Messaggio alla Diocesi per l'Oratorio estivo 2006
Carissimi, come avviene ogni anno in queste settimane d'estate, i
cortili degli Oratori parrocchiali si riempiono, quotidianamente e più
del solito, di bambini, ragazzi, adolescenti, animatori, giovani e adulti
volontari, guidati dallo straordinario impegno di preti, suore e
responsabili. Con queste mie parole voglio essere anch'io partecipe della
grande "avventura" pastorale, educativa e sociale che è
l'Oratorio Estivo. Per questo, mentre ringrazio e incoraggio tutti i
protagonisti, desidero rilanciare all'intera comunità diocesana i valori
che l'Oratorio propone e aiuta a vivere, perché questi stessi valori dai
cortili dei nostri Oratori raggiungano la vita di ogni famiglia, della
Chiesa e della società.
Una forte protesta contro ogni superficialità
Il titolo scelto dai responsabili degli Oratori delle Diocesi Lombarde
per sintetizzare i temi e le varie attività di questa estate - "Si
fa per dire?" - può sembrare un po' misterioso. Ma subito,
attraverso il semplice punto di domanda conclusivo, si coglie la
provocazione che racchiude e che tutti ci interpella. E così siamo
immediatamente invitati ad affermare e a testimoniare che "non si fa
per dire!". In questo modo, l'Oratorio Estivo di quest'anno vuole
suscitare - non solo nei ragazzi, ma anche in tutti noi - un deciso e
coraggioso "no" alla cultura della banalità e della
superficialità. Noi viviamo immersi in una cultura e in uno stile di
vita dove tutto o quasi è banale e superficiale… In particolare, i
modelli televisivi spettacolarizzano e relativizzano tutto. Capita così
che i drammi più lancinanti delle persone sono spesso spiattellati
davanti all'opinione pubblica senza alcun pudore e rispetto, unicamente
per suscitare un po' di commozione, e che, subito dopo, la leggerezza
delle parole e la frivolezza dei comportamenti assumono importanza
drammatica facendo dimenticare che, in realtà, si sta assistendo a un
semplice gioco e a una finzione televisiva. Allo stesso modo, i fatti
complessi della politica sono spesso ridotti a parole ad effetto e ad
alcuni slogan di abili e spregiudicati comunicatori che raccontano mille
"verità" diverse. Anche l'esperienza sacra della fede è sempre
più svenduta all'"audience" del momento… Quando e dove
"si fa per dire", tutto appare in questo modo e ogni realtà e
ogni vicenda della vita viene banalizzata e trattata con estrema
superficialità. Questa cultura della banalità e della superficialità,
però, non è affatto innocua, ma miete non poche vittime! Come reagisce e
si sente chi finisce in tv o sui giornali con accuse che poi si rivelano
false e "pettegole"? Chi difende i bambini coinvolti in drammi
familiari che finiscono in pasto al grande pubblico? Ci si può, forse,
scusare con loro dicendo che "si faceva solo per dire"? No,
tutto questo è inammissibile! Noi, allora, non vogliamo essere
protagonisti e neppure complici ingenui di questa banalità diffusa, per
la quale tutto passa in pochissimi istanti, lasciandoci indifferenti. Sono
sicuro che la proposta dell'Oratorio Estivo di quest'anno serve a tutti.
La necessaria risposta negativa alla domanda "si fa per dire?"
si presenta come una protesta forte contro ogni superficialità e, nello
stesso tempo, come una proposta bella e stimolante, della quale essere
fieri. E non solo in Oratorio.
Alla scuola delle parabole evangeliche
La proposta sta nelle parabole di Gesù! Quest'estate all'Oratorio,
attraverso l'arte stupenda del "narrare", vogliamo cercare tanti
modi per appassionarci alla vita. Per questo, vogliamo aiutare i ragazzi a
valorizzare i racconti con cui la sapienza popolare ha trasmesso e
consegnato tanti valori ai piccoli coinvolgendo la loro fantasia, come
avviene nelle favole. Soprattutto vogliamo far vivere un incontro
personale con Gesù e con i suoi "racconti". Tante volte nei
Vangeli leggiamo che "Gesù si mise a parlare loro in parabole…"
(Marco 12, 1). Vi troviamo quasi cinquanta racconti che partono dai fatti
concreti della vita, presi sul serio, non "così per dire". Sono
fatti che arrivano ai "nodi" più profondi dell'esistenza di
ciascuno e che ci interpellano sulle questioni più fondamentali della
nostra vita: il perdono, la giustizia, i beni materiali, gli amici, i
genitori, la morte, l'amore, la fiducia… Tutti, allora, ci sentiamo
impegnati a imparare bene le parabole di Gesù. Questi suoi racconti ci
svelano il segreto per guardare con occhi nuovi i fatti della vita nostra
e degli altri e per essere annunciatori e testimoni di una storia vera -
una storia sacra! -, che si sviluppa e si realizza in ogni tempo e in ogni
luogo. Gesù, attraverso le parabole, ci racconta la logica profonda della
sua vita tra gli uomini e ci svela i segreti del Regno di Dio: un regno
che cresce, misterioso e reale, dentro le vicende di ogni giorno,
coinvolgendo sempre la nostra libertà. Quando accogliamo il messaggio
delle parabole evangeliche, anche le nostre parole di uomini diventano
parole "sacre": parole, cioè, che dicono la grandezza, la
bellezza, la dignità, il valore, il "mistero" di ogni persona.
Le parole, allora, non possono essere dette in modo superficiale e banale,
"così per dire". Esse sono importanti, importantissime. Hanno
un compito da assolvere: servono per difendere la vita di ogni persona,
per promuovere il bene di tutti, per amare tutti e ciascuno, a iniziare
dai più deboli, poveri e bisognosi!
Insieme, come Chiesa, per "fare come Gesù"
Vorrei che l'estate degli Oratori risvegliasse in tutti noi la
responsabilità e facesse assaporare a ciascuno il "gusto" di
trasmettere le parole che rivelano la persona e la vita di Gesù, nostro
affascinante e insuperabile modello. Ma se è importante ripetere le
parole di Gesù - quelle che troviamo nel Vangelo - è ancora più
importante fare come lui. È questa la missione che è affidata a ciascuno
di noi: una missione che deve animare la vita e le attività di ogni
Oratorio e che deve caratterizzare l'esistenza e le scelte quotidiane di
ogni persona, famiglia e comunità cristiana. Per "fare come
Gesù" non bastano le nostre sole parole, pure importanti e
necessarie. Non basta neppure - anche se è da coltivare e da assicurare -
l'impegno convinto di ciascuno di noi singolarmente, né quello gioioso di
quanti vivono l'avventura dell'Oratorio Estivo. C'è bisogno di camminare
insieme, tutti uniti nella comunità cristiana. "Fare come
Gesù" è l'entusiasmante testimonianza che la Chiesa intera è
chiamata a dare. Perché è insieme, come Chiesa, che possiamo trovare i
modi per "raccontare" la vita e i suoi segreti, proprio come ha
detto e ha fatto Gesù! Lasciamoci interpellare seriamente dalle parole
che in questi giorni risuonano nei nostri Oratori. Possono essere forse
parole ancora acerbe e non sempre ben intonate, come è l'esperienza di
ogni ragazzo che cresce. Ma sono l'eco delle parole di Gesù. Esse ci
invitano sempre ad essere "grandi" come lui. Ad essere, cioè,
"piccoli": persone che - proprio perché fanno come lui -
ascoltano, pregano, amano, servono.
+ Dionigi card. Tettamanzi Arcivescovo di Milano