LETTERA PASTORALE
Novembre 2003
40 anni di una chiesa…. di una Comunità
Gesù ha camminato con noi…
Sono 40 anni da quando è sorta la nuova chiesa di San Martino: eravamo nel marzo 1963 quando venne inaugurata.
Da allora tante cose sono cambiate nella vita della città di Riccione come nella parrocchia di San Martino.
Perché ricordare questa data?
Non per nostalgia di cose passate e neppure per dovere di cronaca ma quale occasione per riconoscere il cammino fatto dalla nostra Comunità in questi anni.
Si dice che la nostra è una generazione ‘senza memoria’, tutta incentrata sul presente e piena di timore verso il futuro. Solo riscoprendo il passato, le nostre radici, è possibile capire il presente e inventare il futuro.
Per noi cristiani il ‘ricordare’ è dare lode al Signore, è riconoscere quanto Lui ha seminato lungo le nostre strade : “ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi 40 anni nel deserto” (Deut.8,2) dice al popolo di Israele, perché non si dimentichi ma continui a dare fiducia alla presenza e alla Parola del suo Signore.
Come ci ha accompagnato il Signore?
In particolare attraverso l’opera dei suoi pastori.
Festeggiando San Martino, vescovo e pastore della sua Comunità, vogliamo ricordare anche il dono dei tanti sacerdoti che abbiamo conosciuto in questi anni, nati da questa comunità, iniziando da don Domenico Valgimigli, la cui ordinazione sacerdotale coincise con l’inaugurazione della Chiesa nuova, e tanti altri grazie ai quali siamo cresciuti nella fede e come Comunità cristiana.
Questo “giornalino speciale” vuole aiutarci a ricordare per rinnovare il desiderio di continuare il cammino.
Don Maurizio
LA NOSTRA CHIESA SI RACCONTA
Cari parrocchiani,
voglio condividere con Voi un momento di grande gioia, dovuta alla ricorrenza del quarantesimo della mia costruzione e dell’ordinazione sacerdotale di don Domenico Valgimigli, nostro concittadino.
Sono nata sull’onda delle trasformazioni conseguenti al Concilio Vaticano II e consacrata il 10 marzo 1963, dal Vescovo di Rimini , Mons. Emilio Biancheri.
Don Alfredo Montebelli mi pensò fin dall’ottobre 1937, quando fu nominato parroco, vedendo che la vecchia chiesa non rispondeva più alle esigenze numeriche di un popolo di Dio in crescita, in una Riccione caratterizzata da una forte immigrazione.
Don Alfredo, non possedendo nulla, né un’area su cui edificare, né le risorse finanziarie, si affidò interamente alla Provvidenza e alla Madonna.
In tutte le feste, alla S.Messa dei ragazzi, faceva loro recitare una “Ave Maria”, per la mia costruzione.
La Madonna sembrò esaudirlo, quando il dott. Oddo Trozzolini, alla sua morte, nel novembre 1938, espresse alla sorella Maria, erede dei suoi beni, la volontà testamentaria di donare alla Parrocchia di S.Martino il suo terreno agricolo, tra via Diaz e via Ceccarini, per la mia edificazione.
Mancavano i finanziamenti che, don Montebelli, contando sull’appoggio dell’avv. Frangiotto Pullè, allora podestà di Riccione, chiese a Mussolini, che veniva in villeggiatura a Riccione, il quale assicurò che avrebbe provveduto Lui, integrando le offerte dei fedeli.
Tutto, però, fu rinviato per lo scoppio della guerra.
Nel gennaio 1945, morì Maria Trozzolini che, cambiando la volontà del fratello, ridusse il contratto di donazione con la clausola di prenderne possesso solo dimostrando una buona disponibilità finanziaria, con termine di vent’anni, pena la perdita dell’area destinata alla mia costruzione.
Finalmente, il 20 gennaio 1962, fu posta la prima pietra, benedetta dal Vescovo Mons. Emilio Biancheri e s’iniziò l’edificazione, progettata dal giovane architetto Marco Bizzi, realizzata dall’Impresa Edile Mingucci Giuseppe.
Sono una chiesa moderna nella forma e nella struttura, illuminata da vetrate meravigliosamente istoriate.
Concepita come “chiesa tenda”, che evoca la provvisorietà del Vostro transitare terreno, simili a quelle che nel Medioevo accoglievano i pellegrini, sembro essere sorta per caso, come un albero, da un seme portato dal vento, per suscitare l’interesse del viandante che, passando davanti al mio sagrato, decide di fermarsi e di visitarmi.
Entrato, percorre l’ampio spazio privo di colonne e navate, simbolo di una comunità senza divisioni e differenze, arrivando all’altare e al Crocifisso sente la presenza di un Dio, che non giudica e punisce, ma comprende e vuol essere compreso dall’uomo.
Le pietre saldamente unite tra loro, incastonate nel cemento armato richiamano l’immagine di uomini uniti nella loro diversità, come membra del corpo di Cristo. Le mie forme architettoniche, che invitano al dialogo, sono venute alla luce per dare una risposta all’uomo itinerante, che cerca la verità, la pace con l’aiuto di un pastore di anime, capace di arrivare al cuore del suo gregge, come lo sono stati i sacerdoti e i parroci: don Alfredo Montebelli, don Melchiorre Baroni, don Dino Paesani, don Maurizio Fabbri, che si sono succeduti in questi miei quarant’anni di vita, tenendo in mano le difficili redini di una comunità in crescita.
La mia giovane vita è colma di speranza per il futuro, per il quale sogno di vedere realizzata quella nuova immagine di Chiesa, progettata dal Concilio Vaticano II, che evoca la “fontana del villaggio” a cui tutti coloro che hanno sete di Dio possono abbeverarsi.
a cura di Emanuela Cicchetti
DOPO IL CONCILIO TANTE COSE SONO CAMBIATE…….
Scelte pastorali fatte negli anni 70 – 80
Con piacere penso a quegli anni…. Ho avuto la fortuna di vivere in Seminario negli anni immediatamente successivi al Concilio. Con gli altri preti del seminario ho sperimentato l’importanza e la bellezza di vivere in fraterna comunione tra noi e con la comunità dei seminaristi.
Proiettato in parrocchia, dopo un anno vissuto in collaborazione con Don Melchiorre, nel 73 mi sono trovato alla guida della comunità vasta e complessa di San Martino.
Ricordo che non avevo chissà quali progetti pastorali. Alcune profonde convinzioni hanno guidato le mie scelte.
Le elenco brevemente senza la pretesa di farne una esposizione sistematica.
Avevo la fortuna di condividere la responsabilità con Don Marzio e Don Claudio. Da subito ci siamo proposti di vivere in vera comunione tra noi con la convinzione che la nostra testimonianza sarebbe servita più di ogni discorso in ordine alla “Chiesa Comunione”. Fu una comunione vera e profonda che ci portò a condividere le scelte pastorali e a mettere in comune anche i nostri soldi personali. Per noi era una soddisfazione sentire che i parrocchiani dicevano “i nostri preti” e non facevano distinzione tra noi. Naturalmente io ero il parroco e, pur essendo molto giovane, dovevo fare da “prete vecchio”, perché gli altri erano più giovani, più sbarazzini, senza la responsabilità diretta della parrocchia. A parte questo accenno scherzoso, sentivamo di essere comunità sacerdotale con la responsabilità di far maturare nei fedeli la stessa dimensione di Comunità.
All’interno di questa fraternità hanno maturato la loro scelta vocazionale i seminaristi teologi: Giovanni, Paolo, Renato, Tarcisio, Giuliano, Giuseppe…. Sono stati una vera ricchezza! L’intera parrocchia ha vissuto la responsabilità educativa nei confronti dei futuri sacerdoti. Non posso dimenticare l’atteggiamento della Tina che li considerava “i suoi bambini”.
Se il Signore aveva chiamato noi sacerdoti ad una responsabilità così grande nonostante i nostri limiti, sicuramente aveva un compito da affidare a tutti, magari un compito piccolo, a vantaggio dell’intera comunità. Questa convinzione ci spingeva a cercare in tutti dei possibili collaboratori. Sicuramente il Signore aveva un progetto, piccolo o grande, per le singole persone e nessuno doveva spaventarsi di fronte all’idea “di non essere all’altezza”, perché nessuno, nel Campo di Dio, “è all’altezza” di ciò a cui è chiamato. Senza essere superficiali o faciloni abbiamo cercato di inculcare questa convinzione: è importante rendersi disponibili per “fare comunione” ed è altrettanto importante non chiudersi all’interno di un piccolo cerchio. La necessità di formarsi non deve impedire di muoversi in senso missionario, anche mentre si pensa alla propria formazione.
Riassumendo
Per dono di Dio siamo chiamati a vivere in comunione con Lui e tra di noi e a coinvolgere altri in questa comunione.
I nostri limiti non siano pretesto per sottrarci a questa vocazione.
Le nostre capacità non ci diano l’illusione di essere noi a compiere questa missione.
I doni che lo Spirito distribuisce agli altri ci rendano gioiosi e desiderosi di valorizzarli.
Come sacerdote sento la responsabilità di valorizzare al meglio i doni affidati a me e di aiutare gli altri a scoprire e valorizzare i propri.
Don Dino
I SEMINARISTI IN PARROCCHIA
Ottobre 1972: con l’arrivo di d.Dino Paesani, viceparroco con diritto di successione, giungono in parrocchia anche quattro seminaristi di teologia, conformemente alla scelta educativa del Seminario di Rimini, di favorire la formazione pastorale dei seminaristi inviandoli a piccoli gruppi nei fine settimana in alcune parrocchie della Diocesi. I quattro che arrivano a S.Martino insieme a d.Dino sono: Claudio Comanducci di V teologia, Renato Bartoli, Paolo Donati e Giorgio Gabrielli di I teologia.
In quel primo anno risiedono nella casa di fianco alla chiesa e imparano a conoscere un po’ alla volta la parrocchia, visitando le famiglie insieme a d. Dino e curando specialmente l’animazione delle Messe, oltre a organizzate attività ricreative per i ragazzi della zona di Villa Alta (S.Francesco). L’anno successivo si aggiunge al gruppo Tarcisio Giungi, mentre Giorgio Gabrielli lascia il cammino verso il sacerdozio. Nel 1974 arriva anche Giovanni Vaccarini. Nel frattempo Claudio Comanducci viene ordinato sacerdote e rimane in parrocchia come viceparroco, insieme a d. Marzio Carlini che era giunto nel 1973, dopo che d. Dino era diventato parroco al posto di d. Melchiorre Baroni.
Dal 1973 i seminaristi risiedono nella casa canonica. La loro attività si estende all’animazione dei ragazzi (ACR, campi estivi) e dei giovani. Nel 1976 entra in Seminario Giuseppe Bilancioni, della parrocchia di S. Martino, e anch’egli viene inserito nel gruppo dei seminaristi residente in quella parrocchia. Nel 1977 Paolo e Renato terminano la teologia e sono destinati come educatori rispettivamente al Seminario Regionale di Bologna e a quello di Rimini. Il sabato e domenica Paolo tornerà a S. Martino fino al 1982 quando, terminato il servizio a Bologna, sarà destinato alla parrocchia di Bellaria mare come viceparroco. Nel 1978 si aggiungono al gruppo il diacono appena ordinato d. Giuliano Renzi e il seminarista Elio Barresi, che però restano appena un anno.
Nel 1981 l’esperienza dei seminaristi nella parrocchia di S. Martino ha termine.
d. Paolo Donati
RICORDANDO I GRUPPI GIOVANILI DELLA PARROCCHIA SAN MARTINO
In occasione del quarantennale della costruzione della Chiesa di San Martino mi piace ricordare, quando nei primi anni ’70 l’allora cappellano Don Giuseppe Celli all’interno delle iniziative pastorali verso il mondo giovanile, iniziò a proporre ai ragazzi delle scuole medie e delle superiori una vacanza estiva nel mese di settembre sulle montagne Alpine (il famoso Campeggio Parrocchiale)
E’ sempre stato un momento particolarmente importante per la vita della comunità parrocchiale sia perché ha dato a molte famiglie l’opportunità di far fare vacanza ai propri figli dopo un’estate lavorativa, sia perché per i giovani stessi ha offerto la possibilità di socializzare con altri coetanei, conoscere posti nuovi e soprattutto vivere esperienze educative basate sulla proposta evangelica.
Con l’avvicendarsi di Don Dino Paesani prima e di Don Marzio Carlini e Don Claudio Comanducci poi, questi “campeggi” si sono articolati in tutto il periodo estivo grazie anche alla collaborazione dei seminaristi (Paolo Donati, Renato Bartoli, Tarcisio Giungi, Giovanni Vaccarini) che inviati in parrocchia per approfondire la loro formazione, con la loro presenza hanno saputo dare coesione ed entusiasmo ai gruppi giovanili.
Un ricordo particolare va a quelle prime esperienze di campeggio vero (quello in tenda), proposte da Don Marzio e Don Claudio che hanno sicuramente contribuito ad apprezzare meglio la vacanza nel rispetto della natura e nella semplicità.
I campeggi giovanili hanno permesso un po’ a tutti i giovani della parrocchia, di conoscere la montagna dalla Valle D’Aosta al Trentino, dalla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia, dall’Appennino Tosco-Romagnolo a quello Umbro-Marchigiano, ed al Gran Sasso, ma anche la Puglia e la Sicilia, città d’arte e luoghi noti e meno noti della nostra bell’Italia.
Ancora oggi il Campeggio parrocchiale rappresenta un momento forte della vita della Comunità.
Partecipare a questi momenti offre ai giovani l’opportunità di vivere una esperienza che educa alla convivenza, alla solidarietà, al rispetto delle cose degli altri ed a recuperare quei valori basilari e irrinunciabili dell’esperienza cattolica.
Gabriele Valentini e Marisa
FAMIGLIE IN CAMMINO
Circa 25 anni fa nella nostra parrocchia non c’erano tante divisioni de gruppi. Famiglie, giovani ci si ritrovava assieme, si facevano campeggi, uscite, feste.
Poi per esigenze diverse e per avere una pastorale specifica per ogni esigenza di età, ci siamo divisi per gruppi: anziani, famiglie con figli grandicelli, famiglie con bambini piccoli, giovani, ecc…. Le famiglie non più giovani si ritrovavano una volta al mese, seguite da un sacerdote per riflettere sulle problematiche della famiglia e sulla spiritualità di coppia. Anche le famiglie giovani si ritrovavano tra loro con un altro sacerdote.
Dopo qualche anno si è sentita l’esigenza di unire i due gruppi per mettere assieme le esperienze degli uni e degli altri. E’ nato così il gruppo famiglie che ancor oggi si ritrova seguito da Don Maurizio. Sono una ventina di coppie che ogni mese si incontrano per crescere nell’amicizia e nella fede. Si inizia con un momento di fraternità cenando, mettendo assieme ciò che ognuno porta, poi si comincia con le cose serie. Ogni volta si affronta un argomento diverso. Argomenti che aiutano la coppia a riflettere e confrontarsi, prima tra loro, poi con le altre coppie.
Durante l’anno facciamo anche uscite di due giorni, poco fuori Riccione, proprio per dar modo a tutte le coppie di partecipare. Ci troviamo anche per collaborare in vari modi e, secondo il tempo libero di ognuno, alle varie attività della parrocchia (feste, catechesi, anniversari, preparazione dei fidanzati al matrimonio e altro).
Giovanna e Cicci
DAI PICCOLI GRUPPI AI CENTRI DI ASCOLTO DEL VANGELO
Una bella realtà della nostra Parrocchia sono i Centri di Ascolto del Vangelo, nati nel 1998 con la “Missione del Popolo al Popolo”; si possono definire la continuità dei precedenti “piccoli gruppi” formatisi con la “Settimana della Fraternità” nel 1986. Questi si riunivano presso alcune famiglie nelle varie zone e il loro intento era quello di far sì che i vicini fraternizzassero pregando insieme e parlando dei loro problemi. Oggi i Centri di Ascolto del Vangelo, una quindicina circa sparsi nelle varie zone della Parrocchia, si riuniscono una volta al mese, presso alcune famiglie. L’ascolto della Parola è l’occasione per confrontare la propria vita con quella di Gesù alla luce del Vangelo. Queste esperienze sono l’occasione, per alcuni, di avvicinarsi e scoprire la bellezza dell’incontro con il Signore, che li sta portando ad una fede più consapevole e matura; per tutti è l’opportunità di una crescita personale; in quanto questo confronto porta i partecipanti a porsi degli interrogativi e trovare delle chiare risposte con l’aiuto di tutto il gruppo. Alcuni gruppi stanno concretamente mettendo in pratica il Vangelo assumendosi impegni di carità e di preghiera verso il prossimo. Ci auguriamo che anche quest’anno il Signore ci guidi in questo nostro cammino.
Paolo Fabbri e Patrizia
La storia del Punto Giovane
Si parte “ufficialmente” il 15 Ottobre 1998 giorno di Santa Teresa d’Avila, ma il Punto Giovane aveva già messo radici sul territorio qualche anno prima.<br>Infatti l’idea di cominciare a collaborare tra parrocchie di Riccione e Miramare nell’ambito della pastorale giovanile nasceva dalla volontà degli educatori , che avendo a cuore i propri ragazzi, si erano posti seriamente in ricerca di modalità nuove per lavorare con loro.Si è cominciato così a pregare insieme e a confrontarsi periodicamente per alcuni anni fino a quando, con la missione popolare del 1998, spuntava anche il luogo fisico del PG: una struttura con una casa, un oratorio e una chiesa concessaci per alcuni mesi dalle suore Dorotee di Brescia sul lungomare di Riccione.Qui potevano prendere corpo le intuizioni preparate e custodite
nella preghiera e nell’amicizia di quegli anni.Alla base una fondamentale intuizione: la formazione degli educatori attraverso una condivisione della vita nel nome di Gesù.Infatti, “la nuova evangelizzazione non nasce da strategie pastorali, ma dalla intensità di relazioni che si instaurano fra noi”. (A. Cencini)Non a caso, quindi, l’esperienza in assoluto più interessante e “anima” di tutto il PG è quella delle convivenze spirituali.Ogni mese, a turno, 10/12 educatori vivono insieme ad un sacerdote celebrando l’Eucarestia giornaliera e condividendo la Parola di vita e il servizio.Nello stesso anno nel clima di entusiasmo degli “inizi” e dall’iniziativa personale di alcuni educatori nascevano numerose attività rivolte agli adolescenti:Le attività teatrali che aggregano una quarantina di ragazzi e danno vita nello stesso anno ad una compagnia teatrale: “La Compagnia del Piccolo Punto”. Il Telefono Amico che fa riferimento ad una equipe di psicologi laureandi o appena laureati, le Attività manuali, i Corsi di chitarra, piano e batteria, i Doposcuola per le scuole superiori, un giornalino dei giovani: “Punto Magazine”, Corsi di computer e la strutturazione di un oratorio con la possibilità di collegamento ad Internet.Si procede in maniera entusiasta, ma anche confusa, fino al 15 Marzo 1999.
Il secondo anno di Punto Giovane nasce all’insegna della “riorganizzazione”. Si parte in modo più sommesso, ma non meno proficuo. Viene redatta una Regola Spirituale per la Convivenza e un Progetto Pastorale per tutto il Punto Giovane. Si cerca di definire sempre meglio le modalità di relazione con le Parrocchie, dalle quali il Punto Giovane nasce e delle quali esprime uno strumento privilegiato per la Pastorale Giovanile. Intanto si scoprono cose nuove. I ragazzi nell’oratorio continuano a chattare e questo ci provoca ad una presa di posizione: entrare come educatori nel mondo di Internet. Gli operatori del Telefono Amico si mettono a disposizione per un servizio parallelo che è la Chat Amica e tutti noi ci impratichiamo nella nuova arte pastorale delle chat.Il lavoro con i gruppi delle scuole che vengono al Punto Giovane porta subito dei frutti. Conosciamo qui Valentino, che sarà il nostro web master ufficiale. Il sito www.puntogiovane.org assume una veste più professionale e diventa uno strumento virtuale di interazione con i giovani più lontani.Il lavoro del Punto Giovane fa sentire echi in tutta Italia. Francesco Diani dei “siticattolici” ci fa pubblicità e in quest’anno siamo chiamati al primo convegno di Chiesa ed Internet ad Assisi. L’Azione Cattolica ci chiama a Roma a parlare della Convivenza e la diocesi di Macerata ci invita ad una 4 giorni di pastorale giovanile.
Chiudiamo, con uno strappo chiesto alle suore dorotee, il 15 Aprile 2000.
Il 2000/2001 è l’anno delle iniziative in Internet. Una prima idea è quella del Vangelo in SMS. In pochi mesi quasi 1000 iscritti in tutta Italia. Una seconda idea è la Quaresima on line. Anche questa ha una risonanza immediata e positiva.Nasce quest’anno anche la collaborazione con giovani.org della Pastorale Giovanile Nazionale. Siamo chiamati a gestire la loro chat che col tempo diventa anche la nostra.
Gli altri anni di Punto Giovane sono decisamente un assestamento. Sono sempre più numerosi i ragazzi che partecipano alle convivenze e nell’anno 2002/2003 se ne contano 250 fra educatori e ragazzi giovanissimi ai quali si aprono le porte per una convivenza settimanale.Oltre l’esperienza delle convivenze, decisamente riuscita è l’esperienza teatrale che in 6 anni porta in scena 8 commedie, fra le quali l’indimenticabile Recital sulla vita di Alberto Marvelli che diventa anche il protettore del Punto Giovane. Consolidati anche i momenti spirituali aperti a tutti i giovani del territorio come la Messa del Giovedì sera che conta un centinaio di giovani come media e i GPR (Gruppi preghiera Ragazzi) per i giovanissimi che partecipano una volta al
mese. Contrastata, ma perfettamente riuscita la Messa Rock che viene celebrata due volte (a Santo Stefano e in chiusura dell’anno) L'ultimo anno a san Martino la CHiesa contava circa 700 persone. Intanto il Signore ci benedice chiamando ad una vocazione speciale alcuni dei ragazzi che hanno vissuto in questi anni al PG. Pedro che per due anni ha dato insieme alla Francesca la continuità di tutti i mesi per le convivenze entra in seminario a Rimini. L'anno dopo anche Raffaele Masi entra in Seminario.
Don Franco
ANCHE I PRETI FANNO ESPERIENZA COMUNITARIA
Non si può concludere questa ‘carellata’ senza ricordare quanto è venuto crescendo tra i sacerdoti di Riccione e Miramare in questi ultimi anni.
Il desiderio di una relazione tra i preti vicini era nato già dagli anni ’70-’80 ma solo alla fine degli anni ’90 questa relazione tra i sacerdoti di Riccione (e anche Miramare) si è concretizzata in tempi e forme precise. Come è stato possibile realizzare questa ‘comunità allargata’?
Innanzitutto questo progetto è sostenuto dalla decisione, sollecitata dai preti più giovani, di vivere, i preti per primi, in uno stile di vita comunitaria. L’adozione di questa forma di vita ha contribuito a dare un volto di famiglia alla vita del prete e soprattutto ha consentito loro di uscire fuori dal “ruolo”, a volte affidato, di essere “funzionari del sacro”, permettendo di avere tra loro un confronto informale, fatto di dialogo e di amicizia.
I ritmi della comunità consistono nel pranzare ogni giorno assieme, incontrarsi ogni martedì mattina per pregare, fare programmazione, revisione personale e studio. Periodicamente si fa un uscita di distensione.
Gli obiettivi di questo progetto comunitario, riguardo alla guida delle parrocchie, consistono nel creare un cammino di sempre maggiore comunione tra le parrocchie stesse, riuscendo ad “abbassare un po’ i campanili e far crescere la fratellanza”. Lo scorso anno, per questo motivo, è sorta l’”Equipe ministeriale” formata da laici delle varie parrocchie che assieme ai sacerdoti riflette, elabora scelte pastorali comuni.
Uno stile nuovo, portatore di gioia ed espressione concreta della comunione di una chiesa più fraterna.
Don Maurizio
UNA PRESENZA CRISTIANA NELLA SOCIETA’
Il periodo di 40 anni che va dall’apertura della nuova Chiesa (1963) ad oggi, va diviso in quattro decenni per meglio capirne l’evoluzione, sia a livello pastorale che sociale. Questo tempo ha visto la nascita e l’opera di tante associazioni, gruppi e movimenti che hanno lasciato un segno nella città.
Innanzitutto occorre menzionare l’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata, fondato da Madre Elisabetta Renzi, che ha avuto una forte rilevanza sociale oltre che ecclesiale, non limitata a questi 40 anni: la Scuola elementare, quella materna, l’insegnamento catechistico e la fattiva collaborazione
con la parrocchia di S.Martino, rappresentano solamente una limitata sintesi della ricchezza delle opere in favore della popolazione e delle famiglie non solo della nostra parrocchia. Un tipico esempio è quello del Circolo A.C.L.I. del paese (1957) voluto da Don Alfredo Montebelli. Il Circolo parte con una intensa attività formativa orientata all’inserimento dei cristiani nel mondo del lavoro. Il locale venne chiuso per riconsegnare alla Parrocchia degli spazi necessari all’attività catechistica e al gruppo “Scout” (1985). Del movimento aclista resta oggi il prezioso lavoro del Patronato A.C.L.I. in viale Adriatica.
Un altro movimento, non nato direttamente dalla Parrocchia, è il Movimento di COMUNIONE E LIBERAZIONE voluto sul piano nazionale da Don Luigi Giussani (1969) per proporre un modello di vita basato su una fede matura e responsabile, vissuta in spirito comunitario per risolvere, anche sul piano sociale, l’emergenza dei nuovi problemi. C.L. ed il suo braccio secolare “La Compagnia delle Opere” che organizza il “meeting” di Rimini hanno oggi a Riccione due importanti punti di riferimento: un gruppo particolarmente diffuso tra i giovani e la scuola materna ed elementare “IL CAMMINO”.
Dopo il cambio del 1966 avvenuto tra D.Alfredo Montebelli e D.Melchiorre Baroni, nasce nel 1971 il GRUPPO FAMIGLIE che caratterizza il suo lavoro sulla vita di coppia e delle famiglie. Pian piano però il gruppo allarga la sua attività per il reintegro nella società di persone con particolari problemi. In seguito il gruppo stringe rapporti anche con la Comunità “Papa Giovanni XXIII” e matura un pensiero basato sulla preghiera e l’adorazione eucaristica. Questa impostazione non poteva non sfociare in molteplici attività (Albania, finanziamento di un gruppo femminile comboniano, Corsi biblici….).
Il lungo periodo di presenza di don Dino (dal 1973 al 2000), si distingue per preziosi impegni di solidarietà. Infatti l’ A.V.U.L.S.S. (1979) realizza una presenza umana all’Ospedale, nelle case di riposo, e promuove corsi di formazione per i nuovi operatori. Nel decennio 1983/1993 il MOVIMENTO PER LA VITA inizia la sua attività nelle due sezioni: quella culturale (1987) ed il CENTRO DI AIUTO ALLA VITA (1993) detto anche “Il Sorriso”. Tra queste due date merita una citazione la CASA FAMIGLIA (1988) che nella parrocchia di S.Lorenzo offre assistenza a bambini con particolari problemi. Nel 1993 nasce ufficialmente il gruppo scout AGESCI “Riccione1” a cui seguì pochi anni più tardi il “Riccione 2” presso la parrocchia di Mater Admirabilis.
Con statuto del 1998 il CENTRO ELISABETTA RENZI, che fa parte della Consulta della Solidarietà, ha reso ufficiale un’attività (già iniziata qualche anno prima) formata da una ricca ed importante rete di corsi per la formazione delle famiglie e dei giovani. Infine, nel 1999 inizia l’esperienza de “IL PUNTO GIOVANE” con l’adesione delle parrocchie di Riccione e di Miramare.
Col Giubileo del 2000 si apre un nuovo eccezionale periodo: IL SECOLO XXI. Oggi occorre avere una nuova ottica per individuare i problemi: bisogna valorizzare i vecchi ed i nuovi movimenti come l’AZIONE CATTOLICA rinnovata dal Concilio, il RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO ed anche tutte le esperienze ecclesiali già citate in questo scritto. Il VATICANO II ha chiamato i cristiani a vivere non tanto una religione tradizionale, ma una FEDE CRISTIANA che si ispiri allo stile di vita dei primi cristiani. Come loro oggi, sperimentando una profonda Conversione, possiamo superare un troppo lungo “BLACK OUT” senza però illuderci di uscirne presto e subito.
Guido Cesaretti