo testimonianze che comprovino questa usanza. Ma il valore simbolico dell’asserzione è chiaro: si tratta della novità  del dono di Dio nell’ultima tappa della storia della salvezza.

INIZIO AI MIRACOLI. ( 11 )

Gesù inizia la sua manifestazione per mezzo di miracoli. Giovanni li chiama “segni” e nel suo Vangelo ne presenterà sette.

MANIFESTO’ LA SUA GLORIA ( 11 )

La scena di Cana  è una manifestazione divina. I discepoli colgono l’insegnamento del messaggio, vedono alla luce della fede e credono a Gesù.  La loro fede tuttavia  dovrà ancora crescere perché l’”ora”, di cui hanno avuto un segno, non è arrivata.

A CAFARNAO ( 12 )

Secondo i sinottici Gesù si stabilisce a Cafarnao, che è chiamata “la sua città” ( Mt 9, 1 ) E’ a Cafarnao che Giovanni colloca il discorso sul pane di vita ( capitolo 6 )

 

 

B. La prima pasqua

[13] Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. [14] Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. [15] Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, [16] e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». [17] I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. [18] Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». [19] Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». [20] Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». [21] Ma egli parlava del tempio del suo corpo. [22] Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

 

PURIFICAZIONE DEL TEMPIO ( 2, 13-22 )                                          I quattro evangelisti raccontano il segno del tempio ( Mt 21, 12-13: Mc 11, 15-17; Lc 19, 45-46 ); e questo è un segno della sua importanza nella Chiesa apostolica. I fatti riportati sono gli stessi, quanto alla cacciata dei mercanti e dei cambiavalute e l’insegnamento è comune: il culto antico è scaduto. Ma ci sono anche differenze, la più importante riguarda il tempo in cui la purificazione è avvenuta: all’inizio della vita pubblica per Giovanni, alla fine per i sinottici. Probabilmente è Giovanni che ha voluto spostare l’avvenimento per sottolineare fin dall’inizio della vita  pubblica di Gesù la rottura con il giudaismo. 

LA PASQUA DEI GIUDEI ( 13 )                                                      E’ la prima delle tre Pasqua di cui parla Giovanni. Le altre due sono quelle della moltiplicazione dei pani ( 6, 4 ) e della Passione ( 11, 55,; 13, 1 ). I sinottici invece parlano di una sola Pasqua, alla fine della vita di Gesù.

DEI GIUDEI ( 13 )                                                                Con questa indicazione, che ricorre in caso di feste, Giovanni prende le distanze di fronte al culto giudaico e a coloro che vi restano attaccati.

SALI’ A GERUSALEMME (13 )                                                                  Da Cafarnao, che si trovava sotto livello del mare e Gerusalemme situata a circa 800 metri sopra si doveva salire.

TROVO’ NEL TEMPIO ( 13 )                                                          Più che del tempio vero e proprio, si tratta del recinto del Tempio ( hieron, dice il greco ), che comprendeva anche il cortile dei gentili.

VENDITORI…E I CAMBIAVALUTE ( 14 )                                          Nel cortile dei gentili si trovava gente che vendeva animali per il sacrificio e cambiava le monete romane con effigi dell’imperatore   nella valuta non impura prescritta per la tassa annuale del tempio  e per le offerte. Un mercato di animali per il sacrificio esisteva  lungo il Cedron o sul monte degli ulivi; sembra che l’apertura di un altro mercato nell’atrio del tempio fosse un fatto recente, ma questa circostanza non è rilevante, perché  Gesù fa un gesto per  rivelare una grande verità.

FATTA ..UNA SFERZA ( 8 15 )                                                     Giovanni si sofferma sui vari particolari dell’intervento di Gesù  per sottolinearne la valenza profetica. Gesù infatti  agisce come i profeti, che annunziavano verità con segni.  Isaia, ad esempio, per tre anni si fece vedere in giro col solo mantello, senza sandali e senza sacco per dire agli Israeliti che gli Egiziani, con cui volevano allearsi, sarebbero finiti prigionieri degli Assiri.( Is 20 ). Gesù col segno della purificazione dichiara che la funzione del vecchio Tempio è finita e che Lui stesso sarà il nuovo Tempio.                             

NON FATE DELLA CASA  DEL PADRE  (16 )                                               Una prima pista per la comprensione del segno  la troviamo in questa esclamazione di Gesù  che fa chiara allusione al giorno del Signore preannunziato da Zaccaria 14, 21  in cui nessun mercante ( = cananeo ) avrebbe avuto dimora nel tempio del Signore e quindi il vecchio culto unito al mercato sarebbe stato superato.                                                         

LO ZELO PER LA TUA CASA ( 17 )                                                        Altra indicazione ci viene dall’abbinamento che gli apostoli fanno tra il gesto di Gesù e il versetto del salmo 69 che diceva: “ Mi divora lo zelo per la tua casa”. Gesù ha purificato il tempio a costo della sua vita.                        

QUALE SEGNO (18 )                                                                                 I giudei capiscono che Gesù sta facendo un gesto profetico  e gli chiedono che dia un segno della provenienza divina del suo mandato. E’ la classica posizione di chi non vuol credere e pretende sempre miracoli. Gesù li rifiuta, ma rimanda alla sua risurrezione                                                 

DISTRUGGETE ( 17 )                                                                         Gesù, sotto forma di una sfida lanciata ai suoi avversari  parla ora della sua morte e risurrezione  e chiarisce sempre meglio il senso del suo gesto profetico. Asserisce: se distruggete  questo tempio in tre giorni lo farà risorgere.                                                                                         

QUESTO TEMPIO ( 20 )                                                                      Parlare di distruzione del tempio era per i Giudei come bestemmiare. Dire poi che  quel tempio,  la cui costruzione era durata 46 anni ( dal 20 aventi Cristo al 27 dell’era cristiana), potesse essere ricostruito  in tre giorni era un’asserzione assurda. Ma “egli parlava del tempio del suo corpo”, sottolinea Giovanni.  

DEL SUO CORPO ( 21 )                                                                           Sta qui il motivo  della gesto di Gesù. Egli asserisce che non è più il tempio di Gerusalemme così spesso profanato, ma Gesù stesso il punto d’incontro “puro” con Dio. Il corpo di Gesù risuscitato sarà il nuovo tempio che sostituirà quello vecchio, il centro del culto in spirito e verità ( 4, 21-22 ), che Dio gradisce.                                                                            

QUANDO FU RISUSCITATO DAI MORTI (23 )                                            Dopo la risurrezione i discepoli compresero il senso del detto di Gesù  in riferimento alla propria persona: i Giudei distruggeranno il suo corpo, ma egli risusciterà.                                                                          

CREDETTERO ALLA SCRITTURA (22 )                                                 Credettero alle profezie della Scrittura su Gesù , come il sopra citato salmo 69, 10 “ Mi divora lo zelo della tua casa”

 

 

[23] Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. [24] Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti [25] e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.  

 

SOGGIORNO A GERUSALEMME ( 2, 23-25 )                                          Questi tre versetti sembrano solo versetti di transizione, ma sono importanti in particolare come introduzione al colloquio con Nicodemo.               

VEDENDO I SEGNI CREDETTERO ( 23 )                                                        I miracoli che fa Gesù fanno riflettere e portano molti a credergli. Ma questa fede è ancora assai imperfetta, dal momento che ha bisogno di appoggi. La moltitudine  non penetra nel mistero di Gesù

NON SI CONFIDAVA CON LORO ( 24 )                                                        I miracoli hanno  tutt’al più svegliato una fede fragile.  Ma la fede che dipende troppo dai segni e li reclama è soggetta a ricadute e questa continua esigenza di miracoli è contraria alla vera fede. Gesù, che conosce tutti e a  fondo  è al corrente dell’immaturità di chi ha una  fede così limitata.

NON AVEVA BISOGNO ( 24 )                                                                 Gesù  possiede la capacità di conoscere l’uomo fino al fondo dell’anima, cosa che la Scrittura attribuisce solo a Dio

OGNI UOMO ( 25 )                                                                 Tra tutti coloro che Gesù conosce fino in fondo e in cui la fede non è forte abbastanza c’è   anche Nicodemo, un uomo attratto dai segni, ma che comprende poco ciò che essi significano.

 

 

Una lettura:

“Il miracolo di Cana è scritto a uso dei cristiani che hanno fatto l’esperienza della fede pasquale e che hanno rotto i ponti con il giudaismo., come traspare dalla costruzione del racconto. L’inizio e la conclusione situano il lettore in un contesto  pasquale.  Il terzo giorno, qui  tradotto tre giorni dopo ( 2, 1 ) evoca la risurrezione, in cui si è rivelata la gloria ( 2, 11 ) di Gesù e in cui la fede dei discepoli è diventata totale. L’insieme del racconto descrive in che modo in Gesù si attua il passaggio dal giudaismo al cristianesimo. Il giudaismo, con il quale i primi cristiani hanno rotto i ponti, è qui presentato come un movimento religioso in via di esaurimento. Le sei giare destinate alla purificazione dei giudei sono vuote; i responsabili della festa di nozze sono imprevidenti; il festino messianico è sul punto di restare in secca. Per di più, quando Gesù interviene, il direttore di mensa e lo sposo (immagine d’Israele) sono incapaci di accogliere la novità che si offe in Gesù: il direttore di mensa si contenta di volgersi verso il passato e ripetere “quello che si fa di solito”

La madre di Gesù è presente: è colei grazie alla quale la festa tra Dio e l’umanità ridiventa possibile. Conduce il nuovo Israele, simboleggiato dai servi, verso Gesù, ma nel fare ciò diventa elle stessa la donna, immagine del nuovo Israele, che si sottomette al Figlio: “Fate quello che vi dirà”.  La quantità e la qualità eccezionale del vino significano che la festa messianica è cominciata e che ormai il vino non potrebbe mancare. “ Hanno bevuto tutto?. No, diceva un Padre della Chiesa, perché noi ne beviamo ancora “ “( Alain Marchadour )

   

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