Parrocchia
GESU' BUON PASTORE

Un po' di storia...

L’EREZIONE CANONICA E I PRIMI FEDELI
ANNI DI STASI
GIUGNO 1940 E TEMPO DI GUERRA
DOPO GUERRA E ASSISTENZA
RICONOSCIMENTO CIVILE
LE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALI

(tratto dal libro di don Pierluigi Occelli, primo parroco)



L’EREZIONE CANONICA E I PRIMI FEDELI

Risale al 1937; per desiderio di S. S. Pio XI (RATTI ACHILLE), fu smembrato dalla Parrocchia di S. Paolo fuori le mura un vasto territorio sul settore dell’antica via Laurentina (limitato dalla ferrovia Roma-Lido, Fosso di Grottaperfetta, Vaichetta Rocchi, via di Vigna Murata) e affidato ai Padri dell’Istituto Missionario Pia Società San Paolo.
Con previdente saggezza pastorale, l’Em.mo Card. Vicario del tempo, Marchetti Selvaggiani Francesco, aveva fatto acquistare nel 1933 dalla Pontificia Opera Preservazione della Fede un’area di circa 6000 mq. fra Via Laurentina e Via Nonantola per l’erezione di un nuovo complesso parrocchiale prevedendo nella zona uno sviluppo di popolazione fino a 5000 anime, previsioni abbondantemente superate oggi.
Va ricordato che Sua Eminenza era coadiuvato dallo zelante Segretario Mons. Ercole Pietro e daIl’Avv. Traglia Emilio esperto e diligente amministratore.
Il 26 febbraio 1937 fu firmata una convenzione tra l’Em. Card. Vicario di Sua Santità e il Superiore Generale della Pia Società San Paolo, Don Alberione Giacomo.
La Società San Paolo avrebbe provveduto con i suoi Sacerdoti all’assistenza religiosa della popolazione del quartiere Laurentino e avrebbe costruito a proprie spese un decoroso edificio sacro e i complessi edilizi per la casa canonica e le opere parrocchiali. Costruita la Chiesa, il Vicariato avrebbe fatto il passaggio di proprietà dell’area all’Istituto Paolino.
La popolazione locale era costituita da famiglie laboriosissime e di severa condotta morale provenienti dagli Abruzzi e precisamente dall’alta valle Roveto tra Sora ed Avezzano. Il tragico terremoto della Marsica del 1915 aveva distrutto interi paesi e fatte molte vittime costringendo alla emigrazione i superstiti.
Roma accolse nelle sue periferie la maggior parte di questi forzati esuli che con tenace volontà e virtù di lavoro affrontavano per sé e i figli una nuova vita. Tre colonie, alla Parrocchietta sulla Portuense, alla Tomba di Nerone sulla Cassia, alla Montagnola S. Paolo sulla Laurentina sorsero rapidamente con le caratteristiche etniche proprie di questi abruzzesi che avrebbero dato a Roma concorso di lavoro ed esempio di vita più che richiedere aiuto e sostentamento.
Presso di noi l’azienda agricola delle Tre Fontane, gloria e vanto dell’agricoltura italiana, del dissodamento e del risanamento (canali S. Leone e S. Alberto) di una pessima zona malarica, accolse provvidenzialmente gran parte di questi uomini e donne esperti al lavoro dei campi e del bestiame. In pochi anni, all’uso americano, dall’unica via con nome, la Laurentina, si dipartirono cinque strade, prima, seconda, terza, quarta e quinta fiancheggiate da umili case ad uno o due piani. Famiglie sane, di salda vita cristiana alimentata e sorretta dai Padri Trappisti.

ANNI DI STASI

Il piano urbanistico dell’allora così detta "Esposizione Universale 1942 " e la creazione di tre grandi strade: Colombo, Dante (oggi denominata Marconi) e Leonardo da Vinci, nel saldamento Urbe Esposizione, convergenti sul terreno della Pontificia Opera, vietarono l’inizio dei lavori del complesso parrocchiale, essendo parte dell’area caduta sotto esproprio. Quale provvisorio centro di culto serviva un vecchio garage-laboratorio che l’Istituto delle Suore S. Anna aveva messo a disposizione dei fedeli, nei pressi dell’attuale Viale Marconi-Colombo. Per l’abitazione del Clero e per l’Ufficio Parrocchiale l’affitto di un appartamento di quattro stanze a via Nonantola 19, a 123 lire mensili, fu per 4 anni bastevole.
Gli anni 1938, 39, 40, portarono un aumento della popolazione maschile considerevole per la presenza di circa 5000 operai nell’immenso cantiere dell’Esposizione. E fu allora un generoso prodigarsi dei Padri nell’assistenza religiosa a questi immigrati temporanei del lavoro.
Il Comune di Roma imponeva intanto una permuta di aree e faceva alla Parrocchia un’iniziale consegna di terreno nella zona deserta detta delle Cavaccie all’angolo di 2 nuove vie di P. R. a 150 metri dalla Via Imperiale (attuale C. Colombo).
La volontà imperiosa delle Autorità e l’urgenza della E 42 provocarono degli antipatici e curiosi episodi. Più volte fu affisso lo sfratto alla porta della Cappellina provvisoria e si giunse alla minaccia di abbattere senz’altro le povere pareti se non si fosse provveduto allo sgombero degli Altari e dei banchi. Inutilmente facevo presente che nella Cappella abitava Gesù Sacramentato, il Primo Cittadino di Roma e del mondo. Solo sollecitando l’interessamento dei gerarchi insediatisi sul clivo della Montagnola e saltuariamente parrocchiani (Achille Starace, Forges Davanzati, il Ministro Filippo Anfuso e Vittorio Mussolini) mi fu possibile ottenere due capannoni a doppia parete dell’Opera Mutilati "Bainsizza" ad uso Cappella, Sacrestia e locali per le Associazioni.

GIUGNO 1940 E TEMPO DI GUERRA

La guerra portò con sé la severa legge del blocco delle costruzioni civili. Lo sterro iniziato alle Cavaccie, terreno di permuta, e le fondazioni della Casa Parrocchiale, sulla attuale Via Vedana e Luigi Perna, subirono un forzato arresto.
Il direttore dei lavori ingegnere Giuseppe Forneris venne richiamato e destinato a preparare fortini e casematte fra Roma, Ostia, Anzio; l’architetto Carlo Bodini fu comandato per operazioni aeree sul fronte Greco-Albanese. Toccò ai nostri Sacerdoti muoversi in tutti i sensi per ottenere il materiale di costruzione.
Dieci decreti in deroga alla legge del blocco ottenuti per intercessione dei Santi e per un numero infinito di anticamere al Ministero della Guerra ottennero alcune centinaia di quintali di cemento dai magazzini militari di Guidonia e 200 quintali di acciaio in pani dalle Asturie.
I pani di acciaio spagnoli appena giunti in Italia vennero utilmente contrattati con le Fonderie di Torre Annunziata per la conversione in tondino. A questo punto il Signore volle sottometterci ad una nuova prova. Nel giorno stesso della consegna del tondino, le fonderie di Torre Annunziata furono rase al suolo da uno dei primi pesanti bombardamenti aerei a tappeto sul napoletano; fummo costretti ad acquistare sul mercato nero, e precisamente nelle osterie di Portonaccio, da innominati venditori, il ferro occorrente a barre e spezzoni nelle misure e nei calibri più disparati.
Nel 1942 si aperse finalmente la nuova Cappella al piano terreno dell’attuale Casa Canonica, 20 metri di lunghezza per 14.
Pio XII faceva dono di un prezioso quadro del Buon Pastore, attribuito a Carlo Dolci o al Maratta e consacrava un nuovo titolo alla Chiesa Parrocchiale, quello di Tempio Votivo Nazionale della Pace, dei Caduti e delle Vittime della Guerra.
E la guerra investì anche Roma, e maggiormente la Montagnola, che si trovava fuori dei limiti della Città Aperta.
Con la guerra la persecuzione inumana agli Ebrei. Sotto cognomi cristiani d’imprestito, nel nostro cantiere trovarono lavoro una ventina di manovali e cortinisti (apprendisti) israeliti e nella casa canonica ebbero piena e fraterna ospitalità, assieme ad alcuni perseguitati politici, diversi professionisti, impiegati e commercianti di religione ebraica.
Fu un periodo di nove mesi di intensa preghiera e vigilanti notti che aveva avuto il suo sanguinoso inizio con i 54 morti della Battaglia della Montagnola, e il seguito doloroso con lo spezzonamento micidiale il 28 dicembre sulla tenuta Serafini, all’ingresso delle Catacombe di S. Tecla, che causò la morte di 5 membri della famiglia Antonini.
Nel febbraio 1944, la presenza degli alleati davanti ad Anzio e Nettuno, causò per noi un nuovo aggravamento della guerra. Gli abitanti di Ardea e Pomezia e dell’Agro fluirono, cacciati dai tedeschi, in Roma e le Autorità del tempo li rigettarono fuori della cinta della Città Aperta, negando tessere e viveri ed assistenza. Furono budelli chiusi per i profughi cacciati dall’Agro, le vie Laurentina, Grottaperfetta ed Ostiense. Duemila di questi sacri ospiti, senza soldi, senza cibo e senza indumenti, vennero accolti nei locali e nel territorio parrocchiale. Mons. Ferdinando Baldelli fece suo il mio grido di aiuto e ottenne dal Santo Padre decine di quintali di patate, di farina, di formaggio e migliaia di metri di stoffa, materassi, coperte e indumenti.
I tedeschi, con il patto delle doppie decime, dopo faticose trattative, concessero alla Parrocchia i camions, per. il trasporto delle derrate dai magazzini POA presso la SNIA VISCOSA sulla Prenestina. Fummo in un giorno di carico più fortunati che con le Ferriere di Torre Annunziata.
Quando un bombardamento a tappeto colpì i magazzini eravamo già fuori dai cancelli coi preziosi viveri.
Dopo un mese la posizione dei profughi di Pomezia veniva risolta con l’assegnazione delle tessere alimentari.
Per quelli di Ardea si organizzarono spedizioni notturne con fogli dell’Autorità Nazista, macchine e militari tedeschi, a patto di doppia decima, fino ai campi dove i contadini avevano seppellito entro damigiane il grano fortunatamente sottratto all’ammasso.
Il fuoco inglese dal mare, con traiettorie luminose e filanti, illuminava provvidenzialmente queste rischiose operazioni notturne.
Moltissimi incidenti di razzie di uomini, di violenza e di furti, di fermi, di arresti, di soste forzate alla Città Militare incepparono l’opera di assistenza ai profughi ed agli ebrei.
Un mio intervento tempestivo, nei maggio 1944, presso il comando tedesco alla Roccia S. Paolo servì, grazie a Dio, a liberare 82 dei nostri profughi, già prelevati e destinati ai campi di lavoro in Germania. Il Buon Pastore ci assisteva evidentemente.

DOPO GUERRA E ASSISTENZA

Liberata Roma dai tedeschi, continuò il problema della fame che 700 iscritti alla nostra Pia Unione S. Antonio affidarono al Santo, costituendo nel suo Nome una cooperativa alimentare. Con un camion, che i giovani partigiani della parrocchia (gruppo "Avogadro degli Azzoni") avevano tolto ai tedeschi, si fecero utili uscite da Roma per l’acquisto di derrate nelle Marche, in Toscana, a Vercelli, a Novara. Si fecero inoltre semine e piantagioni sui vasti terreni già espropriati per i piani dell’EUR e rimasti senza padrone e incolti.
Il camion "de li preti della Montagnola" prolungò l’ora della sua celebrità quando fu girato il film "Roma città aperta" e comparve "imprestato" come protagonista con Anna Magnani e Fabrizi in lunghe e tragiche scene.
Nel 1950 fu possibile finalmente costruire la Cripta della Chiesa per iniziativa coraggiosa dei Revv. Don Stella Carlo e Don Fornasari Eugenio che in due tempi erano succeduti a don Pietro come economi-parroci.
I debiti purtroppo costrinsero ad una nuova battuta d’arresto e solo nei 1957, dopo laboriose pratiche presso il Ministero del Lavoro, Opere del Lazio, per interessamento diretto del Card. Clemente Micara di v. m., ottenni l’approvazione del progetto definitivo del Tempio e il contributo statale per il rustico di 40 milioni (legge Aldisio). La Pia Società S. Paolo contribuì con l’imprestito di altri 50 milioni.
Il 18 Marzo 1959 il Tempio e l’Altare Maggiore venivano consacrati dall’allora Vicegerente del Vicariato S. E. Luigi Traglia.
La lapide in marmo nell’ambulacro dell’ingresso destro della facciata ricorda il fausto avvenimento.
Erano già stati costruiti i lotti edilizi dell’INCIS - Senza tetto e dell’Istituto Case Popolari e i primi complessi di massa dell’edilizia privata che avevano fatto salire la popolazione a 25.000 anime.
Accanto a queste famiglie di ceto medio, lungo il Viale Pico della Mirandola, Via Laurentina, Via dei Casali Ceribelli, Via Onorio, Vicolo del Forte Ostiense, a destra e a sinistra della stessa solenne Via C. Colombo, pullularono decine e decine di baracche, imponendo alla Parrocchia ed ai parrocchiani il compito comunitario dell’Assistenza materiale e morale.
Va ricordata l’opera benefica e caritativa delle tre Associazioni Vincenziane. Le Signore sono riunite sotto il titolo "Gesù Buon Pastore", le Signorine sotto il titolo "Santa Cecilia" e i Laureati Cattolici, gruppo misto sotto il titolo "Sacra Famiglia".
La POA, cui la Parrocchia aveva ceduto in uso i locali, organizzò e sostenne per molti anni presso di noi un Centro completo Sanitario e Assistenziale, che sotto la guida di S.E. Mons. Ferdinando Baldelli, il cui nome sarà sempre in benedizione, diede frutti preziosi. Alla morte del Fondatore della ONARMO-POA, seguì purtroppo la soppressione dei Centri Parrocchiali, e persistendo da noi la necessità della assistenza, soprattutto verso gli abusivi e i senzatetto, in massima parte analfabeti e disoccupati, fu creato il C. A. P. (Centro Assistenziale Parrocchiale) a continuare l’opera del soppresso Centro POA.
Oltre 3000 schede di assistiti testimoniano l’opera molteplice del Medico, Dott. Aldo Liturri, e dell’Assistente Sanitaria Dott. Fornara Nardi Gianna e la carità fraterna della popolazione che sostiene le spese del Centro.
Anche l’Asilo Parrocchiale, per la cura amorevole delle Suore Ancelle del Santuario, svolge un'opera sociale lodevolissima in favore dei bambini delle famiglie meno abbienti.

RICONOSCIMENTO CIVILE

Il 25 gennaio 1957, nell’udienza concessa a S.E. il Card. Micara Suo Vicario, Pio XII nominava il parroco economo, che aveva sostenuto gli esami canonici, parroco di pieno diritto e subito si provvedeva al riconoscimento civile-giuridico della Parrocchia.
A costituire l’asse patrimoniale del beneficio, 700 famiglie sottoscrivevano 1000 lire ciascuna per raccogliere la somma occorrente. I loro nomi sono raccolti in albo cari alla memoria e alla gratitudine di tutti.
Per affrontare le non lievi spese occorrenti all’abbellimento della Chiesa furono studiate le forme amministrative più idonee. E’ certo che le iniziative dell’Associazione di S. Antonio e delle Figlie di Maria sollevarono il parroco da gravi problemi, assicurando i fondi per l’erezione delle due maggiori Cappelle laterali mediante l’emissione di tante azioni da 5.000 e 10.000 lire ciascuna, a fondo perduto, fino all’importo complessivo di 10 milioni.
Per i 100 banchi e i 6 confessionali in noce e per il rivestimento marmoreo provvidero le famiglie colpite dal lutto. Anziché la vana spesa e la retorica passeggiata al Camposanto di corone e di cuscini di fiori marcescenti, si consacrarono inginocchiatoi e i metri quadri di marmo alla memoria e al suffragio dei Cari Scomparsi. I nomi scritti sui banchi e sugli albi del rivestimento Chiesa ed abside sono le chiare testimonianze dell’amore dei parrocchiani alla loro Chiesa.

LE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALI

Oltre i quattro rami dell’Azione Cattolica, impegnati nell’apostolato secondo gli statuti nazionali e le direttive della Santa Sede e dei Vescovi, abbiamo tre attive Conferenze Vincenziane per il lavoro caritativo e assistenziale. Altre Associazioni raggruppano parrocchiani volenterosi che si impegnano seriamente nella cooperazione col clero e danno anima e vita ai programmi della Consulta Parrocchiale.
Ricordiamo i nomi di questi Gruppi: Pia Unione di Sant’Antonio, Congregazione delle Figlie di Maria, Unione delle Madri Cristiane sotto il patrocinio di S. Anna, Apostolato della preghiera (Iscritti e zelatrici), Opera dei Ritiri Mensili, Esploratori, Lupetti, Rovers, Coccinelle e Guide, Unione Sportiva Laurentina (squadra di calcio), Circolo ricreativo culturale S. Giuseppe con sezione Bocciofili. Gruppo Universitario con intenti caritativi. Laboratorio Missionario.