Peccato e perdono

Cristo e l'adultera, Alessandro Allori (Firenze, Santo Spirito)Le letture bibliche di questa quinta domenica di quaresima ripresentano l’invito alla conversione, a rinnovare radicalmente i nostri pensieri, a mettere ordine nel nostro rapporto con Dio e con il prossimo. Si sottolinea con forza però l’idea che questo rinnovamento è principalmente opera di Dio, e non effetto delle nostre iniziative e delle nostre forze.

Il Vangelo ci presenta il racconto dell’adultera perdonata da Gesù. Questo racconto, se da una parte denuncia la forma di rigorismo ipocrita, capace solo di condannare e uccidere, dall’altra mostra come il perdono e la misericordia possano trasformare e rinnovare chi si era smarrito nel peccato.

Col peccato l’uomo rompe dei rapporti per cui si ingenera divisione:

* con Dio.

* con se stessi

* con il prossimo

Questa è la realtà del peccato che, partendo da Adamo, ha introdotto all’interno della creazione un disordine che ha coinvolto tutte le creature. Solo chi fa esperienza di tale realtà può correggersi, mentre chi non ne è cosciente, difficilmente ci riuscirà.

Ogni peccato non è soltanto una pura e semplice mancanza, ma è anche una nostra complicità col male. La decisione di non comportarsi così, si chiama "Conversione". Per convertirsi bisogna riconoscere l’errore e perciò essere pentiti, così da richiedere una fiduciosa domanda di perdono.

Il senso di colpa non indica

* conversione

* o intenzione di non compiere più quell’azione e neppure che si è pentiti, esso indica soltanto che in qualche modo vi è ancora qualcosa di poco chiaro e che dentro di noi vi è dipendenza perciò, non siamo liberi.

Avere sensi di colpa, costruisce una coscienza turbata che difficilmente saprà assumersi le responsabilità. In questi casi solo la fede ci viene in aiuto. Ma, avere la fede, essere in rapporto interpersonale (cioé rapporto in cui ogni persona considera l’altra della stessa dignità) con Cristo non pone l’uomo al riparo dalla possibilità di peccare, perché le radici, le predisposizioni egoistiche sono dure da estirpare e la lotta continua per tutta la vita. Chi ha la fede comprende molto bene quando compie un peccato e, se veramente si pente e torna sui suoi passi sarà perdonato, perché avrà modificato interiormente tutto il suo atteggiamento personale. Tutte le strade che partono dall’umile riconoscimento della nostra povertà e debolezza creaturale possono condurre a Dio, perché Dio non è diviso dalla persona neanche quando questa pecca.

Il racconto del Vangelo non è una lezione di perbenismo e neanche di moralismo ma è soprattutto un annuncio di liberazione e di salvezza. Liberazione intesa non come assenza di ordine o di leggi, che spesso si traduce nel contrario della libertà, cioé nella prepotenza del più forte e nell’umiliazione e nello sfruttamento del più debole. Ma liberazione intesa in modo assolutamente inedito e rivoluzionario, cioé perdono.

Il perdono che Gesù dà alla peccatrice non è:

* Malintesa tolleranza (cioé, lasciamo perdere, chi se ne importa), dettata da disinteresse per l’uomo e chiusa ad ogni speranza.

* Condono o annullamento totale o parziale di una colpa.

* Debolezza o impotenza (si perdona perché non si può far niente, perché non ci si può vendicare o rivalere).

Ma il perdono che Gesù dà alla peccatrice:

* è una realtà più radicale che cancella tutte le colpe

* è un atto che trasforma l’uomo offrendogli la possibilità di ricominciare da capo

* è un atto di forza morale perché è credito fatto all’uomo

* esige un cuore grande capace di imporsi sull’istinto e sulla passione. Proprio qui avviene il miracolo: l’uomo mosso dall’amore e non dalla paura cambia la sua vita e si accorge del suo errore. Non per costrizione di legge o di natura, ma nella piena libertà accoglie questo dono.

E’ questo il senso dell’invito che Gesù rivolge alla peccatrice. L’insegnamento del Vangelo rivela l’amore sconfinato di Dio per le sue creature, anche se ignorato perché ostacolato dal peccato, che ci insegna ad amare il nostro prossimo fino al perdono. Il cristiano perdona perché Dio ha perdonato per primo ed è proprio questo amore di Dio che permette all’uomo di perdonare a sua volta i torti al suo prossimo.