I. LA PARROCCHIA CASA DI COMUNIONE
In un contesto in cui i rapporti tra le
persone rischiano di essere funzionali, "interessati", condizionati dal ruolo,
nasce il desiderio di una comunità capace di curare la qualità delle relazioni. Tale
profonda esigenza di relazione gratuita e di amicizia che investe la comunità cristiana
non corrisponde solo a un desiderio ripetutamente espresso, ma anche alla natura
essenziale e primaria della chiesa.
a. Prima della catechesi, prima della liturgia, prima della carità viene la comunione, o
meglio una comunità capace di accoglienza sincera, di apertura, di condivisione.
b. La salvezza si innesta in un tessuto di relazioni. Il piano salvifico di Dio non è
stato realizzato in forma individuale, ma attraverso la formazione di un popolo.
c. La partecipazione di tutti i fedeli laici all'edificazione della chiesa. In una
società complessa, c'è bisogno di una comunità che promuova e valorizzi tutti i
battezzati, pur nella specificità dei ruoli.
d. La chiesa come segno di unità di tutto il genere umano. La natura della Chiesa che
rinveniamo nella Pentecoste è caratterizzata da una comunione interna profonda, dono
dello Spirito, e allo stesso tempo da una capacità di relazione con gli uomini di ogni
cultura, lingua e popolo.
Linee progettuali
La sfida che si presenta oggi per ridare credibilità alla chiesa è soprattutto quella
della visibilità, traducendo una sensibilità di comunione in strutture di comunione
attraverso:
I. una spiritualità di comunione. " ... prima di programmare iniziative concrete
occorre promuovere una spiritualità della comunione" (Nuovo Millennio, 43).
Spiritualità della comunione significa capacità di sentire il fratello di fede come
«uno che mi appartiene», capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è
nell'altro, saper «fare spazio» al fratello.
2. la cura degli spazi e dei luoghi. Fare spazio, con-dividere cioè "dividere
insieme" i luoghi dell'esperienza di vita e di fede. Per una parrocchia che vuole
diventare ogni giorno comunità può significare riconoscere e curare in modo attento e
rinnovato tre luoghi (o spazi) di comunione:
- lo spazio personale, come accoglienza interiore, come tempo a disposizione, come
capacità di stare insieme, come voglia/disponibilità a condividere iniziative comuni.
- lo spazio comunitario, rappresentato da tutte le occasioni entro cui accogliere e
valorizzare le doti, gli entusiasmi, le sofferenze di ciascuno.
- lo spazio materiale, fatto di luoghi per pregare e celebrare, sale per
incontrarsi, spazi per festeggiare, per mangiare insieme, per esprimersi artisticamente
(centro comunitario), ma anche locali per accoglienze d'emergenza (foresteria
parrocchiale).
3. la collaborazione tra le parrocchie, la pastorale d'insieme. Preti e laici si rendono,
così, accompagnatori gli uni degli altri nel cammino comune di ricerca e di risposta alla
propria vocazione umana e cristiana.
4. la cura pastorale della famiglia: valorizzando la comunicazione della fede, il rapporto
tra famiglie, l'esperienza di carità.
2. LA PARROCCHIA SCUOLA DI FORMAZIONE
Emerge come prioritaria l'esigenza di
interpretare, stimolare e rispondere 0//0 domanda di formazione. Nelle comunità
parrocchiali, o ai margini di esse, si constatano esigenze assai diverse: si va da coloro
che avvertono il bisogno di una formazione approfondita e si attivano per riceverla nelle
forme opportune, a coloro che non sentono alcuna esigenza, che "attendono" le
occasioni senza cercarle oppure a coloro che non sanno definire le proprie attese. Un modo
corretto di azione in questo senso dovrà poter fornire indicazioni precise sulle
possibilità di intraprendere percorsi adeguati: quando, dove, a cura di chi, in quale
contesto.
Linee progettuali
Alla luce delle precedenti considerazioni e degli orientamenti emersi dall'ascolto delle
comunità parrocchiali e vicariali della città, emergono alcuni itinerari privilegiati di
formazione:
1. L'educazione e l'accompagnamento della fede.
2. La formazione al servizio nella comunità ecclesiale.
3. La formazione al servizio e alla testimonianza nella comunità civile.
1.1 L'anno liturgico costituisce un grande itinerario di educazione alla fede, una specie
di tessuto connettivo di tutte le altre iniziative. Per questo è necessario porre
attenzione ai momenti forti, qualificare l'animazione della liturgia domenicale, far sì
che l'omelia costituisca occasione di dialogo fecondo fra fede e vita, favorire la
partecipazione di gruppi e dell'intera comunità, curare la comprensione dei segni e dei
gesti, coltivare il gusto della preghiera attraverso la cura per il canto, per gli spazi e
gli arredi sacri.
1.2 La formazione degli adulti che tenga conto delle condizioni di vita e di lavoro oggi
diffuse negli adulti e pertanto collocata strategicamente nel tempo e nella modalità di
proposta.
1.3 L'attenzione alle famiglie con percorsi organizzati per gruppi famiglie e per coppie
giovani e accompagnati da coppie o famiglie guida.
1.4 L'attività associativa offerta dai gruppi per ragazzi, adolescenti, giovani e adulti
anche se vengono segnalati alcuni punti di debolezza nella proposta metodologica e nella
formazione degli animatori.
2.1 La formazione al servizio nella comunità ecclesiale (operatori pastorali). Si parla
propriamente, in questo caso, di formazione, con il contributo di organizzazione e di
competenze che può offrire solo un contesto più vasto della parrocchia (vicariato o
città), e con questi elementi fondamentali:
una preparazione biblico-teologica
una formazione sulla spiritualità dell'accoglienza e della comunione: una formazione
sulla gestione delle dinamiche relazionali;
una formazione su tematiche organizzative, su tecniche di animazione e di comunicazione.
3.1 Formazione al servizio e alla testimonianza nella comunità civile. Anche rispetto
all'essere ponte verso il territorio e la comunità civile, si segnalano delle attenzioni
formative privilegiate rivolte a:
la capacità di cogliere in maniera responsabile e non passiva i "segni dei
tempi"; sensibilizzazione, preparazione e accompagnamento all'impegno socio-politico;
la progettazione coordinata tra comunità ecclesiale e civile nel territorio.
3. PARROCCHIA PONTE SUL TERRITORIO
Il territorio è un termine di uso
relativamente recente e può comprendere tre significati diversi che si integrano fra di
loro:
a) lo spazio geografico
b) la popolazione che abita una determinata area, con le proprie abitudini, culture e
relazioni
c) le istituzioni e le comunità di varia natura (civili, religiose, ecclesiali ... )
realizzate in quel
determinato ambiente.
Il cuore del territorio e dell'ambiente è l'uomo che vi abita.
Tutta la popolazione che vive i confini della parrocchia deve essere con modalità diverse
nel cuore del parroco, del consiglio pastorale, della comunità cristiana, nell'impegno
della pastorale: la Chiesa, il Signore, l'ha istituita per questo.
La parrocchia non può ripiegarsi su se stessa e lasciarsi assorbire dalle proprie
incombenze, ma deve starle a cuore il bene comune, cioè di tutti e di ciascuno.
Linee progettuali
È importante che il territorio rientri nell'interesse pastorale, nei piani pastorali e
nella preghiera della comunità cristiana. Pertanto da parte delle comunità cristiane
diventa necessario:
1. promuovere iniziative di informazione e formazione per l'ascolto e la conoscenza delle
problematiche del territorio.
2. cercare forme di coordinamento e contatto con soggetti, enti e realtà del territorio,
particolarmente significative (il Comune, gli ospedali, la scuola, le case di riposo, le
attività economiche, le attività istituzionali, volontariato, sport, ecc.)
3. curare la qualità della vita.
4. curare una sensibilità ecologica, per la riscoperta del creato e la tutela
dell'ambiente, come casa dell'uomo.
5. custodire il tesoro delle tradizioni culturali e spirituali, la ricchezza della storia
e dell'identità del territorio della parrocchia.
6. programmare momenti e strutture per l'osservazione dei mutamenti sociali, civili ed
economici del territorio, per valutare le conseguenze degli stessi sulla vita delle
persone, la coesione sociale e le relazioni fra i cambiamenti e l'azione pastorale, e
suggerire ambiti di impegno comune tra i cattolici.
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