VESTI ESTERIORI

Per vesti esteriori la chiesa intende: la Dalmatica (o tunicella), la Pianeta o Casula e il Piviale.

Dalmatica

Un po’ di storia

La Dalmatica era usata a Roma già nella metà del IV secolo. I documenti ci dimostrano però che già da prima essa esisteva infatti, nella Catacomba di S. Priscilla a Roma (III sec. D.C.) che ritrae la vestizione di una vergine consacrata a Dio, si vede il Vescovo con addosso una tunica a forma di dalmatica.

Ancor prima di essere una veste liturgica era un vestito profano, sempre di nome Dalmatica, in uso a Roma a tempo degli Antonini (II sec.). Questo indumento veniva indossato indifferentemente da uomini e donne e non veniva ornato, era inoltre caratterizzato da maniche lunghe e larghe e dalla sua stessa lunghezza.

La dalmatica originariamente veniva indossato solo dal Papa e dai diaconi romani, ma già dal V secolo fu usato da Vescovi e diaconi non romani come dimostrano i mosaici della Cappella di S. Satiro in S. Ambrogio a Milano e quelli di S. Vitale e S. Apollinare in Ravenna. L’uso di vestire la dalmatica si stabilizza dal IX secolo in poi, tenendo conto che fuori Italia, in Spagna, anche i sacerdoti la indossavano senza licenza alcuna.

I suddiaconi indossavano invece una tunica chiamata in vari modi: Vestes subdiaconalis, dalmatica minor, dalmatica linea, alba, tunica stricta. Tale tunica il Papa la portava sotto la dalmatica maior (che corrisponde all’attuale dalmatica pontificale) ed è una imitazione della dalmatica liturgica ma, rispetto a quest’ultima, aveva delle maniche strette ed era priva di clavi, due strisce verticali strette sulle parti anteriori e posteriori, che andavano dall’alto verso il basso.

La dalmatica vera e propria in origine era di lino bianco, più tardi fu realizzata con seta o lana fine bianca, con maniche larghe, con clavi e parecchio lunga. Intorno al sec. XVI era lunga m 1,20-1,50; fu progressivamente accorciata fino ad arrivare appena ad 1 metro. Fino al primo millennio erano di colore rigorosamente bianco, dal XII secolo in poi, con la formazione del canone dei colori, divennero colorate. Per tutto il Medio Evo si era soliti ornare le maniche e gli sparati delle dalmatiche con le frange annodate che scomparvero quando furono tolte anche i clavi di colore rosso (XIII sec.). Pian piano presero posto dei finimenti che avevano una praticità palese: si usavano cioé delle nappe per chiudere i due sparati, via via furono raddoppiate per diventare solo un ornamento. In Allemagne si usavano dei pezzi di seta triangolari e rigidi, fregiati con lamine metalliche chiamati scapularia o ali.

Quando furono aboliti i clavi e le vesti liturgiche furono sottoposte al canone dei colori, la dalmatica e la tunica divennero sempre più simili. Nel Basso Medio Evo addirittura le maniche delle due vesti potevano essere indifferentemente larghe o strette.

Testimonianze dell’imposizione della tunica al nuovo suddiacono si hanno nei pontificali del sec. XIII. Ci giungono invece testimonianze di preghiere (sec. XIV) recitata durante l’imposizione della Dalmatica, più o meno simile a quella odierna: "Ti vesta il Signore del nuovo uomo creato da Dio in giustizia e santità" e "ti rivesta il Signore della veste della salute e dell’allegrezza". E’ da quest’ultima preghiera che è stata tratta la formula che si trova attualmente nel Pontificale Romano per la ordinazione del diacono.