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Sabato 27 Marzo… Era un giorno uggioso e si pensava che anche questa volta il tempo beffardo avrebbe fatto saltare ciò che era stato preparato con dovizia e impegno dai giovani, come d’altronde era successo l’anno precedente. Fino all’ultimo siamo rimasti col fiato sospeso, ma poi Qualcuno ci è stato complice e l’appuntamento alle 20 davanti alla Chiesa non è stato mancato. Mi
aspettavo una gran folla… Se fosse stato un incontro “mondano”, con
musica, lauti banchetti e tutto il resto, sono sicura che la gente avrebbe
sfidato qualsiasi intemperie e sarebbe accorsa numerosa all’appuntamento. Il
nostro, invece, si rivelava un affare “montano”, più che altro, e
religioso, per giunta! Si sa che in questi casi la volontà cede volentieri il
passo alla pigrizia ed è facile trovare mille altri impegni che non possono
essere rinviati, soprattutto tra i giovani… Ma
non importa! Si dice sempre “Pochi, ma
boni” e forse, se al posto di una ventina di persone su per giù, fossimo
stati molti di più a percorrere quel sentiero, non ci sarebbe stato lo stesso
silenzio, lo stesso raccoglimento, la stessa “palpabile” voglia di
riflessione, di preghiera… Pochi
rappresentanti di ogni età (bambini, giovani, meno giovani), pronti ad
affrontare quello che io chiamo scherzosamente “il sentiero delle lacrime”
per la sua difficoltà, quello che da Casotto porta a Belfiore, trasformato per
l’occasione in Via Crucis con tanto di croci di legno poste qua e là ad
intervalli regolari lungo il percorso; ai loro piedi, un piccolo lumino che, per
chi riusciva a scorgerle da lontano, le faceva sembrare degli immobili e silenti
guardiani della natura. Un’occasione
unica e speciale per respirare a pieni polmoni l’aria fresca della sera, per
ammirare una splendida “stellata” con Don Giacomo che si era trasformato in
sapiente “astronomo” e ci indicava qua e là qualche costellazione a lui
nota; un’occasione per notare anche cose mai viste, come la bellezza di
Casotto illuminato a sera dalla strada che arriva al ponte: un quadretto
semplice e un po’ magico, proprio “da presepe”! Un’occasione speciale,
perché no, per stare in compagnia, con gente nuova, magari, e condividere un
momento di preghiera lontano dalla chiesa, lontano dai soliti rituali che,
seppur indispensabili per “nutrire lo spirito”, proprio perché tradizionali
e ripetitivi, rischiano a volte di essere vissuti in maniera superficiale e
abitudinaria. Le
occasioni speciali, insomma, ci sono, esistono, basta saperle afferrare al volo!
Quelle che ti fanno sentire più vicino a Lui, quelle che ti fanno pensare,
riflettere, che permettono il raccoglimento, che ti fanno dimenticare, per un
attimo, la visione della vita imposta dalla società, per la quale i veri valori
sono il materialismo, la superficialità, l’”apparire” più che
l’”essere”… e continuamente “correre”! Momenti in cui si può dare
spazio a ciò che siamo dentro, a ciò che abbiamo dentro, l’ANIMA; un’anima
che non ha bisogno, in fondo, di grandi cose, ma di piccoli attimi di silenzio,
semplicità e profondità. Ad
ogni stazione, quindi, la lettura della Passione di Cristo, un breve commento su
di essa e una riflessione portata “ai nostri giorni”: il difficile rapporto
dei giovani con la Chiesa, la facilità di credersi “onnipotenti”, ma anche
la nostra grande fragilità che ci fa prendere, spesse volte, strade sbagliate
se non siamo in grado di discernere i veri valori sui quali poggiare la nostra
vita. Ad
ogni stazione una preghiera collettiva e poi l’invito di Don Giacomo a
proseguire verso la prossima tappa in silenzio, riflettendo sul mistero di
Cristo e sulla nostra vita. E mentre salivamo, “sentivo” il silenzio, rotto
solo dai nostri respiri affannosi e dai passi ritmici e pesanti che ci facevano
sembrare un esercito in marcia e riflettevo… Non
era, in fondo, quel sentiero, l’immagine della nostra vita? Un cammino a volte
facile, a volte irto e faticoso, da affrontare con grinta e tenacia… Il
cammino della vita, fatto di momenti difficili, di dolori, di sconforti, ma
anche di gioie e speranze, un cammino in mezzo a tanti affanni di ogni giorno in
cui bisogna, però, prendersi il tempo per fermarsi ed ascoltare anche ciò che
Lui ha da dirci. Ad
ogni stazione il racconto del cammino di Gesù verso il Calvario, verso la
morte… Un cammino difficile il suo, fatto di dolore, di fatica, di
tribolazioni, attorniato da gente “che gli sputava addosso”, ma
“compatito” (se per “compatire” si intende il “patire insieme”),
anche da persone come la Veronica, che gli asciuga il volto, o il Cireneo, che,
impressionato dalla fatica di Cristo, gli si affianca e lo aiuta a portare la
croce. Cristo, il figlio di Dio, è caduto non una, ma ben tre volte sotto il
peso della croce ed è riuscito ogni volta ad alzarsi e proseguire, passo dopo
passo, “eroicamente” quasi, non verso un futuro certo di vita e prosperità,
ma verso la morte, e la morte di croce! Ecco,
quindi, ciò che ho pensato affrontando quel sentiero, ecco il senso che ho dato
io alla Via Crucis riflettendo in quella sera di sabato, arrivando infreddolita,
stanca, ma felice alla croce di Belfiore. La
Via Crucis altro non è per me che la metafora della nostra vita. E’
nella natura umana e nell’animo umano sentirsi fragili (lo è stato anche
Cristo quando ha avuto paura del suo imminente destino ed ha chiesto al Padre di
“allontanare quel calice”), e non è sempre facile accettare e capire ciò
che ci succede nella vita. Possono
esserci incontri spiacevoli, persone che non ci capiscono o che ci feriscono,
con parole o gesti non sempre sinceri (come i soldati con Gesù), ma al mondo
esistono anche molte persone “speciali”, pronte a correre in aiuto nei
momenti di difficoltà, pronte a confortare, a donare un abbraccio, pronte ad
aiutarci quando cadiamo in ginocchio perché la nostra “croce” diviene
troppo pesante da sopportare (come la Veronica ed il Cireneo). E di contro
possiamo essere anche noi per gli altri tanti “Cirenei”, tante
“Veroniche”… E’
questa la cosa più bella! Fermandoci ad “ascoltare”, fermandoci a guardare
non con gli occhi “di questo mondo”, ma con gli occhi dell’anima, sarà più
facile renderci conto di questo “miracolo” e capire che veramente Dio non ci
lascia mai soli e in mille modi riesce ad esserci vicino… Non è sempre facile
accorgerci di questo, ma a volte il tempo, la riflessione, la capacità di
“spogliarci” di giudizi, ipocrisie e condizionamenti ci rendono capaci di
“vedere oltre” le cose terrene… Alla
luce della mia “umile” esperienza, l’invito che rivolgo a tutti, è che di
fronte a queste occasioni semplici, ma speciali, non sia la pigrizia ad avere la
meglio, ma si riesca ad abbandonare le solite frasi del tipo “non ho tempo”,
per aprire il proprio cuore ad esperienze che molto hanno da insegnare e che
aiutano a crescere e maturare…in saggezza, magari! In
cima a Belfiore, un sentiero segnato da decine di lumini ci portava ai piedi
della croce che domina la valle, anch’essa adorna di luce; lì ci aspettava la
lettura dell’ultima Stazione, poi, insieme,
tenendoci per mano, abbiamo recitato il Padre Nostro e siamo rimasti per qualche
minuto in silenzio, ad ammirare il cielo stellato, riflettendo ancora,
arricchiti da questa esperienza, sulla nostra vita, sulla grandiosità del
creato, sulla fortuna, credo per tutti, di essere figli di Dio… Un grazie particolare ai volenterosi giovani di Casotto che hanno sfidato le intemperie fiduciosi e hanno organizzato tutto anche sotto la pioggia più “battente”, accogliendoci, tra l’altro, a Belfiore con un banchetto “a sorpresa” fatto di patatine, biscotti e un buon the caldo che, oltre che lo spirito ha rinfrancato e riscaldato anche il corpo. Bravi! E all’anno prossimo! DXE |