Il chicco di grano
E' bello guardare un campo di grano, vedere le spighe piegarsi al vento e come un manto dorato avvolgere la terra e il nostro sguardo. Questa doveva essere la sensazione provata dagli Ebrei dinanzi ai loro campi pieni di spighe mature e, certamente, tanto doveva essere stata la loro fatica per coltivarli. Si cominciava con l'aratura del terreno che era preceduta dalla recita della preghiera: "Signore, il rosso riguarda me, ma il verde riguarda te; noi ariamo, ma sei tu che elargisci" (Rosso sta ad indicare il colore porpora delle terre arate della Palestina). All'aratura seguiva la semina, i più gettavano sul terreno la semente; pochi erano coloro i quali deponevano i chicchi nel terreno in modo da non perdersi tra le pietre. A Pasqua i campi cominciavano a biondeggiare, a maggio era possibile mietere, lasciando, così come prescriveva la legge, le spighe ai margini della strada per i poveri. I covoni dovevano essere trebbiati e, grazie alla brezza mediterranea che non avrebbe portato via tutto, epurati dalla paglia.
Questi lavori richiedevano fatica e attenzione. E Gesù quando racconta la parabola del chicco di grano, sa bene che chi ascolta comprende quanto lui sta dicendo. Egli però parla del chicco in modo diverso, dando cioé nuovi significati:
- Il Chicco per eccellenza è Lui stesso che deve morire per germinare frutti di salvezza per l'umanità.
- Anche il cristiano è come un chicco che deve umiliarsi e scomparire per potere rinascere e crescere nelle fede e nelle opere. Chi vive giustamente si può paragonare alla messe dei campi.
- Chicco è la Chiesa che passa attraverso le persecuzioni e l'annullamento fino al martirio per divenire semenza di santi e proseliti del Cristianesimo.
Il chicco di grano che non muore non ha nessuna utilità: è sterile. Per diventare farina è necessario che venga frantumato, per diventare germoglio deve morire ma, a quel punto, non esisterà più poiché si sarà trasformato, avrà cambiato la sua stessa natura. Per comprendere la fecondità della morte del chicco bisogna aspettare l'estate, quando le messi biondeggiano. Così è stato di Gesù il quale ha offerto la sua vita per trasfigurare la nostra vita da mortale in immortale. Il sacrificio di Gesù in croce, non è sinonimo di morte bensì di vita
"Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore, eppure quello che semini è un semplice chicco di grano e non il corpo che nascerà". (1 Cor 15, 36-67)
Chi dice queste parole è San Paolo che con l'immagine del chicco di grano fa capire qual è il futuro di ogni credente: la resurrezione.
E' necessario dunque rimanere nella stessa spiga di Cristo per accettare con una mentalità cristiana la vita, con tutte le esperienze di morte cui siamo chiamati a vivere, con la consapevolezza che, innestati in Lui, grazie a tutti i mezzi che ci sono stati donati, sapremo affrontare e trasformare il nostro quotidiano già sulla terra: è qui che inizia il nostro paradiso.