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La chiesa
parrocchiale di Sant'Agabio si affaccia oggi sulla piazza monsignor Brustia.
E'
in stile neo-romanico, a tre navate, con finestre oblunghe lungo le navate
laterali e finestre rotonde sulla facciata.
Durante i lavori di restauro della
chiesa parrocchiale eseguiti nel 1975-76 dalla scuola del Beato Angelico di
Milano diretta da monsignor Vigorelli, sono state anche realizzate dalla ditta
Grassi di Milano le artistiche vetrate.
Entrando in chiesa si è subito colpiti
dall'armonia e dalla luce che filtra attraverso le finestre colorate, il cui
significato si basa su un preciso disegno teologico.
Il rosone centrale, posto
sopra l'ingresso principale, ha al centro il simbolo trinitario e vuol
rappresentare Dio nel momento della creazione.
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Esso misura mt. 3,5 di diametro
ed è suddiviso in 150 riquadri con 600 vetri.
Le otto vetrate di forma
circolare, poste nella parte superiore, sono state studiate appositamente per
illustrare il tema della creazione, così come viene presentato dal libro della
Genesi.
Le sette vetrate situate nelle navate laterali, nella loro immediata
linearità, presentano una suggestiva interpretazione simbolica dei sacramenti.
Esse, con diverse tonalità di colori, conferiscono alla chiesa un'atmosfera
densa di raccoglimento.
Nella navata di sinistra troviamo raffigurati: il
Battesimo, l'Eucarestia, l'Unzione degli infermi e il Matrimonio.
Nella navata
di destra: la Cresima, la Penitenza e l'Ordine.
La fabbrica della chiesa risulta
dall'integrazione della parte settecentesca, campanile, coro e presbiterio, con
la parte nuova, più ridotta rispetto alle dimensioni che un coro e presbiterio
così grandi avrebbero presupposto.
E' lunga m. 32, larga m. 17 e alta m. 15.
La
facciata in mattoni, con ornati in pietra artificiale, è alta m. 20 ed è
divisa in tre sezioni, corrispondenti alle navate. La cappella del presbiterio
è chiusa da balaustre e presenta due amboni, interventi entrambi eseguiti nel
1962, unitamente al pavimento.
L'altare maggiore, in stile barocco, situato al
centro della cappella e isolato dal muro, è certamente la costruzione più
pregevole contenuta nella chiesa. Fu trasportato dall'antica chiesa parrocchiale
presso i bastioni e risale probabilmente agli anni fra il 1706 e il 1709.
Al
centro dell'altare è collocato un grande crocifisso in legno, opera del
professor Fornara di Borgomanero. Quest'opera d'arte fu commissionata nel 1964
per ricordare i venticinque anni di sacerdozio del parroco monsignor Eugenio
Lupo.
Nell'abside a forma circolare è sistemato il coro, con stalli in legno
posti su due file.
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Agli estremi delle navate laterali si trovano le cappelle
dedicate alla Beata Vergine del Rosario, patrona della parrocchia, e al
Crocifisso.
L'altare della Madonna, progettato dal padre francescano Giovanni
Maria Tognazzi, originario di Sant'Agabio e realizzato nel 1962; è in marmo
bianco e nella parte superiore è composto da tre nicchie con statue.
La Madonna
del Rosario, al centro, è opera del Sella (1824 -1902), allievo a Varallo del
Terrioli e per molti anni insegnante di intaglio e plastica all'Istituto Bellini
di Novara; le statue di sant'Antonio e san Giuseppe ai lati sono in legno e
provengono dalla val Gardena.
Nella stessa cappella è visibile un quadro, di
autore anonimo, raffigurante sant'Agabio rivestito degli abiti per la
celebrazione dell'Eucarestia.
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Ai piedi del santo vescovo ci sono due angeli i
quali tengono in mano l'uno un calice con l'ostia eucaristica e l'altro un
turibolo. Dalla forma della cornice si potrebbe dedurre che fosse una pala
d'altare ma non si può stabilire da quale chiesa o altare provenga.
L'altare a
nord trovò la sua sistemazione definitiva con la collocazione del gruppo
statuario prodotto a Ortisei in val Gardena, raffigurante il Crocifisso che
abbraccia san Francesco, donato delle terziarie francescane nel 1926 in
occasione del settimo centenario della morte del santo.
Nella navata centrale e
sulla parete di fondo sono dipinti sette affreschi di cui cinque rappresentanti
scene della vita di sant'Agabio e i due centrali rappresentanti i santi e beati
della Diocesi di Novara.
Questo ciclo pittorico è opera di Mazzucchi ed è
stato realizzato negli anni 1946-47. Un particolare curioso: nell'affresco che
raffigura la traslazione di sant'Agabio in cattedrale, posto sopra il portone
principale, uno dei portatori del feretro è don Francesco Brustia e uno dei
presenti don Vincenzo Bairate.
Nella navata laterale di destra è murata una
lapide che ricorda il giorno della consacrazione della chiesa:
Il tempio di
sant'Agabio
che si fregia del titolo della vittoria
cominciato il dì 11
settembre 1727
interrotto al Natale 1832
ripreso alla fine del 1924
ebbe il
compimento nel 1926
l'anno che vide il Giubileo universale
e il settimo
centenario della morte di s.Francesco d'Assisi
Monsignor Giuseppe Castelli ne fece la consacrazione il 9 settembre 1926
compiendo il primo di simili riti nel suo episcopato nella Diocesi di Novara
Il Parroco Vincenzo Bairate
I fabbricieri: Maestro
cav. Luigi Cappa Paolo Manzini
Ambrogio Invernizzi Enrico Sigismondi
col
Cassiere Luigi Stangalini
vollero ricordare la festa che fu corona all'edifizio
santo.
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Fra le reliquie che si
conservano nella Chiesa parrocchiale di Sant'Agabio il pezzo di maggior
interesse è certamente il reliquiario contenente il braccio e la mano destra di
sant'Agabio, che viene esposto in occasione della festa il 10 settembre.
La
separazione di questa reliquia dal resto del corpo del santo, trasferito in
duomo per volere del vescovo Cadulto nell'890 circa, risalirebbe al medesimo
anno ma non esistono documenti di nessun genere che attestino
quest'affermazione.
Il braccio, posto in un reliquiario a sè stante, rimase
nella parrocchiale di Sant'Agabio fino al 1553 quando per ordine del Vescovo
Cardinal Morone fu trasferito in cattedrale.
In un inventario delle
suppellettili della chiesa parrocchiale compilato dal parroco Andrea Tettoni
nello stesso anno il reliquiario viene descritto come avente forma di braccio di
rame dorato, con la mano in argento.
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Nel 1740 l'Università dei mercanti donò
il reliquiario attuale.
Il 2 gennaio 1637 i sindaci e consiglieri dei mercanti
avevano infatti deliberato di scegliere sant'Agabio come loro patrono. Essi
avrebbero celebrato la festa il 10 settembre nella cappella dedicata al santo in
cattedrale e in quel giorno le botteghe sarebbero rimaste chiuse, avrebbero
esposto lo stendardo del santo e fatto l'offerta della cera al cappellano e ai
canonici.
Era inoltre in previsione la commissione di un quadro rappresentante
il santo da tenere nella sala del consiglio. Con un decreto del 15 luglio 1637
Filippo III approvava questa decisione e l'8 settembre il vicario generale della
Diocesi, Niccolò Leonardi approvava la supplica inoltrata dai sindaci
dell'Università, Nicola Pellizzari e Bernardino Legnano.
In un inventario del
1779 si legge che in quell'anno il reliquiario era conservato nella sacrestia
del duomo, insieme ad altre reliquie del santo: "Un braccio d'argento tutto
lavorato con ornati d'orati con due cristalli con un anello d'oro con entro un
topazio giallo, in cui si conserva il prodigioso braccio del nostro protettore
Sant' Agabio; la quale teca è stata donata dall'università del mercimonio di
codesta città l'anno 1740. Il tutto munito di sigilli, con astuccio di legno
coperto di pelle".
Per tutto l'Ottocento il reliquiario fu uno dei più
venerati; in tempo di necessità o di pericolo si esponeva o si portava in
processione. L'ultima ricognizione della reliquia fu fatta nel 1879. Sul sigillo
posto in fondo al reliquiario è ancora distinguibile lo stemma di monsignor
Stanislao Eula.
Dal 1927 la reliquia è ritornata nella chiesa parrocchiale.
Il
29 settembre 1926 la Fabbriceria della chiesa di Sant'Agabio aveva inviato al
vescovo una supplica al fine di ottenere la restituzione del corpo del santo
patrono.
Il vescovo aveva interpellato il capitolo della cattedrale il quale
nella seduta del 14 gennaio 1927 aveva espresso parere negativo alla consegna
del corpo e favorevole alla restituzione dell'insigne reliquiario del braccio.
Il 20 gennaio il capitolo inviò al vescovo una lettera che riportava il parere
dei canonici e nello stesso giorno mons. Castelli la inviò al parroco.
Il 29
aprile con grande solennità il vescovo, accompagnato dal penitenziere della
cattedrale don Pietro Coffano e dal rettore del seminario don Carlo Stoppa,
consegnò il reliquiario a don Bairate. |