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Anche quest’anno non poteva mancare l’articolo sulla Festa di Primavera a Belfiore. Potevamo raccontarvi di quanto ci siamo divertiti, di quanto abbiamo sudato con la Caccia al Tesoro, di quanto ci ha fatti correre il tempo, con la sua pioggia, mentre tornavamo alle nostre case… ma siamo sicuri che tutto ciò già lo sapete, visto che condividete con noi questa esperienza ogni anno, sempre più numerosi . No, questa volta volevamo rendervi partecipi anche
di cosa rappresenta per noi Belfiore, in particolar modo la chiesetta, così
piccola, delicata, modesta, ma che racchiude in sé una storia di avventura,
fede e vita che ci apprestiamo a raccontarvi. Prima però una breve premessa. Belfiore era un piccolo paese che esisteva ancora
prima di Casotto. L’avreste mai detto? È stato abitato fino agli
anni ’60 quando Nicola Sterchele e Maria (genitori di Anna “Ichesa” che
vive a Casotto Basso), ormai anziani, scesero a valle per motivi di salute.
È qui che inizia la nostra storia…i nonni avranno
sicuramente parlato ancora ai loro nipoti di partigiani, tedeschi,
rastrellamenti, fughe…. Anche i Casottani fuggirono sui monti, nei loro “baiti”,
perché, verso la fine della guerra, la valle era diventata una cosiddetta
“zona calda”. Olvino Sterchele, con la sua
e altre famiglie si rifugiò ai “Casoni”, Gervasio “campanaro” e
altre famiglie al “Scorsore”, chi ai “Pizzoli”, ma la maggior parte a
Belfiore come Paola e i suoi giovani figli: Gelindo, Iva, Bertina e Giannina.
Gran parte degli uomini era in guerra, quindi quasi tutte queste persone erano
madri con i loro figli:ragazzi, bambini che amavano giocare alla guerra, nella
guerra, imitare i grandi, fingendosi soldati, partigiani…avevano addirittura
bombe o armi vere, trovate in qualche nascondiglio o abbandonate forse da
qualcuno in fuga… È l’aprile
del 1945, a pochi giorni dall’armistizio, a pochi giorni dall’eccidio di
Pedescala. Un gruppo di soldati tedeschi arriva a Casotto e trovatolo deserto,
decide di andare a Belfiore per un rastrellamento: perché non c’era più
nessuno in paese? Perché erano tutti nei boschi, sul monte? Avevano forse
contatti con i partigiani? Arrivano di sorpresa, non avevano percorso i soliti
sentieri, per questo sbucano dal bosco… Mettono tutti al muro per perquisirli. Solo paura
negli occhi di tutti. Paola abbraccia il figlio Gelindo, poco più che
quindicenne, per proteggerlo e si accorge che sotto il maglione ha una bomba a
mano. Quasi sviene per il terrore: se Gelindo viene scoperto, lo credono
complice… e sicuramente tutti sarebbero stati fucilati all’istante. Il
ragazzo, approfittando di un momento in cui i tedeschi ispezionavano un posto lì
vicino, prova a liberarsi della bomba, che si impiglia nella maglia…se la
sicura si stacca,potrebbe esplodere. Per fortuna riesce a gettarla tra i
cespugli, ma i tedeschi lo guardano con sospetto, si avvicinano a quei cespugli,
guardano…guardano… era facile vederla…è proprio lì…eppure…chissà
perché, non insistono oltre e poco convinti, se ne vanno. Tutte le persone che erano rifugiate a Belfiore,
avendo sfiorato veramente la morte con un dito, decisero di ringraziare Dio per
la protezione, facendo voto di ricostruire la Chiesetta. La guerra finì. Era
dura ricominciare da zero, il tempo
passò così veloce, ma la promessa fatta non si cancellò dal cuore e
dalla mente di quei Casottani.
Intorno agli anni ’70 arrivò a Casotto un nuovo parroco, Don Giuseppe
Marcazzan, pieno di zelo, che amava dare sfogo alla sua perenne energia anche
attraverso lavori manuali di ogni genere. Venuto a conoscenza della vicenda
decise che era giunta l’ora di rendere concreto quel voto. Radunata
la comunità, “armati” questa volta di “picco e badile”, partirono alla
volta di Belfiore. Furono
ben presto posate le prime pietre, mentre le famiglie a turno facevano arrivare
attrezzi, materiali, cibo…
Quest’anno sono esattamente 30 anni dall’inaugurazione della
chiesetta, dedicata a San Rocco, avvenuta il 14 luglio del 1974. Si è fatta una
grande festa, il Vescovo Onisto in persona, appena ripreso dalla salita, celebrò
la Santa Messa e la banda rallegrò la giornata. Ora anche voi sapete che
Belfiore non è solo un luogo pacifico,dove divertirsi, ma è pieno di storia,
è emblema di fede, è lode alla vita. Anche alla nostra vita, perché lassù
c’erano i nostri nonni, i nostri genitori e se quel giorno le cose fossero
andate diversamente, noi non
potremmo essere qui a raccontarvelo!
Prima di concludere, speriamo di essere stati abbastanza fedeli ai fatti
e, a proposito, ringraziamo chi ha avuto la pazienza di raccontarceli e
soprattutto la voglia di riviverli. A voi, rinnoviamo l’invito per il prossimo
anno e chissà… Salendo a Belfiore immagineremo un po’ tutti questa
storia… Il gruppo giovani di Casotto |