Il Pentateuco

 

 

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Chiamiamo Pentateuco i primi cinque libri della Bibbia. Il nome è molto antico. I Giudei consideravano questi cinque libri come un’unica opera e la chiamavano Toràh, Legge o Istruzione, distinguendolo così dagli altri Libri, che essi dividevano in Scritti e Profeti. Anche i Giudei riconoscevano le 5 parti del Pentateuco infatti, ogni parte prendeva il nome dalla prima o prime parole con cui incominciavano.

La Bibbia dei Settanta ha dato a ciascuna di queste parti un nome che ne indica il contenuto: Genesi: tratta delle origini del mondo, dell’uomo e del popolo ebreo; Esodo: narra l’uscita degli ebrei dall’Egitto, guidati da Mosé sino al Sinai, dove ricevono la legge di Dio; Levitico: interrompe la narrazione dei fatti, dilungandosi sulla narrazione delle leggi riguardanti il culto, le norme per i sacerdoti, i sacrifici e le tribù di Levi; Numeri: chiamato così per il censimento delle tribù con cui il libro incomincia, descrive il viaggio degli israeliti dal Sinai sino a Cades, la permanenza in quella regione per 38 anni, poi il viaggio fino alle steppe di Moab: contiene pure la promulgazione di varie leggi religioso-sociali; Deuteronomio: il nome significa «seconda legge», ma è come un’applicazione e completamento delle leggi anteriori alle mutate condizioni di vita del popolo ebreo, cambiatosi da nomade a sedentario.

Nel Pentateuco possiamo leggere la storia della realizzazione progressiva del piano di Dio sul popolo eletto, storia di cui ci dà le tappe principali. Siamo dunque in presenza di una storia religiosa, calata in un popolo particolare. Degli avvenimenti che via via si susseguono, non interessano tanto gli avvenimenti in sé, quanto il filo conduttore del piano salvifico di Dio. Ma il Pentateuco presenta dei contenuti teologici:

- la religione dell’Antico Testamento (portata a compimento nel Nuovo) è storica, fondata sulla rivelazione divina;

- il genere umano è unico nella sua origine e nel suo destino;

- il popolo d’Israele fu eletto come strumento di salvezza universale, nell’attesa del Redentore.

E’ evidente che la storia narrata nel Pentateuco non può essere giudicata con i criteri moderni. Trattando delle narrazioni storiche contenute nel Pentateuco, è necessaria una netta distinzione. Per quanto riguarda i primi dieci capitoli della Genesi, la loro posizione è particolarissima poiché descrivono in forma popolare, con uno stile adatto ai tempi e alle persone, l’origine del mondo e le verità fondamentali della storia della salvezza: tutto è stato creato ad opera di Dio, nella formazione dell’uomo c’è un intervento speciale di Lui, la specie umana si presenta come un’unità, l’uomo è sottoposto ad una prova da cui ne consegue il primo peccato.

Sono queste delle verità dogmatiche, che si basano su fatti i quali, perciò, non possono che essere essi stessi veritieri e storicamente accettabili. Pio XII nella lettera «Humani generis» ricorda che «se qualche cosa gli antichi scrittori hanno preso da narrazioni popolari, non bisogna mai dimenticare che essi hanno fatto questo con l’aiuto dell’ispirazione divina,  che nella scelta e nella valutazione di quei documenti li ha premuniti da ogni errore. Quindi le narrazioni popolari inserite nelle Sacre Scritture non possono affatto essere poste sullo stesso piano delle mitologie o simili, le quali sono frutto di un’accesa fantasia che di quell’amore alla verità e alla semplicità che risalta nei libri Sacri, anche dell’Antico Testamento, da dover affermare che i nostri agiografi sono palesemente superiori agli antichi scrittori profani».

La storia dei Patriarchi, che segue a quella delle origini, è una storia familiare-religiosa, narrata anch’essa in forma popolare. Tale storia vuole dimostrare che esiste un solo Dio, Jahvé, il quale desidera formarsi un popolo suo in modo particolare, a cui darà una residenza fissa, in una terra stillante latte e miele.

La veridicità di queste narrazioni è confermata dalla storia e dall’archeologia orientali.

A chi si deve attribuire la stesura del Pentateuco?

Secondo la tradizione il Pentateuco è stato scritto da Mosé. Quello della stesura dei cinque libri è stato e resta ancora un problema aperto, in attesa di nuove risposte. Di fatto appare impossibile che tutti i libri siano stati redatti da Mosé poiché in essi è narrata la morte del patriarca e ciò che sarebbe accaduto subito dopo.

Gli studiosi ritengono che i fatti narrati nel Pentateuco, circa la missione di Mosé e relativi alla Rivelazione divina, siano veri e ritengono che solo alcune parti possano essere state redatte da Mosé.

La questione rimane ancora aperta anche se, proposte di soluzione sono state date nel tempo. Nel 1753 un medico francese, Jean Astruc, pubblicò i risultati di un suo studio, rendendo note le congetture sulle memorie di cui sembra si sia servito Mosé per comporre il libro della Genesi. Egli si era accorto che nel primo libro del Pentateuco, accanto a pagine in cui Dio veniva chiamato solo col nome specifico biblico di Jhwh, ve ne erano altre in cui Dio era costantemente chiamato Elohim, Dio. Da quel momento i rotoli del Pentateuco sono stati sottoposti a continui e più sofisticati studi, per ricercare i vari strati e le varie fonti.

La teoria più plausibile, ma non certa, ha individuato all’interno dei cinque libri 4 tradizioni diverse: la Javista, la Eloista, la Sacerdotale e la Deuteronomista. Tutte le tradizioni da orali diventano scritte e, sebbene in forma diversa, tutte trasmettono la sintesi della rivelazione mosaica.

Dunque possiamo affermare che il Pentateuco non solo contiene la rivelazione mosaica, ma riflette pure la sua attività letteraria. Come e in che misura? Non lo sappiamo, per questo la Pontificia Commissione Biblica, in una lettera al Card. Suhard (16 giugno 1948) invitava gli scienziati cattolici a studiare, senza preconcetti, tali problemi alla luce di una santa critica e dei risultati delle altre scienze connesse con quel materiale. Tale studio avrebbe stabilito senza dubbio la grande parte e la profonda influenza di Mosé e autore e come legislatore.

 

Qual è il valore dottrinale dei libri?

La caratteristica fondamentale di tutto il Pentateuco è il suo senso religioso: la storia, la religione, la legislazione di un popolo essenzialmente teocratico. E’ Dio che lo ha scelto, formato, guidato, difeso. Dalla vocazione di Abramo alla conquista della Terra Promessa è tutto un continuo intervento di Dio a favore di individui e del popolo, a formazione e a correzione, a incoraggiamento e a castigo, a promesse e a minacce.

Nel contenuto di quest’opera Israele trova la storia, la legge della sua vita, del suo destino, della sua missione nel mondo. Esso era il popolo della promessa: non solo quella di una terra in possesso, non solo quella di una posterità innumerevole, ma quella di un valore infinitamente più grande, la promessa della redenzione, del ritorno ad uno stato paragonabile a quello felice dei progenitori nel Paradiso Terrestre, libero da sofferenze e da morte, in continuo ed amichevole contatto con Dio. Dalla prima grande profezia della Genesi: «Io porrò inimicizia fra te e la donna fra il tuo seme e il seme di lei (Gn 3,15)», fino all’ultima di Mosé «Un profeta come me susciterà il Signore di mezzo a te, di fra i tuoi fratelli: lui dovete ascoltare (Deut 18,15)», è tutto un susseguirsi di promesse sempre più esplicite e sempre più precise che via via si allargano al mondo intero. Il popolo di Israele ne è il depositario, deve conservarle e trasmetterle a tutti i popoli, e ne dovrà essere il primo beneficiario a patto che si conservi fedele a Dio che lo ha eletto. Suo dovere è rimanere lontano dall’errore e dall’idolatria, per tale motivo Israele non doveva legarsi ad altri popoli. E tutto ciò fino alla venuta di Gesù Cristo, il Realizzatore delle promesse, il nuovo Legislatore, il nuovo vero capo del vero popolo di Dio.

Con Gesù e per Gesù il vero popolo di Dio potrà entrare nella Terra Promessa, potrà ritornare nello stato di felicità in cui erano stati collocati i nostri progenitori.

Il cristiano non è più sotto l’Antica Alleanza, costretto a rispettare le osservanze della legge di Mosé, ma ne deve praticare pur sempre l’insegnamento morale, perché Gesù non è venuto ad abrogare la legge ma a perfezionarla. Il Pentateuco deve essere perciò letto con lo sguardo a Cristo cui esso mira, e alla vita cristiana cui esso prepara.