Biagio
Conte e
la
Missione di Speranza e Carità
Biagio Conte, unico figlio maschio, nasce a Palermo.
Ben presto comincia a lavorare presso l’impresa edile del padre e per questo
abbandona gli studi. E’ proprio in quel periodo che Biagio si rende conto della
miseria e della solitudine di tanti anziani della città. Lui stesso afferma che
di sera, quando faceva rientro a casa, si accorgeva che lui aveva tutto e tante
persone non aveva nemmeno il necessario per vivere.
Allora prende la decisione di lasciare tutto, senza
dire niente, e di andare via dalla ditta e dalla famiglia per donarsi
completamente ai poveri. Ma questa scelta Biagio la prende solo alla fine di un
duro cammino.
Subito dopo avere lasciato casa Biagio racconta (nel
suo libro “Il cammino della speranza”) di essersi incamminato verso il centro
della Sicilia, cercando di evitare i centri abitati per paura di essere cercato
e riconosciuto.
Allo stremo delle forze è costretto a bussare alla
porta della fattoria del signor Rosario, in quel di Raddusa. Lì trova
ospitalità e, ben presto, anche lavoro (Biagio impara senza molte difficoltà il
mestiere di pastore, di contadino e quant’altro gli venisse chiesto). E lì fa
esperienza del silenzio e del distacco dalle cose materiali e della
meditazione. Dal figlio del signor Rosario Biagio riceve un bastone utile nel
lavoro di pastore: da quel bastone non si è mai separato.
Dalla fattoria Biagio riparte la notte del 24
febbraio del 1991, non prima di avere scritto delle lettere di ringraziamento e
di saluti per tutte le persone che gli avevano dato fiducia. Da Raddusa si
dirige ad Assisi dandosi le seguenti regole: camminare a piedi, chiedere cibo e
qualche vestito. Dopo alterne vicende Biagio riesce a raggiungere insieme al
suo fedele cane “libertà” i binari che lo avrebbero condotto, anche attraverso
le gallerie, alla città di Messina e da lì, su di un vagone merci, a Reggio
Calabria.
Proprio a Reggio Calabria fa un’esperienza
particolare: sotto il ponte del lungomare vede un “barbone” che abitava dentro
la carcassa di una macchina. Biagio decide di donare dei soldi a quell’uomo il
quale, dopo averlo ringraziato, gli confida che con quei soldi avrebbe
acquistato del cibo, dato che quel giorno non aveva mangiato. Quel fratello,
scrive Biagio, ha fatto scattare in lui quella scintilla che avrebbe
radicalmente cambiato la sua vita.
Da Reggio Calabria ad Assisi è stato un susseguirsi
di incontri guidati dalla Provvidenza. Lo stesso incontro con i genitori,
avvenuto il 5 maggio del 1991, è stato possibile grazie all’intervento del
programma televisivo “Chi l’ha visto”. Durante il suo viaggio Biagio ha fatto
sempre in modo di partecipare alla SS. Messa di cui aveva molto bisogno.
Il 7 giugno successivo, avendo già soggiornato nella
città di Roma, fratello Biagio entra in Assisi accolto da tanta gente. Nella
sua mente si fa sempre più chiara l’idea che il suo cammino deve passare per
l’aiuto reciproco, mezzo indispesabile per vivere la libertà, l’uguaglianza e
la pace.
Ad Assisi rimane un paio di giorni andando a
visitare i luoghi dove San Francesco ha donato e dedicato la vita ai poveri,
poi fa ritorno a casa. A Palermo però trova tante situazioni immutate così, in
un primo momento pensa di fare il missionario e di andare nei paesi del terzo
mondo. In un secondo momento comprende invece che il suo posto è a Palermo.
Fratello Biagio (missionario laico a Palermo) abbandona tutto e comincia a
dedicarsi ai “barboni” ai fratelli poveri, dei portici della stazione centrale di
Palermo. Li aiuta portando loro cibo, coperte e vestiti.
Ben presto fonda, nei pressi della stazione
centrale, la “Missione di Speranza e Carità", proprio dove c’era il
vecchio disinfettatoio comunale abbandonato da un trentennio.
Con l’aiuto di tanta gente che crede nel suo
progetto Biagio inizia l'accoglienza e la ricostruzione del disinfettatoio dove
tanti "fratelli" trovano, oltre ad un tetto e al cibo, una famiglia e
la possibilità di lavoro.
Ognuno di loro fa quello che può e che sa fare. C’è
chi aiuta facendo il muratore, chi il magazziniere, chi il cuoco, chi il
pittore, chi realizza lavoretti d'artigianato, chi raccoglie cartone e carta
per riciclarla. Ognuno anima la missione; sono loro che portano avanti
l'impegno.
Oggi la Missione aiuta un migliaio di famiglie
bisognose donando loro il cibo e il vestiario grazie ai cittadini che donano
pasta, zucchero, latte, vestiario, medicine e tutto ciò che possa servire per
mandarla avanti.
Sempre a Palermo, in via Garibaldi, n.3, è stata
creata la "Missione Femminile", dove vengono accolte le sorelle
povere e abbandonate.
L'impegno primario è rivolto proprio all'incontro
con i fratelli detti "barboni", persone senza fissa dimora che vivono
e dormono per strada, che hanno scelto un angolo di marciapiede, una vecchia
macchina, una panchina, e non vogliono staccarsi dal precario equilibrio che
hanno raggiunto dopo vari traumi, paure, mancate risposte da parte della
società. Hanno rotto tutti i ponti e non si fidano più di nessuno.
Biagio confida sempre nella Provvidenza Divina che,
in un modo o in un altro continua sempre adassistere.