Reverendissimo Padre Vescovo,
avevo pensato di inviarLe un e-mail, mezzo più immediato e meno formale, ma la sua Segreteria mi ha risposto che per comunicare con Lei è preferibile utilizzare la posta tradizionale, quindi eccomi qua con carta e penna. Nel frattempo sono trascorsi diversi giorni e questa lettera sarà certamente diversa da quella che avrei scritto nell'imminenza dei fatti, spinta dall'impressione spiacevole per l'improvvisa, inaspettata, non annunciata chiusura di San Luca all'indomani dei funerali di Don Guido Beltrame: alla messa della domenica ci siamo trovati chiusi fuori da un bel cartello e le ragioni esposte dal Parroco -subito interpellato- hanno lasciato molta amarezza.
Davvero San Luca chiude?
E' difficile crederlo per chi l'ha sempre vista parte integrante della vita spitituale della Parrocchia dei Servi -come del resto San Canziano nella quale si celebrava un tempo, alle ore 9:00 della domenica, la "Messa del fanciullo" (e ricordo Don Floriano, per le sue omelie calibrate sull'età dell'uditorio, semplici e nello stesso tempo davvero significative -e proprio lui avrebbe dovuto annunciare la chiusura di una delle nostre chiese? alcuni fedeli pensano che non sarebbe riuscito a farlo!).
I due Rettori di San Canziano e San Luca li vedevamo parte integrante della vita della Parrocchia: confessavano ai Servi almeno il sabato pomeriggio e concelebravano la S. Messa con il Parroco in occasioni solenni oppure particolari alle quali veniva dato rilievo. Ho scoperto solo recentemente, e per un caso fortuito, che si parla di Rettoria con il significato di una certa -se non piena- indipendenza dalla Parrocchia, ma questo ben pochi lo sanno, come ben pochi conoscono il problema della proprietà delle chiese.
Questi aspetti del resto ai fedeli interessano ben poco: se c'è una chiesa si aspettano di poterla frequentare, tanto più se l'hanno fatto da tempi immemorabili, come è appunto per San Luca, tra l'altro facilmente raggiungibile in automobile, accessibile perché senza scala all'ingresso, raccolta perché piccola, calda e accogliente perché ben tenuta. Tante persone le hanno dedicato tempo e risorse, restaurando l'immobile, producendo nuove opere, curando gli arredi. Le iniziative di Don Guido Beltrame in questo senso sono state importanti perché l'hanno interamente rinnovata e ne hanno fatto il luogo di tante cerimonie, soprattutto matrimoni, durante tutto l'anno.
Non ci sono più -qui in centro- i fanciulli per una S. Messa loro dedicata, ma ci sono tante persone anziane -e non- che faticano a raggiungere certi luoghi, che non possono rimanere fuori casa oltre un certo tempo, che in un ambiente piccolo e familiare, tra persone conosciute -anche se solo di vista- si sentono al sicuro se capita qualcosa -come è successo-. Ci sono persone che lavorano oppure hanno in cura i familiari di quelle che lavorano, che riescono a partecipare a una S. Messa nei giorni lavorativi o almeno a recitare una preghiera in chiesa se la chiesa è vicina al loro tragitto quotidiano.
I Rettori di San Luca che ho conosciuto, sia Mons. Candiotto sia Don Guido Beltrame, consideravano motivo di vanto (nel senso buono del termine naturalmente) aver garantito l'apertura di San Luca sempre, in ogni giorno dell'anno, feriale e festivo, con la celebrazione di una S. Messa, che ha sempre avuto i suoi fedeli, persone che abitano nelle vicinanze e persone che vengono da lontano, si fermano il tempo che possono parcheggiando bici e moto sul piccolo sagrato, e poi ripartono per la loro giornata. Vanno a periodi ma ce ne sono sempre e sembrano rinnovarsi come i fiori del prato. Perché qui e non da un'altra parte? Perché San Luca, come altre piccole chiese non parrocchiali, è tanto frequentata?
Queste chiese stanno svolgendo un silenzioso ma importante compito: aprono vicino a tutti noi un luogo di riflessione e di pace che tiene viva la nostra fede e la nostra religione.
Una volta le chiese a Padova -come Lei ben sa- erano molto più numerose: le mappe storiche cittadine conservate nella Sua biblioteca danno il senso dei profondi mutamenti intervenuti negli ultimi secoli. Ricordo la prima volta che vidi una di quelle mappe, non credevo ai miei occhi e contavo e ricontavo le chiese, sia quelle lungo le mura medievali sia quelle dentro le mura. Mi chiedevo che rapporto ci fosse tra numero di abitanti e numero di chiese e che sarebbe successo se avessero continuato a sparire con lo stesso ritmo ... ma non riuscivo -e non riesco- ad immaginare una città senza chiese! E' vero che le vie del Signore sono infinite per raggiungere il cuore degli uomini -come dice il mio Parroco- e che possiamo riunirci a pregare in un luogo qualsiasi, ma per me le chiese rimangono importanti come luogo in cui trovano identità una fede, una religione, una comunità.
Anche le piccole chiese.
Lei dirà che chi guarda il singolo, piccolo, caso particolare non si rende conto dei gravi problemi generali di gestione di una grande Diocesi come quella di Padova, una delle più estese d'Italia. Ma proprio perché è a capo di una Diocesi importante, Lei certamente troverà i modi e i mezzi per soluzioni che rappresentino una soddisfacente mediazione tra i problemi generali e i sentimenti e le attese dei suoi fedeli, salvaguardando l'apertura delle chiese. San Luca sembra quasi un segnale: la sua auspicata riaperura diventerà un segno di fiducia e di speranza.
Grazie!
Padova, 4 gennaio 2003 lettera firmata
(una copia di questa lettera è stata consegnata a Mons. Giorgio Veronese, Parroco dei Servi)