La Preghiera Eucaristica
 
Un noto proverbio recita così: "A pregare si impara pregando"; sono sorte oggi moltissime scuole che vogliono far sperimentare la preghiera, ad ogni cristiano che voglia metterla in un posto rilevante nella propria vita.
Se è vero che esitono svariate scuole, di fatto ve n’è una alla portata di tutti e al di sopra di tutte, la più significativa, la più completa e per dirla come qualcuno afferma, "la cattedra privilegiata" per l’insegnamento e la formazione della preghiera personale; si tratta della Preghiera Eucaristica, cuore dei nostri culti.
La parola culto deriva dal latino e significa onorare, venerare, coltivare; culto è dunque quel sentimento religioso con cui, nel nostro cuore, rendiamo grazie a Dio, ma sono anche i riti e le preghiere che manifestiamo insieme o da soli. Il culto ci aiuta a stabilire una relazione tra noi e il Signore. L’iniziativa è sempre di Dio, la risposta deve essere dell’uomo. E’ così che avviene nell’Antico Testamento: ogni buon ebreo aderiva totalmente a Dio al punto da non trovare più la linea di demarcazione tra culto e vita.
 
Il culto ebraico era stato però soltanto un inizio poiché viene rifiutato dai cristiani i quali capiscono l’assoluta novità del culto di Cristo; culto non sono i riti, le cose sacre, le persone addette al culto, il vero culto viene iniziato da Gesù nella sua vita mortale, sul Calvario e poi continuato dalla Chiesa che a Lui si associa. San Paolo ci viene in aiuto nella comprensione della parola "culto" e scrive che ogni battezzato deve offrire se stesso "come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio", ognuno deve offrire se stesso come "culto spirituale". Ma come la nostra vita può diventare "culto spirituale"? Attraverso le azioni sacre della Liturgia, attraverso cioé la partecipazione alla vita sacramentale di Cristo e, anzitutto, al suo sacrificio eucaristico che mette tutta la vita del cristiano dentro il culto che Cristo, unito alla sua Chiesa, rende continuamente al Padre.
 
La Preghiera Eucaristica è quella preghiera che esprime desideri, domande, ringraziamento, lode, ammirazione, pentimento, fede-speranza-amore, in varie forme. Essa presenta le verità che si compiono nel rito pregandole; dunque è una catechesi di preghiera già in preghiera. La Messa possiamo definirla come una finestra aperta sul mistero pasquale, ogni volta che apriamo questa finestra il mistero di Cristo risorto passa attraverso essa e ci rigenera, ci rende partecipi della vita del Risorto. E' come la luce del sole che avvolge tutta la terra, ma entra nelle nostre stanze solo quando apriamo le imposte, allo stesso modo, la luce di Cristo, accesa una volta e per tutte nella Domenica di Pasqua, ci giunge se celebriamo il memoriale eucaristico cioé, se apriamo la "nostra finestra".
 
Qual è la Preghiera Eucaristica?
 
La Preghiera Eucaristica è quella parte della Messa che inizia con il Prefazio, comprende il racconto dell'Ultima Cena e termina con il grande Amen dell'assemblea prima del Padre nostro. Se l'Eucaristia è il culmine e il centro di tutta la vita sacramentale della Chiesa, la Preghiera Eucaristica è il cuore della stessa Eucaristia. Eppure questa parte della Messa, questa grande preghiera è ancora troppo poco conosciuta e troppo poco partecipata dai noi cristiani che frequentiamo la Messa. Poco partecipata perché quasi del tutto sconosciuta e anche perché questa parte della Messa sembra la meno adatta alla partecipazione, come viene normalmente intesa, a base di canti, suoni, gestualità.
La Preghiera Eucaristica è tutta raccolta intorno alla celebrazione di chi presiede l'assemblea e così, anche se il sacerdote, dopo la riforma liturgica del Vaticano II, celebra in italiano rivolto verso il popolo, durante la Preghiera Eucaristica la nostra attenzione cala, come se quello che si dice e si fa all'altare riguardasse solo il sacerdote. Molti dei cristiani presenti si risvegliano solo alle parole della consacrazione.
Ma le parole del racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, staccate dall'insieme di tutto quello che accade nella Messa, non ci possono dire tutto.
La Messa è un' "azione totale" costituita da parole e fatti, in essa cioé conta quello che vi si dice e quello che vi si compie. Il significato intero della Preghiera Eucaristica non si esaurisce nelle parole di quella che chiamiamo "consacrazione". Per meglio comprendere, possiamo dire così: le parole che raccontano l'istituzione dell'Eucaristia sono come un gioiello di inestimabile valore racchiuso in uno scrigno anch'esso preziosissimo. Bisogna spalancare lo scrigno per apprezzare il gioiello.
 
Le origini della Preghiera Eucaristica
 
L'origine della Preghiera Eucaristica si deve cercare nelle parole e nei gesti di Cristo durante l'Ultima Cena e che vengono tramandati a noi mediante i racconti dell'Istituzione.
Anche se gli esegeti discutono sulla natura dell'Ultima Cena, la Chiesa ha sempre avuto la certezza di realizzare, attraverso la celebrazione eucaristica, il comando di Gesù agli apostoli: "Fate questo in memoria di me" (1 Cor 11,24). Che cosa fece allora Gesù? Secondo il racconto dei sinottici (Matteo, Marco e Luca), vediamo che Gesù inserì nello svolgimento della cena pasquale ebraica qualcosa di completamente nuovo, inatteso.
All'inizio del pasto, quando normalmente c'era una benedizione sul pane, anche Gesù pronunziò la preghiera consueta ("rese grazie"), poi spezzò il pane e lo distribuì con le parole nuove: "Questo è il mio corpo che è dato per voi". A conclusione del pasto, quando l'uso ebraico prevedeva (e tutt'ora prevede) una solenne preghiera di benedizione a Dio sul calice di vino che veniva distribuito a tutti, Gesù inaspettatamente aggiunge queste parole: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi" (Lc 22,20). La preghiera con cui Gesù benedice il Padre per l'alimento dato (in ebraico birkat ha-mazon), è considerata l'origine della Preghiera Eucaristica cristiana. La birkat ha-mazon è una preghiera composta da tre strofe:
 
1) Benedizione: si benedice Dio per l'alimento dato;
 
2) Memoriale: Si ringrazia Dio ricordando la storia della salvezza dall'uscita d'Egitto alla cena consumata;
 
3) Ringraziamento e Supplica: Si supplica Dio perché Israele, Gerusalemme, la dinastia davidica e il tempio possano sempre sussistere.
 
Si tratta solo di uno schema che serve solo ad impostare la preghiera.
La Preghiera cristiana, pur derivando dalla birkat ha-mazon, si rivela del tutto originale. Nei primi secoli non esistevano testi prescritti: la Preghiera Eucaristica veniva formulata liberamente restando sempre fedeli ad alcuni contenuti tradizionali. Solo tra il IV e il VI secolo si svilupparono molti formulari eucaristici che si differenziarono a partire dalla Chiesa di appartenenza:
 
1) La Tradizione siro-occidentale e gallicano-ispanica;
 
2) La Tradizione alessandrina e romana (canone).
 
Nella prima la Preghiera Eucaristica viene divisa in tre grandi sezioni che si possono attribuire a ciascuna delle tre persone divine. Più complessa risulta la preghiera della seconda tradizione.
 
Quali sono i temi dominanti nella Preghiera Eucaristica?
1) L'Azione di grazie;
2) La memoria;
3) L'offerta sacrificale.
Questi tre temi percorrono tutta la Preghiera Eucaristica ed emergono alternandosi, in modo dominante.
 
L'AZIONE DI GRAZIE:
Con questa azione i cristiani ringraziano Dio Padre perché ha donato suo Figlio come Salvatore. Si tratta di quel sacrificio di lode che affonda le sue radici nell'Antico testamento. Al capitolo 7 del libro del Levitico si parla del "sacrificio di comunione" in cui parte della vittima veniva bruciata sull'altare e parte veniva consumata dall'offerente, come rendimento di grazie a Dio e come mezzo di unione con lui. Questi sacrifici venivano accompagnati dalla preghiera di lode (todah) che ne dava anche il nome. Era questa una preghiera che proclamava le opere di salvezza, unita ad una supplica. Con essa si esprimeva a Dio il desiderio aderire e restare nella sua alleanza, nonostante i peccati. Senza la preghiera di lode e di ringraziamento il sacrificio non era altro che un gesto vuoto, contro cui i profeti lanciano invettive terribili. I profeti non rifiutano i culti, non vogliono cambiare i riti ma si sdegnano per quegli atti di culto che non nascono dal cuore. Per lo stesso motivo il salmista del Sl 50 può dire: "Signore apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché se offro olocausti non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio". Nel Sl 49,14 si legge "offri a Dio un sacrificio di lode" che in una traduzione aramaica diventa: "Offri a Dio la lode come sacrificio". Gesù, sul terreno già preparato dell'Antico testamento può affermare: "Misericordia voglio e non sacrifici" (Mt 9,13).
Ecco come l'antico sacrificio di lode ha preparato i cuori all'unico sacrificio di lode della Nuova Alleanza divenendo quel sacrificio in cui Gesù si offre al Padre per noi e con noi come "Agnello senza macchia e lode perfetta" (Prefazio II dell'Eucarestia).
Il posto privilegiato della lode, nella Preghiera Eucaristica, è il Prefazio che invita proprio a render grazie a Dio, fermo restando il fatto che anche l'offerta del sacrificio viene fatta in rendimento di grazie.
In definitiva possiamo affermare che questa parte della Preghiera Eucaristica ci deve insegnare a non considerare "nulla dovuto", ma il ringraziamento più grande che possiamo rivolgere a Dio è l'avere ricevuto il dono totale di Cristo. Parliamo del dono della Redenzione. Poiché l'uomo non può contraccambiare al dono che sta per ricevere, l'unica sua risposta è l'azione di grazie, lode e fonte di salvezza. Con la nostra azione di lode professiamo la nostra fede e diciamo grazie:
 
1) Perché abbiamo Cristo, Unigenito del Padre, Dio stesso, datoci come Signore e fratello.
 
2) Perché riconosciamo la bontà di Dio che, per noi, non ha risparmiato suo Figlio.
 
3) Perché da Cristo crocifisso glorioso, ci viene dato lo Spirito Santo, primo dono dato ai credenti.
 
4) Perché grazie al suo "Corpo" e al suo "Sangue", nasce ogni giorno la Chiesa.
 
5) Perché grazie all'Eucarestia diventiamo sempre più uomini
* a cui è consentito ragionare in un mondo irragionevole;
* a cui è dato di amare in un mondo devastato dall'odio;
* a cui è dato di giore in mezzo a tanta gente triste e sfiduciata.
La nostra azione di grazie viene rafforzata dalla lode divina del Santo dei cori celesti.
 
MEMORIALE:
Il primo aspetto della Preghiera Eucaristica che abbiamo già esaminato riguardava l’azione di grazie; il contenuto di questo ringraziamento è il memoriale stesso. Andando un po’ a ritroso nella Bibbia e, precisamente, nel libro dell’Esodo al capitolo 12 si legge circa le disposizioni date da Dio a Mosé per la celebrazione della Pasqua ebraica, che riguardava la morte dei primogeniti egiziani e il passaggio della palude dei giunchi. Nello stesso capitolo al versetto 14 si legge: "Questo giorno sarà per voi un memoriale: lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito solenne" e al capitolo successivo: "Ricordati di questo giorno nel quale siete usciti dall’Egitto, dalla condizione servile, perché con mano potente il Signore vi ha fatto uscire di là".
Memoriale è dunque il ricordo di fatti già avvenuti. Ma Dio precisa che il memoriale non è solo memoria del passato, ma si svolge nell’oggi. In Dt 29, 13-14 sta scritto: "Non soltanto con voi io sancisco questa alleanza e pronuncio questa imprecazione ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi oggi non è con noi". La Pasqua celebrata da Mosé vale ancora oggi per tutti gli ebrei che la celebrano.
Anche nella preghiera eucaristica il memoriale vale oggi così com’è valso quando è stato istituito nell’ultima cena e consumato sulla croce.
Di fatto tutta la Messa è un memoriale (ricordo) della Pasqua di Cristo. Nel momento dell’ "Anàmnesi" questo ricordo racchiude due aspetti:
 
1) l’obbedienza al comando di Gesù: "Fate questo in memoria di me";
 
2) e la risposta della Chiesa "Memori dunque (...) Ti offriamo il pane della vita e il calice della salvezza.
 
Il comando di Gesù sembra volerci dire di ripetere quello che Lui ha fatto per ricordarci di quei fatti. San Paolo invece in 1 Cor 11,26 specifica: "ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga". Ebbene il sacrificio di Cristo sulla croce non viene ripetuto né rinnovato ma, semplicemente perpetuato nei secoli (Sacrosantum Concilium n 47) fino al suo ritorno. Del sacrificio di Gesù ne parla a lungo la lettera agli Ebrei dichiarando che è avvenuto "una volta e per tutte" e non attende nessun perfezionamento, essendo già un sacrificio perfetto gradito a Dio. Nel sacramento dell’Eucarestia la morte di Cristo è sempre presente e mantiene la sua efficacia per la salvezza del mondo. Cristo nella Messa è presente, non viene sostituito anzi, glorioso accanto al Padre può celebrare il sacrificio sia in cielo che in terra: "L’Eucarestia terrestre è l’atto di Cristo stesso, il Sommo Sacerdote dell’altare celeste; lui stesso offre, lui stesso prega, lui stesso consacra il proprio sacrificio".
E’ grazie al ricordo della pasqua del Signore che noi fedeli possiamo offrire al Padre il pane e il calice, l’unico sacrificio cioé accetto al Padre: il Figlio stesso Gesù.
Nel memoriale Dio dunque si ricorda di ognuno di noi e col suo amore ci salva. Anche noi dobbiamo avere memoria di Dio nelle nostre giornate; non dobbiamo ricordare solo quelle cose che desideriamo chiedere o quelle cose di cui vogliamo lamentarci. Solitamente abbiamo molta memoria di noi stessi, ma ci ricordiamo poco che Dio si ricorda continuamente di noi. Proviamo allora a ricordarci della sua presenza in mezzo a noi per ricambiargli, almeno un poco, il ricordo divino eterno che Lui ha di noi.
 
L'OFFERTA SACRIFICALE:
Il terzo tema che emerge nella Preghiera Eucaristica è proprio l'offerta sacrificale.
Nelle parole dell'Istituzione dell'Eucarestia: "Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi e per tutti (...) Questo è il calice del mio sangue, versato per voi e per tutti" Gesù è presente col suo stesso sacrificio. Quando mangiamo il pane, comunichiamo anche alla passione e morte del Signore. Cena e sacrificio sono dunque due realtà strettamente connesse che fanno parte di un unico mistero. Il Concilio di Trento del 1562 focalizza la sua attenzione e la sua apologia sull'Eucarestia come "Sacrificio"; di contro la Chiesa protestante, cancellando il termine sacrificio, pone l'accento soltanto sulla "Cena" eucaristica. Per fortuna sia la Chiesa Cattolica che quella protestante hanno riconosciuto di avere tralasciato, ognuna per sua parte, un aspetto essenziale dell'Eucarestia. E' per tale motivo che la Chiesa ha ridato equilibrio a queste due realtà così che nel catechismo della Chiesa Cattolica possiamo leggere: "La Messa è un tempo ed inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la comunione. Comunicarsi, è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi". (CdCC n 1382). E al numero 1323, riprendendo un passo della Sacrosantum Concilium, n 47 dichiara: "Il nostro Salvatore nell'Ultima Cena, la notte in cui venne tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e resurrezione". L'unico perfetto sacrificio della Chiesa è quello di Cristo, perpetuato fino al suo ritorno. La Chiesa offre al Padre "tutto il suo bene" e, il bene per il Padre non può che essere Gesù stesso.
Assieme al Figlio la Chiesa offre se stessa in un unico sacrificio perfetto e gradito a Dio.
La parola sacrificio, anche se non se ne parla tanto, è parecchio conosciuta. Esistono vari tipi di sacrifici: ci sono quelli che non si possono evitare, quelli imposti dalle circostanze, quelli scelti liberamente. Ognuno di noi può essere vessato da malattie o da altre cause, ma questi non sono sacrifici; questi diverranno sacrifici nel momento in cui verranno trasformati, dall'interno, dall'amore. E' l'amore che dà alla volontà un buon motivo del perché sacrificarsi!
 
Attraverso il "si" di Gesù è venuta la salvezza nel mondo
Nella Lettera agli Ebrei (10, 5-9) , che cita a sua volta il Salmo 40, Gesù si rivolge al Padre dicendogli che non ha più voluto sacrifici per i peccati. I profeti ebbero a dire di non sacrificare più animali perché in essi non c'era il cuore degli uomini. Così Gesù dice: "Ecco vengo io, Padre, a fare la tua volontà", si fa uomo e vive facendo la volontà di Dio. Infine, sulla croce, porta fino in fondo a compimento la volontà del Padre. Il sì di Gesù: "Padre nelle tue mani consegno il mio spirito" -, viene pronunciato sulla croce.
Il sacrificio della croce non è importante per il dolore umano in quanto tale. Tanti uomini sono morti appesi alla croce, sia delinquenti che innocenti. Rispetto alla sofferenza di Gesù sulla croce un qualsiasi ammalato di cancro potrebbe dire che la sua agonia è ben più lunga di quella del Cristo che durò solo tre ore.
 
Ciò invece che fa del supplizio della croce un "sacrificio gradito a Dio" è l'affermazione di Gesù in Gv 10, 17-18: "Io do la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la do da me stesso, ho il potere di darla, ho il potere di prenderla di nuovo". In altre parole Gesù vuol dire: "Sono qui perché lo voglio io, sono qui inchiodato per fare la volontà del Padre, senza fuggire".
Il sacrificio dunque è "fare la volontà del Padre".
 
Anche noi, come Gesù, diciamo con le parole del 'Padre nostro' "sia fatta la tua volontà"; di fatto però siamo molto incapaci di compiere la volontà del Padre. Perché ciò possa avvenire è necessario ricorrere all'Eucarestia, che è sempre a nostra disposizione, bisogna nutrirsi di Gesù che dice "fiat" al Padre. Quando abbiamo comunicato al corpo e al sangue di Cristo veniamo trasformati in colui che abbiamo ricevuto (è così che scrive Sant'Agostino). Con l'Eucarestia la crocifissione alla volontà del Padre diventa perfetto e perenne abbandono nelle sue mani, sembra quasi che le braccia della croce s'intenerissero facendoci intravedere le braccia del Padre sempre pronte ad accoglierci, a rialzarci e a continuare a farci vivere della sua divinità.
Il sacrificio è dunque un sacrificio "dall'alto" poiché si tratta di un dono fatto dal buon Dio , per mezzo del sì di Gesù.
 
E' legittimo interrogarsi circa il modo con cui il sacrificio di Cristo entra nella nostra vita.
Perpetuando il sacrificio ogni cristiano prende la sua vita e la presenta a Dio in un gesto di offerta e di amore, quasi a dire: "sono tuo", "voglio quello che tu vuoi per me". Il nucleo dell'amore in ogni rapporto umano consiste proprio nell'entrare nei desideri, nelle preferenze, nella volontà dell'altro per conoscerlo e condividere, offrire ed accettare... Avviene così fra Dio e noi. Sacrificio non significa offrire a Dio un dono per ricevere la cosa che gli chiediamo in cambio. I nostri sacrifici sono "sacrifici spirituali" e in quanto tali vogliono far combaciare la nostra volontà a quella del Padre così che ognuno di noi, possa fare della propria vita un "culto spirituale" attraverso la partecipazione al sacrificio eucaristico di Cristo il quale mette tutta la vita quotidiana del cristiano dentro il culto che Egli stesso, unito alla sua Chiesa, offre al Padre.
 
Celebrare e vivere l'Eucarestia significa quindi offrire con Cristo (e con il suo Spirito che ci dà la grazia) al Padre tutti i nostri "sì" della giornata così da farli diventare un tutt'uno con il "sì" eucaristico di Gesù.
Non si può negare il fatto che qualsiasi sacrificio ci comporta delle rinunce o delle sofferenze. Poiché lo scopo del sacrificio è quello di consegnarci al Padre, si comprende bene quanto sia necessario strapparci dalle nostre radici, dal nostro egoismo, dall'amor proprio, e certamente tutto ciò fa male. La speranza ci giunge da Gesù che ci rimette nella giusta posizione con la sua obbedienza. Lui, da essere divino, ha obbedito al Padre divenendo figlio di Maria; ha obbedito da uomo a Maria. Il sacrificio di Gesù, nell'incarnazione, nella crocifissione e nell'Eucarestia, è sacrificio di obbedienza al Padre che è anche la fonte del nostro personale sacrificio di obbedienza (San Paolo recita che per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti, cfr. Rm 5, 19).
L'obbedienza dunque non è un'imposizione bensì dono; non è legge ma grazia; noi non abbiamo l'obbligo di obbedire a Dio, abbiamo ricevuto invece il dono di potere obbedire con Cristo al Padre.
 
I nostri sacrifici (i nostri "sì") devono però in ogni modo fare i conti con la quotidianità. Se quest'ultima viene vissuta male allora vivremo male anche i rapporti con gli altri. La mamma ad esempio che si lascia logorare dalle tante piccole o grandi cose trite e ritrite di una giornata, alla fine è intrattabile, nervosa e snervante. Chi invece usa la propria quotidianità come il mezzo per arricchire una spiritualità crescente è colui il quale non si sentirà appiattito dagli eventi, non si logorerà anzi, si aprirà alla continua novità del rapporto con Dio.

 

Diamo ora uno sguardo d'insieme alla P.E. II ed individuiamo i temi emergenti. Ci accorgeremo che essa non riguarda solo il sacerdote; tutti siamo chiamati a farla nostra.

Leggiamola passandoci sopra con il mouse ed si apriranno così delle finestre per spiegarci le varie parti differenziate dal colore diverso

 

Preghiera Eucaristica II




E' veramente cosa buona e giusta
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Padre santo,
per Gesù Cristo , tuo dilettissimo Figlio. (...) Santo


Padre veramente santo, fonte di ogni santità,
santifica questo doni
con l'effusione del tuo Spirito,
perchè diventino per noi
il corpo ed il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.
 


Egli offrendosi liberamente alla sua passione,
prese il pane e rese grazie,
lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:
" PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:
QUESTO E' IL MIO CORPO
OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI".
Dopo la cena, allo stesso modo,
prese il calice e rese grazie,
lo diede ai suoi discepoli , e disse:
" PRENDETE E BEVETENE TUTTI:
QUESTO E' IL CALICE DEL MIO SANGUE
PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
VERSATO PER VOI E PER TUTTI
IN REMISSIONE DEI PECCATI,
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME".
 


Celebrando il memoriale
della morte e resurrezione del tuo Figlio,
ti offriamo, Padre,
il pane della vita e il calice della salvezza, (...)
 


Ti preghiamo umilmente: per la comunione
al corpo e sangue di Cristo
lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo, (...)


Ricordati, Padre, della tua Chiesa
diffusa su tutta la terra:
rendila perfetta nell'amore
 


Ricordati dei nostri fratelli
che si sono addormentati
 


Di noi tutti abbi misericordia:
donaci di avere parte alla vita eterna,
insieme con la beata Maria,
Vergine e Madre di Dio,
con gli apostoli e tutti i santi (...)
 


Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
a te, Dio Padre onnipotente,
nell'unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli. Amen