Il profeta Isaia
Il libro del profeta Isaia è il primo dei profeti
maggiori, all’interno della disposizione della Bibbia cristiana.
Isaia visse nel regno di Giuda sotto i re Jotam (ca
742-735 a.C.), Achaz (ca 735-715) ed Ezechia (ca 715-687), epoca nella quale la
potenza assira era nel suo massimo splendore.
Da alcuni indizi pare che Isaia appartenesse alla
nobiltà di Gerusalemme. Era figlio di Amoz, ebbe moglie e due figli, una
tardiva tradizione giudaica afferma che morì martire, segato in due, per ordine
del re Manasse.
Il testo biblico, che va sotto il suo nome è
un’opera composita: secondo gli studiosi all’interno dell’unico libro vi stanno
tre opere distinte sia per la datazione, sia per l’autore che per le idee
dominanti.
La prima opera viene chiamata Protoisaia, va dai
cap. 1 al 39, contiene oracoli sul regno di Giuda, la vocazione del profeta, il
celebre testo sulla “vergine” che concepirà un figlio e sull’Emmanuele (capp.
1-12), oracoli contro le nazioni pagane (capp. 13-23), un’apocalisse con la
descrizione di un tremendo giudizio di Dio (capp. 24-27), una nuova serie di
oracoli (capp. 28-33), la descrizione di un giudizio divino contro le nazioni e
il ritorno di Israele (capp. 34-35) e un’appendice storica relativa al re Ezechia
(capp. 36-39). Gli studiosi riconoscono in questi soli 39 capitoli il messaggio
di Isaia.
Dal punto di vista stilistico il Protoisaia è uno dei maggiori documenti della poesia
classica ebraica per l’originalità delle immagini, la solennità, il vigore, la
tenerezza degli oracoli. Le sue idee fondamentali sono: la santità di Dio, la
dottrina del “resto” di Israele (la piccola parte del popolo rimasta fedele e destinataria delle divine promesse),
l’importanza della fede e dell’abbandono in Dio, la figura messianica
dell’Emmanuele.
La seconda opera che si trova nel libro di Isaia è
chiamata Deuteroisaia o Secondo Isaia o Libro della Consolazione e va dai capp.
40 a 55. Questa seconda parte è stata scritta due secoli dopo il Protoisaia,
quando Gerusalemme era stata sconfitta e distrutta e il popolo era stato
deportato a Babilonia. Il tema dominante di questa seconda parte è dato dalle
prime parole: «Consolate, consolate Gerusalemme... proclamate che il tempo
della sua servitù è finito». Gli studiosi sono convinti che il Secondo Isaia
appare come un’opera unitaria, anche se composta da brevi testi connessi da uno
o più discepoli del maestro che ne fu l’autore. Un problema molto discusso è
quello dei «Canti del Servo di Jahweh»
(42, 1-4; 49, 1-6; 500 4-9; 52, 13-53). In buona parte i critici ritengono che
questi canti non devono essere tolti dall’attuale contesto. La tradizione
cristiana invece ha visto in essi un “quinto vangelo” e li ha applicati a Gesù.
In ogni caso l’anonimo autore del Deuteroisaia è senza dubbio una delle
maggiori personalità del profetismo biblico: a lui si deve la prima
enunciazione dottrinale del monoteismo, l’universalismo più profondo, la
presentazione del ritorno degli esiliati come un nuovo e grandioso esodo, la
sofferenza come redenzione incarnarta nella figura del Servo di Jahweh.
La terza opera è chiamata Tritoisaia (capp. 56-66) e
si distingue dalle precedenti: per la grande importanza data al tempio, ai
sacrifici, alla legge mosaica e al sabato; per la diversità di ideali che la caratterizzano;
per la collocazione storica (postesilica) e geografica (la Palestina dei reduci
dell’esilio); per la mancanza di unità letteraria. Sebbene la diversità delle
tre parti, tuttavia è necessario ricordare che tutti gli autori erano ispirati
e che l’unificazione in un unico scritto avvenne al principio del III sec. a.C.
Isaia è chiamato il profeta della fede, perché
richiede un’assoluta fede e abbandono in Dio, contro ogni fiducia nelle forze
umane, e della santità di Dio, per l’incomparabile trascendenza di Dio che egli
considera e descrive come il tre volte santo. Inoltre può essere chiamato il
profeta messianico per antonomasia per i suoi oracoli sul re ideale nel libro
dell’Emmanuele, pietra angolare del nuovo regno, principale artefice della salvezza
che sarà universale.