Il
complesso parrocchiale dei SS. Gioacchino e Anna, progettato nel 1979
da Sandro Benedetti, è stato eretto a parrocchia il 1 marzo
1982
con decreto del Cardinale Vicario Ugo Poletti ed affidata al clero
diocesano di Roma. I lavori di costruzione sono cominciati nel 1982 e terminati nel 1984. La chiesa parrocchiale è stata consacrata il 12 aprile 1984. Il complesso immobiliare, di proprietà della Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma, è nato come centro religioso per il nuovo quartiere di Roma mentre questo era in fase di realizzazione quasi conclusiva.
Oltre a svolgere il ruolo di centro di vita
religiosa, si pone altresì come unico luogo di incontro
umano dell'area urbana, occasione di socializzazione in una
realtà dispersa e solitaria, quale è quella in
genere della periferia di Roma. Il
territorio, desunto da quello delle parrocchie di S. Raimondo Nonnato e
di S. Giovanni Leonardi, é stato determinato entro i
seguenti
confini: |
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Per questo è stato dotato per volontà del committente, il marchese Alessandro Gerini, di una serie di spazi aperti (campi per gioco, teatro all'aperto, ecc.) e chiusi (sale per catechesi, incontri, gruppi, ecc.) utili a rendere manifesto dell'esperienza religiosa il suo essere momento fondante della molteplice realtà della vita sociale ed umana. I principi ispiratori del progetto di questa chiesa si sviluppano lungo due idee: la prima, visibile all'esterno dell'edificio, che svolge la suggestione portata a livelli eccelsi nel Medioevo della Chiesa come "Montagna Sacra", e la seconda, che si realizza nella strutturazione dello spazio interno dell'organismo, sul tema di Cristo "Centro del Cosmo e della Storia". Il primo tema riprende un simbolo, fondamentale dell'architettura medioevale, per il quale l'edificio religioso è posto come oggetto di mediazione tra la Terra e il Cielo. Per concretizzare questa immagine, la chiesa è costruita su un sistema progressivamente crescente di volumi, che, nascendo dall'esterno aumentano verso l'interno polarizzandosi nel complesso dei grandi tiburi e del campanile: segno esplicito, quest'ultimo, di connessione di tutta la volumetria con l'"Alto". Il carattere plastico fortemente articolato nasce anche dalla volontà a creare una presenza radicata nello spazio urbano, ma "diversa" formalmente dalle monotone volumetrie intensive dell'edilizia del quartiere. Questa forma tende ad evocare suggestioni di giganteschi cristalli, di rocce scheggiate e forti, veicolando così un allargamento tematico del simbolo: quello della Chiesa come roccia, pietra d'angolo, fortezza, posta da Dio sulla Terra: faro, stabilità nel tormentato ed inquieto mondo contemporaneo. |
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Il secondo tema è stato realizzato attraverso il riferimento dell'immagine architettonica a due valenze dell'esperienza di Cristo: quella del Cristo Crocifisso e quella del Cristo Luce di Vita per ogni uomo. Alla prima richiamano la tipologia di tutto l'organismo che riprende e sviluppa la tipologia a croce latina, rinnovandola e reinterpretandola secondo la figura TAU. Al segno immagine della Croce, si rifà anche il disegno del pavimento che traccia una croce su tutta l'area sacra centrandosi sull'altare. All'immagine Cristo Luce è appoggiata tutta la concezione dello spazio. La luce piove dall'alto attraverso specifici spazi-luce vere e proprie "camere di luce", senza che si possano vedere le finestre. Lo spazio vive, le cose si vedono attraverso questo sorgere luminoso che è presente ma in maniera velata, entra nelle camere di luce e tramite esse anima l'interno della chiesa. L'unico luogo, in cui le finestre "si vedono",
è quello del tiburio, in cui signoreggiano quattro grandi
vetrate colorate: il cui disegno (opera del pittore Guido Strazza)
offre quattro interpretazioni della figura della Croce. A saldare poi in modo vitale e totalizzante lo spazio sulla ierofania del Cristo, al modo dei primi artisti cristiani che scrivevano il monogramma di Cristo sulle sculture o nelle pitture, tutto il disegno della struttura a travi in cemento armato nelle coperture è desunto dal disegno del CRISMON, cioè dal monogramma paleocristiano di Gesù Cristo: in modo così da costruire lo spazio attraverso i segni del nome di Cristo. |
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